Seconda parte (leggi la prima puntata)
di Marco Ricci
Proseguiamo le nostre ricostruzioni su alcuni momenti recenti della vita di Banca delle Marche, attraverso la lettera (e i verbali Cda allegati) inviata a metà estate dall’ex-presidente dell’istituto Michele Ambrosini a Rainer Masera, ai presidenti delle quattro Fondazioni azioniste, al presidente del Collegio sindacale e all’ispettore capo di Banca d’Italia all’istituto di credito. Una sorta di memoriale per confutare alcune critiche che gli sono state mosse dal consigliere Giuseppe Grassano in merito all’interruzione e al seguente rinnovo del contratto di lavoro tra Bdm e Massimo Bianconi nel 2011 (leggi qui la prima parte). Una seconda puntata del dossier la cui pubblicazione avviene all’indomani della notizia dell’apertura di un’indagine da parte della procura di Ancona. E a pochi giorni dalla presentazione della semestrale e dalla messa in gestione provvisoria di Bdm da parte di Banca d’Italia. 1,2 miliardi di euro di crediti rettificati in un anno solare, 800 milioni di euro di perdite in due semestri. Un dato impressionante. Cifre che fanno di questa vicenda il più grande crack che la storia marchigiana ricordi. Gli stralci dei due verbali da cui traiamo alcune ricostruzioni sono relativi ai Cda del 5 luglio del 2012 e dell’11 aprile 2013. In alcuni casi, alla luce proprio di quanto emerso in questi giorni, in alcuni punti non possono che sollevare più di qualche perplessità. Nel resoconto abbiamo omesso (pochi) dati e informazioni che a nostro parere potrebbero compromettere l’eventuale lavoro dell’autorità di vigilanza o di quella giudiziaria.
Partiamo dal verbale dell’aprile 2013, quando in Consiglio di amministrazione si discute sull’azione di responsabilità, sui conti e sulle prassi passate in uso nella banca. Da quanto si comprende, durante la riunione sono già state mosse tutta una serie di critiche – non sappiamo da chi – sull’operato dell’istituto e dei suoi organi. Il consigliere Grassano chiede a questo punto il voto sulla “richiesta avanzata da lui e dal collega Cesarini.” Probabilmente si vorrebbe muovere un’azione di responsabilità verso il passato Cda, ma questo lo si può soltanto intuire.
L’AZIONE DI RESPONSABILITA’ – Poco dopo Grassano, interviene sul punto il consigliere Giuliano Bianchi che reitera la richiesta di conferire “un ulteriore mandato allo studio Bonelli Erede Pappalardo” per estendere l’indagine “ai componenti del Cda della Capogruppo in carica fino al 31/12/2012.” La volontà sembra quella di sottoporre all’attenzione dello studio legale anche l’operato di altri organi della banca nonché alle società di revisione. “Diversamente”, termina Bianchi il cui intervento sarà di seguito condiviso dall’allora presidente Lauro Costa, dal vicepresidente Federico Tardioli e dal consigliere Roberto Civelleri, “parrebbe che del presente Cda gli unici responsabili siano i quattro consiglieri che sedevano nei precedenti consessi consiliari”. Gli accertamenti, spiega ancora Bianchi, vanno mossi anche agli attuali organi “non fosse altro perché la Fondazione Carima a latere della propria richiesta di agire contro gli organi precedenti, ha poi tacciato di inerzia l’attuale Consiglio.” Questo dunque lo scenario intorno al quale si svolge la discussione in Cda. E sarà principalmente il vicepresidente Ambrosini, immaginiamo anche nelle vesti di ex-presidente della banca, a rispondere alle obiezioni che sono state mosse.
