Il consigliere comunale del Pd Paolo Micozzi interviene sulle dichiarazioni del direttore artistico dello Sferisterio Francesco Micheli che ieri in occasione della chiusura della festival dell’Opera aveva criticato le produzioni fuori budget delle passate stagioni liriche (leggi l’articolo).
«Ho avuto il piacere di conoscere il Maestro Micheli e gli riconosco, come del resto tantissimi cittadini maceratesi, il merito di aver saputo integrare lo Sferisterio con la città di Macerata – si legge nella nota di Micozzi – Del resto lo stesso acronimo MOF credo vada letto in questo senso. Ha portato un entusiasmo e una voglia di fare contagiosi e di questo va dato atto. Si è trovato a fare i conti con difficoltà finanziarie sempre crescenti, da ultimo il decreto con il quale il Governo ha introdotto criteri iniqui nella assegnazione del Fus (peraltro validi anche per la stagione ormai conclusa) per la che non tengono conto della qualità delle produzioni e della ininterrotta tradizione di stagioni liriche che si sono svolte nel nostro teatro, sempre apprezzate a livello nazionale ed internazionale.
Francesco Micheli alla conferenza finale della 51esima stagione lirica con il presidente e il vicepresidente dello Sferisterio Romano Carancini e Antonio Pettinari
«Non condivido però i riferimenti alle precedenti gestioni che lascerebbero intravedere risvolti di rilievo penale e comunque moralmente inaccettabili. Non lo condivido per due ordini di motivi: il primo metodologico. Per mia formazione culturale non sono abituato a sminuire il lavoro svolto da chi mi ha preceduto nello svolgimento di un incarico assunto. Certo faccio di tutto per portare un mio contributo, ma per caratterizzarmi senza dover ricorrere a confronti con gli altri. Il secondo di natura sostanziale. I termini usati e virgolettati assumono, come già detto, rilevanza di natura penale e sono inaccettabili se non circostanziati. Non è sufficiente dire che non ci si riferisce allo Sferisterio ma “al sistema italiano degli anni ’90”. Ricordo che all’inizio degli anni Duemila fu costituita una commissione paritetica comunale e provinciale della quale facevo parte in quanto consigliere provinciale. Ebbene il lavoro svolto fu analitico e di grande spessore. Furono analizzati i bilanci e le singole voci di spesa con la relativa documentazione. Il lavoro si concluse con una relazione finale dalla quale non emergevano profili di responsabilità di nessun genere. E’ per questo che ritengo che gettare ombre inquietanti, seppur sfumate, sulle produzioni artistiche del passato che hanno ottenuto riconoscimenti di assoluto valore (una per tutte la famosa Traviata degli specchi) sia inopportuno. Tutti abbiamo a cuore le sorti dello Sferisterio (nel senso di produzioni artistiche) e credo che per conseguire questo obiettivo comune sia necessario lavorare in sinergia. Personalmente ritengo sia giunto il momento di rivedere il suo assetto istituzionale. I contributi statali e di altri soggetti pubblici sono destinati a diminuire sempre più; è necessario elaborare nuove idee che permettano al mondo dell’economia locale di poter contribuire ad un progetto che oltre ad avere uno spessore culturale di assoluto rilievo possa costituire un volano per l’intera collettività».
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Sulle frasi di Micheli dice la sua anche Luigino Craia, ex assessore comunale e già membro del direttivo dell’associazione Arena Sferisterio a metà degli anni ’90:
«Durante l’intervista resa durante gli Aperitivi Culturali, il direttore artistico Francesco Micheli ha fatto affermazioni molto gravi perché ha fatto capire di essere a conoscenza di fatti aventi rilevanza penale riconducibili anche a personaggi con ruoli apicali nella gestione politico-amministrativa delle passate stagioni liriche. Data l’importanza del suo ruolo, Micheli dica subito alla città i nomi, i fatti e le circostanze che lo hanno indotto a tali gravissime ed allarmanti dichiarazioni. Se davvero, come sostiene, c’e’ stato malaffare durante le vecchie gestioni, i maceratesi hanno il diritto di conoscere i dettagli di questa inquietante storia. Sarebbe per altro auspicabile che i partiti sia di maggioranza (che hanno sempre gestito lo sferisterio) sia di minoranza (che non hanno mai gestito questo teatro) in consiglio comunale addivengano ad un approfondito chiarimento politico sulle gravissime affermazioni dell’illuminato direttore artistico. Comunque i cittadini maceratesi ritengono oltremodo offensiva la frase “rimpiangete gli anni di tangenti e di furti ? “Ed è inaccettabile la sua lezione di moralità».
