Ormai è una marea che sembra inarrestabile. Già solo nella nostra provincia le richieste per installare impianti a biogas e biomasse si sprecano e piombano all’improvviso sulla testa dei Comuni (avvisati solo allorchè il procedimento autorizzativo di competenza regionale è già abbastanza avanti) e soprattutto dei cittadini interessati. E’ il caso di Loro Piceno, di Petriolo, di Corridonia, di Matelica, pare anche di Potenza Picena, e forse pure di altre località. Ma altrettanto sta avvenendo in altre province marchigiane e un po’ dappertutto in Italia, tanto che negli ultimi due anni gli impianti si sono triplicati nel territorio nazionale. Ovunque polemiche furibonde – a Fano addirittura un incendio di probabile origine dolosa nel sito ipotizzato – frettolosamente bollate, almeno da parte di chi non vive il problema in prima persona, oltre che ovviamente da parte dei soggetti proponenti e dei loro sponsor politici, come fenomeni egoistici ascrivibili al N.I.M.B.Y (“not in my back yard”, cioè: non nel mio cortile) ed all’incomprensione delle magnifiche e progressive sorti della “green economy” (il fotovoltaico, l’idroelettrico, l’eolico, il biogas).
In realtà, esaminando bene la situazione, si scoprirà che ancora una volta, in nome delle fonti energetiche pulite e rinnovabili, del richiamo ipocrita al politicamente ed all’ecologicamente corretto, si sta consumando una colossale speculazione ai danni dell’ambiente, delle comunità locali e soprattutto ai danni dell’agricoltura, quest’ultima esattamente il settore che in teoria si vorrebbe sostenere. C’è gia, in questo senso – e dovrebbe molto far riflettere – il pesante precedente dei pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, che, posati a terra, e non sui tetti come si dovrebbe, si sono ben presto rivelati un grosso affare per i proprietari terrieri e gli imprenditori del settore, ma al tempo stesso un gravissimo pregiudizio dell’ambiente e del paesaggio ed uno snaturamento di vasti terreni vocati all’agricoltura. Ed anche per il fotovoltaico (esattamente come per le centrali a biogas) l’istituzione competente, in questo caso la Provincia, si è mossa per porre degli argini ad una degenerazione sin dall’inizio facilmente intuibile – consentitemi ora di utilizzare una terminologia proprio adatta all’agricoltura sempre più defraudata e rapinata – solo quando i buoi erano già usciti dalla stalla, con una tempistica che è apparsa con tutta evidenza volutamente ritardata.
Ma torniamo ora alle centrali a biogas e vediamo come stanno le cose in questa vicenda, partendo dalla teoria astratta per poi giungere all’applicazione concreta, dove – diciamolo subito senza mezzi termini – a mio avviso stanno sguazzando alla grande gli speculatori e i furbetti che vogliono fare affaroni d’oro nelle nostre campagne con i soldi pubblici delle incentivazioni e con il palese avallo della Regione Marche, con uno strascico di gravissimi problemi a carico delle collettività interessate.
L’idea di partenza, contenuta nella legge finanziaria del 2008, era buona. Le imprese agricole, soprattutto quelle che fanno allevamento, hanno da sempre grossi problemi per eliminare liquami, deiezioni degli animali, rifiuti organici, sterpaglie ed altri vegetali. Quale soluzione migliore, quindi, di quella di consentire loro di costruire piccoli impianti a biogas destinati a smaltire “in casa” e a circuito chiuso tutte queste schifezze, producendo al tempo stesso energia elettrica pulita ed utile per le aziende stesse e rivendendo l’eventuale eccedenza a prezzi maggiorati grazie ad incentivi pubblici? In tal modo sarebbe stato possibile non solo aiutare il settore agricolo, consentendo alle aziende significativi risparmi ed integrando il loro reddito, ma anche intervenire con efficacia ed in maniera corretta nelle problematiche della produzione di energie alternative e dello smaltimento dei rifiuti agricoli.
Queste le buone intenzioni del legislatore sul biogas agricolo, a partire dalle quali sin è però ben presto arrivati alle distorsioni attuali ed al totale capovolgimento delle finalità perseguite. Gli incentivi connessi alla costruzione di tali centrali a biogas sono infatti particolarmente significativi ed anche velocemente remunerativi, tant’è che hanno con grande rapidità destato l’attenzione di soggetti che il più delle volte con l’agricoltura non c’entrano nulla e che puntano solo a fare cassa con soldi pubblici, fregandosene altamente dell’ambiente, della salute pubblica e del sostegno all’economia agricola.
Qual è il trucco? E’ semplice. Basta puntare direttamente ed in via esclusiva su impianti di discrete dimensioni, intorno ad un megawatt (la soglia massima per ottenere i “certificati verdi”, e quindi i conseguenti incentivi, e soprattutto per evitare la valutazione di impatto ambientale), farseli autorizzare dalle regioni con procedure altamente semplificate, realizzarli entro la fine del 2012 con una spesa che si aggira sui 3-4 milioni di euro, ammortizzare l’investimento in tre o quattro anni (il guadagno è di circa un milione di euro l’anno), gestirlo poi con spese minime per venti anni (la durata generalmente consentita) e nel frattempo mettersi seduti ad aspettare che entri in cassa un bel milioncino di euro ogni anno sino all’esaurimento dell’impianto. Il guadagno scaturisce appunto dalle incentivazioni pubbliche, in quanto le istituzioni, appunto per favorire le energie alternative, garantiscono ai produttori di energia da biogas, nel momento in cui essi non la usano per se stessi ma la vendono a terzi, un prezzo di acquisto quattro volte superiore a quello di mercato: 0,28 centesimi al kilowatt contro 0,07 centesimi.
In concreto, quindi, è facilissimo cogliere le degenerazioni che si stanno verificando nel settore (e sarebbe stato facilissimo prevederle sin dall’inizio), tutte in chiave speculativa e tutte dannose per l’ambiente, l’economia agricola e la salute pubblica.
