«Mio figlio Stefano alla guida di Med,
io mi dedicherò a Macerata
Non può continuare a volare basso»

L'INTERVISTA a Sandro Parcaroli, che con la sua candidatura ha riunito il centrodestra. «Sto lavorando a una lista civica. Non amo i conflitti, fanno perdere tempo». Pro e contro di Carancini: «Bene lo Sferisterio, male le politiche per il centro storico, il rapporto con l’Università e la sicurezza»

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Sandro Parcaroli durante la presentazione della sua candidatura sabato pomeriggio

di Luca Patrassi

Pensarci, ci ha pensato molto, ma alla fine ha rotto gli indugi e si è presentato in grande stile ai maceratesi. Lo ha fatto raccontando di sé, del suo prossimo, degli altri, di chi vorrebbe vicino, dei sogni che ha, ancora, da realizzare. Sandro Parcaroli, patron di Med Store, sponsor di diverse società sportive, sostenitore di attività culturali, si propone con un progetto di vita e di politica per Macerata.

Candidandosi a sindaco di Macerata, di sicuro non ha fatto la scelta più comoda. Poteva andare in Regione, come le era stato proposto dalla Lega. Perché a 60 anni e rotti un imprenditore di successo accetta una sfida rischiosa e si mette in gioco?

«Per carattere non sono uno che cerca le scelte più comode. Tanto più che per mestiere faccio l’imprenditore da 40 anni, accettando le sfide quotidiane di un mestiere nel quale riesci solo se sei disposto a vivere piccole scomodità ogni giorno. Sì! In Regione avrei avuto la strada spianata, ma nel fare una scelta ho pensato che fare politica per me non era una necessità, bensì una passione, quindi potevo permettermi ancora una volta di fare la scelta più scomoda, meno scontata. Ho scelto con il cuore. Fare il sindaco mi rendeva più felice. Farlo a Macerata, in questo momento storico, una sfida nella sfida. Ho sentito una chiamata profonda e ho voluto risponderle mettendoci tutta la mia esperienza professionale e umana di tanti anni».

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Sandro Parcaroli con il figlio Stefano

Ci ha pensato a lungo prima di accettare. Quali elementi ha valutato? La famiglia, le ragioni del cuore, la politica, la squadra con cui giocare, gli obiettivi?

«Beh, quando ti propongono di fare qualcosa destinata a cambiare l’impalcatura della vita ci pensi, è ovvio! Altrimenti saresti un irresponsabile! Io sono una persona che affronta tutto di petto, con serietà. Se stringo una mano è per dare tutto di me. Volevo essere certo di poterlo fare. Tanto più che da un anno circa avevo avviato il passaggio di consegne dell’azienda a mio figlio Stefano e, sebbene molte attività erano già in capo a lui, altre richiedevano ancora la mia presenza. Alla fine ho capito che potevo accelerare certi processi e staccarmi definitamente. Con Stefano alla guida di Med Store, io posso dedicarmi a fare il sindaco con la giusta concentrazione».

Per la prima volta da 20 anni a questa parte il centro destra è unito. Un tratto distintivo reale o solo facciata?

«Assolutamente reale. Il centrodestra è finalmente unito e compatto. Più che Sandro Parcaroli ad unire è stata la volontà di far rinascere Macerata sotto tutti i punti di vista. Ho riscontrato grande maturità da parte di tutti. In ciascun componente della coalizione è chiaro che se non si invertirà la rotta velocemente, per Macerata non ci sarà più nulla da fare e allora non avremo né quel leggendario passato che tutti rimpiangono, né il futuro che auspichiamo».

Chi non l’ama ha già iniziato la sua campagna per tentare di “demolire” l’avversario politico: dicono di lei che non è maceratese, che sarebbe in conflitto di interessi con l’azienda, con la vicepresidenza di Confindustria e con le tante sponsorizzazioni che fa in città. Anche se per la verità finora, in generale, si è assistito a conflitti al contrario, cioè soldi in entrata e non soldi in uscita dalle sue tasche come nel suo caso. Cosa replica?