LA PERCEZIONE DELLA SITUAZIONE – Ambrosini comincia il suo lungo intervento dai bilanci passati, da come dal loro confronto non emergano a suo parere “dati che possano ingenerare dei dubbi e tanto meno dei falsi.” Un concetto che egli riprenderà nella lettera a Masera a cui il verbale è allegato, quando scrive che “nessuno ha mai contestato la veridicità dei bilanci, salvo alcune dubbiose espressioni usate in varie occasioni dallo stesso Grassano e/o Cesarini.” Quindi, tornando al verbale, secondo l’ex presidente “per avviare qualsiasi iniziativa occorrono prove precise, altrimenti le relative decisioni non sarebbero motivate né ispirate a saggezza. Le semplici voci”, prosegue Ambrosini, “non possono infatti condizionare le decisioni degli organi e le lettere anonime – che ricorda essere state sistematicamente ignorate – meritano solo di essere cestinate.” Dunque “sostenere che nel passato non sarebbero stati osservati i principi di sana e prudente gestione contrasta con un dato inoppugnabile, che non si sapeva, né si poteva sapere che l’evoluzione dell’economia marchigiana e, in particolare, del settore immobiliare sarebbe stato tanto negativa.” Parrebbe quindi che secondo Ambrosini il principale motivo del dissesto della banca sarebbe l’economia marchigiana. Oltre a una politica del credito che, nello spirito con cui venne costituita Banca Marche, “per anni è stata il motore dello sviluppo del territorio.”
GLI ACCANTONAMENTI E I CREDITI – Dall’ex-presidente arriva anche una difesa dell’operato relativo agli accantonamenti e alla valutazione dei crediti. Secondo Ambrosini gli atti chiesti in passato dalla Vigilanza di Banca d’Italia furono soddisfatti e gli accantonamenti costituiti “in accordo con la Banca stessa”, come secondo l’ex-presidente avrebbe dato atto la stessa Bankitalia in un verbale del 2011. Ambrosini afferma così “di non riuscire a spiegarsi cosa possa essere successo di tanto straordinario e di così critico dopo che le ispezioni del 2010 e, soprattutto, dopo che alla Banca pervenne la missiva del 9/1/2012.” Anche perché, partendo proprio dalle indicazioni di Banca d’Italia del 2011, Bdm “si sarebbe attivata su vari fronti” per correggere le criticità. Quanto alla valutazione dei crediti deteriorati, prosegue, “uno degli elementi di cui si teneva normalmente conto, soprattutto in presenza di garanzie immobiliari, era costituito dall’oggettiva e tradizionale capacità di recupero riscontrabile in Banca delle Marche.” Una capacità che, insieme a quella di gestire il rientro dalle posizioni critiche, permetteva “in certi casi” di riportare queste ultime “in bonis.” Riguardo a Medioleasing, dove sappiamo oggi essere presenti molte criticità, Ambrosini sottolinea come invece “nessuno abbia mosso obiezioni sulle informazioni fornite.”
SAN MARINO, TERCAS E DI MATTEO – Due vicende in cui entra in qualche modo Banca delle Marche durante il periodo in cui fu direttore generale Massimo Bianconi. Sia attraverso il ben noto cambio di assegni nel 2009 in una filiale dell’istituto teramano da parte dell’allora capo area risorse di Bdm, sia per qualche supposta violazione delle norme antiriciclaggio in operazioni con San Marino e in altre operazioni con la società Smib. Notizie apparse già sulla stampa nazionale in cui la Smib, ex Banca del Titano, appare collegabile sempre secondo le cronache nazionali ancora allo stesso Antonio Di Matteo, direttore generale di Tercas, istituto oggi commissariato da Banca d’Italia per le gravissime perdite subite. Di tutti questi rapporti Ambrosini dichiara comunque di non essere stato sostanzialmente a conoscenza, se non a posteriori attraverso proprio le notizie di stampa. In altri casi, come per Tercas, “non vennero portate in Cda né delibere né informative particolari. L’unica circostanza in cui si parlò dell’istituto teramano”, afferma, “fu quando – su suggerimento della Fondazione Carima – fu ventilata la possibilità di acquistarlo in alternativa all’ipotesi di aggregazione con la Cassa di risparmio di Ferrara.” Ipotesi che, secondo quanto affermato da Ambrosini, si protrasse fino all’autunno del 2010. Quando cadde anche a seguito di una consulenza affidata dallo stesso Ambrosini al professor Cesarini.
LE SOCIETA’ DI REVISIONE – L’ex-presidente tocca un altro punto importante nel suo intervento, quello in merito all’operato delle società di revisione. “Con riferimento all’esistenza o meno di elementi segnaletici dai quali si sarebbe potuta evincere una situazione allarmante”, spiega Ambrosini richiamando le relazioni annuali della società PricewaterhouseCoopers al collegio sindacale, “nonché dalle segnalazioni mensili di tale organo relativamente ai rischi e ai controlli effettuati, da tali relazioni nulla ebbe mai a emergere, così come né Deloitte, né Groupama né Cardif espressero mai riserve dopo le due diligence effettuate.”
