di Fabrizio Cambriani
I numeri impietosi raccolti dal Movimento 5 Stelle, in queste regionali, raccontano la stagione di un tramonto infinito. Ma anche di come i responsabili di questo inesorabile declino, come nella migliore delle loro tradizioni, siano sempre da ricercare altrove. Dappertutto, fuorché da chi ha assunto ogni decisione. Dal 35.5% delle politiche di due anni fa, al misero 7.1% del 21 settembre scorso. Quasi 272.000 voti perduti per strada. Il percorso, da cinque stelle a modesta pensione di periferia è durato appena trenta mesi.
Gian Mario Mercorelli
Un’ecatombe che li inchioda all’irrilevanza e che verosimilmente li condurrà all’estinzione del loro genere. Origine di questo crollo due questioni mai risolte che, sinteticamente, si possono così riassumere: quale sia l’identità di questa formazione politica e quali le modalità organizzative da attribuire allo stesso Movimento. Questo vuoto, mai colmato nel corso degli anni, ha lasciato nei territori mani libere ai parlamentari locali, riguardo a ogni decisione. Che si sono attribuiti la competenza in ogni risoluzione, scavalcando il passaggio – quello della democrazia diretta, per cui ciascuno vale uno – attraverso la consultazione tramite la piattaforma Rousseau. Cioè l’unico strumento statutario legittimato a decidere in proposito.
Nei fatti, qui nelle Marche, più che del programma, il messaggio ripetuto ossessivamente, in questa campagna elettorale da Mercorelli, riguardava l’autenticità della scelta di correre da soli. La giustezza delle proprie opinioni. L’irrilevanza di ogni altra idea. Lo sprezzante dileggio verso i dissidenti. La scomunica di chi non si fosse accodato – remissivo e silente – al pensiero unico da lui stesso incarnato. Poi, fattosi Verbo con la missione di salvare l’umanità intera. Una rincorsa nel raggiungere la purezza della specie, attraverso un selezionatore unico: lui medesimo. Che si è arrogato il diritto di stabilire chi fossero i buoni e chi i cattivi. Tradotto in termini sociali, un delirio di onnipotenza ovunque ostentato con pervicace determinazione, più aderente ai trattati di psicopatologia che non alle dinamiche relative al perseguimento della gestione della cosa pubblica. Un atteggiamento che è entrato in rotta di collisione con gli intendimenti e le determinazioni del livello nazionale. Che, pur di governare l’Italia, non ha esitato ad allearsi prima con la destra e ora con la sinistra.
Patrizia Terzoni
In realtà la scelta adottata nelle Marche non aveva niente a che vedere con la competizione per il governo della regione. Voleva essere solo un segnale di evidente rottura radicale con le scelte romane. Un chiaro e forte messaggio di disapprovazione verso Grillo, Di Maio e lo stesso governo Conte. Le Marche sono state teatro di questo conflitto tutto interno tra le fazioni del Movimento 5 Stelle, realizzatosi solo in proiezione nazionale. Le poche e flebili voci di dissenso, appena sussurrate, sono state prontamente messe a tacere dal ristretto “caminetto” pentastellato che ha deciso linea e candidature. Paradossale, per non dire risibile, che la prima protagonista di questo esclusivo e intransigente Sinedrio, cioè l’onorevole Patrizia Terzoni, in un post su Facebook, oggi si auguri come si debba “definitivamente abbandonare la stagione dei “caminetti” che, senza trasparenza ed in luoghi non consoni, determinano la vita o la morte del Movimento”. Guerra tra bande che ha la sua centralità proprio in quello che dentro il Movimento chiamano il clan dei fabrianesi. Che attraverso ogni sua fatwa e di epurazione in epurazione, oggi ha ridotto i pentastellati all’osso. E che, nella dialettica sui social, registra anche affermazioni grevi come quella del sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli.