Pensiamo in primo luogo a quanti agricoltori ed allevatori, già in difficoltà per la crisi del settore, manterrano nominalmente tale qualifica, ma in realtà si trasformeranno in veri e propri produttori di energia, realizzando biogas non per utilizzarlo essi stessi, ma all’esclusivo fine di rivenderlo, compromettendo o comunque lasciando incoltivate vaste distese di terreno agricolo, sottratte così alla loro funzione primaria: produrre cibo per gli uomini e per gli animali. Ma pensiamo anche (ed è questa soprattutto la situazione in provincia di Macerata, dove si sono mossi grossi investitori provenienti da tutt’altre esperienze imprenditoriali) a quanti entrano adesso nel settore esclusivamente a fini speculativi, fiutando l’affarone e utilizzando terre agricole acquisite nella loro disponibilità solo per produrre energia da rivendere a prezzi particolarmente vantaggiosi, magari limitandosi a coltivare o a far coltivare unicamente mais – anch’esso utilizzato come elemento da cui ricavare biogas ed anch’esso a sua volta incentivato con contributi europei – in maniera intensiva ed esclusiva (per un impianto a biogas da un megawatt di potenza sono necessari circa 300-350 ettari di monocoltura a mais), quindi con largo consumo di acqua e di terreno altrimenti destinato a coltivazioni di tipo alimentare e con abbondante utilizzo di concimi chimici e di pesticidi.
Ma l’affare è solo per lor signori, perché ai cittadini che risiedono o lavorano nei pressi degli impianti a biogas, laddove essi (come nella stragrande maggioranza dei casi) non sono tarati su dimensioni effettivamente aziendali, sono riservati solo problemi e disagi a non finire. Ora, però, per far comprendere meglio la situazione a chi legge, devo provare, da profano e quindi a mio rischio e pericolo, a spiegare sinteticamente come funzionano gli impianti in questione. Essi, da quanto ho capito, consistono in ampi contenitori definiti “digestori”, nei quali si inseriscono e vengono movimentate le biomasse (cioè principalmente liquami e letame, ma anche erbacce, mais o altre coltivazioni), che in un ambiente privo di aria e grazie ad un apposito motore producono metano e calore, lasciando alla fine del ciclo un prodotto di scarto chiamato “digestato”, utilizzabile a sua volta come concime.
In pratica, per coloro che avranno la sventura di vivere e lavorare nei pressi di questi mostri spacciati per strutture ecologiche d’avanguardia, i problemi immediati riguardanti la salute, la vivibilità e le attività economiche già avviate verranno dalle puzze (pensiamo al letame dei polli, dei maiali, dei bovini utilizzato come biomassa) e dai rumori degli appositi motori, se non o malamente insonorizzati; ma anche da probabili emissioni nocive in atmosfera (polveri sottili quali PM 10 e ossidi di azoto quali NOx) e dall’utilizzo del concime digestato. A tal riguardo sottolineo che in Germania proprio il digestato è stato ritenuto con grande probabilità responsabile dei circa venti decessi del 2011 per il batterio killer, tanto che da noi, in Emilia, a scanso di equivoci, hanno deciso che la zona di produzione del parmigiano reggiano venisse del tutto preclusa agli impianti a biogas (cosa buona e giusta, anche se lascia pensare che per i nostri vicini emiliani conti più il formaggio degli uomini).
Vogliamo parlare poi dell’inquinamento delle falde acquifere ed inoltre della ricaduta ambientale degli innumerevoli viaggi dei camion che trasporteranno negli impianti a biogas, a partire dalle zone di produzione lontane anche decine di kilometri, il letame ed altre consimili schifezze? E poi: quanta anidride carbonica (cioè CO2, la sostanza chimica emessa in atmosfera che le energie pulite puntano a ridurre ai sensi del protocollo di Kyoto) sarà prodotta dalle migliaia di viaggi dei camion in andata e ritorno dagli impianti a biogas non tarati a circuito chiuso?
Insomma, una situazione molto delicata, che per produrre un po’ di energia “pulita” rischia, se non ben governata, di “sporcare” molto e di fare gravi danni in più direzioni e che avrebbe quindi richiesto da parte delle regioni, preposte a rilasciare le relative autorizzazioni, norme restrittive e comunque una particolare attenzione alle localizzazioni, alle dimensioni degli impianti, alle modalità produttive, alle sostanze da utilizzare come biomasse, al trasporto ed alla distanza dal sito delle materie prime, nell’intento di evitare speculazioni e danni alla salute pubblica e all’ambiente e nell’obiettivo di consentire la realizzazione esclusivamente di impianti a circuito chiuso e a filiera molto ridotta, questi sì – come si è visto – veramente utili a sostenere il settore agricolo e la produzione di energia elettrica alternativa.
Nelle Marche, invece, una regolamentazione più restrittiva è arrivata solo adesso, nei primi giorni di agosto (anche in tale ambito, guarda caso, a giochi in larga parte già fatti), mentre in precedenza, sulla base di una normativa estremamente e a mio avviso volutamente generica, che nemmeno distingueva tra impianti destinati a sorgere in zone del tutto isolate ed impianti ipotizzati a fianco di abitazioni, di scuole, di alberghi, di ristoranti preesistenti, tutto il meccanismo autorizzativo è stato demandato a conferenze di servizi stranamente convocate nei mesi scorsi in fretta e in furia e ancora più stranamente portate avanti alla velocità della luce (in un mondo burocratico in cui tutto viene a tempo, con ritardi a volte insopportabili) e all’insegna di una discrezionalità utilizzata non per approfondire rigorosamente le singole situazioni e le evidenti distorsioni, ma solo per arrivare in breve tempo al rilascio delle autorizzazioni richieste, per di più lasciando ai Comuni un ruolo quasi da spettatori ininfluenti e senza ritenere necessaria nemmeno la presenza dell’Asur e dell’Arpam (presenza, pensate un po’, solo ora ritenuta dalla Regione Marche indispensabile, in precedenza invece non contemplata, sebbene nemmeno esclusa dalle direttive originarie), le sole strutture tecniche in grado di valutare i profili di inquinamento chimico ed acustico e di possibile pregiudizio alla salute pubblica.
Politicamente parlando, silenzio assoluto da parte delle varie forze presenti in Consiglio Regionale, fatta eccezione, a quanto mi risulta, per due interrogazioni molto critiche della vicepresidente Paola Giorgi dell’IDV e per alcune veloci esternazioni a Matelica degli assessori PD all’agricoltura ed alle attività produttive Paolo Petrini e Sara Giannini, entrambi in buona sostanza mostratisi preoccupati solo del raggiungimento in ambito regionale degli obiettivi di produzione di energie provenienti da fonti rinnovabili. Ed anche la recentissima protesta del comitato dei cittadini di Petriolo dinanzi alla sede regionale (in questo caso la conferenza dei servizi è ancora in corso), seppure con la presenza del consigliere regionale Sciapichetti, non ha in realtà determinato significative prese di posizione a livello politico.
