Congratulazioni Presidente, ora avanti con il progetto; finalmente l'ottocentesco Ospedale di San Martino, monumentalizzato e trasformato negli anni 30 del secolo scorso come sede dei fasci e dopolavoro cittadino, potrà riaccendere la lanterna in cima al campanile dell'antica chiesa di "S. Pietro al Mercato" annessa all'edificio. Una nuova luce culturale tornerà ad illuminare la Macerata del futuro.
Una doppia mostra dunque, quella "impossibile" di Raffaello su Raffaello retroilluminato, e quella scenografico-architettonica del "Corridoio Innocenziano", un luogo suggestivo e coinvolgente destinato a cambiare la stessa percezione simbolico-funzionale dello Sferisterio.
Ho conosciuto circa 45 anni fa un Mario Battistini, destinato poi a diventare una delle firme più autorevoli del giornalismo locale, capace di scrivere in 25-30 righe vicende anche complesse della politica, della cronaca e della cultura cittadina. Ora leggendo le circa 150 righe che ha scritto per commentare il nulla stento a credere che si tratti della stessa persona.
Era solo per ricordare che il 16 marzo scorso questa Giunta municipale ha inviato al Ministero competente, nell'ambito del Programma Innovativo sulla Qualità dell'Abitare, un progetto di restauro e valorizzazione del Monumento alla Resistenza di via Cioci per un importo di oltre 200mila€ (intervento 5 dell'area C -Corso Cavour/via Trento). Un'opera architettonico-ambientale di valore che abbiamo ritenuto altamente simbolica per la città e che risultava abbandonata nel degrado da almeno un decennio.
Non avendo avuto modo di farlo prima vorrei qui ringraziare, oltre alla struttura dirigenziale dei Servizi Tecnici Comunali, anche l'Avv. Renato Perticarari per avermi comunicato tempestivamente sin dall'Ottobre scorso la pubblicazione del bando; un ringraziamento particolare anche ai Geometri comunali f.lli Paniccià e agli arch. T. Raponi e I. Matteo per le loro elaborazioni grafico-progettuali.
Tutto veramente fantastico se non fosse vero; al di là delle presunte contraddizioni tra le dichiarazioni degli assessori, sempre utili allo storetelling giornalistico, resta il fatto che il "Sindaco emerito" avv. Ricotta suggerisce alla nuova Giunta di affidare all'arch. L. Schiavoni di Jesi il progetto per l'allestimento del museo di Scienze Naturali con apparecchi digitali per un importo di 300mila euro. Dunque resta confermato che il progetto del museo ad oggi non c'è. Ora questo architetto Esinate, che in passato ha già progettato l'allestimento del Buonaccorsi su incarico della medesima Amm.ne Carancini, è esattamente lo stesso che è stato incaricato del progetto relativo al Museo di Storia Naturale nella ex casa del custode dei Giardini Diaz. Dunque una prima domanda, perchè nel progetto di recupero e consolidamento edilizio del manufatto andato ora in appalto non c'è il progetto della musealizzazione della struttura che, invece, era l'obbiettivo primario del fondo "ITI scheda azione 3 POLO DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA"? Seconda domanda, perchè solo adesso, in sede di polemica politica, l'ex Assessore suggerisce l'adozione di un misterioso (almeno per me) elaborato Schiavoni con soluzioni digitali e questa cosa non l'ha fatta presente al Sindaco Carancini? Ultima ma non ultima domanda, che cosa sono queste "soluzioni digitali" per un Museo (essenzialmente didattico) che espone circa il 50% delle sue collezioni perchè l'altra metà resta imballata nel deposito per mancanza di spazio? (12 mila conchiglie del mediterraneo negli scatoloni, centinaia tra insetti e ammoniti in deposito ecc.). Allora ha fatto benissimo il Sindaco Parcaroli a dire che dovremo cercare i fondi necessari per allestire il museo e che cercheremo di approfondire la questione dell'allestimento nella prospettiva di esporre non una semplice campionatura dei materiali selezionati ma, ritengo, anche quelle importanti collezioni che ci vengono offerte, compresa quella importantissima degli uccelli offertaci dall'Istituto Salesiano Don Bosco e che, almeno sino ad oggi, abbiamo dovuto rifiutare per mancanza di spazio. Un museo moderno può definirsi tale non solo per la digitalizzazione ma anche perchè può e deve svilupparsi nello spazio e nel tempo.
