Vito Mancuso e Francesco Micheli sul palco del Lauro Rossi
TUTTO ESAURITO – Alcune persone che si erano prenotate prenotate sono rimaste fuori dal teatro per un disguido delle biglietterie
di Maria Stefania Gelsomini
L’anima è vita, l’anima spirituale è vita libera. La lectio magistralis del teologo Vito Mancuso al Lauro Rossi ha inaugurato ufficialmente ieri sera la cinquantunesima stagione del Macerata Opera Festival, che da stasera si trasferisce in Arena per la prima del Rigoletto di Giuseppe Verdi. Teatro gremito in ogni ordine di posti con tanti maceratesi (è anche capitato che una ventina di spettatori, pur avendo prenotato, siano rimasti fuori a causa dell’incrocio di tre diversi sistemi di prenotazione), e diversi esponenti della politica cittadina in platea, dal sindaco Romano Carancini agli assessori Stefania Monteverde e Federica Curzi, da Anna Menghi a Carla Messi. Introducendo Mancuso, il direttore artistico Francesco Micheli ha voluto ricordare che l’opera è donna, una signora tanto elegante quanto accogliente accompagnata ogni anno da un “cavaliere” che viene da lontano e che non necessariamente ha a che fare con l’opera stessa. Perciò dopo Dante Ferretti, Massimiliano Fuksas e Lucia Annibali, presente in sala anche ieri sera, quest’anno è la volta del teologo Vito Mancuso, invitato a parlare sul tema del Mof 2015 Nutrire l’anima, perché “l’opera nutre l’anima, ci invita a volare alto” come ha ricordato Micheli.
Mancuso ha posto l’attenzione su due interrogativi, guidando un pubblico particolarmente attento e interessato attraverso argomentazioni di natura teologica e filosofica fino all’esposizione delle sue tesi. Queste le questioni: che cosa diciamo quando pronunciamo la parola anima? Come nutrire la nostra esistenza in modo degno della nostra natura di essere liberi e pensanti? Interrogativi mica di poco conto per una torrida serata di metà luglio. “L’anima è una questione che rimanda al rapporto fra linguaggio e realtà” sostiene Mancuso. “C’è la madre vita e ci sono i viventi: è un rapporto di pressione, a volte delicata, a volte potente, a volte irruenta, che appunto crea impressioni sulle menti dei viventi. Con la coscienza di sé, la pressione è diventata espressione: le parole. Ma a quale impressione rimandano termini come anima, spirito, Dio? A quale pressione primordiale? È il processo cosmico che produce la vita. Domandarsi cos’è l’anima riguarda dunque il rapporto fra me e le parole, ma il linguaggio non è retto rispetto al fenomeno, spesso gli esseri umani non vedono ciò che c’è e vedono ciò che non c’è, e ciò vale per i concetti astratti, come giustizia, bellezza, diritti, doveri, Dio o anima.” Perciò, secondo Mancuso, l’anima è la vita, e l’anima spirituale è la vita libera, ovvero la possibilità che ha un pezzo di materia, non libera di per sé, di autodeterminarsi, di esprimere giudizi, opinioni, scelte. E si arriva a parlare di anima per rendere il fenomeno concreto della vita.
La seconda questione: come nutrire la nostra esistenza? Che cosa siamo, qual è la natura della vita umana rispetto all’universo? “L’energia primordiale – sostiene il noto teologo – è uguale per tutti gli enti, ma produce una sfilata di enti tutti diversi”. Le parole chiave sono energia e informazione. “Noi esseri umani, come energia valiamo pressoché zero, ad esempio rispetto al pianeta, al sistema solare, alle galassie, ma dal punto di vista dell’informazione che conteniamo e che possiamo elaborare tutto cambia, perché l’umanità vale molto più di tutte le galassie.” La capacità di elaborare le informazioni rende l’essere umano stupor mundi. La vita è la più grande meraviglia del cosmo, l’unione armoniosa di quattro fenomeni biochimici necessari, ovvero proteine, zuccheri, grassi e acidi nucleici. Ma l’anima è uguale a vita perché qualsiasi oggetto non vivente è inanimato, mentre negli esseri viventi c’è un surplus di energia libera che è la capacità di muoversi, di nutrirsi e di riprodursi: i tre elementi che caratterizzano la vita.
Mancuso analizza poi i diversi livelli che dal basso verso l’alto compongono la spirale della vita: il corpo (sòma), la vita naturale, biologica (bios), la vita zoologica (zoé), la vita psichica, l’anima, il carattere (psiché) e lo spirito (nous). “Innamoratevi del cosmo e del processo cosmico – è il suo appello alla platea – perché l’essere umano è il prodotto di un processo cosmico che unisce cielo e terra, e che senza il lavoro di piante, animali e stelle non potrebbe esistere. Noi conteniamo le stelle, conteniamo la vita e la morte delle piante e degli animali, di cui ci nutriamo anche. Il cosmo lavora continuamente dentro di noi, e arriviamo fino al livello più alto, lo spirito, la possibilità di libertà, di creare bellezza, arte, musica, architettura, di fare del bene ma anche di fare del male.” Ed ecco che la lezione di Mancuso arriva al cuore: “amate la materia come mater, come base di un processo che vi porta più in alto, alla libertà, alla mente pensante, allo spirito. Bisogna abbattere il dualismo fra formazione scientifica e umanistica, perché l’anima scaturisce dal basso, dal lavoro costante della materia che produce livelli sempre più informati. Perciò l’anima è la vita nelle sue diverse forme vitali, e nutrire l’anima è nutrire e proteggere queste diverse forme vitali: il corpo, la pische e lo spirito. Solo così si diventa una persona responsabile, cioè che risponde in modo coerente all’iniziativa della vita. È la fatica e la bellezza di vivere degli esseri liberi e pensanti.
A sostegno di questa tesi Mancuso ha letto diverse citazioni, da Feuerbach (“L’uomo è ciò che mangia”) a Gandhi (“Più grossolano è il cibo, più grossolano sarà il corpo”), da Buddah (“Qualunque cosa un monaco frequentemente pensi e consideri, quella diventerà l’inclinazione della sua vita”) a Gesù (“Là dov’è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore”), da Plotino (“Ogni anima diventa ciò che contempla”) a Marco Aurelio (“Ognuno vale tanto quanto le cose di cui si interessa”). Parafrasando, ognuno vale tanto quanto le cose di cui nutre, a livello spirituale. L’essere umano è energia più informazione, e deve nutrirle entrambe con le dosi e nei modi giusti. Il corpo deve essere in forma e così lo spirito, ma la psiche di cosa si nutre? Di emozioni, moderate dalla saggezza. Lo spirito di cosa si nutre? Di ideali, moderati dalla sapienza. Ma per nutrire l’anima dobbiamo anche introdurre il caos, in continua dialettica con il logos, l’ordine, solo così possono esserci movimento ed evoluzione. Il caos, secondo Mancuso è l’ombra di Freud, The dark side of the moon dei Pink Floyd, perché bisogna anche nutrire e fare i conti con il nostro lato oscuro. “Nutrire l’anima è un procedimento complesso, che mi porta a sapere che devo introdurre energia e informazione, logos e caos”. La citazione finale è tratta dal film di Charlie Chaplin Il grande dittatore: “La vita può essere felice e magnifica ma noi lo abbiamo dimenticato”. E invece dobbiamo ricordarlo ogni giorno, perché l’umanità, la bontà e la gentilezza sono la produzione più alta di quello stupefacente lavoro che noi siamo, grazie al lavoro del cosmo.
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