L’avvocato Giuseppe Bommarito
di Giuseppe Bommarito*
C’è un aspetto che solo ora comincia a venir fuori nella tragedia di Alika, ammazzato di botte e per soffocamento in mezzo alla strada, lungo la via più centrale e battuta di Civitanova. Molto si è parlato infatti dei problemi psichiatrici dell’assassino Filippo Ferlazzo, ma vanno evidenziati anche i suoi trascorsi da tossicodipendente, il ricovero per oltre un anno (circa venti mesi dal 2019) in una comunità terapeutica, la Sol Levante di Lecce, a doppia diagnosi (cioè per soggetti, che, oltre alla tossicodipendenza, presentano anche patologie psichiatriche indotte appunto dalle sostanze) e sull’uso, anzi, l’abuso da parte sua di cannabinoidi e anche di crack (cocaina in cristalli, assunta inalando il fumo dopo aver surriscaldato i cristalli in apposite pipe).
E’ indispensabile, invece, parlare anche di questi aspetti, perché quell’aggressività feroce e sproporzionata (“tanto sproporzionata da poter essere definita assurda”, ha scritto il giudice Claudio Bonifazi nella sua recente ordinanza che ha disposto la misura in carcere per il Ferlazzo) rispetto alla richiesta di elemosina, sia pure insistente, della vittima, ben può trovare spiegazione proprio nell’uso di sostanze varie.
Filippo Ferlazzo durante l’omicidio
La realtà, nuda e cruda, ci presenta un altro caso di un soggetto uscito di testa e di un’altra vittima per tanto generalizzato disinteresse istituzionale che ovviamente va ben oltre l’ambito meramente provinciale.
Rimanendo sulla cannabis, come afferma tutta la cultura scientifica italiana e internazionale, non è più infatti la dolce droga dei pacifisti felici (“peace and love”), come un tempo si riteneva, ma, con un principio attivo che oggi raggiunge il 50% grazie a tecniche di coltivazione Ogm, è una bomba chimica che devasta le cellule cerebrali soprattutto negli adolescenti, slatentizza o aggrava o addirittura induce gravi patologie psichiatriche, determina comportamenti individualmente e socialmente distruttivi e autodistruttivi, causa pulsioni di annientamento, ostilità e irritabilità non presenti nei tratti caratteristici dell’assuntore, attiva patologie psichiatriche di tipo paranoide, porta in molti casi a suicidi privi di apparente motivazione, è alla base di crescenti forme di violenza e di delinquenza giovanile (stupri compresi), con gravi costi individuali e per la collettività, in quanto agisce con forza sulle stesse cellule del cervello interessate dalla cocaina. Disturbi che – si badi bene – possono persistere o manifestarsi anche anni dopo l’interruzione dell’assunzione. In ogni caso, studi recenti affermano che la cosiddetta comorbilità psichiatrica riguarda il 50 per cento degli assuntori abituali di cannabinoidi.
L’aggressione in corso Umberto
Testimonianza di ciò è l’aumento esponenziale dei giovani presi in cura dai sert o dalle varie comunità terapeutiche solo per l’uso di cannabis. Spesso però l’intervento terapeutico è tardivo e le lesioni cerebrali sono ormai irreversibili. Ormai, di tanto in tanto, ma sempre più frequentemente, capita di vedere ragazzi di vent’anni o poco più ridotti cerebralmente a vegetali , spenti, privi ormai di qualsiasi speranza per la loro vita futura. Figuriamoci cosa può venir fuori dall’uso concomitante di cannabis e crack, sia in termini di danni cerebrali che di aggressività verso soggetti terzi.
Del resto, a ben vedere, nella stragrande maggioranza dei casi di cronaca giudiziaria che finiscono sui giornali prima o poi emerge l’uso della droga, specialmente delle sostanze eccitanti (cocaina, cannabis, ketamina), che fanno entrare in gioco forze profonde e incontrollabili, troppo potenti, troppo sovrastanti, e portano ad azioni tremende, che non hanno senso nemmeno in una logica puramente criminale. Il masochismo – lo sanno bene gli addetti al settore – è peraltro compagno di viaggio inseparabile della psicologia del tossicomane.
Qualche considerazione va spesa anche sull’aggravante razziale, esclusa per il momento dal giudice per le indagini preliminari, magistrato preparato e sicuramente equilibrato. La questione è tuttavia aperta e può prestarsi ad opinioni difformi sul piano strettamente giuridico, ed anche a considerazioni extragiuridiche (non v’è dubbio, infatti, che affermare nel momento più caldo di questa tragica vicenda la matrice razzista nel folle gesto del Ferlazzo avrebbe rischiato di innescare tensioni ancora più forti in una città già lacerata da quanto avvenuto, con la possibilità di reazioni spontanee ed incontrollate da parte della minoranza nera residente a Civitanova e nei dintorni).