Questa è quindi la situazione di fatto e di diritto da cui sono scaturite e stanno scaturendo ricorsi al TAR e polemiche infuocate tra Comuni marchigiani e Regione Marche, nonché tra comitati di cittadini e i loro Comuni e le Province di appartenenza, tutti accusati, a volte a ragione, di non essere intervenuti nelle relative conferenze regionali dei servizi o di essere intervenuti troppo blandamente, quasi controvoglia. In questo senso esemplare fra i tanti (ma analoghe considerazioni possono essere fatte anche per gli altri siti ipotizzati nella nostra provincia) è il caso dell’impianto a biogas previsto nel Comune di Loro Piceno in una zona fortemente antropizzata, con diverse abitazioni nelle immediate vicinanze e varie attività imprenditoriali a ridosso: un ristorante, un albergo con oltre cento posti, un maneggio di cavalli, alcune aziende alimentari, tutte imprese che, già in affanno per l’attuale situazione di crisi, riceveranno il colpo di grazia dalla decisione di un potente gruppo che, forte delle decisioni regionali e presumibilmente di buoni appoggi, ha deciso di investire in chiave speculativa nel biogas non solo nella città del vino cotto, ma anche a Corridonia, a Montegiorgio, ecc..
Nel caso di Loro Piceno (mi scuseranno gli altri comitati, ma questo è il caso che conosco meglio), inoltre, la conferenza regionale dei servizi ha autorizzato l’impianto a biogas in pochi mesi, dopo una sommaria, incompleta e disattenta istruttoria, senza aver ritenuto di sentire l’Asur e l’Arpam sui profili di inquinamento e di tutela della salute pubblica, disinteressandosi del tutto delle osservazioni scientificamente documentate del Comune e dei pregnanti rilievi della Provincia, sulla base di un progetto carente quanto meno a livello di strade di accesso, fondandosi su un verbale di sopralluogo finalizzato a verificare la conformità urbanistica, paesaggistica e igienico-sanitaria del sito sottoscritto dal solo funzionario regionale e non dai funzionari di Comune e Provincia, ed ignorando infine che, a norma di legge, in ipotesi di contrasto tra la Regione ed il Comune interessato su questioni concernenti la salubrità dell’aria, e quindi la salute, avrebbe dovuto rimettere la questione ad una apposita deliberazione del Consiglio dei Ministri. L’Asur, tra l’altro, interessata direttamente dal Comune di Loro Piceno dopo la inopinata chiusura della conferenza dei servizi, ha rilevato il verificarsi di numerose possibili situazioni di criticità. Va aggiunto che l’esimia e frettolosa conferenza regionale ha del tutto disatteso il principio cosiddetto di precauzione, pure di livello europeo, che impone alle istituzioni di opporsi alla realizzazione di un’attività laddove vi sia anche la semplice possibilità di un’alterazione dell’ambiente suscettibile di eventi lesivi a carico della salute pubblica.
Il prossimo 13 settembre il TAR Marche si pronuncerà non sul merito degli impianti a biogas, ma solo sulle richieste di sospensiva contenute nei ricorsi di diversi Comuni (tra i quali sicuramente Loro Piceno e Corridonia) e di alcuni comitati di cittadini. La speranza è che la Provincia, dimostrando in questo caso la sua utilità, si costituisca in giudizio facendo valere con forza le criticità già esposte e che – tornando ad una terminologia calzante con la vicenda in esame – i cittadini, almeno a livello giudiziario, non vengano ancora una volta considerati come carne da macello.
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La Regione Marche, dopo l’emanazione del D.M. del 10 settembre del 2010, avrebbe facoltà di individuare almeno le aree non idonee per la realizzazione di tutte le tipologie di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per adesso lo ha fatto solo per il FV a terra. Mi auguro che il sig. Sciapichetti sia anche promotore in consiglio regionale di una integrazione in tal senso al DGR 1756/2010, per regolamentare sia gli impianti a biomasse che quelli a energia eolica e geotermica, prendendo anche spunto dalle ottime norme emanate, ad esempio, dall’Emilia Romagna e dal Piemonte. Non credo che esistano tecnologie buone o cattive ma un loro uso intelligente o dannoso: l’assenza di regole favorisce certamente quest’ultimo esito.
Condivido pienamente l’intervento dell’Avv. Bommarrito.
Vi informo che gli impianti di Corridonia (loc. Sarrocciano) e di Loro Piceno sono stati autorizzati e le società proponenti hanno gia iniziato i lavori.
La Provincia di Macerata rischia di essere invasa da centrali a biomasse e a biogas (più o meno grandi) con il rischio di compromettere non solo l’ambiente ma anche la salute dei cittadini.
La situazione è critica ed occorre che la popolazione si faccia parte attiva per promuovere una semplice richiesta: le amministrazioni pubbliche (come sta facendo il Comune di Petriolo) devono mettersi dalla parte del cittadino, tutelando in primis la sua salute, l’ambiente ed i suoi interessi.
La Provincia di Macerata che cosa aspetta? Le comunità locali si sentono seriamente minacciate dalla costruzione di una miriade di centrali a biomasse e a biogas, realizzate a spese dei cittadini, che di “bio” non hanno assolutamente nulla.
A spese dei cittadini sia perché chi costruisce o vorrebbe realizzare tali impianti gode dei finanziamenti che arrivano direttamente dalla bolletta elettrica per il sostegno delle energie alternative, sia perché essi non portano alcun tipo di beneficio per la popolazione rappresentando, anzi, un grave rischio per la salute.
La produzione di energia elettrica non avverrebbe, infatti, utilizzando risorse disponibili nelle nostre terre (la “filiera corta”) ma utilizzerebbe combustibili di origine incerta sviluppando emissioni fortemente inquinanti.
La costruzione delle centrali a biomasse in Provincia di Macerata non trova alcun genere di giustificazione se non la volontà di pochi di speculare sulla pelle dei cittadini.
La cosa più allarmante è che molte di queste centrali autorizzate dichiarano di avere una “dimensione” inferiore al Megawatt pur con una potenzialità decisamente maggiore: un escamotage, questo, che consente al costruttore di sottrarsi a tutta una serie di adempimenti e di obblighi.