Si tratta di un progetto finalizzato al recupero strutturale di un bene storico-architettonico documentale vincolato come tale dalla Soprintendenza competente. Le sue modeste dimensioni plano-volumetriche, articolate su tre livelli, erano rapportate alla sua destinazione originaria che era abitazione del custode, magazzini, depositi, piccole serre e stalle. Giustamente il progetto andato in appalto si limita a migliorare sismicamente la struttura, consolidare e salvaguardare la qualità architettonica, abbattere le barriere architettoniche cercando di non invadere la qualità e la geometria generale degli ambienti interni, adeguare l'insieme tipologico alle norme vigenti sul confort acustico e risparmio energetico. In sostanza una serie di lavori basici non strettamente interdipendenti all'ipotesi di una sua destinazione a Museo di Storia Naturale. Dunque, si tratta di una ipotesi di destinazione niente affatto vincolante e definitiva che, in ogni caso, merita un un supplemento di indagine progettuale per essere effettivamente praticata. Non a caso, quindi, il quadro economico andato in appalto non prevede nulla relativamente agli allestimenti, impiantistica specialistica, tecnologie didattico-informative e tutto quanto in uso nei moderni musei di questo genere. Ora è noto a tutti che gli ottocenteschi giardini Diaz (già mercato boario), hanno generato in continuità il parco di "fonte scodella", all'interno del quale in un ameno boschetto in rilevato sorgeva il trecentesco complesso di S. Maria in Torresana con la fonte di S. Maria Maddalena. Di questo complesso (poi trasformato in fattoria agricola), restano ampie e vistose tracce; a mio avviso il luogo veramente adatto per il MUSE di Storia Naturale sarebbe quello, non solo per le maggiori dimensioni ma anche in considerazione del fatto che esattamente nelle vicinanze abbiamo ipotizzato, nel programma elettorale, la 3° fermata della cosiddetta "metropolitana di superficie". In questo modo si lascerebbe l'ex casa del custode ad altre museizzazioni e/o esposizioni culturali all'interno del più vasto tema che, sempre nel nostro programma, abbiamo definito come "Macerata -passato, presente e futuro".
Aggiungo solo che in merito alle questioni culturali, più volte discusse nel corso della stesura del programma, è emersa anche la grave carenza di spazi adeguati relativi all'Archivio Stato.Una istituzione di fondamentale importanza, non solo per gli studiosi sempre più numerosi che frequentano una ridottissima sala lettura e consultazione (4-5 posti circa), ma anche per i tanti servizi offerti al pubblico e ai professionisti.
Se proprio vogliamo restare sul filo della memoria, che per i più anziani è di tipo lungo, direi che il finanziamento relativo al Piano di Ricostruzione (detto anche post-bellico), aggiornato con il progetto della "Strada Nord" (soluzione Cristini-Lamberti 1971), venne approvato alla unanimità del Consiglio Comunale nella consigliatura 1970-1975. Erano gli anni in cui sia Berlinguer che Almirante affermavano: "...alle case popolari e alle strade non bisogna mai votare contro...".
Ogni cittadino di buon senso e minimamente informato sulle vicende politiche e programmatiche dell'ultimo decennio, che riesca a guardare in faccia la cruda realtà cittadina senza adulcorarla e senza paraocchi ideologici, non può non constatare che Carancini sia stato il peggior Sindaco di Macerata nell'ultimo mezzo secolo di storia amministrativa. Le mancate opere, le iniziative intraprese, le relazioni interistituzionali ecc.., efficacemente riassunte nell'articolo sono solo una parte delle insufficienti e inadeguate azioni di governo, rispetto alla drammaticità della crisi, non solo economica, che ha investito come una tempesta perfetta la città dal 2010 ad oggi. Lo sforzo sovrumano dell'assessore Ricotta, oggi candidato a succedergli come Sindaco, nel mascherare tutto ciò con affannose, affrettate e costose opere di maquillage urbano da spendere subito nella propaganda elettorale in corso, presenta dei tratti persino commoventi quando cerca di difendere, con malcelato imbarazzo, non tanto l'operato di Carancini quanto una storica continuità amministrativa di antica origine democristiana.