Personalmente penso che una componente razziale vi sia stata nella reazione e nell’aggressione dell’omicida. Il video mostra senza ombra di dubbio una miscela di odio, violenza e disprezzo fisico e verbale del Ferlazzo verso un soggetto ritenuto inferiore che aveva “osato” toccare la sua fidanzata. Del resto, l’aggravante di cui all’art. 604 ter codice penale, è in qualche modo percepibile nelle situazioni incerte – come insegna la cassazione – laddove, come nel caso che ci interessa, emerga un pregiudizio negativo nutrito dall’aggressore nei confronti della persona offesa, esplicantesi anche nelle frasi ingiuriose e offensive pronunciate. E qui, di frasi del genere, ne abbiamo in abbondanza.
Ferlazzo invero ha detto che, violentemente turbato dallo strattonamento del braccio della sua fidanzata, avrebbe reagito allo stesso modo nei confronti di chiunque, bianco, nero o giallo che fosse, ma le immagini, almeno a mio modesto avviso, fanno trasparire un particolare accanimento nei confronti del povero Alika che ben può trovare (anche inconsapevole) motivazione nel colore della sua pelle.
*Giuseppe Bommarito, presidente dell’associaizone “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza
La parte finale sull'aggravante razziale mi sembra completamente campata in aria.
Chissà quanti hanno questi problemi e magari li incontri tutti i giorni ! MA COME DICE IN FINE E QUELLO CHE HO SOSTENUTO SEMPRE ED E INNEGABILE!
Purtroppo le droghe sempre più artificiali ..sempre più svariate hanno effetti devastanti a livello celebrale purtroppo .. è una cosa molto grave ...dove porre rimedio a questi usi sempre più in età precoce... lo lascio agli esperti educatori servizi sociali politiche sociali ecc ...
Analisi perfetta! Ha ragione.
Hai ragione
Condivido in toto Avvocato !
Si era capito
Anche la H avrebbe ragione a leggere certi commenti..
Ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero senza essere attaccato e giudicato. Il dialogo serve per confrontarsi senza essere offeso. Litigare non serve
Ma se andate a lavorare,è sicuramente meglio.
Io sono perchè abbia un giusto processo e una sentenza mite che tenda alla sua rieducazione. Solo allora potrà essere condannato a morte per impiccagione in pubblica piazza.
Nm fa una piega!!
La descrizione sugli effetti della cannabis è un revival degli anni cinquanta, che tenerezza. Oltretutto definita come eccitante . Ricordiamo all'avvocato che lo stato di alterazione psicofisica dovuta all'assunzione di sostanze stupefacenti nella commissione di un fatto è un aggravante, art. 92-93 cp.
Condivido!
C'era lei dentro il cervello dell'aggressore? No, sta facendo un processo alle intenzioni non va proprio bene avvocato, sa dirci anche che cosa ha detto la vittima e in che modo perché non ci andava giù gentile neanche lui in genere? Parli di ciò che conosce, i danni che fanno le nuove droghe al cervello. Anche l'avvocato preso dalla moglie della vittima, non solo il giudice, esclude la componente razziale lei quindi su cose che non può sapere taccia e si limiti ad illuminarci su ciò che conosce bene per cui la ringraziamo.
Il Sig Bommarito rimane purtroppo uno dei pochi esponenti "pubblici " che continua nell' incessante denuncia di quello che con ogni probabilità è il vero cancro della attuale società. La problematica da lui esposta continua ad essere latitante ed assente in ogni agenda politica di ogni schieramento.Salvo poi tornare come un flash sui media solo quando accadono episodi che non sono altro che il tracimamento dell ennesimo vaso troppo pieno.
Completamente daccordo sulla tossicità delle nuove droghe leggere che 3/4 dei partiti presenti alle prossime elezioni vorrebbe legalizzare. Il discorso sull aggravante razziale mi sembra non pienamente centrato nel contesto però
Qui Civitanova non centra un bel nulla . I due personaggi erano di fuori
Certi soggetti nn servono a una società civile PERCHÉ recuperarli??
Aiutiamolo
Quindi? Presa di coscienza da parte di chi?