Ed ecco che così facendo chiunque può costruirsi una centrale in grado di sviluppare giorno e notte polveri ultrafini che non si fermano alle prime vie aeree ma scendono molto in profondità, direttamente a livello polmonare, diossine, ossidi dannosi ed altre sostanze gravemente dannose per la salute. Il particolato più fine viene trasportato dal vento per chilometri e, potenzialmente, è in grado di interessare località e Comuni anche piuttosto distanti l’uno dall’altro.
È quindi indispensabile esortare coloro che amministrano la cosa pubblica (Regione, Provincia e Comuni) a bloccare sul nascere la costruzione di centrali che non portano alcun vantaggio, neppure in termini occupazionali, che sono realizzate esclusivamente a mero titolo speculativo e che rappresentano un grave pericolo per la salute dei cittadini.
Va richiesto un tempestivo intervento di Comuni, Provincia e Regione affinché il business delle biomasse venga correttamente pianificato e non sia lasciato nelle mani di chi guarda esclusivamente al profitto personale.
Al primo posto deve esservi in ogni caso la salute del cittadino. Nel frattempo è indispensabile agire con la massima prudenza negando l’autorizzazione alla costruzione di qualunque centrale a biomasse.
In gioco c’è il futuro nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Ottimo articolo, che coglie in pieno il problema legato alle centrali a biogas.
Per maggiori informazioni sulla centrale a biogas di Petriolo visitate il sito
http://noallecentrali.blogspot.it
Quoto enossam
Bisogna precisare che gli atteggiamenti dei funzionari della Regione Marche in questi contesti sono assolutamente censurabili e deprecabili. Costoro, grazie alle protezioni politiche di cui godono, affrontano con saccenza, arroganza e spesso con estrema ignoranza in materie le procedure autorizzative per queste centrali, senza entrare nel merito dei progetti, senza effettuare una analisi e valutazione delle criticità in essi presenti e soprattutto intervenendo in maniera illegale distrorcendo spesso le posizioni degli enti intervenuti (vedi il caso della centrale a biogas di Castelbellino) e addirittura rifiutandosi di mettere a verbale i pareri delle amministrazioni intervenute. Chi sono costoro per poter giudicare e decidere della salute dei cittadini, della tutela del territorio? Che senso ha portare avanti la pagliacciata delle conferenze dei servizi se tanto è scritto che queste centrali a biogas devono essere tutte approvate indipendentemente dai progetti e dai soggetti proponenti? Perchè questi funzionari devono esporre la regione ad una conflittualità così esasperata con i cittadini quando il compito di questi personaggi è quello di tutelare gli interessi dei contribuenti e non quello dei loro protettori politici? Tutto questo è stato fatto in questo ultimo periodo con la compiacenza della politica. Ora qualcuno sta alzando la testa, ma sono francamente poche persone.
Per la conferenza dei servizi di martedì, dove il risultato è scontato ovvero l’approvazione della centrale a biogas di Petriolo, il comitato ed i cittadini di Petriolo chiedono la partecipazione dei consiglieri regionali, in modo che si possano rendere conto delle procedure ridicole di valutazione di queste centrali, e di come i pareri degli enti preposti al controllo sanitario, ambientale, territoriale siano sempre sminuiti senza essere presi in considerazione. E’ ora di farla finita con questa farsa!!!
Credo sia il caso di approfondire la questione dell’impatto ambientale delle centrali a biogas prima di riempire il web di frescacce più o meno grosse.Bisogna pensare un modo equilibrato di produrre energia ,senza ucciderci da soli,dal momento che con il gran caldo abbiamo fatto largo uso un po’ tutti dei condizionatori e via discorrendo….
C’è un errore di fondo nello sviluppo delle energie alternative. Non si può sottrarre terra all’agricoltura destinata all’alimentazione, così si falsa il mercato dei prodotti agricoli. L’utilizzo deve essere limitato agli scarti agricoli ed alla coltivazione dei boschi.
sono d’accordo con l’avvocato Bommarito e mi complimento per questa sua ennesima indagine giornalistica.
Ciò che mi preoccupa è che in questo paese anche quando si fanno leggi condivise e con finalità oggettivamente utili (produzione di energia pulita tramite trattamento rifiuti e scarti organici), emergono poi distorsioni e conseguenze negative per l’intera comunità. Un po’ come accaduto per i pannelli fotovoltaici, che hanno invaso le nostre splendide colline, adesso le centrali a biogas si sono convertite in un business che addirittura cementifica e inquina, di fatto vanificando i buoni propositi del legislatore.
C’è però un punto in cui mi dissocio da Lei, avvocato: ovvero quando afferma che anche le province dovrebbero adoperarsi per contrastare queste derive.
Io sono molto scettico su ciò: non sono state anche le province ad attivarsi lentamente e in ritardo per questo problema? non sono state anche le province a far sì che il fotovoltaico invadesse il territorio in modo selvaggio? io sinceramente ho speranza solo nei cittadini e nella democrazia dl basso, non mi fido quasi più dei politici, anche se di livello locale e quindi più vicini al territorio.
Spero ovviamente di essere smentito , ma vista anche la derivache il fenomeno sta prendendo in altre province come a Fermo, resto molto scettico.
Avete guardato ultimamente un contenitore di spazzatura inifferenziata? Quanto di quello che c’è, sarebbe potuto essere riutilizzato se opportunamente separato? Allora vuol dire che preferiamo che ci pensino gli altri piuttossto che noi…
Sempre le solite storie all’italiana. Negli USA che sono abituati a fare cose GRANDI, stanno risolvendo queste cose, con sistemi di piccole dimensioni anche a livello famigliare, che necessitano di minori controlli, impediscono grossi giri di soldi (verifiche antimafia, il controllo che ci costa si chiama così?) e permettono una loro privatizzazzione (con guadagno del privato) in base alle necessità, non prevedono un prelievo di raccolta (creazione di un consorzio che chissa come mai invece di guadagnare e ditribuire in riduzioni delle tasse rimane sempre in perdita) insomma con un sacco di spese in meno che non sarebbero necessarie…Possibile pensare al “bene comune” in questo modo anche in Italia invece che sperperare un sacco di soldi per poi aspettare il prossimo giro?
