di Luca Patrassi
Sandro Parcaroli, vicepresidente di Confindustria Macerata, titolare di Med Store, ti spiazza dal primo approccio. «Da imprenditore chiuso dentro le mura della mia casa quello che mi manca di più è poter abbracciare le persone che amo, ma non posso farlo per la mia sicurezza e la sicurezza degli altri. Ho tempo però di riflettere e ripenso a tutte quelle cose che fino a poco tempo facevo a cui non davo il giusto peso e alle cose inutili a cui davo magari importanza».
Abbracci in famiglia, poi la sicurezza sanitaria per la fase 2…
«La preoccupazione è tanta sia per l’aspetto sanitario che per quello economico/finanziario. Inoltre poi mi interrogo su cosa succederà quando inizierà la fase 2 e torneremo ad uscire. Bisogna oggi ragionare sulle strategie da prendere in primis per la sicurezza sanitaria per scongiurare una seconda ondata di contagi e di morti. Credo che sarebbe opportuno prendere esempio dalla Regione Veneto che effettuando test a tappeto ha ridotto e rallentato di i contagi. La regione Veneto, ha fatto 100.000 test su casi sintomatici e asintomatici. Tracciamento dei potenziali positivi e poi dei familiari in contatto. Queste persone si sono messe in auto-quarantena volontaria. Fare ricorso alla tecnologia e all’analisi dei dati ci darebbe la garanzia di riprendere le nostre attività in sicurezza».
Da imprenditore, però, c’è un altro aspetto che dovrà considerare…
«L’altro aspetto è quello economico-sociale. Le imprese chiedono di riaprire, è essenziale per scongiurare una crisi di proporzione inimmaginabili. Le imprese hanno già messo in atto misure che tutelano la sicurezza e la salute dei collaboratori, dei clienti e dei fornitori. Dotazione delle mascherine e guanti per tutti i dipendenti con pannelli parafiato in plexiglass per quelli che sono al pubblico, con l’uso di prodotti per la disinfettazione delle mani, con la disinfettazione periodica dei locali, con postazioni di lavoro negli uffici a distanza, c’è anche chi ipotizza di fare test sierologici per tutti i dipendenti. Di certo il sistema imprenditoriale e lavorativo subirà dei cambiamenti, non sappiamo come potrà essere il lavoro dopo il coronavirus, ma è molto probabile che sarà diverso, adesso lo smart working è fondamentale per evitare una ulteriore diffusione del contagio penso che sarà però la strada da percorrere sempre più nel futuro».
Se dovesse indicare in pochi punti le linee guida su cui fondare la ripresa?
«Riprendere al più presto l’attività produttiva e commerciale, più Europa, meno burocrazia e liquidità immediata alle imprese».
Le maggiori preoccupazioni?
«L’impatto economico del coronavirus sull’economia mondiale è devastante. Le nostre principali preoccupazioni sono il perdurare del fermo delle attività produttive e commerciali, la troppa burocrazia italiana, la tutela della salute e dei posti di lavoro, la mancanza di liquidità delle imprese. Su quest’ultimo aspetto apprezziamo le prime risorse messe a disposizione dell’intero comparto economico purtroppo non c’è né velocità nella fruizione delle risorse da parte delle imprese né semplificazione delle procedure».
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Si può essere d’accordo oppure no (e alcune cose non le condivido), ma va riconosciuto a questo intervento di Parcaroli sensibilità, equilibrio e pacatezza. A differenza di molto suoi colleghi imprenditori che in questi giorni imperversano buttandola solo in polemica politica.
Domanda tra il serio e il faceto. Chi chiami per potare gli ulivi? Penso che dovrete chiamare i VV.FF ed aspettare che arrivino con l’autoscala che si trova a Camerino
Ah, più Europa la si può vedere come la transizione della struttura da tipo Confederale a una Federale (es. Usa o la stessa Germania). In soldoni, meno poteri allo stato e più allo Stato Federale, Parlamento Europeo al centro della scena e abolizione del Consiglio Europeo. Insomma, na passeggiata de salute. Non so chi sarebbe favorevole, ma so chi non è favorevole (Merkel e sovranisti vari)
Giustissimo! Dovrebbe spiegarlo anche ai consiglieri economici della Lega; i pagliacci borghi, bagnai, siri, savona e compagnia cantante.
Delle tre ricette, due vanno benissimo, ma la terza, più Europa, francamente mi sembra impossibile, per il semplice motivo, che finchè esisteranno gli egoismi nazionalisti l’Europa unita servirà solo per normare le reti da pesca, la dimensione minima delle vongole o qualcosa di simile: con chi la facciamo più Europa? Con chi vuole la Deutschland ueber alles o con i paesi del nord, che si sono chiusi nel loro scellerato egoismo o con la Francia, che pensa solo a se stessa?
Io ricordo quanto ci stava a cuore un’Europa unita, federale, con le stesse leggi per tutti gli stati partecipanti, con un unico governo! Ma cosa abbiamo invece ottenuto? Un mostro economico a servizio della Germania e delle banche, con paesi chiusi in sè stessi portatori solo di egoismo e del loro sano tornaconto!
Mi stupisco che qualche imprenditore faccia finta di non essersi accorto di tutto questo e continui ad appellarsi a un futuro con più Europa. Il razzismo dei paesi del nord Europa e della Francia non è sparito anzi aumenta sempre più e renderà sempre più impossibile la creazione di un’Europa una, solidale e federalista.
Cerchiamo piuttosto altre alleanze e torniamo a camminare solo con i nostri piedi. Un pò di sana autarchia può soltanto farci bene!