Adinolfi lancia Gianfelici:
«Unirci al centrodestra?
Solo se la candidata è nostra»

MACERATA 2020 - Il leader del Popolo della famiglia, oggi in città per presentare il suo libro, smentisce una ritirata in favore di Sandro Parcaroli: «Dobbiamo costruire le condizioni per una svolta, che sia al femminile»

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Da sinistra Lauretta Gianfelici, Mario Adinolfi e Clara Ferranti

di Federica Nardi (foto di Fabio Falcioni)

Lauretta Gianfelici continua a correre a sindaca di Macerata. E se non lo farà da sola sarà solo se resterà lei la candidata. Parola di Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, oggi in città per presentare il suo libro “Il grido dei penultimi” in piazza Cesare Battisti. Una quindicina i presenti, compresa, al tavolo, la docente Unimc Clara Ferranti che sarà la capolista per le comunali.

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Mario Adinfoli

A domanda diretta se Gianfelici non abbia intenzione di ritirare la sua candidatura per confluire nella coalizione di centrodestra che appoggia Sandro Parcaroli, Adinolfi chiarisce: «Sono io che firmo per il simbolo e firmo solo per Lauretta Gianfelici sindaco. L’ipotesi di andare in coalizione esiste solo sulla nostra candidata. Cioè dell’unica donna in corsa. Dobbiamo costruire le condizioni perché Macerata abbia una svolta e noi chiediamo la svolta al femminile». Adinolfi ha poi aggiunto: «Il Popolo della famiglia è nato per costruire rinnovamento. Chiedo alla politica marchigiana di ascoltare il grido dei penultimi e crediamo che le donne siano in grado di ascoltarlo. Lauretta Gianfelici è una candidata di rottura. Una donna che sa come lenire le ferite di una città. Costruendo aggregazione civica e politica attorno a lei possiamo dare una risposta a questa realtà che deve tornare a essere un centro propulsivo. Partendo dai valori che sicuramente sono incarnati da Lauretta Gianfelici e dal Popolo della famiglia».

I rumors, a oggi quindi smentiti su un possibile ritiro dalla corsa della candidata in favore di Parcaroli, erano nati anche in seguito a una nota di Gianfelici di appoggio morale al candidato di centrodestra. Mentre gli altri candidati hanno aspramente criticato Parcaroli per alcune scelte, non da ultimo quella di non partecipare più a confronti pubblici con gli avversari fino a settembre, Gianfelici ha espresso al candidato tutta la sua solidarietà, accusando gli altri di “cattiveria”. Al momento comunque la lista del Popolo della famiglia è a 22 candidati, con l’obiettivo di arrivare al limite massimo di 32. 

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Lauretta Gianfelici

«La cattiveria umana esiste ed è caratterizzata dall’esagerata attenzione ai propri tornaconti personali – ha detto Gianfelici nella nota su Parcaroli -, l’ho sperimentata di persona specie quando mi sono messa a denunciare fenomeni morbosi in città e ancora oggi ne subisco il peso e l’abisso che può toccare: immenso e indescrivibile. La cattiveria si compone sempre di sentimenti negativi che nascono dalla debolezza e dalla miseria umana che non si vogliono riconoscere, ubriacate dalla forza che nasce dall’associazionismo tra persone animate solo da becere ispirazioni e da tanta desolazione nel cuore. Io nasco in mezzo al potere più alto. La mia vita è stata rovinata dal potere e dalle offerte che il carrierismo incluso nell’accezione bieca della politica può offrire, non di certo da quello che sa essere “intelligente”. La sottoscritta col cognome che porta deve di continuo giustificarsi ai tanti messaggi che riceve per prendere le distanze dall’operato di Loredana Gianfelici».

E prosegue: «Noi, come Popolo della Famiglia, conosciamo bene cosa significa subire attacchi personali. Mario Adinolfi, ma anche molti dirigenti del partito, ne subiscono ogni giorno. Ci dissociamo pertanto da questo modo ignobile di fare politica e pur essendo avversari dichiariamo la nostra solidarietà a Sandro Parcaroli per gli attacchi subiti. Personalmente mi sto accorgendo quanto sia difficile fare politica se non lo fai con umiltà vera e responsabilità, con lo spendere tutta te stessa e il bagaglio umano e culturale di cui disponi. Al signor Sandro Parcaroli come uomo, il mio abbraccio personale e del mio Partito, e l’augurio che sappia anche discernere in merito ai suoi personali consiglieri».

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