Via libera da Firenze per il reinserimento dell’orologio nella Torre civica. E’ stato firmato infatti martedì scorso nel capoluogo toscano il verbale preliminare d’intesa tra il Comune di Macerata, presente con una delegazione formata dall’assessore Giovanni Di Geronimo e dalla direttrice della Pinacoteca, Alessandra Sfrappini, dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche e dall’Istituto e museo di storia della scienza di Firenze. La Regione è stata rappresentata dal professor Paolo Carini mentre per il museo ha firmato il direttore, professor Paolo Galluzzi, che è un esperto di livello assoluto di storia della scienza e di storia delle apparecchiature scientifiche.
I tre enti sono d’accordo nel promuovere un programma di attività al fine di riattivare l’orologio. Queste le fasi previste: rilievo dei beni nello stato in cui si trovano, ricerca documentaria, individuazione delle opzioni per la ricomposizione e rifunzionamento dell’orologio; predisposizione del progetto esecutivo e realizzazione dell’intervento; reinserimento dell’orologio nella torre civica. I tempi? L’operazione deve essere conclusa per l’avvio delle celebrazioni per Padre Matteo Ricci, nel 2010, sulla base delle implicazioni e dei legami tra l’opera scientifica e astronomica del missionario maceratese e l’antico strumento. Proprio l’Istituto fiorentino, che quest’anno – anno internazionale dell’astronomia – festeggia l’opera di Galileo Galilei, si farà carico dell’espletamento delle attività di ricerca, progettazione e direzione scientifica dei lavori preordinati a conseguire ricomposizione e funzionamento dell’orologio.
Momento preliminare alle fasi indicate è però la definizione del quadro economico. La Regione ha stanziato 160 mila euro per l’operazione, mentre altri 100 mila, subordinati alla esecuzione di tutte le fasi del progetto (compresa quindi la risistemazione dell’orologio sulla torre), sono stati recentemente assicurati dalla Fondazione Carima. A breve sarà verificata la spesa complessiva per procedere con il restauro.
Gli esperti dell’Istituto fiorentino saranno quindi ospiti a Macerata per un incontro operativo. Con tutta probabilità si farà riferimento anche al supporto professionale del professor Alberto Gorla già coinvolto a suo tempo in altre indagini relative all’orologio.
Come noto all’interno della torre civica è conservata la cella dell’orologio con il meccanismo originale in struttura di metallo, non funzionante ed incompleto, con il cerchio zodiacale privo degli elementi originali. Le figure originali in legno, con finiture in metallo raffiguranti al Vergine con il bambini, i re magi e l’angelo, sono invece custodite nella Pinacoteca civica.
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LA STORIA
di Filippo Mignini – (Tratto dalla prefazione del libro Le statue dell’orologio della Torre civica di Macerata 1568-1570 della Collana I Quaderni della Pinacoteca 2).
l 14 agosto 1568 i Magnifici Priori della città di Macerata decretavano che la torre del Palazzo comunale venisse dotata di orologio a pubblico decoro e comune utilità. Sembrando troppo indecente la mancanza di una macchina del tempo, alcuni giorni dopo ne affidarono la costruzione ai fratelli Giulio, Lorenzo Maria e Ippolito Ranieri da Reggio Emilia, avendo come modello l’orologio dei Mori in Venezia, costruito dagli avi Gian Paolo e Gian Carlo Ranieri nel 1493.
Anche quello di Macerata era un orologio meccanico, azionato da pesi e dotato di quadrante astronomico, sul fondo di rame azzurro erano disposti in cerchio i segni dello zodiaco, i mesi e i giorni dell’anno, i gradi del crescere e calare del sole e della luna, le ore del giorno in metallo dorato. L’orologio non era soltanto il complesso e preciso ingranaggio di ruote e di leve che scandiva ai solerti cittadini il trascorrere del tempo sulla terra, era anche lo specchio del cielo e dei suoi movimenti, principi e regole di quelli terreni ed umani. Posto al centro della città, in una piazza che non conosceva ancora l’ampiezza e le dimensioni dell’attuale, l’orologio era strumento di educazione morale e spirituale.
