I rappresentanti della comunità nigeriana: Tijani Uzoma, Jerry Kingsley Baba, Ogbonna Fidelix, Emanuel Charity, Sammy Kundu e Ngozi Krabbor
di Mauro Giustozzi (Foto Fabio Falcioni)
Giustizia per Alika, condanna verso l’indifferenza delle persone in occasione di atti violenti come quelli accaduti a Civitanova ma nessuna volontà di etichettare l’omicidio di Alika come atto di razzismo. E l’invito a partecipare in tanti sabato alla manifestazione in programma nella città adriatica, sia extracomunitari che cittadini italiani e associazioni per un corteo che non vuole etichette o bandiere politiche ma che deve essere nel segno della civiltà e della convivenza tra popoli ed etnie di tutto il mondo.
La comunità nigeriana delle Marche ha organizzato stamattina ne ‘Le serre’ della cooperativa sociale Meridiana a Piediripa un incontro per ribadire quella che è la posizione subito espressa dalla comunità nigeriana sui fatti drammatici di Civitanova, per sottolineare l’importanza del diritto a essere vivi, chiedendo giustizia per Alika e interrogandosi sulla forte indifferenza delle persone. La scelta di un luogo come ‘Le serre’ testimonia anche la volontà di non avere etichette o essere usati per strumentalizzare un gravissimo fatto di cronaca che tale deve restare e non può essere utilizzato a fini di lotta politica o di una parte contro l’altra. All’iniziativa hanno preso parte i rappresentanti della comunità nigeriana delle Marche Ogbona Fidelix, Tijani Uzoma, Samuel Kunoun, Jerry Kingsley, Emmanul Charity, Ngozi Irabor, Chidiebere Opara. «Stiamo vivendo un momento molto particolare -ha detto Samuel Kunoun- che ci ha portato a creare questo comitato per seguire in prima persona la vicenda accaduta a Civitanova.
Jerry Baba
Obiettivo nostro è quello di chiedere giustizia per Alika, non vogliamo che l’iniziativa di sabato sia strumentalizzata, tanto è vero che vogliamo la presenza di tutte le forze sociali del territorio ma senza che ci siano bandiere o stendardi, a parte quelle della Nigeria, perché si tratta di una manifestazione aperta a tutti i cittadini italiani ed extracomunitari. La partecipazione deve essere di tutte le forze politiche, di centro, sinistra e destra davanti a questo orrore non ci può essere divisione. Alika è stato assassinato in modo così brutale da un uomo ma pure dall’indifferenza delle persone che non sono intervenute per evitarlo. Stiamo tutti perdendo, in questo modo, la civiltà, il senso dell’umanità e ciò deve farci riflettere. Dobbiamo ripensare il nostro modo di essere. L’Italia, Civitanova non meritava quanto accaduto che poi rischia di essere strumentalizzato per altri fini. Così come in passato era accaduto a Macerata in un altro episodio negativo».
Sammy Kundu
Samuel Kunoun ha poi ricordato come a Civitanova siano appena 51 i nigeriani residenti in città, 284 a Macerata, 21 a San Severino, 28 mila sono invece tutti gli immigrati presenti nella provincia di Macerata mentre 127 mila sono gli extracomunitari presenti nella regione. «Va detto che diversi extracomunitari hanno avuto la cittadinanza italiana -ha detto ancora Samuel Kunoun- ma poi hanno deciso di espatriare, chi è andato in Inghilterra, Francia, chi in Canada, chi in Germania e Albania. Direi che l’80% di coloro che ricevono la cittadinanza italiana poi se ne vanno all’estero. Il problema è che c’è poco lavoro, si cerca una vita migliore per i propri figli. Tornando alla manifestazione di sabato non vogliamo nominare la parola razzismo perché questo porterebbe a strumentalizzare il corteo che stiamo organizzando che invece vuol denunciare l’aggressione, la violenza inaudita ed un atto barbarico. Oltre all’indifferenza che fa più male della stessa violenza».
Sul tema dell’omicidio di Alika è intervenuto anche Jerry Kingsley che ha sottolineato come «episodi come quello accaduto ad Alika succedono nel mondo può capitare ad un nigeriano come ad un italiano di essere vittima della violenza e della brutalità. Quello che non si può accettare è che chi assiste a questi episodi poi guardi, magari fa un video che posta su internet ma non fa nulla per intervenire, direttamente o anche chiamando la polizia. A me è capitato in passato di dare una mano a persone italiane che si trovavano in difficoltà dopo un incidente d’auto e l’ho fatto senza esitare un attimo per salvargli la vita. Non ho atteso l’arrivo dei soccorsi o della polizia ma gli ho dato una mano ad uscire dal veicolo rovesciato. Se a Civitanova avessero almeno chiamato subito la polizia forse Alika si sarebbe potuto salvare. Questa manifestazione serve a chiedere giustizia per questo nostro amico ucciso a Civitanova».
Ngozi Irabor
Dal canto suo Ngozi Irabor ha detto come «il dolore è immenso per questo amico nigeriano che conoscevo molto bene, è mio paesano parliamo la stessa lingua. Ogni volta che vedo in tv questa atroce scena di massacro avvenuta a Civitanova mi assalgono i brividi. Quando due persone litigano io non dico che chi passa deve gettarsi in mezzo a loro perché talvolta rischiano di restare coinvolti ma la prima cosa da fare è telefonare alle forze dell’ordine, subito. Se fosse accaduto per Alika forse non sarebbe morto come è invece avvenuto. E’ stato ammazzato Alika e non c’entra nulla il razzismo: quell’uomo avrebbe ucciso probabilmente anche un bianco. La giustizia è l’unica cosa che chiediamo allo Stato italiano, per la moglie e il figlio, la famiglia, perché Alika aveva solo 39 anni non si può morire in quella maniera. La manifestazione sarà pacifica e la organizziamo proprio perché in futuro non accada più quello che è avvenuto a Civitanova».