A una interlocutrice che gli segnalava la disfatta, il primo cittadino del centro cartario ha risposto: “dal 35% al 7% ma con tanta zavorra lasciata per strada”. Evidentemente, il consenso degli elettori, secondo lui, è da considerarsi un corpo morto. Ma più che dei fabrianesi, a questo punto, dovrebbe essere corretto in clan degli albanesi. Perché ricordano il dittatore di oltre Adriatico, Enver Hoxha che, negli anni Sessanta e inseguendo l’ortodossia comunista, riuscì a bollare l’Unione Sovietica prima e la Repubblica popolare cinese come sistemi capitalistici e borghesi. Andò a finire che realizzò un milione di bunker di cemento armato, nel timore che tutto il mondo volesse invaderlo. Psicopatologie di ordine politico appunto, non nuove alla storia e facilmente rintracciabili nella ristrettissima cerchia di chi è convinto di possedere la verità in tasca. E passa il tempo a ricevere e dare pacche sulle spalle ai pochissimi adepti, mentre in realtà, là di fuori gli crolla il mondo addosso. Pare, tuttavia che lo stesso Mercorelli non abbia contezza del binario morto in cui abbia condotto il Movimento 5 Stelle regionale. Dopo la legnata presa in testa, invece che farsi da parte, addirittura rilancia. Volendo ripartire proprio dal comitato elettorale che ha gestito la Waterloo pentastellata affiancato dai parlamentari (a proposito: ma una volta non erano semplici portavoce?) addirittura per proporre – sulla scia di questa disfatta, evidentemente da esportare altrove – agli stati generali una proposta dirompente. Mica pizza e fichi. Pare che non ci sia nulla che più dell’insuccesso dia alla testa.
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Sono stupendi,mentre si autodistruggono e nel frattempo il loro elettorato (od almeno una parte) insiste a difenderli a spada tratta le figure di che collezionano alla stregua di quelli che additavano come il male dell'Italia
Il famigerato clan dei fabrianesi, da sempre in guerra con la banda dei pesaresi
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Il risultato di aver fatto credere alla gente che ogni incompetente poteva fare il ministro.
La cosa grave è che nonostante tutto personaggi senza arte ne parte come la azzolina, dimaio, bonafede, toninelli stanno ancora lì a guidare alla rovina il paese insieme al PD.
Con quale autorità stanno ancora attaccati alle poltrone visto che governano 0 regioni in Italia?
Dura tornare a fare il bibbitaro, il disk jockey, il grande fratello dopo che hai visto quanto si guadagna in parlamento eh? Ma loro sono gli onesti…
Magari i problemi dell’M5S, marchigiano e non solo, fossero solo quelli analizzati da Cambriani.
Se fosse così, per risolverli sarebbe bastato fare alleanze e presentare candidati migliori.
Il punto è che, con tutti i suoi difetti, l’M5S ha rappresentato una serie di esigenze e di bisogni che gli altri partiti avevano deliberatamente ignorato.
La sua estinzione riporterebbe la politica italiana indietro di dieci anni, agli accordi sottobanco tra una vera destra e una finta sinistra che hanno cooperato per distruggere l’economia, la politica e, in definitiva, la società italiana facendo gli interessi di pochi.
E’ per questo motivo che in molti si aggirano su di esso come avvoltoi contando sulla sua autodistruzione, nella speranza di tornare alla situazione di prima.
✅✅quanto scritto da cambriani cari lettori è tutto sbagliato e falso .
sono anni che sviscera odio solo contro il 5S e ora è sopra ogni misura si sopportazione .
firmato un attivista
Questi sono i risultati di un garante e di un capo politico arroganti e incompetenti.
Dare alla testa? Qui bisognaa cambiare le teste.
Credetti alla promessa che avrebbero aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno e li ho votati per due volte. Partecipai a qualche loro assemblea a Macerata, ma, abituato al vecchio modo di fare politica del PCI, la cosa mi sembrò inadeguata: si discuteva solo mediante computer, che all’epoca non avevo. In assemblea si votava per alzata di mano, senza alcuna discussione…
Ho apprezzato il tentativo tardivo di ripresentarsi come le vergini dai candidi manti. A Macerata, avrebbero fatto meglio a riconoscere una vera novità in Parcaroli e il suo nuovo modo di fare politica, sostenendolo apertamente, malgrado gli strali dei venditori di noccioline di Roma che sono arrivati al fondo del sacchetto. Avremmo avuto a Macerata i 5 Stelle in consiglio comunale a dare la migliore parte di loro stessi. Lo dico perchè alcuni che avevano militati nei Verdi con me li avevo ritrovati in 5 Stelle. In compagnia, se ben ricordo, del caro Gianfranco Cerasi. Di cui oggi mi mancano tanto gli interventi su CM. Anch’egli è un folgorato da Parcaroli.
Io credo che il Movimento debba ripartire dal basso, in forma chiara e onesta. Mentre i capi romani lo stanno portando allo sfascio completo. Stanno in piedi al governo solo perchè Mattarella lo vuole. Ma, attenzione. In autunno ci saranno parecchi licenziamenti. E nel terrore di non sopravvivere solo il Padreterno può salvarci dal disastro e dall’odio popolare. Non le chiacchiere di chi dopo le noccioline, si sgranocchia oggi ventimila euro al mese. Sto riferendomi a tutti i parlamentari.