Manzi: «Il Pd deve ripartire da zero»
Morani e Catena incalzano:
«Serve il commissariamento»

POST VOTO - La sottosegretaria e il sindaco di Montecassiano chiedono l'azzeramento delle cariche. Lo ipotizza anche l'ex deputata. Il segretario regionale Giovanni Gostoli dimissionario pensa alla fase costituente

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Leonardo Catena, Irene Manzi e Alessia Morani

 

Il Pd Marche alla resa dei conti dopo la sconfitta alle regionali e alle comunali (l’ultimo atto ieri con il ballottaggio di Senigallia). Domani la segreteria regionale si presenterà dimissionaria. Nel silenzio dei vertici marchigiani la parola chiave che risuona oggi nei discorsi post ballottaggio è solo una: commissariamento. Lo chiedono Irene Manzi, ex deputata ora delegata agli Affari regionali, che lo inserisce tra le ipotesi per risollevare il partito. E poi molto più nettamente lo invocano la sottosegretaria Alessia Morani e il sindaco di Montecassiano Leonardo Catena (entrambi della corrente Base riformista), che non usano mezzi termini sulla necessità di azzerare le cariche protagoniste della debacle alle regionali e alle comunali. Il commissariamento sarebbe però una scelta drastica, che azzererebbe tutti i vertici (e non solo il segretario regionale Giovanni Gostoli). Le ipotesi che Gostoli porterà sul tavolo sono due: aprire una fase costituente per riflettere sugli errori degli ultimi anni, traghettando il partito verso il congresso oppure dimettersi, lasciando poi alla presidente Silvana Amati la convocazione entro 20 giorni dell’assemblea regionale per scegliere un nuovo segretario o andare al congresso.

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Irene Manzi

«Houston abbiamo un problema – scrive Manzi – Chi mi conosce sa che non amo lo scontro. All’attacco diretto preferisco la mediazione del ragionamento, fuori dai social e nel confronto interpersonale. Ma arriva un punto in cui attacco e ragionamento vanno di pari passo e in cui lo strumento dei social è un mezzo per condividere un pensiero. E questo- secondo me- è il caso della situazione politica marchigiana.
Mentre ieri il centro sinistra festeggiava la vittoria in molte città italiane, a Senigallia il Pd usciva sconfitto dal ballottaggio. L’ultima delle sconfitte arrivate in queste ultime due settimane dopo la debacle delle regionali e della mia Macerata. Penso che di fronte a tutto ciò e in attesa della convocazione degli organismi di partito (quelli in cui dovrà avvenire una parte importante del nostro confronto) sia necessario provare a spezzare il silenzio che sembra calato sul Partito democratico regionale. Un silenzio che rischia di essere interpretato come un segnale di indifferenza rispetto alla batosta subita, che invece richiede subito capacità di reazione e di analisi da parte del gruppo dirigente. E, insieme a questa, anche la necessità di prendere atto che, di fronte a simili risultati, le dimissioni sono necessarie ed indispensabili ed il cambiamento radicale e senza finzioni. È il momento di scelte chiare, coraggiose, anche di un commissariamento se necessario a spingere più in là il nostro partito».

Manzi evidenzia il calo costante dei consensi  e chiede «un’analisi lucida e impietosa rispetto alle scelte fatte, agli obiettivi che intendiamo perseguire, alla capacità di parlare e confrontarci in modo realmente efficace con la società marchigiana. Da troppo tempo stiamo rinviando una seria autocritica sulle scelte fatte. Troppi sono gli amici che se ne sono andati in silenzio dai nostri circoli in questi anni, scoraggiati dalla mancanza di reale confronto.
Di fronte a questo, l’unica alternativa che abbiamo davanti per reagire alla sconfitta e per provare, con umiltà epassione, a ricostruire il Partito democratico marchigiano è ripartire da zero, aprendoci alla partecipazione di quanti, anche dall’esterno, vorranno aiutarci e darci fiducia, mettendoci al servizio di questo obiettivo con passione, umiltà, capacità di ascolto e senza desiderio di rivincita. Senza presunzione, e senza personalismi, chiedendo non fedeltà ma libertà di pensiero e capacità di confronto e di dialogo.
Non fuori o al lato del nostro partito ma dentro, praticando, bene ha detto Mario Cavallaro, anche il metodo della “gentilezza” in politica, questo si rivoluzionario, contro urla e contrapposizioni perenni. Una rivoluzione gentile, questo mi sento di suggerire, non per questo meno ferma, radicale o seria, ma improntata ad uno stile e ad un rispetto reciproco che penso, anche quanti guardano con apprensione a noi in queste settimane, apprezzerebbero. Forse sono una sognatrice, ma dal confronto avuto con molte persone in questi giorni penso di non essere l’unica. E per uscire dalle secche il Partito democratico delle Marche si, ha anche bisogno di tornare a sognare».

