«Come definire se non l’autocelebrazione di un ego oversize l’idea di riproporre il modello Senigallia per dare alle Marche una centralità europea?». Lo dichiara l’onorevole Riccardo Marchetti, commissario della Lega Marche a margine della presentazione del candidato governatore del Pd Maurizio Mangialardi, ieri pomeriggio ad Ancona. «Le Marche non chiedono sogni – prosegue il deputato – ma certezze, specie ora che, da modello industriale, rischiano di diventare un emblema di come l’economia, sotto i colpi della crisi bancaria, finanziaria e sanitaria possa regredire a livelli pre-bellici».
Marchetti critica aspramente la presentazione del candidato del centrosinistra alle prossime regionali: «E’ stata teatro di una grottesca sceneggiata. Mangialardi si è cucito addosso la parte di figlio ingrato che si vergogna della famiglia-Pd, ma che, al contempo, non disdegna i voti della sua nomenklatura, senza i quali l’ago della bilancia elettorale del sindaco senigalliese non si smuoverebbe di una tacca. Davvero Mangialardi pensa che basti sbiadire il rosso in arancione per tagliare il cordone che lo lega a doppio filo ai fallimenti dei governi Pd regionale e nazionale? La Lega è orgogliosa di essere ben lontana da questa spregiudicatezza politica, con buona pace di Mangialardi che, per mitigare la sua caduta di valori e di stile, tenta di spacciare per logiche spartitorie le riflessioni del centrodestra sul candidato migliore per le Marche».
Per il Carroccio sono evidenti più le scollature che i programmi di un candidato che, a dispetto dello sbandierato affrancamento dal Partito in cui è nato e cresciuto, deve massimizzare l’apporto dei mille rivoli in cui si frantuma tra un mal di pancia e l’altro. Una realtà emersa nel corso della stessa presentazione dalla voce del sindaco di Ancona Valeria Mancinelli che ha invitato Mangialardi ad un braccio di ferro con il governo per le infrastrutture.
«Il centrodestra – prosegue Marchetti – non rigira il calzino per togliersi dall’imbarazzo di averne indossato uno bucato. Senza contare che il buco frutto di cinque anni della Sinistra al governo delle Marche è talmente grande che ci stanno dentro tutte le dita su cui Mangialardi elenca propositi che rasentano il velleitarismo».
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Parlare (male) dell’avversario e non dire nulla di sé e dei propri programmi non aiuta di certo l’elettorato ad orientarsi bene in vista delle elezioni.
Il modello Senigallia a cui fa riferimento il Gran Commissario Riccardo Augusto Marchetti da Umbertide che preso il posto del Paolo A. Rigoni Senatore in Lecco, misteriosamente scomparso dopo la fallita Conquista di Città di Maria e che adesso e per il momento sparla dell’ avversario, nasce da una simpatico incontro avvenuto nel dicembre del 1502 quando il Duca Cesare Borgia, condottiero e filantropo, con uno stratagemma degno del Valentino che poi sarebbe lui, invito quattro suoi amici che avevano cospirato ed altro peggio contro di lui ad un banchetto. Vitellozzo, Liverotto, Paolo Orsini e il duca di Gravina accettarono l’invito per un incontro di riappacificazione dal celebre uomo politico, con cui si incontrarono a Senigallia .
Qui questi furono imprigionati dopo aver ricevuto dal Borgia un bacio in segno di riconciliazione: quindi – racconta Machiavelli – “venuta la notte, e fermi e tumulti, al Duca (Cesare Borgia) parve di fare ammazzare Vitellozzo e Liverotto (Oliverotto); e conduttogli in uno luogo insieme, gli fe’ strangolare“.
Successivamente, anche gli altri due congiurati furono uccisi su iniziativa dello stesso Cesarino. Da allora per tradizione, ogni cinque anni si rinnova La Cena detta “ Delle Paci” e il mese viene scelto secondo i frutti di stagione presenti sul mercato.