L’orologio ieri, oggi e domani
Un convegno dà il via al countdown

MACERATA - Al San Paolo incontro pubblico di presentazione. Ripercorsa la storia della macchina negli ultimi 444 anni. Il professor Mignini: "Grazie a questo recupero la città ritroverà il collegamento con il suo Rinascimento per proiettarlo nel tempo e nello spazio"

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(In alto la galleria fotografica di Lucrezia Benfatto)

 

convegno orologiodi Marco Ribechi

La grande attesa sta per terminare. I festeggiamenti per il ripristino dell’orologio della torre civica, ribattezzata la Torre dei Tempi, sono appena iniziati. In un auditorium San Paolo gremito di curiosi e appassionati, con il sindaco Romano Carancini in veste di “presentatore”, si è svolto il “pomeriggio dei racconti”, una vera e propria rassegna di storia, antropologia e teologia per motivare le scelte che hanno portato alla creazione dell’orologio nel Rinascimento e il suo recupero nella contemporaneità.  Nelle vicende della macchina può essere rivista tutta la storia del capoluogo che in tempi Cinquecenteschi aveva l’ardire di rivaleggiare in onore e gloria con la Serenissima Venezia.

Romano Carancini_Foto LB

Il sindaco Romano Carancini

Filippo Mignini, professore di storia della filosofia, identifica questa aspirazione con tre termini (decus, honor, commodum), perfettamente illustrati nei dibattiti pomeridiani :«I prelati che governavano la città nel ‘500 pensavano che fosse indecorosa l’assenza di un orologio che conferisse prestigio e valore alla città. Per questo chiamarono gli orologiai Ranieri che già avevano progettato la macchina di Venezia e basarono la commissione su tre principi: decus, cioè quello che conviene alla posizione sociale dei maceratesi, honor cioè riconoscere e conferire prestigio e commodum cioè l’utilità e il vantaggio per la città. Grazie a questo recupero la città ritroverà il collegamento con il suo Rinascimento per proiettarlo nel tempo e nello spazio. L’inaugurazione risponde al ruolo di una città che non si rassegna a considerare come suoi limiti il Chienti e il Potenza». Il valore delle macchine orarie e planetarie è evidente anche nell’opera di Matteo Ricci che sicuramente conobbe le fattezze dell’ordigno originale: «Il cammino di Ricci in Asia fu anche un cammino di orologi – continua il professore -Ricci capì che in un paese fortemente laico e razionale solo con l’esaltazione della sua persona sarebbe stato autorizzato a diffondere il cristianesimo. Così utilizzò la scienza e la tecnica per guadagnare prestigio e aprire le porte dell’impero cinese. Questo fu possibile grazie alla creazione di macchine orarie affascinanti e uniche».

Convegno torre dei tempi_Foto LB (3)

Alberto Gorla_Foto LB

Al centro il maestro Alberto Gorla, alla sua sinistra Giangiacomo Martines, già dirigente regionale del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo

Il maestro Gorla, autentico artista del tempo, restauratore dell’orologio di Venezia e realizzatore della colossale opera maceratese (più di 4000 pezzi) ha invece voluto così raccontare la sua avventura: «E’ un sogno durato 20 anni, ringrazio tutti è senza dubbio la macchina più bella della mia vita. E’ unica perchè rappresenta i pianeti, il planetario lo abbiamo solo noi. Ho lavorato senza sosta, vivevo intorno alla macchina e sono riuscito perchè ho avuto il sostegno di due grandi amici. Ora devo fermarmi perchè mia moglie mi ha promesso che se mi imbatto in un’altra opera così complessa mi taglia le dita». Annuisce la moglie Rosa prima ammiratrice del “signore del tempo” che aggiunge «Gorla è un grand’uomo, abbiamo conosciuto tante persone importanti nella nostra vita, tutte si sono inchinate alla sua arte».

Nazzareno Marconi_Foto LB

Il vescovo Nazzareno Marconi

L’orologio evoca anche i grandi sistemi religiosi e le tradizioni popolari «Le campane suoneranno l’Angelus – spiega il vescovo Nazzareno Marconi – la preghiera che interrompe il lavoro a mezzogiorno e alla sera per dare ritmo alla vita. Rappresenta lo scandire dei tempi della giornata per creare la comunità dell’armonia. Può essere paragonato al mondo islamico dove i muezzin chiamano alla preghiera». Tra gli altri interventi quello di Giangiacomo Martines già dirigente regionale dei Beni Culturali, anch’egli felice per la restituzione di un capolavoro tecnologico «nel mondo del restauro, gli strumenti scientifici  godono di una prerogativa autonoma, rispetto alle altre cose dell’arte, dell’etnografia e dell’archeologia: essi devono poter funzionare. Attraverso il funzionamento degli strumenti  scientifici e tecnici di un tempo, noi moderni diamo continuità alla tradizione della scienza antica e storica. La conoscenza e la tradizione divengono esaustive quando esse arrivano a restituire   anche il rapporto dell’opera, della sua funzione con il pubblico». Nelle prospettive dell’amministrazione e degli oratori l’orologio servirà per riaffermare lo splendore di Macerata e per risvegliare gli animi sopiti «di una città sempre criticata dai maceratesi e sempre più ammirata all’estero».

L'orologio svelato dal vento oggi pomeriggio

L’orologio svelato dal vento oggi pomeriggio

Il concetto è in accordo con le parole con cui Filippo Mignini ha concluso il suo intervento «L’orologio non esclude la manutenzione delle strade e le altre opere, anzi le esige perchè è un elemento che restituisce dignità alla città e pretende il rispetto dei valori che simboleggia». Il prossimo passo, almeno nelle ambizioni dell’attuale sindaco, sarà la creazione di un museo che possa spiegare la storia e la realizzazione dell’orologio stesso.  Se dall’incontro pomeridiano in tanti hanno fatto tesoro delle anticipazioni e delle interessanti analisi nessuno potrà esimersi dall’attendere ancora qualche ora per svelare quello che il vento, probabilmente mosso anch’esso dalla curiosità, ha svelato nel pomeriggio a pochi fortunati passanti (leggi l’articolo).

 

 

 

 

 

 

Pierluigi Salvati_Foto LB

 

Convegno torre dei tempi_Foto LB (2)

 

 

 

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