di Luca Patrassi
Il tempo di studiare il decreto e il presidente della territoriale maceratese di Confindustria Domenico Guzzini dice cosa pensa dei contenuti del dpcm a firma Giuseppe Conte: «Le nostre critiche vertono sulle garanzie sui fondi per le imprese, ci vorranno cento giorni per le erogazioni. Così si muore di burocrazia, le aziende non hanno le risorse per attendere tutto questo tempo. Anticipano la cassa integrazione, gli stipendi alle maestranze, i fornitori. Ci vuole liquidità per non collassare. Finirà come con il terremoto, bloccati dalla burocrazia non si è costruito nulla. Ed invece bisogna essere pratici, concreti operativi: fare come la Germania e la Svizzera». Quali siano i contenuti dell’esempio da seguire Guzzini lo dice subito: «Una prima iniezione immediata di liquidità per tutti sulla base del fatturato, poi i ragionamenti dovuti per erogare la seconda parte calcolata in percentuale sul fatturato delle aziende. Soldi subito con procedure semplici ed invece affoghiamo nella burocrazia come si è visto anche per la storia dei seicento euro. Il decreto Conte va nella strada giusta indicando lo strumento della liquidità ma questa deve essere immediata. Come imprenditori esprimiamo invece preoccupazione per la burocratizzazione del percorso scelto». C’è un altro aspetto che al presidente di Confindustria non piace: «La liquidità deve arrivare agli imprenditori e non fermarsi in banca dove magari prima vengono trattenute le pendenze. Così si mettono in sicurezza le banche e non le imprese e questo non deve accadere». Ripartenza sì, ripartenza no: «Bisogna muoversi con cautela, ripartenza il prima possibile ma dobbiamo essere consapevoli del momento di emergenza che stiamo vivendo e dunque essere ben attenti al risvolto sanitario». Salute prima di tutto e rilancio forte e immediato in termini finanziari: «L’Europa deve fare l’Europa, dare solidarietà e non offrire il Mes che spinge solo verso tentazioni sovraniste e nazionaliste non augurabili per chi crede nell’Europa. C’è il rischio che il Nord Europa fermi il vero spirito unitario provocando spaccature forti anche nelle parti più moderate e favorendo quelle economie – come la Germania – che sono più strutturate e pronte a sostenere il loro sistema manifatturiero escludendo dalla filiera quanti – come le aziende italiane se non sostenute – rischiano di essere a terra al momento della ripartenza. Quando arrivano gli ordini o sei in grado di produrre o esci dalla filiera e perdi i mercati».
Il presidente ha perf ragione, pero' mi pongo ina domanda ; ma se prima aprono le aziende degli eserci commmma! Dove si portano questi prodotti dove li portiamo? Faccio amche un'altra osservazione, la cassa integr nn' e' uno stipendio pieno quindi nn sarebbe incentivante liquidare i tfr inevece di rinviare pagamenti quali tributi o motui e finamziamenti? Magari applicamdo uno sconto. In questo modo i consumi inizierebbero fin da subito. Come bem sappiamp nn tutti i dipendenti anno aderito a fondi tfr, anzi la maggior parte lasciano i tfr in azienda. Qui si parla solo di liquidita' imm per le aziende ma mai liquidita' immediata per la stragrande della popolazione
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Una volta le imprese avevano in bilancio dei fondi, proprio per le situazioni difficili e impreviste, oppure i soci evitavano di dividere gli utili e reinvestivano nella azienda.
Ora sembra che tutti vogliono fare a gara a chi è più omosessuale (investire in azienda) ma, si badi bene, sempre con il popò (soldi pubblici) di qualcun altro..
Guzzini auspica che i soldi non passino dalle banche ed ha ragione ma poi fa il pippone sul problema burocratico. Se confindustria facesse da garante per quelle aziende poco trasparenti, per quelle che inevitabilmente non sapranno o non vorranno restituire l’assegno a cui molti e tanti per giusta causa bramano io sono con lui. Purchè poi non toccasse all’operaio di Guzzini, allo spazzino, al bracciante e compagnia cantante ripagare con una buona litrata di sangue gli assegni spariti.
le garanzie dello stato avranno di certo una burocrazia più rigorosa di quella di Banca Marche che all’azienda Terzo Millennio, poi PRICA Immobiliare fallita a Roma, allora guidata proprio da Domenico Guzzini diede 12 milioni di euro avendo indietro un pugno di mosche.
Io non conosco la storia, Gabriele, si riferisce a questo
https://www.cronachemaceratesi.it/2017/04/18/ceccotti-in-cella-lamministratore-della-4srl-i-17-milioni-che-xxi-secolo-e-terzo-millennio-devono-a-banca-marche/949149/
Naaaa… deve essere un caso di omonimia
Ps. Commento della Merkel: italiano sempre solito