Per la centrale a biogas di Petriolo, prevista a soli 200 metri dalla riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra, nonostante l’evidente imbarazzo dei funzionari regionali si procede a tappe forzate, come da copione già scritto. C’è stato sì un rinvio, ma a distanza ravvicinatissima, da lunedì 3 a mercoledì 5 settembre (leggi l’articolo).
E mentre si è sempre in attesa delle prime decisioni del TAR sulle richieste di sospensiva relative agli impianti già autorizzati, mentre la Provincia di Macerata ancora deve decidere se costituirsi o no in giudizio, emerge sempre più evidente la gravissima responsabilità politica ed istituzionale della Regione Marche in una vicenda che ha portato i cittadini interessati ad essere trattati letteralmente come carne da macello. Una breve ricostruzione dell’atteggiamento della nostra Regione, a partire da quando si è delineato l’affarone del biogas realizzato con soldi pubblici ai danni delle collettività, renderà più chiaro il mio ragionamento.
E’ negli ultimi mesi del 2007 che, nell’ambito della legge finanziaria 2008 e del relativo “collegato”, comincia a rendersi particolarmente appetibile il meccanismo di incentivazione pubblica per le centrali a biogas e per altre fonti di energia alternativa. Si stabilisce, infatti, in primo luogo una tariffa particolarmente incentivante e vantaggiosa di cessione, tale per cui l’energia prodotta dagli impianti a biogas viene pagata dalla collettività, cioè da tutti noi, quattro volte più del normale, proprio in quanto “pulita” e derivante da fonte rinnovabile. Il tutto a condizione però che gli impianti vengano realizzati entro la data del 31 dicembre 2012. Ma non basta, perché, sempre nell’ottica di accelerare e incentivare e sempre sotto il manto protettivo dell’innovazione tecnologica politicamente ed ecologicamente corretta, viene messa a punto anche una procedura di approvazione decisamente veloce, semplificata ed accentrata presso le Regioni (la cosiddetta conferenza dei servizi, destinata a chiudersi in sei mesi). Addirittura si prevede che vengano dichiarate di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti, e quindi presupposti per procedure di esproprio verso chi intendesse opporsi, le opere necessarie per realizzare gli impianti in questione e le infrastrutture indispensabili (ad esempio, le strade di accesso).
Nel 2008-2009 quindi parte in tutta Italia la corsa all’oro verde (grossi finanziamenti e fortissime incentivazioni pubbliche) da parte di grandi gruppi, di speculatori e furbetti vari, nel sud spesso e volentieri anche di imprese collegate alla criminalità organizzata, tutti felicemente e fruttuosamente impegnati nel settore della “green economy” con il vento in poppa della simpatia verso le energie pulite e rinnovabili. Si comincia con l’eolico, che però, specie al centro-nord, incontra maggiori resistenze di tipo ambientale, per quelle grandi pale che indubbiamente deturpano crinali collinari e cime di montagne; poi si passa al fotovoltaico, dove il boom è forte, in quanto pochi all’inizio comprendono il devastante impatto dei pannelli posati a terra, e non sui tetti delle case, delle scuole, degli edifici pubblici e degli opifici industriali ed artigianali; e poi, nel giro di un paio di anni, tardivamente bloccato il fotovoltaico selvaggio, dalla fine del 2010 si arriva agli impianti a biogas, che oggi stanno impazzando da nord a sud, passando per il centro.
Qui però le cose per lor signori si complicano un po’, perché, entrando pesantemente in ballo anche puzze, odori nauseabondi, rumori continui, emissioni nocive, in tutta Italia sorgono spontaneamente ed abbastanza rapidamente combattivi comitati di cittadini che attaccano le Regioni interessate per l’indubbia compiacenza, se non la vera e propria sudditanza manifestata verso i padroni del vapore; che criticano aspramente le Province ed i Comuni destinati ad ospitare questi mostri verniciati di verde per l’inesistente o scarsa opposizione, o per una opposizione che appare di pura facciata; che si rivolgono ad avvocati, ad agronomi e ad altri esperti per documentarsi sul piano tecnico e legale; che si presentano in massa alle conferenze dei servizi e pretendono di essere ascoltati e di mettere a verbale le loro più che puntuali osservazioni; che intervengono con critiche feroci sulla stampa cartacea e on line; che propongono ricorsi ai vari TAR competenti.