Ho già espresso in altra occasione le mie critiche alla insufficiente metodologia progettuale con cui la "Light design Strategy" è stata applicata ad alcuni monumenti architettonici della nostra città. Non ho ancora visto dal vivo l'intervento completo sulla Piazza Centrale ma mi ero già fatto un'idea attraverso la visione di un "rendering" e di alcune prove tecniche effettuate nei giorni scorsi. L'impressione è la conferma di una insufficiente adeguatezza culturale di questo progetto, evidentemente sacrificata a vantaggio della componente tecnologico-commerciale. Certamente si accende la luce -abbagliante- la dove c'era ombra, ma si tratta di una luce che in realtà non "illumina", nel senso di comprendere, narrare e descrivere uno spazio o un monumento storico-artistico. Non ha caso non si leggono, ad es., gli innumerevoli cartigli (alcuni incastonati nell'ex Palazzo Legatizio dal 1278). Tuttavia, mentre su questo si potrà ritornare tranquillamente a ragionare, quello che per ora merita di essere sottolineato è l'affermazione dello stesso Presidente dell'Accademia di Belle Arti avv. Scheggia: "... le serrandine del Palazzo del Governo vanno sostituite o rimosse..., affermazione largamente applaudita dai presenti". La cosa mi fa particolarmente piacere perché riconosce un piccolo ma significativo aspetto del ben più ampio problema del "decoro pubblico", un particolare che proprio il Centro-Destra ha sempre messo al centro del proprio programma elettorale sin dalla candidatura dell'avv. Pistrelli nel 2010. Ma allora il Centro sinistra derise rumorosamente la questione delle serrandine e del decoro urbano, derubricandole come sciocchezze tanto da lasciarne la libera gestione ai graffittari che di notte a branchi imbrattano la città.
Perchè il secondo progetto (Piazza della Libertà) non è stato ancora pubblicato sul sito istituzionale del Comune come avvenuto per il primo progetto (Sferisterio)?
La previsione di un nuovo Centro Commerciale a Piediripa, sull'area ex Costa poi Simonetti che grosso modo si estende tra l'ultima rotatoria di via Bramante e il ristorante Torquati, risale alla cosidetta "variante tematica" al PRG redatta dall'arch. Canzian e adottata durante l'Amministrazione del Sindaco Maulo (1994-1999). Qella variante, prevedende circa 180-200mila mc. di attività terziarie e commerciali, fu approvata definitivamente dalla Provincia e dal Comune durante l'Amministrazione del Sindaco Anna Menghi dopo una drastica riduzione volumetrica (circa il 50%). Nel decennio 2000-2010 l'Amministrazione Meschini non solo reintrodusse la volumetria tagliata ma, tra altre cose, la aumentò. Oggi il soggetto privato che ha presentato il progetto attuativo deve adempiere alle richieste della Provincia relativamente alla V.I.A. completa, tra le quali, evidentemente, c'è la richiesta dell'elaborato relativo ai flussi di traffico trattandosi di grande distribuzione commerciale. E' chiaro che, come da mal costume nazionale, la redazione di detto elaborato la si faccia fare agli amici degli amici che in quel momento sono al governo del Comune e che, guarda caso, stanno proprio occupandosi di mobilità ("sostenibile" ovviamente, non sia mai). Dunque, il PUMS non c'entra nulla, serve solo per sviare la discussione politica vera in materia urbanistica eludendo la domanda di fondo: serve veramente alla città una nuova mega struttura commerciale lungo l'asse principale (alberato) che, di fatto, costituisce la vera nuova "Porta d'Oriente" di Macerata, una città morente anche grazie alla continua sovrapposizione di queste scelte scellerate.
Penso anch'io, come Bommarito, che Andrea abbia sbagliato nell'organizzare un gesto di solidarietà privata in modo tale da renderlo pubblico; lo dico anche come antichissimo ospite di quell'asilo che da oltre 75 anni riceve costantemente doni da tanti privati senza che nessuno ne sappia nulla. Tuttavia, non mi sarei mai aspettato un rigorismo formale così estremo, da parte di un Presidente la cui cultura politica si fonda in modo particolare sulla difesa del diritto alla parola, soprattutto quando la chiedono gli avversari.
Erano anni che non seguivo più un Consiglio Comunale ma grazie allo streaming e, in parte, grazie anche ad una forma di depressione da covid-reclusion, ho potuto ascoltare solo l'ultima parte del dibattito relativo alle tristi fasi che stanno accompagnando l'infausta conclusione di quello che, nel 1998/99, era stato concepito come un modello virtuoso e innovativo per la riqualificazione urbanistica di un pezzo di città. Pensavo che finalmente il dibattito arrivasse a chiarire le responsabilità politiche e morali di chi ha consentito la trasformazione di quel modello virtuoso nel più grande imbroglio urbanistico condotto con destrezza tra il 2000 e il 2019. Tranne un breve cenno di Anna Menghi la discussione è rimasta seppellita sotto un polverone di tecnicalità giuridico-formali e contabili, in omaggio all'attualissimo grido "sopire e sedare".
