Iommi: «Cento milioni per l’intervalliva,
Macerata è in fermento
dopo i 10 anni di rancore caranciniano»

L'ASSESSORE all'Urbanistica sottolinea la portata storica della realizzazione dell'arteria di collegamento ed invita il centrodestra a non cadere negli errori fatti nell'ultimo ventennio dal centrosinistra e, in particolare dall'amministrazione dell'ex sindaco: «La città deve saper cogliere l’opportunità offerta dalla filiera politica dei centrodestra, e non può più rischiare di rimanere ancora una città a bassa vitalità collettiva»

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L’intero tracciato dell’intervalliva di Macerata

di Luca Patrassi

La recentissima approvazione del finanziamento da parte del Cipess, il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, per 83,4 milioni, sommato all’altrettanto recente stanziamento nel bilancio regionale di previsione per 25 milioni, tutti destinati alla realizzazione dell’intervalliva di Macerata, riapre uno scenario sulle concrete aspettative di rilancio del capoluogo e delle medie valli del Chienti e del Potenza che, di fatto, sembrava diventato un esercizio di retorica.

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L’assessore Silvano Iommi

L’architetto Silvano Iommi, assessore all’Urbanistica del Comune, è uno storico osservatore del territorio e dei suoi piani di trasformazione. Raccogliete ora i fondi, ma la progettualità di partenza è un po’ datata, non trova?
«Certamente – osserva Iommi – un grande merito va alla “Quadrilatero di penetrazione spa”, un progetto ambizioso degli anni ’90 nato da una idea dell’allora ministro Mario Baldassarri in collaborazione con l’allora direttore di Assoindustria Ermanno Pupo (ambedue maceratesi), ma la forte accelerazione impressa alla conclusione delle complesse procedure burocratiche è certamente merito della efficace sinergia della filiera politica odierna tra Comune-Provincia-Regione e Governo nazionale. Tuttavia, questa antica sinergia oggi ritrovata non deve farci dimenticare come la città, scontando anche uno storico basso livello di efficienza infrastrutturale e dopo una lunga ed estenuante serie di crisi locali e globali, non sia riuscita nell’ultimo ventennio a reagire con la dovuta vitalità alle sfide del momento e del futuro prossimo venturo».

Parla di mancanza di vitalità nell’ultimo ventennio, si riferisce alla guida politica?
«L’ininterrotta continuità pluridecennale della filiera del centrosinistra a tutti i livelli ha sostanzialmente trasformato una naturale venatura di appagamento (De Rita), conseguente ad un grande sviluppo ereditato dal passato, in una profonda stanchezza transgenerazionale che ha scoraggiato la voglia di ampi settori giovanili e dell’imprenditoria a rimettersi in gioco su nuove sfide e nuovi traguardi. Una stanchezza che ha finito per generare quello che i sociologi chiamano rancore antropologico figlio di ciò che non è stato, con conseguenze significative sia sul piano degli orientamenti politici che dei comportamenti elettorali».

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L’intervalliva divisa nei due lotti

Rancore antropologico, quindi prescinde da chi ha governato Macerata negli ultimi tempi?
«Non appare casuale se a Macerata, l’ultimo decennio (2010-2020) viene comunemente derubricato nell’immaginario collettivo come il decennio del “rancore caranciniano”; un rancore locale che, allineato con quello nazionale, ha contribuito all’affermazione del centrodestra ma che, allo stesso tempo deve costituire anche un monito per la medesima coalizione. Ecco che allora una riflessione anche su questo credo sia utile, così come sarebbe utile un focus sul come far rifluire nel corpo della città quella vitale chimica di protagonismo, ritrovando la determinazione a voler crescere respingendo l’ideologia della decrescita. Poter oggi affermare con ragionevole certezza che entro il 2023 inizieranno i lavori di costruzione della più importante opera infrastrutturale cittadina dal secondo dopoguerra, in grado di incidere direttamente sulla modernizzazione dell’armatura urbana e attrattività territoriale della città, è una chiara dimostrazione di buon governo».

Passano i secoli, le strade sono ancora occasione di rilancio di un territorio?
«Macerata, storica e policentrica città dell’Aurea Mediocritas (nel senso oraziano del termine), deve  saper cogliere l’opportunità offerta da questa filiera politica, e non può più rischiare di rimanere ancora una città a bassa vitalità collettiva, dove le spinte dei segmenti tutt’ora vitali non riescono a riequilibrare la sensazione di una staticità complessiva. Dobbiamo inoltre guardare oltre la cronaca e i censimenti di giornata per riconoscere con tutta onestà che Macerata, grazie anche ai consistenti fondi europei del Pnrr e nonostante i tanti nodi da risolvere ereditati dal passato, inizia ad essere percepita come una realtà pienamente inserita dentro quel fenomeno nazionale nuovo che va sotto il nome di “città intermedia in fermento”»

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Il secondo lotto dell’intervalliva

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