A concludere le considerazioni sui tragici fatti avvenuti la scorsa settimana a Civitanova è stato Tijani Uzoma che ha invitato alla più larga partecipazione possibile al corteo che si snoderà sabato nel centro rivierasco. «Dobbiamo coinvolgere tutte le parti civili –ha affermato- per mostrare la responsabilità che hanno sia i cittadini italiani che gli extracomunitari nel condannare questo efferato e tragico gesto che ha portato alla morte di Alika. Da parte mia lancio l’idea di un confronto di chi governa a livello locale le città per avere un colloquio diretto con incontri da tenersi anche una o due volte al mese per valutare se e quali sono i problemi dei cittadini italiano o extracomunitari in maniera da poter risolvere gli eventuali attriti e poter vivere tutti assieme in una comunità dove questi episodi di violenza non devono avere più luogo sia che riguardino cittadini stranieri che italiani».
Non condivido
Leggo commenti vergognosi.....come sempre.
La giustizia sta facendo il suo corso. Non è necessario sollecitarla...
Dai tanti commenti, e' chiaro e limpido che NON siamo tutti fratelli. E allora questo e allora quello e il mercato e i politici... Avevamo una grande occasione. Quella di fare silenzio di fronte a una tragedia come tante altre, purtroppo. Ma niente. Che superficialita'. Che brutte parole. E che amarezza...
Ovviamente i commenti su un post di Facebook sono da prendere con le dovute cautele, ma quello che emerge è che abbiamo un grosso problema di razzismo in Italia e continuiamo a fingere che non esista.
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Voi non parlerete di razzismo, giusto (sarebbe assurdo in questo caso), ma state tranquilli, che tanto a tirar fuori il “razzismo” ci penseranno gli altri, quelli con le altre bandiere e tutte di un colore; l’occasione fa l’uomo…magro!!! gv
SI MA NEL MASSIMO RISPETTO DELLA NAZIONE CHE VI OSPITA E SENZA ALZARE TANTO LA VOCE
Ma !!!
Non è stato già chiarito che non vi era nessun elemento raziale in questa tragedia ?
Non è stato stabilito che non c’era nessuna premeditazione ?
Non è stato detto che chi ha commesso questo tragico gesto era un malato di mente per anni in cura ?
E’ già stato tutto strumentalizzato in questa tragedia.
Un atto inconsulto che porta ad una tragedia come questa con gli elementi detti sopra è paragonabile ad uno che sta alla guida con un altissimo tasso alcolico ed investe una persona sopra le strisce pedonali.
mi pare di capire che avreste fatto una marcia anche in questo caso !!!
Quella che i matti non possono essere razzisti è una scoperta davvero sconvolgente per noi che si pensava che i razzisti fossero tutti matti.
Le parole del Comitato nigeriano sono sagge, soprattutto per evitare che qualcuno strumentalizzi la tragedia e sposti quindi la manifestazione verso ciò che essa non è, e pure contro la saggia volontà dei Nigeriani.
Però non deve finire qui. Dovremo essere noi cittadini italiani, civitanovesi e maceratesi a doverci interrogare sui comportamenti che avremmo dovuto usare e che non abbiamo usato nel caso di Alika.
In situazioni di violenza nelle strade, di giorno e di notte, come dovremmo comportarci?
Smettiamo da subito a criminalizzarci a vicenda. Un filmato ripreso durante la violenza potrebbe sempre servire agli investigatori. non è così?
I commenti che ho sentito nei bar non erano razzisti, nè ricordavano Pamela e gli spacciatori nigeriani, nè se la prendevano con l’invasione clandestina di Africani…
Ho sentito solo chiedere: ma tu, se ti fossi trovato lì, cosa avresti fatto? Oppure: se io mi fossi trovato lì, cosa avrei fatto?
Nessuno aveva la certezza di sapere come si sarebbe dovuto comportare. Per l’età, per il timore…
Si chiedevano: se, intervenendo, avessi ferito l’aggressore, o lo avessi ucciso, sarei poi stato denunciato a mia volta?
Purtroppo i casi di legittima difesa verso se stessi o verso altri ci hanno dimostrato che chi si difende, o chi difende, può avere poi dei guai. E’ stata una certa politica di totale permissivismo ad averci evirato, rendendoci incapaci di decidere velocemente nella difesa nostra e in difesa degli altri.
Mi sono chiesto spesso, in possesso di un’arma regolarmente denunciata in casa: sarei io disposto a difendere con un’arma l’innocente in procinto di essere soppresso violentemente da un bruto, sparando con quell’arma da una finestra di casa, sapendo poi di subire una conseguente denuncia?
Ho sempre davanti agli occhi la vicenda di quel nero che uccise a picconate ignari passanti. Morale: l’unica cosa da fare sarebbe stata quella di sparargli per fermarlo. Lo avrei fatto. Pure se fosse stato di razza bianca..
La gente si sente ormai insicura nelle strade, come pure in casa propria. E non può neanche difendersi, perchè ci sbatterebbe il muso con la magistratura. Confesso che mi sentirei più sicuro se potessi circolare con una rivoltella alla cintura, come invece è possibile in Sud Africa e negli USA. Per difendermi e per difendere, se del caso.
Qualche illuminato orientale dirà che per la vittima è sempre una questione di “karma”, di destino. Ma non intervenendo quel “karma” diventerebbe mio… Speriamo solo che non ci capiti di incappare in una situazione estrema. Con la polizia lontana e a mani nude.