Giù il sipario sul Mof e tutto tace
La città difenda lo Sferisterio

L'APPELLO - Una stagione fatta di luci e ombre, sospesa tra i risultati conseguiti (innegabili) e l’attesa di riconferme vitali per la sua sopravvivenza. Macerata dovrebbe svegliarsi e mobilitarsi in massa
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Rigoletto foto Tabocchini

Rigoletto (foto Alfredo Tabocchini)

maria stefania gelsomini

 

di Maria Stefania Gelsomini

Difficile quest’anno tracciare un bilancio della stagione lirica appena conclusa, una stagione fatta di luci e ombre, sospesa tra i risultati conseguiti (innegabili) e l’attesa di riconferme vitali per la sua sopravvivenza. Un paio di settimane soltanto dallo spegnersi delle ultime note all’interno dell’arena Sferisterio, ma sembra già trascorsa un’eternità. Difficile, perché in realtà questa stagione non si è conclusa del tutto, portandosi dietro gli inevitabili, odiosi e preoccupanti strascichi dell’incertezza. Non è ancora tempo di archiviare questa annata di passaggio, non è consentito andare avanti a spron battuto con la programmazione per il 2016, la quale già risulta misteriosamente monca di una delle tre opere svelate qualche tempo fa: sembrano sicure Otello e Norma, mentre Carmen risulta al momento dispersa tra Siviglia e la Sinigaglia (che non è una regione spagnola ma la regista dell’edizione 2012 che si doveva riproporre il prossimo anno).

Pagliacci, scena finale (foto Alfredo Tabocchini)

Pagliacci, scena finale (foto Alfredo Tabocchini)

L’impressione è quella di una relativa quiete dopo la tempesta annunciata e ora, nella fase del “chiuso per ferie”, anche le voci, le polemiche e le reazioni seguite alla ferale notizia del taglio ministeriale dei finanziamenti da parte del Fondo Unico per lo Spettacolo si sono sopite in attesa di riesplodere al ritorno dalle vacanze. Col dovuto beneficio del dubbio, perché con i maceratesi non si sa mai. Non è che siano state poi così veementi le proteste in città, a parte il grido d’allarme lanciato dal direttore artistico del Mof Francesco Micheli in anticipo rispetto all’annuncio che avrebbe confermato i suddetti tagli (quasi 100 mila euro), e a parte le dichiarazioni a caldo del sindaco di Macerata Romano Carancini.

Francesco Michel

Francesco Micheli

Ha tuonato, e giustamente, Micheli, che vede mortificati gli sforzi titanici fatti negli ultimi quattro anni per risanare il bilancio e far quadrare i conti, e che ha minacciato sulle prime di rinunciare all’organizzazione della prossima stagione lirica in mancanza delle condizioni economiche necessarie (leggi l’articolo), per poi tornare sui suoi passi e promettere dura battaglia contro questa eventualità. È intervenuto, doverosamente, Carancini, facendo appello alla Regione Marche e ai parlamentari nostrani affinché difendano a Roma un patrimonio definito inestimabile, e annunciando la possibilità di un ricorso contro la decisione del Fus. La deputata Pd Irene Manzi, chiamata in causa, ha subito assicurato il suo interessamento e il suo impegno. Per il resto, silenzio assordante da parte di tutto il circo politico locale, di sinistra, di destra, di centro, di qualsiasi direzione e qualsivoglia colore. Gli unici rappresentanti della politica cittadina a far sentire la loro voce, così pochi da potersi contare sulle dita di una sola mano, lo hanno fatto stuzzicandosi a distanza sui social network, non offrendo nulla di meglio che un infuocato battibecco fra melomani più o meno consumati. Colpa del sole d’agosto, chissà.

Boheme

Boheme

E gli altri esponenti della maggioranza, e quelli dell’opposizione dove sono finiti, tutti in vacanza? L’amministrazione comunale in carica non può essere lasciata sola in questa faticosa azione di salvataggio, sarebbe scandaloso. L’affare Sferisterio è un affare che interessa la città intera, nessuno escluso, e che senza il sostegno di tutte le forze politiche e di tutti i maceratesi può essere condannato a una fine prematura. In questo clima infuocato ma non troppo, Micheli ha pensato bene di affondare il colpo, e per difendere il suo operato ha tirato in ballo gli sprechi del passato puntando il dito contro il sistema italiano degli anni Novanta, reo di aver favorito, a suo dire, tangenti e furti (leggi l’articolo). Accuse gravissime, apriti cielo! Apriti cielo? Mica poi tanto. Gli unici a rispondere, carichi di indignazione, sono stati l’attuale consigliere comunale Pd Paolo Micozzi e l’ex assessore comunale Luigino Craia. Ma a parte questi sparuti interventi, silenzio di tomba. Il pericolo però non è passato, solo accantonato. Lo sanno bene i lavoratori dello Sferisterio, tecnici e operai, che hanno espresso una forte preoccupazione per la mancanza di coperture economiche che potrebbe compromettere la loro già precaria e sacrificata posizione.