Per come la nostra società si sta strutturando e involvendo più si va avanti e più seguiremo il tanto " amato" modello americano e questi episodi saranno all ordine del giorno .Per i politici tutto grasso che cola ....prima creano il problema per poi proporre le soluzioni
Bommarito, come sempre analizza con obiettività l'accaduto e non si pone pone problemi a dire che si tratta di un omicidio in cui ha inciso anche la componente razziale.(e non si tratta solo di pelle, ma anche di estrazione sociale).
La vittima non era venditore ambulante! Ora si è arrivati alla conclusione che elemosinava in modo insistente. La storia di mille sfaccettature.
No ooo. È razzista e basta. Non prendete scuse di droghe o malattie psichiatriche. Basta!
E ora che lo stato legalizzi e controlli il commercio della canabisbasta lasciare questo business milionario alla mafia,camorra e ndrangheta
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Sinceramente non sono sicura che il movente razziale sia stato determinante nell’aspetto volitivo dell’omicida. Ho l’impressione che Ferlazzo fosse una bomba ad orologeria pronta ad esplodere al minimo segnale, sia per i suoi problemi psichiatrici che per l’abuso di sostanze. Quello che mi rende più perplessa è capire come un soggetto con doppia diagnosi, periodi di internamento e Tso, sia stato curato o controllato dai servizi e dalla rete affettiva. Non ultimi quei servizi che pochi mesi fa l’hanno rubricato come soggetto da sottoporre ad un percorso terapeutico volontario, nonostante gli insuccessi passati avessero determinato molti (almeno 7 stando alle cronache) TSO.
“C’è un limite oltre il quale la sopportazione cessa di essere una virtù.” socrate
Veramente quando due anni fa a Como un africano sgozzò un prete, per nulla petulante o lumacone ma anzi gentilissimo e caritatevole, nessuno pensò a un’aggravante razziale, sembrando a tutti assurdo che un africano possa sentirsi superiore a un bianco… forse anche in questa percezione di assurdità c’è un filino di razzismo…
https://www.ilmessaggero.it/italia/prete_ucciso_coltellate_immigrato_como_oggi_ultime_notizie-5463541.html
…e si, certo, bene, mettiamoci anche il carico da undici sull’aggravante razziale e da parte di una persona come l’avvocato, che, in fatto di droghe, dice la pura verità. Non mi sembra proprio il caso, primo per non alimentare certo odio già presente da parte di certe comunità (perché poi!!?), secondo perché non è vero. Meditate gente, meditate, non trascurate il razzismo “all’incontrario”. gv
Può persino essere che, sul momento, l’abbia creduto un bianco molto abbronzato.
Ho una stima di Lei incredibile. Eppure, stavolta, questo suo intervento è completamente sgangherato. Non é dato sapere, allo stato, se l’indagato fosse o meno sotto effetto di sostanze,se i suoi problemi psichici dipendessero o potessero o possano in parte dipendere da ciò. E per quanto concerne la componente razziale, non è certo di stata sinora esclusa per evitare problematiche di pubblica sicurezza o ordine pubblico, solo il ventilare una ipotesi del genere è gravissimo e nessun pm o gip ragiona in questi termini, per fortuna. Peraltro gli operatori della comunità hanno riferito di un soggetto che aveva ottimi rapporti con gli extra comunitari presenti. Erano entrambi individui di assai modesto tenore economico. Spiace davvero leggere da Lei un articolo così sconclusionato e con presunzioni e allusioni che nulla hanno a che vedere con il fatto giuridico, messe a casaccio, sulla scorta di sue proprie astruse deduzioni. Scusi ma così è. Sarà la A.G. a valutare e giudicare, questo intervento è inappropriato e inopportuno, direi anzi incauto.
Per il sig. Marco Gramaccia.
L’uso, anzi l’abuso di sostanze (cannabinoidi e crash) è stato affermato dalla madre dell’imputato e anche dal suo avvocato difensore, e altrettanto dicasi delle conseguenti gravi patologie psichiatriche, che ne richiesero un paio di anni fa anche il ricovero in una comunità terapeutica a doppia diagnosi per circa venti mesi.
E, come è noto e affermato da tutta la letteratura scientifica, queste patologie possono emergere o riemergere anche a distanza di anni dalla (eventuale) cessazione dell’assunzione.
Quanto alla componente razziale, la mia – e l’ho presentata come tale – è certamente solo un’opinione, che è stata però condivisa da autorevoli commentatori di livello nazionale e che poggia comunque su taluni indici rivelatori ritenuti significativi dalla Corte di Cassazione in casi dove l’aggravante razziale è incerta.
Grazie in ogni caso per la schiettezza del suo commento.
Bisogna credere agli autorevoli esperti, mica ai propri occhi.