Insomma, pur dandosi atto ovunque e senza incertezze dell’indubbia utilità per l’agricoltura e per l’ambiente degli impianti a biogas a filiera corta e di piccole dimensioni (al massimo di circa 250 kilowatt), dappertutto, con riferimento agli impianti di maggiori dimensioni (che si collocano vicino alla soglia di un megawatt, pari a 1.000 kilowatt, e sono quelli che garantiscono un guadagno annuo che supera il milione di euro), si comincia invece a parlare apertamente e con dovizia di indiscutibili argomentazioni scientifiche di biotruffe, di bioinganno legalizzato e sostenuto da soldi pubblici, di danni all’agricoltura (le terre fertili sottratte alla funzione primaria di produrre cibo per uomini ed animali), di danni all’ambiente (per le emissioni nocive), di danni alla vivibilità ed alla salute pubblica (odori nauseabondi e rumorosità), di rifiuti di ogni tipologia che prima o poi (anzi, più prima che poi) finiranno anch’essi per essere “digeriti” in maniera incontrollabile nelle centrali sparse in tutta Italia.
E la Regione Marche, per forza di cose ben consapevole di tutto questo ambaradan generalizzato, di queste proteste, soprattutto di queste problematiche oggettive e direttamente riguardanti anche la vita e la salute dei cittadini, che fa? Nulla, se non recepire nel marzo 2011 le linee guida, necessariamente del tutto generiche, del decreto ministeriale del 10 settembre 2010 per autorizzare gli impianti a biogas, e poi tranquillamente mettersi ad aspettare le domande per nuovi impianti a biogas, che ovviamente non tardano ad arrivare in gran quantità e che riguardano siti sparsi in tutte le province marchigiane, in alcuni casi (non essendoci limitazione alcuna) collocati proprio a ridosso di case, abitazioni, scuole, esercizi pubblici, aree protette, aziende. Insomma, come si dice, fa il pesce in barile.
In verità non è del tutto esatto quello che ho scritto sopra. La Regione Marche qualcosa è riuscita a fare in questo settore, peccato però che sia andato a tutto vantaggio delle lobbies dei grandi proprietari terrieri, dei potenti gruppi industriali entrati a tutto biogas nella green economy, degli speculatori dell’ultimo minuto che hanno fiutato l’affarone: nel 2012 con una propria legge (la n. 26 marzo 2012 n. 3) si preoccupa di escludere dalla VIA, la valutazione di impatto ambientale, tra le varie cose – guardate un po’ che coincidenza – anche gli impianti a biogas di potenza inferiore ad un megawatt (pari, come sopra detto, a 1.000 kilowatt), facendo finta di ritenerli sino a tale soglia di esigue dimensioni e di scarso impatto, tant’è che la gran maggioranza delle domande di autorizzazione riguarderà poi puntualmente impianti previsti per una potenza nominale pari a 999 kilowatt. Detto per inciso, la famigerata legge regionale n. 3/2012 successivamente sarà impugnata dal Consiglio dei Ministri dinanzi alla Corte Costituzionale per le maglie troppo larghe, diciamo pure larghissime, che essa lascia ad opere ed impianti di notevole rilevanza ambientale e paesaggistica e si è tuttora in attesa di un pronunciamento sul punto (e laddove la pronunzia fosse – come io auspico fortemente – di incostituzionalità, potrebbe aprirsi a carico della Regione Marche un vastissimo contenzioso per tutte quelle opere nel frattempo autorizzate senza la VIA e dannose per l’ambiente e la salute pubblica).
Grandi casini scoppiano quindi inevitabilmente in più parti delle Marche, dove le richieste di autorizzazione per grossi impianti si moltiplicano, a volte arrivandosi in qualche località quasi allo scontro fisico; le conferenze dei servizi corrono come saette, forti evidentemente di un preciso mandato politico: approvare, approvare, approvare, e senza perdere tempo; l’Asur e l’Arpam vengono sistematicamente escluse dai tavoli decisionali anche laddove sono invocate dai Comuni interessati per dire la loro sui profili di salute pubblica e di inquinamento ambientale; furibondi contenziosi sollevati dai comitati dei cittadini arrivano in Regione e qui però si infrangono contro un vero e proprio muro di gomma. Non c’è niente da fare. Qualsiasi cosa venga detta da chi si oppone a questa tipologia di impianti a biogas, quelli che sfiorano il megawatt di potenza (non alle centrali a biogas in assoluto, tanto meno a quelle a filiera corta, è bene ribadirlo), anche la più ragionevole e di buon senso, non trova il benchè minimo ascolto. La linea negli ovattati palazzi regionali è sempre e solo una, quella che sopra ricordavo: approvare nel più breve tempo possibile.