I RAPPORTI CON BIANCONI – Tra il direttore generale e il presidente Ambrosini, secondo quanto quest’ultimo dichiara, le discussioni furono spesso anche animate. “Le proposte non furono sistematicamente e acriticamente deliberate, come si vuol far credere”, spiega Ambrosini, “Basti pensare all’operazione relativa a …(nostro omissis, ndr)…, che venne cassata grazie al puntuale intervento di alcuni consiglieri.” Anche in merito alle vicende giudiziarie dell’ex-dg, “non corrisponde al vero”, continua l’ex-presidente, “che il Cda non abbia assunto determinazioni in merito.” E qui ricorda la sospensione dalla carica dell’ex dg nel 2006 – “ancorché per un brevissimo lasso di tempo” – quando Bianconi, poi prosciolto – venne condannato in primo grado dal Tribunale di Brescia a “quattro anni e un mese” nell’ambito del crac Bagaglino/Italcase. La sentenza di assoluzione, lo ricordiamo per inciso, venne emessa circa tre anni dopo la condanna in primo grado.
FONDAZIONE CARIMA, IL CONTRATTO AL DG E IL MANUALE CENCELLI – Durante l’intervento di Michele Ambrosini, dopo uno scambio di battute con Giuseppe Grassano, il discorso cade su una lettera del 17/09/2009 scritta dal presidente di Fondazione Carima, Franco Gazzani, all’allora neo eletto presidente Ambrosini. Ricordiamo brevemente il contesto della lettera, pervenuta un mese dopo il rinnovo per un ulteriore anno del contratto a Massimo Bianconi come direttore generale. Secondo le parole a verbale di Ambrosini, la discussione sul contratto al dg avvenne prima nell’ufficio di presidenza e poi in Cda. Dove la proposta di proroga fu accompagnata da un nuovo organigramma aziendale. Ambrosini, da poco presidente, dice di essere rimasto “stupito per il tono e il contenuto della lettera” di Gazzani, rammentando proprio che, essendo da poco stato eletto, “non aveva ancora assunto conoscenza di tutte le prassi da osservare.” Ma cosa scrive il presidente di Fondazione Carima nel 2009 al presidente di Bdm? Gazzani, ricorda lo stesso Ambrosini, “opponeva che in relazione alle decisioni di maggior rilievo il presidente della banca avrebbe dovuto consultare preventivamente gli azionisti di rilievo, come appunto Fondazione Carima. Ciò posto”, prosegue, “la citata lettera contestava l’avvenuta proroga del contratto del dg Bianconi con aggiungendo ulteriori commenti che richiamavano il manuale Cencelli, l’organigramma aziendale, i rapporti tra lo stesso presidente Gazzani e il signor Bianconi”, che a questo punto si suppongono non buoni, “e così via.” Nel nuovo organigramma Leonardo Cavicchia e Stefano Vallesi assumeranno entrambi il ruolo di vicedirettore. La lettera di Gazzani, prosegue il ricordo dell’allora presidente,“fu per lui fonte di dubbi e interrogativi. In ogni caso”, conclude, “fino a quando il signor Bianconi non ha lasciato la banca, è indubitabile che le cose in azienda siano andate in un certo modo, per cui, ora, recriminare potrebbe essere un esercizio fine a se stesso.”
PRIMA O DOPO CENA? 51 FIDI DA APPROVARE – Tra le tante notizie che si leggono nello stesso verbale ce ne è una piuttosto singolare. Si sta dibattendo – si immagina in modo critico – sulle modalità di presentazione al Cda o al comitato esecutivo delle pratiche di fido da discutere e approvare. Di nuovo parla Ambrosini, il cui intervento appare ancora in risposta alla serie di osservazioni mosse a lui o alle passate prassi aziendali. “In riferimento alle pratiche di fido e all’osservazione secondo cui i consiglieri non avrebbero mai espresso puntuali considerazioni”, si legge, “il signor Ambrosini richiama, condividendole, le considerazioni del collega Bianchi che poco fa lamentava l’eccessiva ponderosità normalmente allegata a supporto delle delibere. A mero titolo d’esempio”, prosegue il discorso di Michele Ambrosini, “nel comitato esecutivo del 3 aprile (la cui riunione ha avuto luogo intorno alle 20,00), sono state presentate e deliberate ben 51 pratiche di fido, con un grado di attenzione, da parte dei consiglieri, facilmente immaginabile.”