Non spetta certo a me sostenere le robustissime argomentazioni dell’avvocato Bommarito ma certo sorprende leggere che mediamente tutti i commenti concordano sulla sua valutazione dei fatti anche se rimane solo per qualcuno la stroncatura della possibile motivazione razziale con cui l’avvocato termina, motivazione argomentata peraltro egregiamente; il tutto con un generico: ‘mi sembra completamente campata in aria’.
Se si vuol confutare una opinione è bene farlo portando argomenti almeno pari a quelli dell’interlocutore altrimenti e solo parlar vano.
Non basta negare un fatto perché questo automaticamente non esista: il razzismo anche se latente nel nostro paese esiste e una delle cause scatenanti può essere l’uso di sostanze stupefacenti.
Grazie sig. Foresi per le Sue argomentazioni.
In realtà, però, io non volevo mettere in relazione l’uso delle droghe e il razzismo, bensì mettere in evidenza il rapporto conseguenziale tra alcune droghe e varie malattie psichiatriche che ne conseguono (e a volte scatenano aggressività incontrollata), le quali non spuntano dal nulla, ma sono l’effetto dell’abuso o dell’uso prolungato di sostanze varie, principalmente le sostanze eccitanti, tra le quali rientra, per alcuni suoi effetti, anche la cannabis, per non parlare della cocaina e della ketamina.
Ecco, di questo rapporto si tende a non parlare, si parla invece, e si è parlato a lungo anche nella vicenda di Alika, in genere di malattie psichiatriche alla base del gesto dell’assassino, ma pochi si interrogano sulla genesi di tali patologie psichiatriche, perchè, appunto, per molti, anche a livello istituzionale, della droga meno si parla e meglio è.
Quanto alla matrice razziale di questo omicidio, qui entriamo nel campo delle opinioni e comunque sotto questo aspetto le canne e la cocaina c’entrano poco o nulla.
Ciò precisato, secondo me (e in questo divergo – credo che sia ancora consentito – dall’opinione del giudice per le indagini preliminari, che pure rispetto profondamento per la sua preparazione e il suo equilibrio) nella vicenda di Alika il razzismo ha giocato la sua parte, magari in maniera inconsapevole, come ho cercato di spiegare nell’articolo.
Buongiorno Avvocato e grazie per la sua incessante opera di sensibilizzazione. Lei ha un acume e un coraggio non comuni. Grazie della replica. La sua opinione è importante, e non mi sento di escluderne a priori la correttezza,sarà magari o certamente come Lei sostiene. Certamente alcuni fattori si sovrappongono e si sono sommati, intersecati in una tristissima vicenda, che da qualsiasi angolazione la si guardi è desolante. Due destini che si sono incrociati e scontrati nel peggiore dei modi, in modo sconcertante. Lei fa bene a evidenziare i pericoli di tutte le droghe e le ripercussioni psico fisiche che conseguono al loro utilizzo. Fa bene a scrivere che il razzismo è insidioso, a volte invisibile come uno spettro. Sbaglia tuttavia, e fa uno scivolone che non è da Lei, uno sghimbescio, quando poi catapulta astrusamente il tutto a questo fatto. Poi magari i fatti le daranno ragione. Ma non si può opinionare a casaccio senza avere prima studiato attentamente tutte le carte, cosa che verrà fatta nelle opportune sedi. Né si può insinuare che una aggravante non sia stata contestata per evitare di fomentare la situazione. Può pensarlo se vuole, ma non scriverlo, perché passa il messaggio distorto che la Giustizia e gli organi inquirenti si facciano condizionare da cose del genere, e semplicemente non è così. Se non è stato contestato è perché in questo momento non ci sono elementi per sostenerlo, stop, un riesame lo avrebbe azzerato completamente e un pm oculato non va a tentoni perché Cassazione dice. Non è così, semplicemente, è un messaggio grave e una travisazione. Resta immutata la mia enorme stima verso di Lei. Cordialità.
Sempre d’accordo con l’Avvocato BOMMARITO per quanto denuncia da anni sul tema droga, anche nell’articolo, ma dissento dal finale che non esclude una componente razzista all’omicida, ma proprio per i rilevanti precedenti dell’assassino (TOSSICODIPENDENZA, RICOVERO IN COMUNITA’TERAPEUTICA, TSO, PATOLOGIE PSICHIATRICHE, MOLESTATORE SESSUALE, NOMINA DI UN AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO ed altro magari non a nostra conoscenza..) qualunque persona fosse stata a posto del nigeriano avrebbe subito la stessa sorte, d’altronde è innegabile che con tali plurime problematiche siano stati commessi tanti altri delitti anche all’interno di famiglie italiane ed è per questo che ritengo inesistente il movente razziale.