Si arriva così al 12 giugno di quest’anno. Sommerso dalle polemiche che piovono ormai da tutte le parti, il Consiglio Regionale delle Marche, a seguito di una mozione del FLI e credo anche della Federazione della Sinistra, approva una risoluzione che impegna la Giunta a prevedere un procedimento più trasparente, a coinvolgere necessariamente l’Asur e l’Arpam nei tavoli tecnici e soprattutto a stabilire una moratoria delle domande in corso sino a quando non saranno individuate con esattezza tramite apposita legge le aree non idonee. Buon senso allo stato puro, eppure apriti cielo! Subito interviene uno dei gruppi più attivi e potenti nelle Marche, quello impegnato nelle centrali a biogas di Loro Piceno, Corridonia, Montegiorgio (salvo altri), paventando un’incostituzionalità della moratoria in quanto contraria alla libertà d’impresa, e subito la Giunta Regionale (che in questa vicenda ha del tutto dimenticato ben altri principi di rango costituzionale, basti pensare a quelli riguardanti la salute e la pubblica incolumità e la tutela dell’ambiente) raccoglie l’imput e dichiara, con un comunicato a firma dell’assessore alle attività produttive Sara Giannini, che eventuali moratorie sarebbero illegittime. Nessuna moratoria, quindi. In Regione, nonostante le già ricordate interrogazioni della vicepresidente Paola Giorgi dell’IDV (lo stesso partito dell’assessore all’Ambiente Sandro Donati, invece schierato senza “se” e senza “ma” sull’altro fronte), si seguita ad andare avanti sempre veloci come treni, perché le imprese richiedenti devono assolutamente ottenere l’autorizzazione in fretta e completare i lavori entro il 31 dicembre di quest’anno, altrimenti addio alle favolose incentivazioni pubbliche. Solo un mese fa, il 1° agosto, ad estate inoltrata, la Giunta, senza peraltro avere nel frattempo individuato le aree non idonee ad accogliere questi mostri camuffati da impianti ecologicamente all’avanguardia, integra la normativa in materia di autorizzazione per gli impianti a biogas, finalmente prevedendo maggiori obblighi di trasparenza e di informazione e soprattutto rendendo necessaria la presenza dell’Asur e dell’Arpam. Ma – fate bene attenzione – questa più restrittiva normativa non si applica alle domande presentate in epoca anteriore, il che significa che per tutte le decine di domande presentate entro la fine di luglio 2012 continuano a valere le precedenti prescrizioni, quelle a maglia talmente larga che nemmeno prevedono la presenza degli stessi organi tecnici regionali (l’Asur e l’Arpam, appunto).
Che dire? Intanto che in una situazione del genere uno si aspetterebbe che l’opposizione di centrodestra facesse fuoco e fiamme e cavalcasse, convintamente o anche solo strumentalmente, i vari focolai di rivolta contro le centrali di biogas che stanno sorgendo ovunque e stanno mettendo a nudo le ambiguità, anzi, le vere e proprie assurdità nella politica agricola ed ambientale regionale, nonché le palesi sudditanze ai gruppi economici intervenuti nell’affarone delle centrali a biogas del centrosinistra che da decenni governa la Regione Marche. Invece, silenzio di tomba. Nel centrodestra – a meno che non mi sia sfuggito qualcosa – tutto tace, salvo uno sporadico interessamento dell’ultima ora. Mi chiedo: forse perché nel precedente disastro del fotovoltaico, cioè dei pannelli solari posizionati a terra, al centrodestra è stato consentito di muoversi e di supportare diverse discutibili iniziative imprenditoriali arrivate anch’esse velocemente a compimento? Certo che è strano che le uniche voci di opposizione in materia di biogas siano arrivate solo da una componente dell’IDV, che fa parte della maggioranza di governo regionale, nonchè ad opera del FLI e della Federazione della Sinistra.