L’USCITA DI BIANCONI NEL 2012 – La pagina di un verbale dell’aprile 2012, qualche passaggio del successivo verbale del 2013 per tentare di ricostruire almeno in parte l’allontanamento definitivo da Bdm di Massimo Bianconi. Riassumiamo la vicenda partendo sempre dal 2011 quando – dopo la prima comunicazione di Banca d’Italia – si cerca un condirettore da affiancare al dg. Una scelta che, secondo le parole di Lauro Costa nel verbale del 2011, “non potrà prescindere da una condivisione della stessa con il direttore generale.” In ogni caso viene rinnovato al dg il contratto fino al 2014, ma dopo sei mesi, a gennaio 2012, perviene una seconda comunicazione di Banca d’Italia che impone dei cambiamenti più drastici anche nella composizione del Cda. Con Bankitalia si discuterà di una “continuità nella discontinuità”, come affermerà Ambrosini, arrivando a sostituire molte figure del vecchio Consiglio. E si è sempre alla ricerca del condirettore quando – dopo altri sei mesi, a giugno del 2012 – arriva una nuova comunicazione di Palazzo Koch, molto più dura verso l’ex dg. Da questo momento in poi, come ricorderà Ambrosini, i toni verso Massimo Bianconi diverranno “distaccati.”
Per Banca Marche a questo punto la prospettiva è cambiata. Non si cerca più un condirettore – è passato un anno senza trovarlo – ma un direttore. Il presidente Costa, si legge nel verbale del 5 luglio 2012, ha “dato indicazione alla società (di consulenza, ndr) di procurare, entro il termine strettissimo di pochi giorni” un “numero ristretto” di candidature. Bianconi comunque, da quanto si desume dalle parole di Valentini, avrebbe dato la disponibilità a “traghettare la banca in questa delicatissima fase.” Ma per Valentini è “innegabile che questi (Bianconi, ndr) abbia già la testa fuori. I prossimi tre mesi saranno assai delicati, […] occorre assolutamente accelerare la fase transitoria e individuare il nuovo capo dell’esecutivo”. E qui un inciso del verbale racconta che “il consigliere Grassano concorda sull’esigenza di accelerare il processo.”
Alla discussione è presente anche Massimo Bianconi. La data ultima di risoluzione del contratto parrebbe essere il 30 settembre. Una data che potrebbe fornire una buona motivazione per il cambio al vertice, “anche a tutela dell’immagine dell’interessato” come chiede Bianconi ma non solo lui. Ovvero i raggiunti quaranta anni di contributi del dg. Tesi che parrebbe appoggiata anche da Grassano e Civalleri. La situazione è infatti delicata e si gioca sul filo del rasoio. Da una parte l’avvicendamento del direttore generale, dall’altra la tutela dell’immagine della banca ancora legata saldamente a quella di Bianconi. Secondo quest’ultimo “la situazione non è comunque di emergenza e, in ogni caso, l’azienda è abituata a gestire con uno spirito sereno e buona reattività le numerose complessità che essa affronta. Questo per dire”, prosegue Bianconi, “che non solo a livello dei vicedirettori generali (Giorgi, Cavicchia, Vallesi, ndr) ma anche al di sotto esistono forti competenze e capacità flessibili […] su cui è dato contare […].”
Il presidente Costa chiede comunque un mandato per definire l’accordo di risoluzione del rapporto di lavoro con Bianconi. Grassano non vorrebbe dare “un mandato in bianco” e si riserva di valutare in seguito le condizioni, ma Costa precisa che il mandato serve a tracciare gli elementi essenziali dell’accordo, prima di rimettere al Cda la decisione finale. Decisione che sappiamo alla fine essere stata frutto di un compromesso tra differenti posizioni presenti in consiglio.
Come finirà lo sappiamo. Con l’uscita di Bianconi il 26 luglio del 2012 e la successiva nomina a fine agosto di Luciano Goffi alla guida di Banca Marche. E oltre all’ex-dg, nei mesi seguenti, usciranno da Bdm altri dirigenti che avevano ricoperto in passato importanti ruoli all’interno dell’istituto. Tra cui proprio i tre vicedirettori generali Cavicchia, Giorgi e Vallesi, oltre al presidente Costa e a molti uomini che sedettero nel Cda. Una discontinuità nel management ai vertici del gruppo che ha condotto a un progressivo cambio di passo nella riorganizzazione dell’istituto, delle strutture e dei controlli interni.