Qualche mese fa (2019), ai tempi del prototavolo con apericena (un tavolo senza foto autoreferenziali ma decisamente progettuale e aperto ai contributi provenienti anche da personalità indipendenti dai partiti di centro-destra), in vista delle elezioni amministrative fu molto discussa l'ipotesi delle primarie e non venne affatto scartata a priori, anzi, i maggiori possibilisti erano alcuni che oggi si ritrovano in FdI mentre più perplessi apparivano quelli di FI. Poi le cose cambiarono rapidamente, si smise di parlare di progetti e programmi, passarono lunghi mesi di un silenzio assordante in attesa del primo "ciak si gira" per un film mai iniziato. Oggi leggiamo quello che leggiamo e che (salvo un rinvio di sei mesi delle elezioni) non vale nemmeno la pena commentare. Una sola cosa detta da Sacchi mi incuriosisce leggermente: "Dico alla Lega e all'amico Andrea, non abbiate paura di confrontarvi con la città e con gli alleati"; dalle ultime notizie leggo che il confronto riservato con l'affollata assemblea i commercianti sarebbero rimasti ad occhi sbarrati e bocche aperte nell'ascoltare le rivelazioni sui contenuti contrari ai loro interessi previsti nel PUMS e che, soprattutto, sarebbe Ricotta ad avere paura di un confronto diretto.
Credo che fosse impossibile fare squadra con un Sindaco che per 10 anni ha vissuto in solitario ed assoluto comando non il sogno di "una nuova storia", come andava raccontando, ma con l'incubo ossessivo delle "polpette avvelenate" tanto da circondarsi solo di fidati assaggiatori...
Ai terremotati sono state fatte le pulci nelle loro pratiche edilizie, rilevando e sanzionando pesantemente ogni minima difformità anche per lo spostamento di un divisorio interno alle cantine. Un clamoroso abuso di 1900 mc., magari indotto dagli arroganti capricci di un Sindaco che si autodefinisce coraggioso, ma che è stato messo con le spalle al muro da chi ha avuto la forza di reagire facendo giustizia, viene sanato d'ufficio senza alcuno scrupolo nell'abusare ripetutamente della sua maggioranza.
Dopo 60 anni di dibattiti internazionali, ai più alti livelli scientifici e culturali sull'architettura scolastica, a Macerata abbiamo oggi questi deprimenti scatoloni prefabbricati immersi nell'asfalto. Come è potuto accadere??
..."Si converrebbe però, che dopo ultimata la costruzione, una chiara Epigrafe, facendo ammenda alle enunciative ascose sotterra, delle quali ha l'esito dimostrata la fallacia, ripartisse con giustizia gli encomi, e sarebbe questo il jus suum cuique tribuere (la giustizia consiste nella costante e perpetua volontà di attribuire a ciascuno il suo diritto)".
E' con queste parole che l'Avv. Pietro Castellano, membro corrispondente della Imperiale e Regia Accademia de' Georgofili di Firenze, dell'Accademia Valdernese del Poggio e della Società Georgica di Treia, conclude l'11° capitolo dedicato allo Sferisterio di Macerata, pubblicato nel VI volume dello Specchio Geografico - Storico - Politico edito a Roma nel 1835.
Dunque, ieri sera ho potuto godere di uno spettacolo stupendo, unico nel suo genere, coinvolgente e affascinante, ma non ho sentito (e letto) nulla che abbia a che vedere con l'aggiornamento storiografico, soprattutto per quanto riguarda la complessa vicenda progettuale e costruttiva del "Circo" che si è svolta nell'arco del decennio 1819-1829 (dalla costituzione della Società alla Inaugurazione dell'Edificio non ancora terminato)...