«Deve sapere che non amo i conflitti. Li considero una perdita di tempo. Mentre confliggi con chicchessia, un altro realizza quello che volevi fare tu e perdi treni importanti. Quel che dicono di me, in questo contesto, è irrilevante, tanto più che la mia vita è sotto gli occhi di tutti. Quello che interessa ai maceratesi è Macerata. Da chi c’è stato prima di me pretendono, giustamente, spiegazioni, da me, credo, prospettive. Non vedo alcun conflitto di interessi relativo all’azienda. Non solo perché, come dicevo, a guidarla è mio figlio Stefano, ma perché, al di là di tutto, un imprenditore è uno che per professione fa impresa, non è l’impresa stessa. In Confindustria non ho più incarichi, ho ritenuto fosse giusto riconsegnarli. Per quanto riguarda le sponsorizzazioni le posso dire questo. Amo Macerata ed è questo che mi ha spinto ad investire su di lei in tempi non sospetti, perché dovrei abbandonarla oggi? Che senso avrebbe?»

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Emanuela, la moglie di Sandro Parcaroli

Cosa le piace di Macerata?

«Mi fa battere il cuore, come mia moglie. Non c’è un perché. È così e basta. Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce».

Cosa non le piace?

«La sua attitudine a volare basso, pur avendo un enorme potenziale».

Cosa approva di quanto fatto da Carancini?

«Il progetto creato intorno allo Sferisterio. Ho apprezzato il taglio che è stato dato alle manifestazioni ad esso legate e gli investimenti fatti. Anche per questo negli anni ho scelto di sostenerlo economicamente. Sono da sempre fra i suoi più attivi mecenati».

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Romano Carancini e Sandro Parcaroli

Cosa non farebbe mai invece?

« Beh, sarebbe da parlarne mezz’ora, nel senso che dovrei fare un discorso articolato. Per lo spazio di questa intervista direi tre cose: le politiche per il centro storico, il rapporto con l’Università e la sicurezza. Li avrei gestiti diversamente».

Si definirebbe un imprenditore solo al comando o uno che gioca in squadra?

«Per un imprenditore la squadra è tutto. Nessun uomo può essere un grande leader se vuole fare tutto da solo o prendersi tutto il merito per averlo fatto. E poi è bello condividere. I risultati ottenuti ti generano felicità se puoi condividerli con altri».

A proposito di squadra, come la vorrebbe?

«Dinamica, veloce, operativa e concreta. Sui nomi poi vedremo. Ma le caratteristiche dei suoi componenti devono essere queste. Con me ci sarà da lavorare tanto».

Un sogno che coltiva per la sua Macerata?

«Sono tanti. Diciamo che far tornare il centro storico cuore della vita cittadina è il primo. Il secondo è darle un’impronta sempre più internazionale, aprendole nuovi scenari nel turismo e nello sport. Ma ripeto, sono cose di cui parlerò quando presenterò il programma».

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Anna Menghi durante la presentazione della candidatura di Parcaroli

L’ultimo sindaco di centrodestra a Macerata è stata anche la prima sindaco donna, Anna Menghi. Venti e rotti anni dopo che cosa è rimasto di quell’esperienza?

«Anna Menghi è un valore aggiunto della coalizione di centrodestra. Ha grande sensibilità politica e una profonda conoscenza dei problemi della città. Credo che di quell’esperienza rimanga solo un insegnamento, che bisogna essere uniti per governare».

Presenterà una sua lista civica?

«Si. La sto ultimando in queste ore».

A Marchiori, già candidato sindaco, cosa ha detto?

«Marchiori ha fatto volontariamente un passo indietro per il bene della città. C’è molto rispetto tra noi e quando c’è il rispetto non c’è nulla da dire. Basta una stretta di mano e si va avanti».

Lo slogan della sua campagna elettorale?

«Ce ne saranno tanti quanti sono i temi chiave della città. Ma più che di slogan Macerata ha bisogno di fatti».

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