Diverse interpretazioni sono possibili al riguardo e andando avanti forse si capirà meglio il motivo dell’ostinato silenzio del centrodestra. Quel che è sicuro, invece, è che la maggioranza di centrosinistra, complessivamente intesa, in questa vicenda degli impianti a biogas non è stata affatto dalla parte dei cittadini, visti solo come rompiscatole e come ostacolo, da rimuovere in fretta e con metodi sbrigativi, lungo il veloce percorso destinato a portare nel più breve tempo possibile ai provvedimenti autorizzativi (si parla di circa 50 impianti a biogas già autorizzati). Di sicuro la Regione Marche e il centrosinistra al governo regionale, in questa partita economicamente molto rilevante, con milioni e milioni di euro in ballo e per di più di provenienza pubblica, sono stati solo ed esclusivamente dalla parte sbagliata.
E’ indubbio, infatti, che l’aver autorizzato, a raffica e senza tanti complimenti verso chi ha provato ad opporsi, una serie di impianti da 999 kilowatt nuoce all’ambiente, alla stessa agricoltura e alla salute dei cittadini. E nei fatti non porta ad alcun reale risparmio energetico.
Nuoce all’agricoltura, perché ogni impianto che arriva alla soglia di un megawatt sottrae alle coltivazioni finalizzate all’alimentazione circa 300-350 ettari di terra fertile e fa comunque lievitare i prezzi di quella residua. Nuoce all’ambiente ed alla salute, perché il biogas comporta emissioni nocive di polveri sottili e di ossidi di azoto e perché le coltivazioni intensive di mais comportano un grande utilizzo di acqua e di pesticidi chimici. Ed anche perché un impianto da 999 kilowatt richiede per essere alimentato circa 7-8 viaggi al giorno di camion carichi di mais, di letame, di liquami, con una emissione giornaliera di CO2 da carburanti che fa a cazzotti con gli sbandierati propositi di favorire l’energia pulita e da fonti rinnovabili.
Quanto al risparmio energetico e alla “pulizia” dell’ambiente, fate i conti da soli, visto che sono semplicissimi. Per supportare un impianto da 999 kilowatt occorrono circa 300-350 ettari coltivati a mais. Ebbene, per irrigare un solo ettaro (ripeto: un solo ettaro) di mais con una pompa da 90 cavalli occorrono dai 500 ai 600 litri di gasolio; aggiungiamoci sopra il carburante occorrente per l’aratura, l’erpicatura, la semina, la concimazione, il diserbo, la raccolta, ecc., ed avremo il quadro preciso di un disastro ecologico, di un vero e proprio bioinganno legalizzato senza precedenti, realizzato per di più con soldi pubblici, con la complicità delle istituzioni pubbliche e ai danni di migliaia di cittadini inermi.
Chiudo con una serie di domande, che lascio ai lettori come tanti sassi lanciati nello stagno. Perché la Regione Marche, prima di ogni altra cosa e visto che nessuno glielo impediva, non ha individuato i siti non idonei (in primo luogo case, scuole ed esercizi pubblici) ad accogliere gli impianti a biogas, quanto meno quelli superiori a 250 kilowatt, come logica e buon senso avrebbero imposto? Perché ad oggi questa individuazione ancora non è stata fatta? Perché solo il 1° agosto di quest’anno, e non dell’anno scorso, si è ritenuto di rendere obbligatoria la presenza dell’Asur e dell’Arpam nei procedimenti autorizzativi? E infine, parlando della classe politica che opera nelle Marche a livello regionale, è sbagliato in questo caso parlare di totale e palese asservimento ai potentati economici che sono entrati con grande forza e notevole arroganza nel lucrosissimo affare del biogas?
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Il servizio precedente:
Il disastro annunciato delle centrali a biogas (leggi l’articolo)
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caro avvocato bommarito, come sempre le faccio i complimenti per le sue capacita nella raccolta di informazioni cosi importanti e per la sua abilita dialettica e di sintesi.
una piccola precisazione..i camion per il trasporto di materie prime e digestato sono sei/ora quindi ben oltre quelli che aveva indicato. ma poco cambia sono sempre tanti soprattutto in considerazione dello stato delle nostre strade secondarie.
