di Luca Patrassi (Foto di Federico De Marco)
Cinque “blindati” ed uno da scegliere tra Romano Carancini, Stefano Di Pietro e Leonardo Catena. Trenta voti a favore, due astenuti ed otto contrari. Si è chiusa così nella sala convegno del Cosmopolitan, poco prima della mezzanotte di ieri, l’assemblea provinciale democrat, convocata per indicare la lista provinciale maceratese alle prossime elezioni regionali.
Lista che dovrà passare nel pomeriggio al vaglio dell’assemblea regionale del Pd che, da regolamento, potrebbe anche modificarla, ove non dovesse condividere le indicazioni date dal territorio interessato. Nel caso – lo hanno già annunciato – si dimetterebbero il segretario provinciale dem Francesco Vitali e diversi altri segretari di circoli. Dunque, a larghissima maggioranza, ha prevalso la linea della segreteria dem: una coppia di candidati espressione delle tre aree territoriali (costa, collina e montagna) della montagna. Nel dettaglio si tratta del sindaco di Fiastra Sauro Scaficchia e della tolentinate Loredana Riccio per l’entroterra, della recanatese Roberta Pennacchioni e del civitanovese Francesco Micucci per la costa e di Giovanna Salvucci di Urbisaglia per la zona di riferimento del capoluogo.
Le tensioni della vigilia sul sesto nome, e le pressioni fatte dalle varie correnti e da vari sindaci della parte non maceratese della regione, hanno prodotto l’esito che si lasciasse mano libera alla assemblea regionale. Quasi tutti gli intervenuti – da Silenzi a Vitali – hanno sottolineato la necessità che non venga modificata l’impostazione data in sede locale per potersi presentare con una lista espressione del territorio e della maggioranza degli iscritti. Contrarietà all’opzione 5+3 è stata invece espressa negli interventi di Garofolo e di Antonini, il voto è stato però inequivocabile quanto ai numeri. Per la verità, è andata in scena un’assemblea dai toni pacati, la scelta fatta dalla direzione provinciale ha disinnescato i motivi di tensione che si sposteranno oggi in ambito regionale. Difficile fare anticipazioni: Catena, Di Pietro e Carancini vogliono essere della partita e le esclusioni lasceranno evidentemente ulteriori divisioni. Se il regionale dovesse cambiare l’indicazione data dal provinciale, si dirà che è stata forzata la volontà degli iscritti maceratesi (non sarebbe la prima volta), se dovesse passare Catena si dirà che si è lasciato il capoluogo senza un suo candidato, peraltro mandando Montecassiano al voto anticipato, se dovesse passare uno degli altri due ci sarebbero comunque motivi di contrasto, vale a dire che si è lasciato fuori il sindaco uscente del comune capoluogo o il segretario del circolo dem più attivo della provincia. Per le correnti, e per il partito, a trazione anconetana e pesarese una palla difficile da giocare.
Nell’entroterra il direttore generale dell’Av3 Alessandro Maccioni ha preferito ritirare la propria candidatura, rimanendo in Asur, alla luce della possibile proroga dello stato di emergenza per il Covid. Ma la voce dei terremotati vuole comunque farsi sentire anche in lista, come confermato dall’inserimento della candidatura del sindaco di Fiastra che, se eletto, non sarebbe incompatibile visto che guida un paese con meno di duemila abitanti. Appuntamento a stasera per il match finale.
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Una partita che si vincerà ai rigori. Ma poi ne vale la pena? Il futuro è molto incerto. Poi la selezione la farà i votanti.
Sostanzialmente su Macerata, rilanciando tutti e tre i nominativi di Catena, Di Pietro e Carancini, il Pd provinciale ha deciso di non decidere, demandando ogni decisione al riguardo all’assemblea regionale.
Paradossale tutto ciò, perchè al contempo il Pd provinciale ha rivendicato orgogliosamente la propria autonomia decisionale.