Confermo quanto afferma Giuseppe Bommarito sui danni neurologici della cannabis, ancora più pericolosa se associata all’alcool e delle altre sostanze dannose e pericolose per se stessi e per la collettività, per i danni da eccitazione, mancato controllo dell’aggressività come Cocaina, Ketamina e altri eccitanti. Una conferma qualificata viene da studi e ricerche pubblicate su riviste scientifiche internazionali qualificate (con alto impact factor). E’ mia impressione che la determinazione dell’uso di stupefacenti non sia così diffusa come quella del tasso alcolemico specie in certe località in cui si sa che esiste un mercato molto fiorente soprattutto di Cocaina.
Er giudisce
Li mozzini 1 de Roma, sor Dodato, 2
propio nun hanno un fir 3 d’aducazzione.
E cquanno sò a l’udienza in cuer zalone
strilleno come stassino ar mercato.
Chi vvò l’intìmo, chi la scitazzione,
chi cchiede er giuramento e cchi er mannato,
chi ingiuria er Cancejjere e cchi er Prelato;
e ttutti inzieme vonno avé rraggione.
Jeri, a la fine, er Monziggnore mio,
fattose inzino in faccia pavonazzo,
sartò in piede e strillò: «Zzitti, per d.io!
Ch’edè, ssignori miei, sto schiaramazzo?
Se tratta cqua ch’è ggià un par d’ora ch’io
do le sentenze senza intenne un caz.zo».
Roma, 1° dicembre 1832 – Der medemo
1 Mozzorecchi e mozzini diconsi in Roma i «legulei». 2 Deodato. 3 Un filo.
fuori di ogni dubbio che la droga rovina il cervello e la psiche,onde insensato fare riferimento alla libertà individuale nell’assunzione della stessa.
Per me il problema veramente serio è rappresentato dal fatto che questi soggetti menomati circolano indisturbati in mezzo alla gente,diventando potenziale minaccia per chiunque.Come ovviare non è cosa semoplice,ma una battaglia sempre più determinata contro i trafficanti è indispensabile.
Se un ciclista di Striscia la notizia riesce con estrema facilità a filmare gli spacciatori mentre spacciano coram populo, viene da chiedersi come mai per forze dell’ordine e magistratura, peraltro così intransigenti e solerti sulle regole del lockdown e del greenpass (oh quanto utili, oh quanto efficaci), sia così difficile fermare lo spaccio.
La libertà di parola ha da consistere nel diritto di ripetere a volontà ciò che dice chi è regolarmente autorizzato a pensare per tutti.
Mentre l’Avv. Bommarito ha esposto le sue personali opinioni a proposito della componente razziale in modo lucido ed articolato, facendo chiaramente comprendere l’iter logico-argomentativo da egli seguito, nessuno tra i vari dissenzienti ha fatto altrettanto, risultandone un contraddittorio sordo per non dire assente. A chi poi si permette di impartirgli lezioni di diritto (ma non di grammatica, visto che omette l’apostofo davanti al femminile ‘aggravante’), nientemeno usando – per evidente narcisismo – il maiestatico, faccio osservare che a breve distanza dell’art. 93 c.p. vi è l’art. 95 (cronica intossicazione da alcol e stupefacenti) il quale rinvia espressamente ai precedenti artt. 88 e 89 (difetto di imputabilità per vizio totale di mente, l’uno, e diminuzione di pena per vizio parziale di mente, il secondo). Aveva proprio ragione chi scrisse, Dante o Badoer che fosse, ‘un bel tacer non fu mai scritto’
Condivido la lettura dell’amico Bommarito a proposito dell’effetto travolgente di spinta alla violenza rabbiosa derivante dall’assunzione delle droghe. Quanto all’aggravante razziale conservo invece qualche remora; o, se non la conservo, la applico anche o soprattutto ai testimoni filmanti o semplicemente guardanti, i quali (anche nella rissa del giorno dopo nello stesso Corso Umberto) hanno lasciato che tutto accadesse senza muovere un dito (repetita iuvant?).
“Con Nicola oltre l’indifferenza” deve prevedere, a questo punto, anche un’opera capillare di sensibilizzazione civica: quando si ammala il corpo sociale, diviene molto più complicato sostenere e proteggere chi è solo e a rischio dipendenze.
Bene non seppi fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza…
https://twitter.com/4everAnnina/status/1556030635227156481