le volevo chiedere inoltre un chiarimento, parlando con il senatore cavallaro, mi ha detto che una eventuale dichiaraione di incostituzionalita della legge regionale sulla v.i.a. sarebbe ex nunc e quindi non applicabile per le autorizzazioni a costruire in corso. cosa ne pensa caro avvocato….mi scuso per la punteggiatura e l ortografia ma stranamente non riesco a sfruttare in pieno i caratteri della tastiera
Ma in tutto questo susseguirsi di eventi, la nostra provincia da che parte sta? Cosa aspetta a schierarsi dalla parte dei cittadini e soprattutto in difesa dell’ambiente e del territorio. Se non entrano in merito alla questione, allora è giusto e spero che venga smantellata. Infine, vorrei aggiungere che in Italia siamo prigionieri della classe politica e delle loro decisioni (so che è retorica)e non è possibile che noi cittadini veniamo sempre messi da parte e con noi il nostro patrimonio ambientale. Spero vivamente che si arrivi ad una soluzione che possa ridimensionare la costruzione degli impianti biogas, e ringrazio chi come i cittadini di Petriolo, di altri comuni e l’avvocato Bommarito, per l’impegno che stanno mettendo per informarci e per combattere lo scempio che vogliono compiere sulle nostre amate colline. (Mi scuso se c’è la presenza di qualche errore ortografico o di punteggiatura)
Per Luca Sparapani
Ha ragione Mario Cavallaro, le pronunzie di incostituzionalità non hanno effetti retroattivi e quindi non inciderebbero sugli specifici procedimenti autorizzativi in corso. Se però qualche impianto a biogas autorizzato senza VIA ed entrato in funzione arrecasse danni (ovviamente da provare e da collegare con sicurezza alle emissioni dell’impianto stesso), i soggetti danneggiati potrebbero comunque, con un giudizio civile, far valere i proprio diritti risarcitori contro la Regione Marche.
Quello che sta avvenendo è vergognoso….è l’immagine della politica peggiore e dell’opportunismo… a Petriolo viene rinviata la Conferenza di servizi per la quarta volta per un motivo di opportunità politica della Provincia(alias, salvasse la faccia!) e nello stesso tempo, sempre lui, il Presidente della Provincia, davanti ad un caso come Loro Piceno in cui avrebbe i motivi tecnici per intervenire nel ricorso al TAR, prende tempo.
– Ciò nonostante la provincia abbia chiesto prescrizioni che non sono state recepite;
– nonostante la provincia ave chiesto un’indagine previsionale sull’impatto dell’aria che la società se ne è infischiata di fare, col benestare della Regione;
– nonostante che l’analisi previsionale dell’aria è stata fatta da un professionista incaricato dal comune che ha dato dati allarmanti sulla inidoneità dell’area.
-nonostante siano stati ignorati
Che sta aspettando la Provincia….che dimostri di avere un senso di esistere!!!!!!
Mi sembra che si potrebbe ipotizzare, anche in questo caso come nel caso delle cave e dei megacentri commerciali, che il colpevole silenzio/disinteresse/guardare altrove/fingere di avere cose più importanti di cui occuparsi -dei nostri politici- non sia del tutto inconsapevole….
Chissà quante elezioni sono state pagate (rigorosamente in black e fuori bilancio) dalla monnezza travestita da ecologia, chissà quante cene elettorali sono state pagate (rigorosamente in black e fuori bilancio) dalla bioedilizia, chissà quante carriere politiche sono state spinte tramite elargizioni (rigorosamente in black e fuori bilancio) successive a modifiche di piani regolatori…
Chissà….
Una considerazione: quanta acqua sarebbe necessario sprecare per irrigare le coltivazioni necessarie al funzionamento dell’impianto? Il temporeggiare è un’arte sopraffina, far stancare i comitati, far distrarre la gente, ma questa volta non è come in passato, stavolta è diverso. SI comincia a non avere niente da perdere, allora sono dolori. Per voi, politici spudorati!
Sul web circola da tempo la notizia che i più grossi finanziatori dei movimenti ecologisti che si oppongono al nucleare sono i petrolieri. Non è che in Italia la trionfale campagna elettorale per il no al nucleare è stata finanziata anche da coloro che hanno fiutato il business delle rinnovabili !!!!!
x il sig. Bommarito
Fabio Frascarello spero si esprima negativamente anche sul progetto biogas del cosmari che non è di tanto + lontano dalla riserva naturale dell’abbadia di fiastra
Caro Avvocato, leggo sempre con molto interesse i suoi articoli e rinnovo i ringraziamenti per il suo impegno costante puntuale e preciso.
Lei si domanda come mai il “centro destra tace”…….mentre il centro sinistra appoggia le centrali biogas.