…Nei giorni in cui cominciava a costruirsi l’orologio della torre civica, Matteo Ricci, il figlio più illustre di questa città, lasciava Macerata per recarsi a studiare legge alla Sapienza di Roma. Aveva sedici anni e gli ultimi dieci li aveva trascorsi tra la casa, la spezieria paterna, la piazza e il collegio dei gesuiti in San Giovanni osservando i lavori di completamento della torre. Partiva con il sogno di quell’orologio che i celebri Ranieri avevano cominciato a costruire. Quante volte, costruendo ed elevando quegli orologi meccanici che gli aprirono le porte della Cina, da quello donato al vicerè del Guangdong nel 1583 fino all’ultimo regalato all’imperatore Wanli nel 1601, avrà pensato al primo orologio della sua vita, quello mai visto della città natale. L’orologio donato all’imperatore non entrava all’interno del palazzo per la lunghezza dei pesi; Xitai Ricci disegna una torretta di legno per ospitarlo, con sue scale, finestre e loggie, assai vaga e bella. Fu posta in un giardino privato dell’imperatore, forse nel Padiglione della Longevità, insieme ad altre cose preziose che vi sono raccolte e resta memoria di questa sopra, per i secoli che hanno da venire, a vista di tutti…”
Dall’orologio dei Ranieri in Macerata, all’orologio dell’imperatore della Cina. Budda Ricci, ancora oggi riconosciuto patrono degli orologiai di Cantòn, attende da Pechino il nuovo rintocco del suo primo orologio mai udito.
(Nelle foto: Le figure originali in legno, con finiture in metallo raffiguranti al Vergine con il bambini, i re magi e l’angelo, custodite nella Pinacoteca civica; e il momento della firma del verbale martedì a Firenze, con l’assessore Di Geronimo, a destra, il professor Paolo Carini della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche).
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LA SODDISFAZIONE DEL PROF. FILIPPO MIGNINI:
Eccellente e incoraggiante notizia, quella giustamente sottolineata da tutta la stampa locale venerdì scorso. L’orologio dei fratelli Ranieri tornerà a misurare il tempo nella integrità delle sue funzioni: nello splendore della cosmologia rinascimentale illustrata nel suo quadrante e nella testimonianza della fede simboleggiata dai magi adoranti la Vergine con il Bambino. Chiuso nella torre di Macerata dal 1569, ha battuto le ore per quasi tre secoli. Ora esce dal silenzio e dall’oblio di un altro secolo e mezzo grazie all’intelligenza e all’amore di molte persone. Una decina d’anni fa il maestro Alberto Gorla, il maggiore esperto di orologi da torre vivente oggi in Europa, segnalava l’importanza eccezionale del meccanismo conservato a Macerata e assicurava la possibilità di restituirlo all’antico splendore; un movimento trasversale di cittadini ha manifestato il proprio favore; le principali istituzioni pubbliche e private del territorio hanno comunicato la loro disponibilità a sostenere l’intervento; l’amministrazione comunale, grazie anche alla tenacia dell’assessore Di Geronimo, ha seguito il non facile cammino dell’approvazione del restauro. Ora, con l’avallo convinto della Soprintendenza regionale e con il concorso scientifico del Museo della Scienza di Firenze, il sogno si sta trasformando in realtà.
Ad un altro sogno, strettamente congiunto a questo, si sta lavorando da tempo: dotare la città di Macerata di un luogo dedicato alla perenne memoria della figura e dell’opera del più grande cittadino della sua storia: quel Matteo Ricci che lasciava la città proprio nell’anno in cui i fratelli Ranieri presentavano il progetto dell’orologio della torre. Ricci non ne ha sentito il battito. Ma grande uomo di fede, di scienza e di straordinaria immaginazione, ha mille volte replicato quel battito nell’orologio da torre costruito per l’imperatore della Cina e in tutti gli altri disseminati lungo il quasi ventennale percorso di avvicinamento alla corte nel Paese del Drago. Ci auguriamo che cittadini e istituzioni riescano a trasformare in realtà anche quest’altro sogno, capace di consacrare definitivamente, insieme al primo, Macerata come città di Matteo Ricci.
Filippo Mignini