Da ricordare che progressisti e illuminati furono anche i due alti prelati (Card. E.Consalvi Segretario di Stato e Mons. U.P.Spinola Legato Apostolico a Macerata). Due figure appartenenti a quella "superiorità" governativa che furono decisive nella risoluzione delle diverse problematiche che hanno caratterizzato la decennale e complessa vicenda costruttiva dell'"Anfiteatro" maceratese, scongiurando ogni volta il ricorrente rischio di fallimento dell'operazione. A loro si possono ricondurre, almeno in parte, anche gli esiti positivi delle controverse scelte estetico-architettoniche e monumentali, attraverso il discreto ma severo discernimento esercitato dalle tre maggiori centrali della conoscenza e del sapere architettonico, esistenti nell'Italia dell'800 (Accademia di Brera, Acc. Clementina di Bolonga e di S. Luca a Roma). Se poi potessimo attualizzare azzardando un parallelo, si potrebbe parlare di una primordiale STU (Società di Trasformazione Urbana), che però, diversamente da quella vista recentemente per via Trento, si fece carico e realizzò effettivamente la "bretella viaria" tra Porta del Mercato e Porta S.Giuliano, prima ancora di costruire lo Sferisterio...
Maurizio, considerato che nella tua appassionata narrazione di questo recupero hai accennato anche al tema dei ricordi, permettimi di ricordare anche la civilissima e interessante ricerca condotta sul destino di tale recupero dal Liceo Economico Sociale dell'Istituto di Istruzione Superiore Padre Matteo Ricci di Macerata. Nel 2018 gli studenti della 4°F, aderendo al progetto denominato "A scuola di Opencoesione" (un percorso di educazione alla cittadinanza attiva che sviluppa competenze digitali attraverso una attività di monitoraggio civico dei fondi pubblici sul proprio territorio), hanno scelto come oggetto di ricerca proprio il progetto di "Restauro dell'ex palazzina e dell'ex cinema di via Crispi (di proprietà comunale) da destinare a sede del museo dell'Istituto per le Relazioni con l'Oriente"(IRO). Al termine della ricerca gli studenti hanno scoperto quello che gran parte del Consiglio Comunale ancora ignora e la politica dimentica, cioè che non solo il museo non è stato realizzato ma che l'Istituto Matteo Ricci per le Relazioni con L'Oriente (IRO) nasce nel 2001 con l'intendo di coltivare e promuovere la memoria storica della figura e dell'opera di Matteo Ricci, insieme a quella degli altri orientalisti che Macerata e le Marche hanno offerto al mondo fino a Giovanni Cassiano Beligatti, Antelmo Severini e Giuseppe Tucci. Ma gli studenti vengono ad apprendere anche che nell'agosto 2013 la Giunta Carancini approvò un accordo per realizzare il museo del suddetto IRO con un costo previsto in €. 3.406.800, di cui €. 2.656.800 a carico del FAS ed €. 750.000 a carico del Comune. La proposta dell'IRO venne presentata formalmente al Governo Nazionale nel gennaio 2008 e verrà inserita nel programma delle iniziative promosse dallo Stato Italiano per la ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Macerata fu individuata come sede principale dell'Istituto e a tal proposito l'Amministrazione Comunale aveva previsto come sede funzionale il Palazzo Trevi Senigallia che la Regione aveva finanziato a tale scopo; forse qualcuno ricorderà i titoloni dell'epoca: "Dieci milioni di euro per Matteo Ricci - Con i fondi saranno riordinati i musei cittadini. Sette milioni verrranno stanziati dal Comitato interministeriale per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, gli altri da Comune, Provincia e Regione...". Una bellissima ricerca che, come la vicenda della strada nord e delle tante incompiute, è destinata a segnare quel pezzo di storia amministrativa locale che sta accompagnando la città verso il declino, nonostante la splendida biblioteca Mozzi-Borgetti.
Ebbi l'occasione di conoscerla e collaborare con lei in occasione della memorabile mostra allestita dall'Ordine degli Architetti di Macerata nel luglio del 1991 nella Chiesa di S Paolo, in occasione del decennale della scomparsa del grande artista maceratese Ivo Pannaggi. Ricordo l'entusiasmo gioioso con cui aderì a quella idea suggerendone anche il titolo: "Pannaggi su Pannaggi - omaggio all'architetto scomparso...". Mostrò subito, con semplicità, la sua grande competenza e autorevolezza culturale e scientifica che già la definivano come maggiore studiosa del secondo futurismo marchigiano e, in particolare, dell'opera di Pannaggi. Riuscì a farci aprire la "Villa Zampini", tenuta ancora integra e gelosamente chiusa dai suoi eredi milanesi, consentendoci di filmare e mostrare le immagini di quella che la stessa Caterina Toni spiegherà magistralmente come opera prima e completa di "architettura d'interni futurista", realizzata da Pannaggi nel 1925. Ritengo che meriti anche lei l'intitolazione di una via della città.