I protagonisti della stagione alla conferenza finale

I protagonisti della stagione alla conferenza finale

Le risorse pubbliche ridotte all’osso, che impongono budget risicatissimi, non consentono di invitare sul palco dello Sferisterio i grandi nomi della lirica, le grandi voci, quelle che da sole bastano a ripagarsi il biglietto, quelle che con un acuto fanno dimenticare una scenografia insignificante e costumi poveri ma non belli, che fanno perdonare una regia priva di idee. Già quest’anno si sono fatti miracoli, impossibile negarlo. Le critiche si possono fare, sono opportune a volte, certamente anche salutari se costruttive e circostanziate, ma possono e devono essere fatte sulle scelte registiche, su un allestimento che può o non può piacere, su un interprete che può essere fuori ruolo, che può risultare troppo acerbo o fuori forma. Ma mai si potrà dire che con quel budget a disposizione si poteva fare di più. Non si poteva fare di più, magari qualcosa si poteva fare diversamente, ma non di più. Non c’è niente di più sbagliato che confondere il giudizio estetico e stilistico con l’utilizzo più o meno corretto delle (scarse) risorse a disposizione. Da questo punto di vista la gestione Micheli è inequivocabilmente virtuosa e bisogna dargliene atto.

Anna Pirozzi

Anna Pirozzi

Un esempio lampante la stagione di quest’anno: ottimi incassi, teatro sempre pieno (il che non è un fatto scontato in questo momento in Italia, anzi) per tre titoli ultra popolari ma, d’altro canto, una qualità generale senza infamia e senza lode, con qualche raro picco qua e là (vedi la soprano Anna Pirozzi, vedi il collaudato e premiato allestimento della Bohème di Leo Muscato), ma tutto il resto forse ce lo siamo già dimenticato. Di memorabile, nulla. E comunque, nemmeno il rigore nella gestione dei bilanci e la sperimentazione sono bastati, a giudicare dai parametri di conferimento dei fondi adottati dal ministero (dimensione quantitativa, qualità indicizzata e qualità artistica), che non permettono alla nostra arena di restare nel “primo gruppo” e quindi di accedere a finanziamenti più elevati, nonostante abbia un punteggio superiore per qualità artistica ai teatri che ne fanno parte.

conferenza di fine stagione opera lirica sferisterio carancini foto ap 1

Romano Carancini

Perciò questa città dovrebbe svegliarsi, e mobilitarsi in massa per difendere a oltranza la sua risorsa turistica e culturale più preziosa. E invece niente, nessuno si fa sentire. Se il Comune promuovesse un sondaggio per conoscere l’opinione dei maceratesi sull’opportunità o meno di tenere in vita la stagione lirica, Carancini, Micheli e ilCdA dell’Associazione Sferisterio avrebbero probabilmente delle brutte sorprese. Sono numerosi coloro che non amano la lirica in questa città e che suggeriscono ogni anno di chiudere baracca e burattini, senza comprendere l’importanza di un tale monumento e le opportunità che potrebbe offrire per lo sviluppo della città, come ritorno d’immagine e come creazione di posti di lavoro. Preferirebbero fermare per sempre quello che considerano uno svago per pochi, un inutile baraccone che succhia risorse alla città sottraendole a necessità (secondo loro) più concrete e impellenti. Ce ne sono troppi di questi maceratesi, a tutti i livelli, sociali e culturali, ed è anche contro questa mentalità che bisogna lavorare per il futuro.

Notte dell'Opera

Notte dell’Opera

E puntare di più sul glamour, sulla presenza alle serate di ospiti famosi, sui nomi da copertina: manca da qualche anno la cornice mondana che tanto ha fatto parlare di sé nelle stagioni d’oro dello Sferisterio e che ridarebbe smalto a stagioni improntate a un soporifero low profile. Una considerazione infine sulla Notte dell’opera: sarà pure stato il Rinascimento per una notte a Macerata, come ha dichiarato Micheli (leggi l’articolo), ma il rinascimento sarebbe auspicabile prima dentro l’arena, e poi magari anche fuori. La musica ha avuto più spazio quest’anno, dopo il bagno di autocritica fatto rispetto alle edizioni precedenti, ma anche stavolta il fumo della carne arrosto si è insinuato inarrestabile tra le vie della città inondandole senza pietà. Non c’è scampo, la Notte dell’opera non riesce ancora a scrollarsi di dosso la veste di Notte dell’opera-zione magna magna che la ricopre: urge restyling, o uno spostamento nel periodo più consono di Carnevale, così magari si destagionalizza anche la lirica, hai visto mai? La cinquantaduesima stagione si farà o non si farà? A settembre ne sapremo di più, e ci arriveremo con un’unica certezza: la speranza di salvezza sono gli sponsor privati. È aperta la caccia.

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