[I verbali e la lettera del VicePresidente di Bdm Michele Ambrosini riportano fatti e situazioni che interessano diverse persone, tra cui ovviamente lo stesso avvocato Ambrosini. CronacheMaceratesi è ovviamente disposta a dare spazio a qualsiasi integrazione o puntualizzazione da parte degli intessati.]
[2/fine]
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ma si ! adesso sara’ colpa nostra..x favore rispetto x chi pena ad arrivare a fine mese!
Pavesi critica sul sole 24 ore Banca Marche con toni veementi, dicendo che in BdM un affidamentoo su quattro ha dato problemi…..
E nell’articolo si dice di 51 delibere fidi in CDA, ritengo per importi molto al doi sopra della portata delle filiali, stante la sede deliberativa, con la concentrazione scarsa e l’attesa della cena…….
Se tanto mi da tanto , caro Pavesi ecco le ragioni delle sofferenze!!!
confidiamo nell’operato della procura.. con l’azione di responsabilità chi ha pensato a riempirei le tasche coi rimborsi spese non dorme sonni tranquilli….
@ Ambrosini
Ci faccia sapere per trasparenza chi erano i benificiari delle 51 pratiche di fido approvate in una sera !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
A leggere queste righe c’è da rabbrividire!!! Come si fa a gestire una banca in questo modo? In sostanza tutti erano asserviti a Bianconi….invece di pensare alle strategie ,ai grandi problemi che puo’avere una banca ,questi amministratori passavano ore a discutere sulle retribuzioni, i limiti di pensionamento , i bonus milionari di un direttore che nella migliore delle ipotesi si è dimostrato un incompetente, ( stendo un velo pietoso sull’altra ipotesi molto più probabile!). Da queste righe vediamo sotto vera luce gli Ambrosini, i Costa , i Bianchi i Valentini…. tutti incompetenti (anche in questo caso nella migliore delleipotesi!!!!!!!!!!!!
ormai è stato detto tutto. La responsabilità del cda e del collegio sindacale è pressoché assodata, come la volontà di alcuni di coprire tutto come si evince dai verbali per negare un’azione di responsabilità indiscutibile. L’egemonia del dg, cui è stata data acquiescenza (ingenua?), è lampante. Invito chi sa a parlare chiaro perchè se determinate operazioni fossero state rese note e portate a conoscenza della vigilanza a tempo debito molti di noi non avrebbero di certo sottoscritto l’aumento di capitale. ….FIORITO AL CONFRONTO E’ STATO UN DILETTANTE ALLO SBARAGLIO.
Avremmo preferito non leggere questi memoriali perchè “del senno di poi si può sempre ridere e anche di quello di prima, perchè non serve (Italo Svevo)”.
Quindici anni fa quando avevo la ditta lo avevo detto che avrebbero chiuso. Non sono le aziende marchigiane. Io mi sono trovato sempre a combattere con i loro dipendenti sempre scontrosi e mai disponibili, per alcuni, invece di dire le aziende dovrebbero guardare il loro operato troppo amichevole con alcuni, e forse anche lì hanno sbagliato mentre hanno penalizzato aziende vere.