Uno sguardo riflessivo anche a villa "bel poggio", a fianco del Convitto, che presto verrà demolita, avrebbe accresciuto la conoscenza storica di quel borgo antico detto prima "delle Grazie", poi di S. Domenico, infine del Convitto.
Il consigliere Sacchi ha completamente ragione; chiunque conosca quella zona di via Roma, chiamata "casermette", sa che si tratta del più problematico cul-de-sac della città, la cui mancata risoluzione costituisce da decenni una vera emergenza viabilistica. La prossimità del passaggio a livello, l'incrocio tra le due principali arterie viarie di via Roma e via Mattei, l'accesso al popoloso quartiere di Collevario, la presenza di due centri commerciali ecc., sono tutti nodi irrisolti destinati ad accrescere le criticità della zona a partire dai prossimi mesi, quando sarà effettuato il già annunciato trasferimento delle due scuole dell'obbligo inopportunamente accorpate (Mestica e D.Alighieri). L'afflusso concentrato di circa 850 alunni, trasportati prevalentemente da automezzi vista l'impossibilità di spostamenti pedonali a causa della maggiore distanza dagli insediamenti residenziali serviti in precedenza (ad es. il centro storico ecc.), creerà un congestionamento stradale diffuso mai visto in passato. Per inciso vale ricordare che nelle scuole si svolgono anche attività extra-didattiche che coinvolgono famiglie, personale docente e non docente, per cui le strutture diventeranno sempre più dei centri di attrazione funzionanti a tempo pieno. E' bene ricordare anche che nel "memorandum" firmato nel 2017 tra il Commissario Errani (per lo Stato italiano) e i generosi arabi del Qatar, che hanno cofinanziato l'opera con 5,6 milioni di euro prevede, in caso di calamità naturale (dunque anche un terromoto), che la struttura scolastica venga riconvertita come Centro di Protezione Civile. A tutto ciò bisogna aggiungere che nel febbraio del 2018 il Premier Gentiloni firmò l'accordo di programma per la realizzazione, sempre alle "casermette", della nuova sede degli uffici della Questura, obbligando il Comune a svolgere celermente le pratiche burocratiche di sua competenza. Ancora, si ha notizia recente che nella stessa zona, difronte al plesso scolastico, si vorrebbe costruire un nuovo centro commerciale. Infine oggi, come se la città vivesse dentro un video-gioco dove dopo un mostro ne arriva un'altro più grande, apprendiamo che si vuole (o si deve?) realizzare una piscina pubblica sempre dentro le"casermette". Neanche se le tanto sognate ma indispensabili nuove strade "Mattei-Pieve" e "casermette-Sasso d'Italia" fossero già realizzate si riuscirebbe a garantire la sostenibilità di una tale concentrazione e promiscuità di funzioni.
Andrea [email protected] Con circa 300mila € si sarebbe potuto e dovuto fare di più nell'interesse della città e della sua tradizione produttiva, culturale e formativa. Non solo una esposizione dei migliori oggetti di design prodotti dall'industria locale, ma anche la produzione intellettuale dei maggiori designers marchigiani oggi in attività e che l'ADI-Marche (Associazione dei designer, interpellata solo per essere presente nel catalogo come associazione) conosce perfettamente. Poi scavare nell'immenso patrimonio storico-archivistico delle scuole di formazione tecnico-artistica presenti nel nostro territorio per riflettere e confrontare le ragioni e le stagioni che hanno accompagnato l'evoluzione dell'odierno design nelle Marche. Insomma tutto un'altro metodo e un'altra serietà di approccio, sia politico-amministrativo sia tecnico-culturale, allo svolgimento di una iniziativa non semplice come questa.
