Stefano Di Pietro e Romano Carancini
di Luca Patrassi
Si riaccendono le tensioni in vista dell’assemblea provinciale democrat, programmata per domani alle 21 nella sala riunioni del Cosmopolitan di Civitanova. Oggi trapelano i contenuti di un documento del comitato direttivo del Pd di Macerata, quello guidato dal segretario Stefano Di Pietro, che si è riunito pochi giorni fa. «Il direttivo, reso atto che dalle consultazioni nei Circoli della provincia di Macerata per la formazione della lista per le elezioni regionali non sono uscite proposte di particolare novità o rilievo – è scritto nel documento – intende confermare con forza le principali candidature emerse dalla consultazione del Circolo di Macerata e cioè quella del segretario del circolo, Stefano Di Pietro, e quella del sindaco della città, Romano Carancini. Il direttivo del Pd del circolo di Macerata sottolinea, inoltre, che le stesse non sono in contraddizione tra loro e anzi possono al meglio rappresentare l’identità che alla lista per le regionali si vuole dare. Infatti il sindaco della città capoluogo rappresenta al meglio le caratteristiche di governo del Pd e il segretario del Circolo le caratteristiche dell’impegno militante nel partito, particolare che va senz’altro evidenziato nella lista regionale. Pur comprendendo le difficoltà nel comporre una sintesi delle proposte avanzate dai circoli, il direttivo di Macerata vuole sottolineare all’assemblea provinciale l’importanza politica del partito nella città capoluogo di provincia, la sua forza di iscritti e consenso elettorale, la sua attività continua e qualificata che si esprime anche al di là delle competizioni elettorali». Il nodo da sciogliere per i dem riguarda le tre candidature degli uomini, posto infatti che le tre donne dovrebbero essere abbastanza sicure: Loredana Riccio, Giovanna Salvucci e Roberta Pennacchioni. Per gli altri tre posti invece sono cinque i nomi in lizza: Leonardo Catena, il più votato dai circoli, Stefano Di Pietro, Romano Carancini e il direttore dell’Av3 Alessandro Maccioni, fortemente voluto dall’entroterra e il civitanovese Francesco Micucci, la cui riconferma è data per scontata.
Bruno Mandrelli
Diversi gli interventi sull’argomento. Bruno Mandrelli, ex consigliere comunale: «Credo che una rappresentanza di Macerata sia opportuna, c’è stata un’assemblea che ha espresso alcune candidature: quella del segretario del circolo Stefano Di Pietro è stata la più votata e credo che il partito ne debba prendere atto, anche alla luce del fatto che il circoli del capoluogo è quello di maggior peso della provincia». Paolo Micozzi, ex segretario cittadino: «Credo che debba essere riconosciuto il valore della città di Macerata; il nostro circolo ha saputo esprimere un sindaco sin dal momento della nascita del Pd e dall’altro si caratterizza per vivacità di appuntamenti politici che animano la città. Credo quindi che una candidatura riferita alla città di Macerata possa costituire un fondamentale contributo alle esigenze del partito ed alla auspicata vittoria delle elezioni regionali».
Non c'è mai fine al peggio...
Carancini ancora basta
Questa continua lamentela su Carancini è peggio dello stesso Carancini, lo voterei solo per fare un dispetto a chi si lamenta senza addurre motivazioni. Tanto la levatura morale e culturale dell'altra parte già la conosco, di male in peggio.
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Anche in Regione lo vogliono mandare?
Non basta il superbo, incredibbbbile, magnificente, meravigliao trabajo che ha svolto negli ultimi 10 anni a Macerata??
Desidero dire una cosa “politicamente scorretta”, non entrando affatto nel merito dei due candidati. Ognuno ha le sue simpatie. Vado ad altro. Pochi conoscono, parlo agli elettori, la sciagurata “legge”, obbligatoria, votata in Parlamento, quella riferibile alle quote rosa. Mi spiego, e ora il ragionamento diventa matematico. Dunque estensibile, per legge, in tutta Italia. Poniamo un partito, il PD ( ma vale per tutti, ovviamente). Uso il PD perché conosco i numeri e le attribuzioni dei candidati consiglieri nella nostra provincia, che per legge sono sei. Per questa “strana” legge, però, il 50% deve essere di sesso femminile. Dunque, tre uomini e tre donne. Ora, poiniamo, che il candidati siano i seguenti ( scrivo accanto i voti attribuiti) : Mario ( 2000) Francesco ( 1750) Guido ( 1420) Giuliana ( 1230) Franca ( 876) Giulia ( 560). Poniamo che al PD spettino n.2 consiglieri. Essi, per legge, saranno: Mario ( 2000 voti) e Giuliana( 1230) . Giuliana diventa consigliera regionale con 1230 voti, pur essendo stata superata da Francesco con 1750 voti e Guido con 1420. Attenti poi. La stessa quota di Aristofane,ovvero la quota rosa, al 40% o 50%, è obbligatoria quando un Sindaco decide la Giunta. Avverto molti amici di cambiare sesso.Saluti a tutti.
Gentile Sanna, lei ha ragione. Concordo, e non sono ironico. Aggiungo che anticamente ai funerali romani ( ma anche in Grecia), alcune donne, durante il funerale, erano “pagate” per piangere e per cospargersi di cenere. Erano chiamate le “preficae”. Mercenarie del lutto. Lo sport non è terminato…
Ricicciano le quote rosa? Si è ancora al pollo di Trilussa? Contano le capacità o si è rimasti al manuale ‘Cencelli’?
Chissà poi perché solo le quote rosa ovvero di sesso femminile.
E le persone discriminate per colore della pelle, religione, handicap, orientamento sessuale… Loro non contano?
Da che pulpito parlano di razzismo quando si riferiscono a chi politicamente non la pensa come loro.
…ancora sulle quote rosa o non quote rosa (quote rosa sacrosante se valorizzate, legittimate ed anche motivate dalle capacità personali che, di sicuro, nelle donne non mancano e assai spesso molto più di certi maschietti-volevo scrivere “maschioni”, ma forse ho fatto bene ad evitarlo…)!! Tuttavia, bisogna anche considerare, nel computo che qualcuno fa, anche le quote “bocca di rosa”, le quali, pur essendo molto meno sacrosante, assai di rado vengono discriminate, eh!! gv