….il nome della fondazione carima compare troppe volte e in tante occasioni, gazzani che adesso fa la vittima e’ un insulto a tutti noi!!!! fate voi le vostre considerazioni
Eccola qua la mitica banca del territorio,la banca indipendente,che tutela l’occupazione e l’autonomia.La ricetta e’ semplice,strano che nessuno ci abbia mai pensato prima: si prende una banca di medie dimensioni,nonostante le raccomandazioni di importanti società Di consulenza si evita che venga acquisita a caro prezzo da chi sa fare banca( YOUTUBE INTERVENTO GAZZANI ASSEMBLEA CARIMA) e si lascia in mano ad agricoltori,anestesisti,panettieri,avvocati,ovvero tutte persone che non sanno assolutamente fare banca.Ciliegina sulla torta,ci mettiamo il carismatico Bianconi,la complicita’ silente e lecchina dei sindacati ed il gioco e’ fatto!DISGRAZIATI,VERGOGNATEVI E ABBIATE IL BUON GUSTO DI SPARIRE PER SEMPRE! Personalmente spendero’ tutto il tempo e denaro necessario per perseguitarvi a vita o fino a quando non restituirete fino all’ultimo euro rubato.E le mie non sono come le minacce di Gazzani,sono promesse che manterro’ e di cui darò’ conto ai lettori,magari dando io il buon esempio tanti altri si decideranno a muoversi senza aspettare azioni minacciate e che mai troveranno seguito.Vediamo la legge e la magistratura cosa ne pensano e se qualcuno volesse in seguito querelarmi si faccia pure avanti,devo recuperare un sacco di soldi…
La colpa è dell’economia marchiagiana!!!! mi viene da ridere se ci ripenso sopra… ma se siete stati voi a distruggere l’economia marchigiana!!!! si è sempre saputo che Banca Marche aveva un politica dei prestiti “flessibile” per gli amici degli amici e “rigida” per gli imprenditori normali che magari, avendone davvero necessità, si vedevano chiedere le peggio garanzie per essere affidati. Avessi letto di un membro del CDA passato che abbia avuto il coraggio, l’accortezza e l’onestà di dire “ho sbagliato”… la colpa è sempre di qualcun altro o c’è sempre una motivazione che non sia la propria incapacità in quello che succede…. Ercoli che si compra un palazzo a porto recanati dove è ubicata la filiale di Banca Marche spendendo quanto incasserà in 18 anni di affitto già contrattualizzati… ma stiamo scherzando????? ma dove sta il conflitto di interessi in tutto questo???????? se devi prestare ad una banca 3.6 milioni di euro, fai un prestito vincolato a 18 anni e riscatti tutto alla fine, no che ti compri una palazzina pagando subito la cifra che poi reincasserai negli anni successivi… so tutti bravi, buoni e intelligenti, punti di riferimento del modello economico marchigiano… a me sembra invece che sono stati tutti pronti ed abili a fari i propri interessi prima che quelli dell’economia marchigiana….
se le 51 pratiche di fido
le avessero deliberate il Primo di Aprile anziché il 3
oggi ci avrebbero detto che …..!!!!!!!
Insomma come al solito loro sempre tutti lindi e pinti
e 700 addetti invece ora a non dormire la notte…..
forse insieme a tanti altri ….
( Per CM. invece di mettere tante foto x ognuno di tutti questi .
metta solo quella della prima fila
di poltronissime omaggiate per evidenti acquisiti meriti alle prime dello Sferisterio Opera Festival
erano sempre tutti loro )
Salvo quanto previsto dall’articolo 2622, gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, con l’intenzione di ingannare i soci o il pubblico e al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette ai soci o al pubblico, espongono fatti materiali non rispondenti al vero ancorché oggetto di valutazioni ovvero omettono informazioni la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene, in modo idoneo a indurre in errore i destinatari sulla predetta situazione, sono puniti con l’arresto fino a due anni.
SOPRA RIPORTO L’ARTICOLO 2621 DEL CODICE CIVILE UTILE – A MIO AVVISO – PER CHIARIRE IL RUOLO SVOLTO DALLE FONDAZIONI ( LEGGI PARTITI PD – PDL CHE STANNO DIETRO A TUTTE LE FONDAZIONI BANCARIE ITALIANE ). TALE ARTICOLO PREVEDE ANCORA LA RECLUSIONE SINO A 2 ANNI PER I COLPEVOLI DI TALE REATO NONOSTANTE L’INTERVENTO DEPENALIZZANTE MESO IN ATTO DAL NOVELLO, MODERNO, CATILINA E ASSOCIATI.
la colpa è la nostra perchè ci siamo affidati a queste persone che non hanno avuto alcuno scrupolo a lucrare…. la colpa è la nostra perchè abbiamo presentato l’impossibile pur di avere un minimo di affidamento da parte di questa azienda di credito (mentre alcuni a quanto sembra bastava ben poco) e ora ci troveremo a ripianare i conti in extrarosso della banca ….
Guardi le foto è ti sorge spontanea una domanda: compreresti mai un auto usta da questi soggetti?