guardate un pò qui non mi sembrano malvagi idee, molti problemi sono già risolvibili senza bisogno di mettere su consorzi semi-fallimentari basta darci piccoli strumenti
http://gogreen.virgilio.it/b2b/news/scarti-caffe-diventano-biogas-grazie-casupole-forma-mucca_7071.htmllospiritodeltempo.wordpress.com/2012/08/14/una-nuova-fonte-di-energia-dalle-acque-reflue/
http://www.genitronsviluppo.com/2012/08/09/fertilizzante-acque-reflue/
youtube.com/watch?v=a7Bs7tqBZ08
http://www.greenstyle.it/il-wc-che-trasforma-gli-escrementi-in-energia-e-fertilizzanti-10520.html
“pensare in piccolo, spesso è meglio”
ah dimenticavo… il mondo va avanti è l’Italia che è ferma, a proposito avete visto qualcosa tra le nuove proposte del governo che aiuta il “reciclo” a me non pare, peccato… sarebbe un lavoro che si rimette in piedi da solo altro che spendere per fare discariche… in europa il reciclo sta contribuendo sempre più ad aumentare il Pil in Italia lo abbassa perche ad oggi sono solo spese di smaltimento…. non c’è da vergognarsi? Almeno un pò…
Complimenti avvocato, ottimo articolo che evidenzia benissimo l’inettitudine ed il degrado a cui è giunta la classe politica. Come può chiamarsi “giunta regionale di sinistra” una giunta che esprime un presidente di confindustria!!?? La provincia?? Ma quale…dov’è?? E dove era quando sempre gli stessi speculatori tappezzavano le nostre colline di pannelli fotovoltaici? E’giunta l’ora di dare una svolta a questa democrazia malata, e la spinta, come sempre, deve partire dal basso.
Le centrali a biomassa devono per forza essere a filiera corta e alimentate con residui naturali locali (come in Alto Adige). No come il progetto di Civitanova, che prevede l’importazione dal sud-est asiatico di olio di palma, implicando un viaggio aereo e camions per il trasporto fino alla centrale, tutti i giorni. Allora a conti fatti, questo progetto come gli altri, è a energia pulita o è un ulteriore contributo all’inquinamento di CO2? I nostri politici lo sanno benissino, è semplice, chiaro e lampante….anche per un bambino. La carta vincente è il modello tedesco, che autorizza impianti a biomassa per aziende agricole che lo richiedano, pannelli fotovoltaici sui tetti, collegati in rete. Così facendo, non inquinano, non consumano suolo ai danni dell’agricoltura, non creano nuove lobbies dell’energia, non distruggono il paesaggio e non da ultimo, non giocano con la pelle dei propri cittadini.
Le istituzioni non si muoveranno mai (per i motivi di cui sopra), meno che mai la Regione, che ci ha consegnato nelle mani degli speculatori. Quindi la battaglia deve per forza di cose partire dal basso, percorrendo tutte le vie legali fino alla Suprema Corte Europea, se occorrerà. Fondamentale sarà trovare un denominatore comune per avere più forza, ciòè riunire in un unico comitato i cittadini dell’intera regione, per rendere finalmente la nostra bellissima terra “FREE BIOMASSE”, NONOSTANTE LA NOSTRA CLASSE POLITICA. Io sono pronto.
Condivido. Grazie avvocato per questi importanti spunti di riflessione che tutti dovrebbero leggere
fatto sta che le bollette crescono ogni mese…………………e per paga le bollette tanti magnano la………
A Loro Piceno sono iniziati i lavori per la costruzione della centrale a biogas. Nonostante i lavori non ultimati stanotte i carabinieri hanno fermato e sequestrato un camion proveniente da Teramo che stava scaricando del mais all’interno dell’impianto in costruzione, questo nonostante non ci sia ancora l’agibilità dell’impianto e della strada di collegamento. COnsiderate che nel progetto si parla di prodotti agricoli a filiera corta! Teramo non mi sembra dietro l’angolo!!! Questo è l’esempio lampante di come dietro a queste centrali ci siano solo speculatori assetati ed avidi di denaro, sempre sulle spalle dei cittadini spesso ignari! Cosa altro dobbiamo aspettarci? Perchè chi deve controllare non controlla (vedi regione, provincia, ASUR, ARPAM) e ci si affida solo all’attività vigilante dei comitati spontanei?
Per avere un idea di cosa vuol dire raccolta differenziata ecc… ecc…. bisognerebbe fare una visita al Centro Riciclo Vedelago .
Oppure leggere tutto quanto è stato fatto in tante realtà con particolare riferimento all’esperienza portata avanti a Capannori .
Sono molti i Comuni che hanno fatto cose interessanti ma quella di Capannori è esemplare .
E’ aumentata la raccolta differenziata , sono diminuiti i costi delle tariffe , è aumentata l’occupazione di molte unità , è migliorato il servizio .
Ci sono dei video che aiutano a capire più di tante parole .
I video sull’esperienza di ” VEDELAGO” dovrebbero essere “OBBLIGATORI” in tutte le SCUOLE DEL REGNO .
La speranza è sempre l’ultima a morire .
In questo momento SPERANZA stà molto male !!!
Innanzitutto complimenti per il primo articolo serio che parla del fenomeno delle centrali a biogas e biomassa che stanno sorgendo come funghi nel nostro territorio per le speculazioni di pochi individui e il disagio di molte persone!
Vorrei integrare questa lista con il progetto autorizzato dalla Regione che vedrebbe sorgere un’altra bella centrale nel comune di Cingoli, precisamente a Botontano!
Dopo le cave, dopo i pannelli solari sparsi per tutta la collina, dopo l’apertura, forse, della discarica di Cingoli, un’altra “bella” idea per rovinare quella zona stupenda!
Purtroppo in tutta questa situazione, a livello provinciale,noto che il minimo comun denominatore è l’assenza totale delle autorità e i cittadini devono affrontare il più delle volte da soli queste problematiche, buttando via tempo e denaro per proteggere la proprià salute, il proprio benessere e la propria casa (dalla svalutazione che ne subirebbe…)!
P.S. nella zona di Botontano è già presente un comitato di cittadini che si occupa sia della problematica della discarica sia della centrale e faremo tutto il possibile per evitare un ennesimo sgarbo al nostro territorio, uno sgarbo che ci costerebbe 20 anni di salute.
viva l’italia.
Per Luca Sparapani
Quanto avvenuto questa notte a Loro Piceno evidenzia in maniera esemplare la biotruffa legalizzata che si sta portando avanti sulla pelle dei cittadini.