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Bisognerebbe fare attenzione a farsi troppi aperitivi….
Poi non si reggono e si finisce di fare la pipì fuori dal vasetto…
Caro Gianfranco Cerasi, hai ragione. Troppi aperitivi fanno male, soprattutto se sono di colore rosso…
Comunque, Luigino Craia ha ragione nel chiedere le prove del malaffare che sarebbe avvenuto per produzioni che hanno lasciato un segno nella storia della lirica maceratese, regionale e nazionale.
Micheli ha pienamente ragione e che la verità fa male a coloro che sono stati al potere proprio in quei anni che tutti sfruttavano i soldi pubblici.
Ho l’impressione che coloro che sbucciano delle mele fratice ha vita corta.
Sperando che mi sbaglio ma, purtroppo sarà proprio cosi.
Ci sono momenti in cui si deve investire ed altri in cui si deve raccogliere. E’ vero si è speso molto in passato, ma forse oggi si raccoglie anche grazie a quelle spese che hanno portato a l conseguimento di numerosi premi e fama internazionale.
Ecco un buon motivo per fare una commissione d’inchiesta Consiliare, promossa dalla prima commissione che, in questa consigliatura, dovrebbe resuscitare. Magari potrebbe sostituendo quella sempre annunciata ma mai fatta sull’urbanistica.
Soltanto nel Giugno scorso leggevamo su queste pagine: …..”Macerata è settima nella classifica delle migliori dieci province italiane sia per ricchezza che per occupazione derivanti dal sistema produttivo culturale. E’ quanto risulta dallo studio “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’assessorato alla
cultura della Regione Marche e di FriulAdria presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Franceschini. Nelle Marche, che sono la prima regione italiana per incidenza dell’occupazione dovuta a cultura e creatività e sono la seconda regione del Paese per valore aggiunto del medesimo comparto, Macerata è dietro solo a Pesaro e Urbino, nella graduatoria di Fondazione Symbola e Uniocamere della
ricchezza prodotta in Italia dalla cultura. Secondo lo studio, unico in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale, la provincia di Macerata produce il 7,4% della propria ricchezza complessiva grazie alle industrie culturali e creative. E grazie al sistema produttivo culturale questo territorio impiega l’8,3% di tutti gli occupati del sistema economico locale.”
EVIDENTEMENTE FRANCESCHINI CI HA RIPENSATO SE IL SUO RAPPORTO DICE CHE MACERATA E’ SCIVOLATA IN BASSO NELLA GRADUATORIA FATTA DAL SUO GABINETTO.
Probabilmente il direttore Micheli ha metaforizzato dicendo quella frase, ma certamente, ad onor del vero, a nessuno può sfuggire, conti alla mano, che il comune e la provincia dovettero fare ben due mutui per “sanare”alcuni deficit. E, a mio ricordo, neppure i due mutui furono sufficienti. Allora si spendeva di più, le scenografie erano bellissime ma costosissime. Ed era una scelta. Nel 1997 da una indagine consiliare, per la prima volta, apparve una parte del ” buco”, ovvero del passivo. Ricordo un silenzio tombale su tale fenomenologia. Anzi una sorta di moderna “damnatio memoriae”, anche degli scribi di allora. Da quel momento, scoperto il passivo, le analisi si fecero più minuziose, fino ad arrivare ai mutui di cui parlo e dei quali vi è certezza storica e contabile. Ora è il tempo delle vacche magre, le scenografie sono ovviamente più povere, essenziali, vorrei dire ” conconcettuali”, ma è un modo per contenere la spesa. Con la dipartita e morte della provincia, con le esiguita’ delle donazioni bancarie e della camera di commercio, l’orizzonte sembra nebbioso. Forse mutare l’associazione in Fondazione potrebbe agevolare qualche tragitto, o anche, ipotizzarefinanziamenti europei. È certo, comunque, che quando ci si muove nel campo dei ” costi” della cultura, nel nostro caso del melodramma, diventa più difficile analizzare le singole voci. Anzi, difficilissimo.
Assessori D.C. David CALISE, GIANCARLO QUAGLIANI, GUIDO BIANCHINI, non ascoltateli, non hanno vissuto quel grande periodo fatto di sacrifici. Oggi vivono di rendita: Noi sopravvissuti, gli impediremo di sfasciare tutto. R.I.P.