Sono 43mila i controlli effettuati in provincia per far rispettare il decreto “Io resto a casa”. Di questi 22.281 riguardano persone che sono state trovate in giro, e 19.688 attività economiche. Un dato emerso nel corso della videoconferenza che si è svolta questo pomeriggio in prefettura a cui hanno partecipato, il prefetto e rappresentanti di Camera di commercio Marche, associazioni di categoria e sindacati. Lo scopo era fare il punto sull’attuazione del decreto dello scorso 20 marzo. Nel corso della riunione si è parlato di imprese produttive e il prefetto ha anche chiarito che c’è massima attenzione nelle attività della ricostruzione sul rischio di infiltrazioni mafiose, criminalità che potrebbe tentare di approfittare dell’attuale situazione di emergenza.
Nel Maceratese sono oltre 24mila le aziende che, rientrando in una delle fattispecie previste, possono proseguire regolarmente la propria attività lavorativa. La prefettura di Macerata sulla questione ha già ricevuto poco più di 300 comunicazioni da parte di imprese che dichiarano di svolgere attività che sono previste dal decreto. Numerosissimi sono stati i quesiti concernenti l’esatta applicazione della nuova normativa. Con l’obiettivo di favorire una trattazione veloce delle domande, è stato istituto un gruppo di lavoro interno, che si avvale del più ampio bagaglio di competenze e informazioni possedute dalla Camera di Commercio e dell’attività di controllo svolta dalla Guardia di Finanza che è direttamente coinvolto nel puntuale esame delle comunicazioni. Nella maggior parte dei casi, le comunicazioni sono state ritenute documentate e motivate. Nei casi dubbi sono stati chiesti chiarimenti e integrazioni o disposti mirati controlli.
«Devo dare atto – ha sottolineato il prefetto – della grande serietà e del senso di responsabilità delle aziende della provincia che emergono dalle istruttorie finora svolte: nessuna richiesta è risultata essere in contrasto con le disposizioni governative. La maggioranza delle dichiarazioni è congrua con le attività ammissibili, svolte e soprattutto legate alle filiere dell’agroalimentare, del commercio e dei trasporti». La Prefettura sta producendo un grande sforzo per vagliare in tempi eccezionalmente compressi tutte le comunicazioni e per fornire rapidamente un riscontro. In ragione del significativo numero delle “comunicazioni” già pervenute, non poche delle quali inevitabilmente da integrare secondo le indicazioni contenute negli appositi moduli, si è ritenuto di fornire ulteriori chiarimenti predisponendo un vademecum utile alle imprese. Il gruppo di lavoro valuta con la massima attenzione le dichiarazioni, al fine di garantire l’imprescindibile esigenza di salvaguardia della salute pubblica e della continuità dei processi produttivi, ma anche della garanzia dei livelli occupazionali e delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Nel corso della riunione il direttore di Confindustria ha assicurato l’impegno dell’associazione a supportare le aziende nell’attivazione degli ammortizzatori sociali messi in campo per affrontare l’emergenza sanitaria da Covid-19 chiedendo, poi, una corsia privilegiata per gli investimenti nell’area del cratere. Durante la videoconferenza il rappresentante della Coldiretti ha chiesto chiarimenti in merito all’attività di produzione, trasporto, commercializzazione e consegna di prodotti agricoli e alimentari. Le organizzazioni sindacali hanno ribadito la necessità di monitorare in modo stringente le attività nei settori essenziali, al fine di tutelare al massimo la salute dei lavoratori, e hanno garantito la disponibilità a collaborare indicando le situazioni di mancata applicazione del protocollo di salute e sicurezza sottoscritto lo scorso 14 marzo. «Un altro tema particolarmente importante, sul quale è già in atto, per le attività collegate alla ricostruzione, un confronto costante con le parti sociali e con gli Istituti di credito – ha aggiunto il prefetto – è quello delle possibili infiltrazioni. Nelle pieghe delle difficoltà economiche delle aziende del territorio, causate dalla situazione emergenziale per il contagio Covid-19 potrebbe tentare di infiltrarsi la criminalità organizzata di stampo mafioso per incrementare illegalmente i propri profitti. In questa direzione è stata già chiesta la massima attenzione ai vertici della Questura, del comando provinciale dei carabinieri e del comando provinciale della Guardia di finanza. Ma possono rivelarsi estremamente preziosi anche i contributi informativi delle associazioni delle categorie produttive e delle organizzazioni sindacali. Un contributo che può essere determinante al fine di intercettare precocemente le tendenze evolutive dei fenomeni criminali di tipo mafioso nella fase emergenziale e post-emergenziale, proprio in considerazione della capillarità e della capacità diffusiva che loro posseggono».
(redazione CM)
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Troppa gente in giro…
Nell’attuale situazione le mafie si stanno buttando (e sempre più ciò avverrà) sul riciclaggio.
La prostituzione, sia su strada che a domicilio, è sostanzialmente ferma. Il racket delle estorsioni altrettanto, con i negozi chiusi, così come i bar, i ristoranti le discoteche. La droga non va mai in ferie e ancora gira, ma i pusher incontrano difficoltà crescenti a causa del divieto di uscire che riguarda sia loro stessi che i potenziali clienti.
Però quanto sta avvenendo a livello economico, produttivo e sociale apre campi sconfinati all’usura e, appunto, al riciclaggio, sia sotto forma di prestiti in contanti a privati ed imprenditori che si trovano in condizioni di estremo bisogno che sotto forma di acquisto a quattro soldi di aziende della ristorazione, anche bar e gelaterie, ed anche di aziende del settore calzaturiero ed edile.
Questa tendenza era già in atto nella nostra zona anche prima del coronavirus, nei prossimi mesi diventerà sempre più palese e gravida di conseguenze sull’economia legale.
La capacità diffusiva dei gruppi illegali è probabilmente un modo elegante per indicare la loro capacità corruttiva.