In pratica, come è sempre più evidente, la nostra classe politica regionale sta consentendo ad uno o più gruppi industriali che nulla hanno a che vedere con l’agricoltura di portare avanti una enorme speculazione remunerata con soldi pubblici (cioè di tutti noi, della collettività), arrecando al contempo danni gravissimi all’agricoltura (quella vera, che punta a coltivazioni finalizzate a produrre cibo), all’ambiente, alla salute dei cittadini, alla vivibilità quotidiana. E’ una situazione assurda e inaccettabile, tanto più se pensiamo che questi impianti vengono per legge considerati di pubblica utilità e possono pertanto motivare anche i decreti di esproprio.
Se non si bloccherà a livello nazionale e locale la costruzione della miriade di centrali a biogas che i potentati economici ci stanno imponendo, grazie alla complicità di una classe politica miope ed asservita, il prossimo passo sarà quello di consentire di smaltire negli impianti a biogas anche i rifiuti. Il che significherà che migliaia di camion, incontrollati ed incontrollabili, gireranno per tutta Italia, portando rifiuti tossici e speciali nei vari “digestori”. Al Sud la criminalità organizzata si è già buttata in questo ricchissimo business, che sta diventando ancora più conveniente per la possibilità di smaltire rifiuti di ogni tipo (già ora, tanto chi controlla? e chi potrebbe controllare migliaia di camion?).
No alla BIOTRUFFA a vantaggio di pochi e a danno di tutti.
Questa regione è veramente arrogante. Ma questo Petrini e quelli come lui quali interessi difendono per mettersi continuamente contro i cittadini che li hanno votati ? Sarà per questo che vogliono così tanto eliminare le provincie ? Così finalmente potranno autorizzare tutti gli impianti che vogliono senza tanti ostacoli.
Basterebbe emendare a livello regionale la legge o le regole attuali, e per le autorizzazioni già concesse fare una autentica battaglia di ricorsi per bloccare la costruzione di questi mostri.
PROPORREI ALL’AVVOCATO BOMMARITO DI FARSI PROMOTORE DI UN COORDINAMENTO REGIONALE “ANTI CENTRALI A BIOMASSE” portando all’attenzione dei media nazionali, quello che stà avvenendo sul nostro territorio ed al tempo stesso far vedere all’arroganza della politica, che il popolo bue si stà svegliando, promuovendo tutte le azioni legali possibili ed attivando tutti gli organismi di controllo della salute pubblica. Parlarne e portare alla ribalta della pubblica opinione il problema, potrà servire a costringere i nostri politici a dare pubblicamente delle spiegazioni sul loro operato, ed agli speculatori di smetterla di praticare i pubblici uffici, dove spuntano alla chetichella ed in modo subdolo, le loro richieste di autorizzazione. RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO TERRITORIO!!!
Vi vorrei informare che ai tanti impianti di biogas già autorizzati in Provincia di Macerata va aggiunto anche quello che intende costruire (dove ???) il Consorzio COSMARI utilizzando i rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata.
Vedi pag. 38 del Bilancio Previsione 2012:
http://www.cosmari.sinp.net/download/consorzio/delibere/PREVENTIVO%202012.pdf
“B) Opere previste
Digestione anaerobica.
Sulla base di quanto sopra, particolarmente importante si presenta la digestione anaerobica della frazione organica, che rappresenta l’anello di congiunzione con il futuro impiantistico del COSMARI, che privilegia il recupero di materiali, tramite la RD spinta, e il polo energetico dal residuo.
A tal fine è stato già redatto uno studio di prefattibilità da parte dei una società specializzata, per cui si sono individuati una serie di parametri.
L’indirizzo prevalente è verso un impianto modulare, in grado di trattare in processi distinti sia la FORSU che la FOS. L’impianto anaerobico si inserirà a monte dell’impianto di compostaggio già in essere, per cui si otterrebbe il duplice risultato di un utilizzo pieno della tecnologia e della linea esistente e un notevole effetto di riduzione degli impatti sul territorio soprattutto di tipo odorigeno a causa della sola fase oggi attiva di compostaggio aerobico;
Attualmente si è nella fase di progettazione definitiva, per cui ormai il progetto è pronto per essere effettivamente dimensionato.
Le quantità attese alla base del progetto di digestione anaerobica sono le seguenti:
FORSU 50.000 ton/a
FOS 10.000 ton/a
Verde 4.500 ton/a
Per tale iniziativa si prevede l’attivazione di forme di investimento finanziario innovative possibili, tipo project financing. Per procedere alle ulteriori fasi di progettazione e per attuare le successive procedure di finanziamento del progetto, il CdA è delegato con la forma più ampia a procedere con propri atti.”
Caro avv. Bommarito ,a Lei i cittadini dovrebbero cominciare a pensare di fare un monumento , ma forse Le farebbe molto più piacere vedere coscienze risvegliate dal torpore di una indifferenza che sfiora il menefreghismo che ha permesso nel tempo alla nostra collettività di subire danni ambientali e morali enormi .La politica dopo aver toppato alla grande con il fotovoltaico a terra , ci ricasca con gli impianti a biomasse. Era assolutamente naturale che finito di spolpare l’osso del fotovoltaico gli appetiti si rivolgessero altrove ,purtroppo nessuno ha avuto la lungimiranza di prevederlo ( o non ha voluto ? )
Nella zona di S. Rocciano di Corridonia dove sono iniziati i lavori per un nuovo impianto a biomasse in poco tempo sono sorti un impianto fotovoltaico enorme , due stazioni di rifornimento a servizio della super strada un impianto a biomasse all’interno di una grande stalla e anche il ripristino dell’antico vallato di S.Claudio per uso idroelettrico che ha comportato l’abbattimento di numerose querce.Chiaramente tutto in regola certo … ma quali danni si produrrà sul territorio e quali opere e interventi di compensazione sono stati previsti per chi vive in quella zona?.Si tratta il territorio come un bene privato , da utilizzare a proprio piacimento ma ritengo che stravolgimenti come quelli subiti in questi anni dalle nostre campagne riguardino tutta la comunità e vanno oltre il diritto di proprietà.I cittadini in comitati tentano di limitare i danni in qualche caso appoggiati dalle amministrazioni locali , ma anche i sindaci dei comini limitrofi dove saranno ubicati i nuovi impianti, dovrebbero far sentire la loro voce .Per quanto riguarda l’impianto di S.Rocciano di Corridonia la comunità che ne sarà maggiormente interessata sarà Trodica di Morrovalle ma non una voce si è levata dall’aministrazione di Morrovalle e anche l’opposisizione sembra non curarsene eppure tutti ne sono al corrente da tempo e gli abitanti di Trodica che ne pensano ?