(a) si, sono masochista
(b) forse, se prima mi concedono un fido
(c) mai, nemmeno se me la regalano, nemmeno se è una Ferrari e certificano che è nuova e da immatricolare
L’economia marchigiana, certo certo ci crediamo… 😀
Io ho l’impressione che non sia colpa dell’Economia Marchigiana ma dei Politici Marchigiani.
se le gole profonde che consegnano i documenti societari ai giornalisti l’avessero fatto prima forse qualcosa si sarebbe salvato…. poi fare di tutta l’erba un fascio non serve, si rischia di dire tutti colpevoli quindi non paga nessuno. Nella concessione del credito le responsabilità sono chiare di dirigenti, amministratori e sindaci. Il bilancio degli anni passati non è tecnicamente falso ed è chiaro che se vengono fuori ora delle truffe allora bisognerebbe capire quant’è il danno procurato da queste e quanto invece è l’effetto della cura da cavallo imposta dai nuovi manager e dalla vigilanza. Fatti specifici, danni specifici e colpe specifiche altrimenti non pagherà nessuno….
Della serie: SENZA VERGOGNA!!Sul corriere Adriatico di oggi e’ apparsa una delirante quanto esilarante intervista al re del pane maceratese.Lo stratega Gazzani dichiara: SU BANCA MARCHE BISOGNAVA AGIRE PRIMA.Poi a seguire: AVEVAMO ANTICIPATO I TEMPI.Ultima scoperta clamorosa ed inaspettata:DAL 2007 AD OGGI BMARCHE HA BRUCIATO UN MILIARDO DI EURO DI PERDITE.Cittadini maceratesi e sostenitori della ormai depauperata fondazione,accompagnate con dolcezza e modi garbati il vs Gazzani da un buon medico.Evidentemente la patologia di cui soffre da tempo sta peggiorando di pari passo alla situazione di bmarche.Ci dica Gazzani dove era lui e gli incapaci nominati dalla sua fondazione quando 51 posizioni venivano deliberate prima di cena.Ma se ci fosse stato il tempo di valutare quelle posizioni,c’era qualcuno di loro capace di capire un bilancio ed a chi stavano dando i soldi?O bastava l’autorevole parere di Bianconi magari accompagnato dalla promessa di qualche poltroncina a loro cara?Sempre per Gazzani anticipare i tempi significa chiedere( era ora!) l’azione di responsabilita’ udite udite il30 APRILE2013.Riguardo al miliardo di perdite, sarebbe bastato fare quello che tutti consigliavano,compresi alcuni sindacati,di fare,VENDERE BANCA MARCHE,SEPPUR CERCANDO DI TUTELARE AUTONOMIA,TERRITORIALITA’,OCCUPAZIONE,che oggi oltre a non essere stati difesi ci sono costati una fortuna.Non ci resta che confidare sugli art.2621 e 2622 del cc,chissà’ se gli azionisti riusciranno a far pagare in tutti i sensi alle fondazioni TUTTE NESSUNA ESCLUSA ed ai loro consiglieri gli errori e le porcherie commesse ed avvallate negli anni.In fondo ancora qualcosa c’è’ rimasto da prendere,a meno che non si siano mangiate quel poco che è’ rimasto.
YOUTUBE VIDEO INTERVENTO GAZZANI ASSEMBLEA CARIMA per capire meglio cosa diceva Gazzani a suo tempo e cosa dice oggi
Allora se è così, ci facciano i nomi di questi affidati inaffidabili e per quali opere erano stati affidati, vuoi vedere che escono fuori dei bei collegamenti con qualche “Ente pubblico” (comuni, provincia, regione) quelli sì molto marchigiani. Ogni luogo infiltrato dalla politica (italiana) diventa business malsano.
Orville Redenbacher il 3 settembre 2013 alle 21:22 Pavesi critica sul sole 24 ore Banca Marche con toni veementi, dicendo che in BdM un affidamentoo su quattro ha dato problemi…..
E nell’articolo si dice di 51 delibere fidi in CDA, ritengo per importi molto al doi sopra della portata delle filiali, stante la sede deliberativa, con la concentrazione scarsa e l’attesa della cena…….
Se tanto mi da tanto , caro Pavesi ecco le ragioni delle sofferenze!!!
La cena la stavano consumando in quella sede.
In troppi hanno consumato ‘cene’ in banca marche, è ora di ‘sparecchiare’. Ci ricordiamo quando Costa disse, all’indomani delle dimissioni sue e di Ambrosini: “lasciamo ora che la banca è stata messa in sicurezza? Forse avevamo capito male. la messa in sicurezza si riferiva alle loro malefatte ed a quelle dei loro commensali!