Mario Morgoni
«Il centrosinistra si trova davanti a una battaglia storica, per la prima volta c’è una destra che compete per la guida della regione, stando ai sondaggi. Ed è necessario evitare di consegnare le Marche a una classe politica, che ha dimostrato di non avere una strategia di governo, se non quella della polemica». Sono le parole del deputato dem Mario Morgoni, che interviene per lanciare un appello al suo partito per quanto riguarda la composizione delle liste in vista delle regionali di settembre. Nel Maceratese, infatti, la situazione è in stallo e l’assemblea provinciale che avrebbe dovuto ratificare la scelta dei candidati consiglieri dopo le consultazioni dei circoli è stata rinviata a martedì sera, proprio per evitare una guerra fratricida. Dai circoli dem del territorio sono emersi due nome forti: quello del sindaco di Montecassiano Leonardo Catena e quello di Giovanna Salvucci di Urbisaglia. Ma considerando che i candidati saranno sei e che ci sono già alcune certezze – il capogruppo dem in Consiglio regionale Francesco Micucci e le tre donne Roberta Pennacchioni (consigliera comunale a Recanati), Loredana Riccio e la Salvucci appunto – per gli uomini resterebbero due posti e almeno tre nomi in lizza: oltre a Catena, il sindaco di Macerata Romano Carancini e il segretario dem del capoluogo Stefano Di Pietro. E’ in questo quadro che si inserisce l’appello di Morgoni, per far sì che venga rispettato il volere dei circoli.
«La composizione delle liste – spiega il deputato dem – riveste un’importanza fondamentale per attrarre consensi sulla base di figure credibili, autorevoli e che testimoniano un’idea anche alta di politica, di cui si sente sempre più bisogno. Vedo che si profilano candidature come quelle di Giancarlo Giulianelli, il che mi fa pensare che la destra dopo aver candidato Traini, ora vuole candidare il suo avvocato. Massimo rispetto la figura professionale, ma continuare a praticare quel filone non mi sembra rassicurante per le Marche. E il centrosinistra anche su questo deve distinguersi per qualità. Il Pd ha fatto un percorso fondato sulle consultazioni degli iscritti, e oggi credo che il dovere di un partito serio è quello di costruire la lista facendo proprio il risultato di quelle consultazioni, con la quale iscritti ci hanno detto quali sono le figure su cui puntare».
E Morgoni cita proprio il caso di Catena, che non fa mistero di sostenere. «E’ un modo di fare politica limpida la sua e non può essere un caso che lui e Giovanna Salvucci, entrambi senza sponsorizzazioni importanti nel partito, abbiano ricevuto tante preferenze. Se il partito vorrà rispettare la volontà degli elettori, la lista sarà molto facile costruirla. Spero che nessuno abbia in mente di mettere in atto una manomissione di questo risultato della consultazione dei cittadini, chi lo dovesse fare arrecherebbe un danno irreparabile al Pd, al centrosinistra e alle possibilità di competere e confermare il governo della Regione. Per una volta – conclude Morgoni – cerchiamo di evitare marchingegni che andrebbero a svuotare di senso una lista che nasce dal basso. Siamo stati l’unico partito a fare le consultazioni, le altre candidature sono paracadutate dall’alto, e quindi oggi il Pd ha il dovere di esaltare questo valore. Che è anche un segnale del fatto che nel Pd maceratese c’è voglia di aria nuova».
(Gio. Def)
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Chissà perché il PD cerca l’aria nuova. Ammette che in passato ha sbagliato? Che cosa ha sbagliato?
Difficile dare torto a Mario Morgoni.
Messo da parte il tanto strombazzato criterio delle primarie (persino per la scelta del candidato presidente), quanto meno il PD segua le indicazioni dei circoli, che se non altro rappresentano, se non tutti gli iscritti, almeno i gruppi dirigenti delle varie articolazioni locali piddine.
La faccenda di Catena ricorda analoga situazione in casa DC: la DC mandava avanti il buon Martinazzoli mentre dietro operava ‘lo Squalo’, Vittorio Sbardella.