Ho abitato per anni a Sforzacosta e subito per decenni il disagio provocato dall’impianto del Cosmari che nel disinteresse generale ha condizionato la vita a tanti cittadini e operatori economici, costringendoli a tapparsi in casa anche nelle sere d’estate, declassando il valore dei loro immobili , facendo fuggire schifati i clienti dai ristoranti della zona, succederà anche a Trodica ? Mi auguro di no ma il rischio che quella del Chienti partendo da Tolentino fino a Civitanova diventi la valle delle puzze è sempre più una realtà.
E’ tutto inutile… Eletti democraticamente, i nostri consiglieri regionali sono diventati un’oligarchia dittatoriale.
Fanno ciò che vogliono. O, meglio, fanno gli interessi dei grossi clienti e, magari, a colpi di bustarelle, o bustone. Quando gli eletti della democrazia rimangono indifferenti di fronte alla distruzione dell’ambiente e dei beni individuali, alla vivibilità ed alla protesta, che è costretta a materializzarsi in comitati di lotta, vuol dire che la democrazia è morta.
Quando sostengo che occorre eliminare le Regioni dico una cosa fondata: il problema che stiamo discutendo dimostra che le Regioni sono incontrollabili dai cittadini… E perniciose, se del caso.
Se il potere dato alle Regioni venisse dato alle Province, sono convinto che le amministrazioni provinciali, prima di fare una cazzata contro il Popolo, come quella che stanno facendo in Regione, ci penserebbero dieci volte. Non perchè siano migliori dei consiglieri regionali. Ormai quasi l’intera Casta politica, regionale, provinciale e nazionale, è solo merda in decomposizione da spedire – questo sì – in un’apposita centrale a biogas.
I consiglieri provinciali, nonché i funzionari incaricati, potrebbero temere la collera popolare che potrebbe aspettarli in Corso della Repubblica. Allora, “ob metum” (per timore), starebbero a sentire il Popolo, cercando almeno di mediare il più possibile con i grossi interessi in campo.
Si parlava con un gruppo di amici di Corridonia della lotta dei comitati contro il biogas. E’ stata opinione comune che ormai la loro battaglia è persa: grossi interessi ci sono dietro, quattrini hanno probabilmente “oliato” gli ingranaggi… E la MAFIA? Ancora non si è vista? Si vedrà, si vedrà. Dove c’è da fare soldi si materializza. Per ora, abbiamo la MAFIA nostrana.
Uno dei presenti ha detto: “La battaglia che stanno facendo è inutile… Se vogliono ottenere qualcosa dovranno USARE I FORCONI”…
E’ pure la mia opinione: o questa Casta politica viene terrorizzata, aiutandola in tal maniera a cambiare, oppure non cambierà mai, e continuerà a mangiare.
Bravo rapanelli, serve qualcuno che da i schiaffi a i politici! Se organizzi qualcosa contatami!
Sono pienamente daccordo con Rapanelli, più potere alle provincie, le regioni non servono se non a portare avanti interessi scollegati dal territorio e dannosi. La centrale a biomasse di Fermo è stata fermata anche grazie al baluardo della provincia. Ripeto non a caso Petrini in regione parla tanto di adeguamento alla legge per la maxiprovincia e non a caso a livello nazionale si sta parlando di ridurre i parlamentari. così la rappresentanza territoriale sarà ridotta! Basterebbe che prendessero semplicemente meno per avere lo stesso risparmio.
Non sono daccordo con Rapanelli però quando dice che è tutto inutile. La gente deve farsi sentire e dove lo ha fatto in maniera coordinata queste centrale sono state fermate
L’articolo di Bommarito è preciso , informato ed onesto . Sono sostanzialmente d’accordo sui contenuti che propone . Vorrei soltanto che nel suo complesso e anche negli interventi successivi fosse più chiaro (è stato detto ma il rischio è che passi una idea diversa) che qui non si tratta di essere sempre e comunque contro gli impianti di produzione di energia con l’utilizzo di biomasse , ma contro un utilizzo speculativo e pericoloso che può risultare dal perseguimento della sola logica del profitto . Ho avuto modo di visistare un paio di fattorie della nostra zona (non provincia di Macerarata) che utilizzano questo tipi di impianti per recuperare energia dagli scarti della loro produzione zootecnica e delle coltivazioni. si tratta essenzialmente della filiera corta di cui parla Bommarito . Queste esperienze sono senz’altro positive perchè rendono il sistema agricolo molto più efficente (risparmio di energia ) e molto più sostenibile (non si butta via nulla e tutti gli scarti rientrono nel processo quasi a ciclo chiuso) . Questi sviluppi vanno senz’altro appoggiati e sostenuti a scapito degli altri che giustamente come è stato detto non hanno nulla a che fare con l’agricoltura. Inoltre non dimenticherei che questi tecnologie si sono sviluppate negli anni per cercare una alternativa al consumo di combusitbili fossili che come stiamo vedendo stanno provocando danni di scala enormemente maggiore a quella di qualsiasi centrale a bio gas. Anche se magari l’impatto è meno diretto ma chissa per quanto poi. Lo dico perchè l’argomento è molto delicato e bisogna mantenere il giusto equilibrio nel caso che qualcuno possa dire che alla fine è meglio bruciare carbone che biomasse.
Quello che è avvenuto nel caso di LORO PICENO è lo SCANDALO DEGLI SCANDALI: qui non solo non sono state chiamate Arpam ed Asur, ma addirittura si è ignorato il contenuto di due relazioni tecniche redatte da professori universitari nelle quali si rileva, sulla base di un’indagine previsionale, che a causa della configurazione dell’area, addossata ad un crinale, gli inquinanti tendono ad ammassarsi e non a dissolversi, con nocumento per la salute. La relazione, infatti, conclude dicendo che l’area non risulta idonea a collocare una centrale siffatta. E delle criticità le ha sollevate anche la Provincia di Macerata chiedendo approfondimenti che la Regione si è ben guardata di fare. La provincia ha persino aderito alla richiesta del Comune di Loro Piceno di riaprire il procedimento in autotutela. La Regione non ha risposto nulla!!!!
Ora ci chiediamo cosa aspetta la Provincia a costituirsi nel procedimento per ribadire il suo ruolo!!!!
Che ci va a fare in conferenza di servizi, se poi quello che dice non conta nulla???!!! Se questo è il modo di procedere, tanto vale che non sprecate i soldi pubblici… E poi ci si chiede se la “Provincia è una poltrona”!!!????? Un po’ di schiena Cristo Santo!!!!!!
