«La causa civile da noi intrapresa è un atto dovuto che ha fondate ragioni di fronte a interlocutori indisponibili che continuano a ledere la reputazione del consorzio per ragioni che sfuggono al buon senso comune ma, forse, sono più comprensibili in chiave politica. La disponibilità del Consorzio per un accordo rimane intatta. Restiamo in attesa di un’interlocuzione sobria ed equilibrata». Questo il commento del consorzio Arcale rispetto alla richiesta di risarcimento di 65 milioni di euro fatta a Regione, Erap e Protezione civile. Arcale, che ha realizzato la maggior parte delle soluzioni abitative d’emergenza per gli sfollati del sisma in provincia, spiega le ragioni della causa civile, al via il 4 giugno nel tribunale di Roma: «Non è una decisione presa a cuor leggero né, da parte dei proponenti, si è mai pensato alla ricerca di un qualsiasi pretesto per sottrarsi alle proprie responsabilità. Responsabilità, va ricordato, che sono state assunte ogni volta senza riserve. Anche quando, come nel più recente caso dei pozzetti installati non ad opera d’arte, il Consorzio si è fatto carico delle responsabilità di altri soggetti. L’immagine del consorzio Arcale ha ricevuto danni notevoli dalle decisioni dei soggetti istituzionali coinvolti nella gestione del post-sisma. La reputazione del consorzio è frutto di una storia di anni, di lavori eseguiti nelle condizioni più difficili e talvolta avverse, ma sempre apprezzati dai committenti, pubblici o privati che fossero. Questa immagine è stata ferita dalle iniziative di soggetti come la Regione Marche, nonostante la disponibilità incondizionata del Consorzio a risolvere le poche problematiche emerse, quasi tutte risolvibili e risolte con soddisfazione degli utenti. Alla nostra proposta di un accordo bonario, la Regione ha replicato scegliendo lei stessa la via della contestazione legale chiudendo così la porta alla composizione pacifica della controversia». Da qui la scelta di denunciare. Stamattina l’assessore Angelo Sciapichetti ha parlato di «richiesta temeraria» e di «atti giudiziari del tutto infondati».
Sae, Arcale denuncia: chiesti 65 milioni di danni Sciapichetti: «Richieste temerarie»
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Non dir di me se di me non sai, ma dì di te poi di me dirai ! Forse non c’entra niente però mi piaceva.
E se avesse ragione Arcale?
Gli unici ad aver diritto al risarcimento del danno economico, morale e della dignità, sono i cittadini: quelli terremotati per le promesse mancate, i ritardi e i disagi; gli altri anche per lo sperpero di denaro pubblico. A pagare dovrebbero essere esecutori dei lavori, committenti, politici, controllori e appaltatori.
In Italia, però, si sa, le cose vanno al contrario, le richieste di risarcimento, come in questo caso, se le fanno reciprocamente chi non ne ha diritto e a pagare, in una forma o nell’altra, immediamente o mediatamente, sono i cittadini che nel frattempo rimangono inerti, immobili e silenti.
Questo ci meritiamo!
Il problema, se posso permettermi, non è chi ha ragione, ma stanno facendo del tutto per dare il torto ai cittadini-sudditi!
Tanto paga la collettività mica i responsabili degli enti citati in giudizio per il risarcimento.