Sfruttamento nei cantieri Sae, la Cgil:
«Primo passo di una lunga battaglia»

SISMA - La soddisfazione del sindacato dopo il rinvio a giudizio di due imprenditori. Il segretario provinciale Taddei: «All'inizio ci hanno attaccato dicendo che erano invenzioni. Invece un giudice ha riconosciuto che ci sono gli estremi per andare in giudizio. Ma questo non sarà un caso isolato, in quanto ci sono altri fascicoli aperti»

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di Mauro Giustozzi

«Il rinvio a giudizio di alcuni personaggi coinvolti nella costruzione delle Sae e l’ammissione come parte civile della Fillea Cgil sono il frutto del lavoro svolto in questi quattro anni. Ma questo è solo il primo passo di una battaglia che continueremo a portare avanti e che ci vede in prima linea anche su altre vicende analoghe». Daniel Taddei, segretario provinciale della Cgil, sottolinea con soddisfazione questo primo pronunciamento del Gup del tribunale di Macerata che, a quattro anni dalle prime denunce delle irregolarità nei cantieri post sisma, ha visto il rinvio a giudizio di Vincenzo Romano titolare della ditta Europa srl con sede a Melegnano e Gheorge Carp, titolare di una ditta individuale (leggi l’articolo). La ditta Europa srl faceva parte del Consorzio Gips di Trento che aveva un subappalto del Consorzio Arcale per la fornitura e messa in opera delle Sae. Alla videoconferenza conclusasi pochi minuti fa hanno partecipato anche Massimo De Luca della Fillea Cgil e l’avvocato Bruno Pettinari che patrocina il sindacato ed i lavoratori coinvolti.

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Daniel Taddei

«E’ una prima tappa importante, un riconoscimento del lavoro svolto dalla procura e dalla polizia giudiziaria –ha ribadito Taddei – e anche l’impegno che Cgil e Fillea hanno posto per risalire alle irregolarità che ci sono state negli appalti per la costruzione delle Sae. All’inizio siamo stati attaccati in maniera gravissima con l’accusa che fossero tutte invenzioni: invece adesso, con l’apertura del processo il prossimo 18 giugno, un giudice ha riconosciuto che ci sono gli estremi per dare un giudizio. E voglio ricordare che questo non sarà un caso isolato, in quanto ci sono altri fascicoli aperti tra cui un’ulteriore richiesta di rinvio a giudizio a marzo sempre in merito alle Sae e sempre in riferimento al sub appalto e che vede coinvolti altri lavoratori. La gravità delle accuse che sono state sollevate nei confronti dei soggetti chiamati in causa come intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, omissione di soccorso e violenza privata aprono uno squarcio su come si è operato, sfruttando l’emergenza, nell’immediato post sisma del 2016». Il sindacato è stato inserito come parte civile nel processo che inizierà a giugno, assieme a 4 lavoratori romeni ai quali se ne aggiungeranno sicuramente degli altri di altre nazionalità nel corso dell’iter giudiziario per arrivare a circa una ventina. «Questo che abbiamo denunciato è un danno per i lavoratori ma anche per l’intera collettività – ha detto ancora Taddei -, perché parliamo di un appalto pubblico che ha visto la costruzione di Sae attraverso delle irregolarità o il non rispetto dei contratti. Questo primo step riguarda i cantieri di Visso, Ussita, Pieve Torina e alcuni comuni confinanti. La presenza della Cgil come parte civile ci consentirà di far emergere altre responsabilità, al di là degli imputati, anche più elevate che hanno portato a questa situazione. Va segnalato che purtroppo la giustizia penale è risultata più veloce di quella amministrativa: ci sono ancora 7 lavoratori di Europa srl che ancora devono percepire le loro contribuzioni in quanto c’è un accertamento dell’Ispettorato del lavoro che non si è ancora concluso. Parliamo di lavoratori che si sono esposti ed hanno collaborato con la giustizia per far emergere le irregolarità».

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Massimo De Luca

Massimo De Luca, della Fillea, ha ricordato anche qual è il quadro delle spettanze che attendono i lavoratori e le prospettive da cui il settore edilizio deve ripartire nella ricostruzione post sisma. «Sui 18 lavoratori che avevano denunciato nel 2017 –ha affermato De Luca – le loro situazioni solo per 11 è stato possibile riconoscere e liquidare le giuste retribuzioni in merito al contratto di lavoro. Siamo in attesa per gli altri sette di un monte di 120mila euro tra stipendi, contribuzioni e sanzioni da recuperare dalla ditta Europa srl o comunque risalendo la filiera del sub appalto, arrivare anche alla capofila Arcale come abbiamo già fatto in passato per altri lavoratori. Questi lavoratori hanno avuto il coraggio di denunciare il trattamento che ricevevano in cantiere. Ciò ci ha consentito, come Fillea, di portare alla luce situazioni di gravi irregolarità che ci hanno spinto a lavorare per migliorare le cose attraverso tre strumenti che finalmente stanno trovando applicazione nei cantieri edili marchigiani: e mi riferisco al Durc di congruità obbligatorio, al settimanale di cantiere che partirà a metà febbraio in alcuni cantieri e, grazie al protocollo firmato in prefettura, il budge elettronico per sapere chi entra e con quale contratto nel cantiere. Questi strumenti sono fondamentali per far partire una ricostruzione nel segno della legalità e del rispetto dei contratti. Che non aumenta la burocrazia ma difende il lavoratore e soprattutto le imprese che operano nel rispetto delle norme di fronte alla sleale concorrenza di chi vuole operare nell’illegalità».

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Bruno Pettinari

Dal canto suo l’avvocato Bruno Pettinari ha ricordato il lavoro legale svolto al fianco del sindacato in questi anni. «Gli articoli del codice penale che hanno portato al rinvio al giudizio –ha ribadito Pettinari- sono il 603 bis intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, 593 omissione di soccorso, 610 violenza privata e l’articolo 21 legge 646 dell’82 sub appalto illecito. C’è stato un grande sforzo della Cgil sia economico che di personale tra diretto ed indiretto che supera i 100 mila euro e per i quali verrà chiesto il risarcimento danni. Si è trattato di accertamenti complicati quelli fatti dalle autorità giudiziarie e dallo stesso sindacato in quanto abbiamo constatato una profonda illegalità ed opacità in questa vicenda. Anche il coinvolgimento di manodopera straniera che non sapeva neppure dove lavorava, lo sfruttamento di persone a cui per venire a lavorare in Italia è stata dipinta una realtà che invece è risultata poi tutt’altro non ha aiutato gli accertamenti svolti. Certo è che è difficile individuare quello che può essere un livello superiore di responsabilità che auspichiamo possa emergere nel dibattimento processuale. Questa battaglia della Cgil va anche nella direzione di un danno che subisce lo Stato che mette risorse pubbliche nella ricostruzione ma va pure a tutelare quelle aziende che operano legalmente e che rischiano di andare fuori mercato se hanno dei concorrenti che invece non applicano leggi e norme previste».

 

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