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Alessia Morani

La sottosegretaria Alessia Morani rincara la dose, sempre su Facebook, chiedendo il commissariamento del partito: «Ciò che è successo nelle Marche nelle ultime elezioni regionali e amministrative può essere definito solo con la parola disastro. È una sconfitta senza appello. Servirà una riflessione profonda delle cause che hanno determinato una tale disfatta. È evidente che è stato certificato il fallimento del gruppo dirigente che ha determinato le scelte politiche e amministrative degli ultimi 5 anni. La riflessione che dobbiamo fare è molto impegnativa e dovrà essere fatta in maniera serena e obbiettiva. Non siamo però in grado di farla da soli per le condizioni in cui versa il Pd delle Marche. Per questo è assolutamente necessario un commissariamento dal partito nazionale che consenta questo importante passaggio e ci traghetti, quando sarà il momento, ai congressi. Per ripartire – dice Morani -, occorre ricostruire. Mi auguro che chi ha responsabilità politiche faccia il primo passo e presenti le dimissioni. I cittadini delle Marche ci hanno chiesto un cambiamento profondo e una totale discontinuità. Mi aspetto, perciò, che si prenda atto della situazione e non si aspetti oltre».

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Leonardo Catena

Idem Leonardo Catena, sindaco di Montecassiano, che già nei giorni scorsi ha animato un’assemblea provinciale dal titolo esplicativo “Verso un nuovo Pd” (leggi l’articolo): «Il centrosinistra e il Pd hanno vinto tanti ballottaggi strappando al centro destra anche città importanti e confermando il governo in altre da nord a sud. Tranne che nelle Marche dove dopo la sconfitta a Macerata e in Regione si continua a perdere, ieri è stata la volta di Senigallia. Una sconfitta dolorosa in una città importante da sempre roccaforte del centrosinistra. Ormai è più che evidente che esiste un problema politico per il Pd e il centrosinistra nelle Marche. Ci sono ragioni profonde e che vengono da lontano che hanno determinato la sconfitta: la crisi del modello socioeconomico marchigiano, la crisi del sistema bancario, le difficoltà nella ricostruzione post-terremoto, una riorganizzazione sanitaria che ha penalizzato i territori, un sistema di welfare sempre meno adeguato di fronte a una società che invecchia e con i giovani che non riescono a trovare stabilità lavorativa, ecc ecc. La colpa è di tutti? Certo di tutti, ma non non in egual misura, non tutti hanno le stesse responsabilità. La maggioranza ha alzato un muro impenetrabile che non ha lasciato spazio ad altre valutazioni e ad una sintesi – sostiene Catena -. Ha forzato la mano negli organismi senza considerare le riflessioni che faceva non solo una parte del partito ma che venivano dalla base degli iscritti e degli elettori. Sono state fatte scelte sbagliate e non tutti le hanno condivise. Ora questo non significa che servono ulteriori lotte intestine o allontanamenti, già abbiamo avuto tante fuoriuscite che dovremmo cercare di recuperare, tuttavia per ripartire serve una nuova classe dirigente. Come arrivarci? Ritengo doverose le dimissioni degli organismi dirigenti. Non è possibile rimettere le decisioni in mano a quegli organismi che hanno assunto decisioni sbagliate e che hanno perso rappresentatività. Serve quindi un commissariamento a ogni livello per preparare la nuova fase e creare le condizioni per una rigenerazione del partito. Gli elettori delusi ci chiedono di cambiare questo Pd nelle Marche. Non ci sottrarremo a questa sfida insieme a tutti coloro che vorranno percorrere questo faticoso e al contempo appassionante percorso. Riconquistare credibilità e fiducia davanti alle persone con la buona Politica. Aprirsi, includere. E per farlo serve cambiare gli attori protagonisti».

 

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