Quindi se ho capito bene il problema non è la centrale a biomasse ma il modo in cui la si costruisce (dimensioni) e come la si alimenta(prodotti vergini e non rifiuti).
Ma i costi sono così alti da consentire solo a chi possiede già i mezzi (vedi Corridomnia, a proposito avvocato, non ci sono novità)di realizzare questi impianti. In agricoltura i margini sono piccoli, quando ci sono, e come è ben noto le banche non concedono credito, tanto meno per queste cose, pertanto e difficile che un agricoltore diventi grande produttore di energia, semmai gli rimarrebbe alla fine dell’anno qualche migliaio di euro da spendere sul territorio (utile alla ripresa) . Quindi non sarebbe il caso di far costruire solo piccoli impianti e diffusi sul territorio im modo che la ricchezza prodotta rimanga sul territorio? Ma con rendimenti così alti, perche i comuni (loro si con accesso al credito bancario) non costruiscono loro stessi impianti per produrre energie alternative. Potrebbero così disporre di qualche entrata (consistente) che consentirebbe loro di rinunciare a cementificare il territorio agricolo (quello si perso per sempre) inseguendo oneri di urbanizzazione.
Ripeto un commento già fatto ad un altro articolo: nucleare no, carbone no, gasolio no,turbogas no, fotovoltaico no, eolico no, biomasse no, con cosa accenderemo il computer per i nostri commenti sul web?
fatta la legge gabbatu lu santu. in italia alle buone intenzioni facciamo sempre seguire cattive esecuzioni.
ci mancherebbe pure che qualcuno ce l’avesse con le energie alternative!
eppure noi iusciamo ad interpretare le leggi e ad applicarle in modo tale da far diventare odiosa una cosa sacrosanta.
il fotovoltaico? ci voleva tanto a capire che non doveva andare ad occupare aree agricole irrigue, pianeggianti e con problemi di impatto ambientale?
le centrali a biomasse. tutti sanno come dovrebbero fiunzionare e dove dovrebbero essere collocate, ma facendo lo slalom tra le pieghe delle leggi, favoriti da politici politicanti, purtroppo eletti proprio da noi, si vanno a collocare dove non dovrebbero.
è tutto vero quello che dice bommarito, ma spero che non venga frainteso, come ha già detto qualche altro commentatore. non dobbiamo essere contro le energie alternative, ma contro chi fa leggi sbagliate, chi le interpreta a proprio piacimento e chi le fa applicare favorendo più la speculazione che il bene della comunità.
secondo me non servono i bastoni e non serve non andare a votare, serve invece partecipare di più alla vita sociale. ma prima e non solo al momento del voto e guardare in faccia le persone che si voterà.
Credo si faccia un pò di confusione tra centrali a biogas e centrali a biomasse…
Mi trova, Avv. Bommarito, pienamente concorde con quanto esposto senza ambiguità nel suo articolo. Sono la figlia del Prof. Tamburri e abito spesso nella casa da lui ereditata a Petriolo, suo paese natale e amato ( quanto soffrirebbe, se ancora vivesse, per questo paventato scempio etico e ambientale! ). La ringrazio di aver puntualizzato così bene l’ iter della questione e le gravi inadempienze della Regione, a favore di interessi esclusivamente privati. Molto interessante questo disatteso PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, che dovrebbe essere invece il perno, la garanzia, la pietra angolare di ogni progetto sull’energia ( pietra scartata fin dai tempi biblici, a dimostrare che la parte oscura dell’uomo ha da sempre imperversato ). La soluzione del problema energetico dovrebbe essere affidata a piani fatti, regionalmente e secondo le particolarità del territorio, da persone oneste e competenti e con lo scopo prevalente del benessere pubblico, non mandata allo sbaraglio nei tentacoli della speculazione privata ( come è successo con i pannelli fotovoltaici ). Come al solito e soprattutto in questa Italia tanto impoverita materialmente, culturalmente, moralmente, ambientalmente, spiritualmente da FAR PIANGERE IL CUORE a chi ha vissuto le speranze del dopoguerra e degli Anni Sessanta, si è partiti da una idea buona per immediatamente manipolarla pro speculazioni di piccoli e grandi privati, cosa estremamente facile in un paese gestito per lo più da persone irresponsabili, impreparate, indifferenti al bene pubblico e prigioniere delle loro ragnatele di inciuci. Ieri sera a “L’ infedele” si sono accusati di fare ANTIPOLITICA tanti gruppi di recente formazione. Ma possiamo definire POLITICA nel suo vero e onorevole significato quella dei partiti al potere e all’opposizione da qualche decennio in qua? Torniamo alla questione centrali, così antidemocraticamente condotta.
Vorrei aggiungere alle informazioni del suo articolo che:
una centrale sorgerebbe ai confini della Riserva Naturale della Abbadia di Fiastra (che dovrebbe essere PROTETTA);
non essendoci localmente materiale sufficiente per le due centrali, la maggior parte potrebbe arrivare da zone contaminate o portare virus, batteri o altro nocivi per il nostro ambiente né in questa Italia possiamo contare su efficaci controlli (troppi disastri e troppa mafia a tutti i livelli ce lo insegnano);
Action Aid e tante altre associazioni umanitarie e ambientalistiche stanno denunciando quanti enormi danni a livello mondiale, e soprattutto ovviamente nelle zone più povere e soggette a governi corrotti, stanno facendo le multinazionali che si sono appropriate del business delle bio-centrali con deforestazioni, espropriazioni di terreni agricoli ecc…;
infine ieri pomeriggio mi hanno informato che c’è stata la PRIMA VITTIMA, una QUERCIA tagliata ( mentre si protestava ad Ancona!) guarda caso dove dovrebbero passare i camion per rifornire una centrale. Ciò a dimostrare quanto ci sia poco di “bio” in questi progetti e quanto invece di ignoranza, avidità e spudoratezza: l’incubo di questa anomala estate avrebbe dovuto insegnare, anche a cervelli non particolarmente evoluti, quanto la nostra vita e la nostra salute dipendano dagli ALBERI, creature inermi, senza voce e difesa, ma senza cui non esisteremmo ( le querce non erano protette? Domanda futile: in Italia si protegge o no secondo criteri e variabilità del Mercato, non di una sana e onesta politica ambientalistica). Unica consolazione: l’Amministrazione locale e il Comitato contro le centrali dovrebbero aver fatto partire già la denuncia.