Bè credo che la risposta è presto data….basta andare a spulciare tra le carte è vedere chi detiene il business delle energie alternative “pulite” nella ns. regione. I ns. personaggi politici chi per un verso (parentele) chi per un’altro (incarichi ricevuti) e campagne elettorali sponsorizzate debbono per forza tacere.
Noi cittadini siamo gli unici a pagare le conseguenze.
Nelle centrali biogas….dovrebbero finire tutti i nostri politici……..o forse no….perchè trattasi di energia pulita ???
Sono proprio deluso e amareggiato di questo modo di governare.
Per Luca Sparapani
Faccio qui delle precisazioni per quanto riguarda il transito dei camion in entrata ed in uscita dagli impianti a biogas, riprendendo una Sua precisazione. Secondo un esperto del settore, in qualche modo abbiamo ragione entrambi. Per alimentare l’impianto il transito medio è infatti pari a 7-8 viaggi giornalieri, Quando invece bisogna stivare rapidamente nei silos il mais, poichè esso va raccolto a settembre in un particolare stato di maturazione, cioè allorchè la massa è verde, allora in questi momenti il traffico di camion in entrata ed in uscita è veramente continuo e può senz’altro raggiungere i 6-7 viaggi all’ora.
In ogni caso, si tratta di un numero impressionante di transiti (va aggiunto che molti altri viaggi occorreranno anche per far uscire dagli impianti il digestato), con tutto ciò che esso comporta in termini di consumo di carburante e di emissioni in atmosfera di CO2.
Spero che oggi il Comitato di Petriolo ottenga finalmente giustizia, anche se ho molti dubbi al riguardo. Troppo vincolante, per i funzionari regionali, è il mandato politico ricevuto dall’alto. Purtroppo, come ho scritto, il mandato è quello di privilegiare i grandi gruppi, specialmente l’impero economico che ha sede nel fabrianese, consentendo grosse speculazioni con i soldi pubblici, ai danni quindi dell’intera collettività, e soprattutto ai danni dei cittadini BIOGASATI che risiedono vicino agli impianti destinati ad essere autorizzati.
Biogasati di tutte le Marche, unitevi!!!
la regione marche ha concesso pochi minuti fa l autorizzazione alla costruzione della centrale di petriolo
Non hanno ancora capito che continuando così i nostri politici hanno elevate possibilità di diventare presto corde da forca….
Non mi meraviglieri se, tra qualche anno, scappasse fuori la notizia che a qualche politico, inavvertitamente ed involontariamente si badi bene, gli fosse scivolato in tasca qualcosa….
Gentile avv. Bommarito,
potrebbe illuminarmi sulla situazione della Nuova via Trento S.p.A.? In particolare vorrei conoscere lo stato dei lavori del boulevard, del collegamento dell’eco-mostro con corso Cavour, dell’edificio di Verdicchio (ex conificio Helvia Recina dei Bormioli), dell parcheggio previsto al posto della stazione di servizio dei fratelli Ricci. Inoltre Le chiedo se via Trento era una zona panoramica e quanti piani sorgeranno nel costruendo edificio che sta sorgendo sulle ceneri dell’ex Fiat. Infine sarebbe interessante sapere quale sarà il carico urbanistico dell’edificio in questione.
Scusi avvocato, ma lei lo sa che l’energia che attualmente utilizziamo viene in gran parte prodotta da centrali termiche molto, ma molto più inquinanti delle centrali a biogas?
Che facciamo, lottiamo per far chiudere anche quelle, oppure non ce ne frega niente perché tanto stanno lontano dalle nostre case?
E lasci stare le emissioni di polveri sottili e di ossidi di azoto, che non sono che sono rilasciati in quatità ben lontane dal risultare nocive. Tanto che il Consiglio di Stato, con decisione N.6117/09, ha escluso l’appartenenza degli impianti a biogas alla classe delle industrie insalubri.
Quanto, poi, all’energia occorrente a produrre il mais necessario a far andare una centrale a biogas, a parte che queste centrali sono alimentate anche da prodotti di scarto, lei dimentica che, comunque, quei terreni sarebbero stati coltivati, con eguale dispendio di energia ma senza produrne nessuna. La possibilità di destinarla a biogas, quindi, migliora il saldo tra energia prodotta e energia consumata.
Oltre che, ovviamente, a incrementare il reddito dei coltivatori.
O è proprio questo che da fastidio?