Per uno straordinario paradosso il colpo più duro ed emblematico al decennale governatorato di Carancini, ma direi più in generale all'ultimo ventennio della devastante “Tactical Urbanism” a guida PD, non arriva dall'opposizione politico-istituzionale, ma da un colpo di coda reattivo inferto dall'Impresa che avrebbe dovuto guadagnare da questa operazione immobiliare. Come già nel 2013 l'avv. Bommarito descrisse puntualmente lo sviluppo della opaca vicenda, rendendola nota alle cronache-maceratesi come la "bella favoletta della Riqualificazione di Via Trento", si sarebbe dovuto capire che non si stava perseguendo il bene pubblico ma gli interessi privati di un gruppo. La nuova bretella di collegamento con il sottostante parcheggio Garibaldi, i due sottopassi di attraversamento pedonale di via Trento, il giardino-belvedere sull'area terminale ex distributore AGIP ed ex casa Verdicchio, la riqualificazione integrale delle vecchie facciate con il nuovo portico previsto sul lato sinistro della via, ecc. erano le uniche cose di interesse pubblico che potevano giustificare parte del sacrificio urbanistico-ambientale su un'area particolarmente delicata e significativa per la città. Di tutto ciò non c'é più alcuna traccia ed inoltre i cittadini stanno correndo il rischio di dover sborsare il costo di questa sentenza.
Sulle pluri-programmate e costosamente finanziate piscine di Fonte Scodella, mai realizzate per un autoctono e radicato mix di malapolitica, acquiscienza tecnico-amministrativa e interessi privati, ho sempre pensato che fosse una scelta sbagliata sia dal punto di vista urbanistico che tecnico-funzionale. Aver ingigantito la scala dell'intervento rispetto alle ipotesi iniziali risalenti al 1998/99, prevedenti una semplice vasca coperta e una scoperta che consentisse sia al Centro Universitario Sportivo di completare la sua offerta di servizi con una squadra di pallanuoto, sia al Comune per implementare la scarsa dotazione e qualità degli standard urbanistici nei quartieri (magari demolendo l'orrenda e incongrua struttura di v.le Don Bosco), si è rivelato un errore che esula dal cosiddetto imprevisto imprevedibile. Ma la mia riflessione attuale su questo, come anche su altri argomenti, non riguarda più solo la fallita operazione piscine i cui esiti economici, sociali e morali saranno pagati, come sempre, solo ed unicamente dai cittadini contribuenti, ma l'arroganza con cui l'attuale gruppo di potere al governo della città, guidato dal Sindaco, punta a conculcare ogni espressione del libero pensiero. La vicenda ricostruita chiaramente da Bommarito con questo articolo è esemplare ma è solo l'ultimo degli episodi; infatti, è ancora fresco anche il ricordo del Consiglio Comunale a porte chiuse, con la connessa secretazione degli atti, relativamente alla progressiva distruzione del vincolo storico-ambientale della fonte Pozzo del Mercato per favorire la costruzione di una nuova villa a ridosso della stessa.
Quello della distruzione, della scomparsa o della manomissione di opere d'arte e di significativi manufatti storico-documentali costituenti una parte importante del patrimonio culturale cittadino, è sempre stato un problema mai risolto dalle varie amministrazioni comunali, con particolare riferimento a quelle succedutesi dal dopoguerra ad oggi.
Proprio domenica scorsa, visitando le rovine di Helvia Ricina con la Proff.ssa Eleonori, si ricordava sia i più recenti e documentati "furti con destrezza" che le distruzioni per incuria avvenute in quel sito archeologico. Non parliamo poi della scomparsa di materiale archeologico espiantato dai muri del "lapidario" nel cortile comunale, dei quadri e degli arredi del vecchio teatro Lauro Rossi, delle preziose cancellate in ferro battuto di villa Cozza e di altri luoghi analoghi passati al demanio, degli ottocenteschi lampioni della piazza centrale e delle tante distruzioni architettonico-monumentali comprese quelle ipogee. Tutto questo oggi non può più essere tollerato anche perché sono notevolmente accresciuti e disponibili i mezzi e le tecnologie necessarie per prevenire questo genere di danni. Giustificare il danno prodotto in questa occasione con la scusa che l'affresco ad acrilico è particolarmente fragile è una palese sciocchezza, tutti gli affreschi sono fragili e per questo esistono tecniche differenziate per la loro conservazione, basta avere la sensibilità e la cultura necessaria per capire che prima di eseguire determinati lavori occorre consultare esperti e specialisti del settore. Quanto accaduto, quindi, non sorprende particolarmente anche perché è nota la mancanza delle suddette caratteristiche e sensibilità culturali tra coloro che amministrano e dirigono le strutture tecniche comunali preposte, in questo senso gli esempi recenti sono diversi ed emblematici (dall'orologio finto antico in resina sulla torre civica, alla disastrosa pulizia a spazzola della statua romana di Esculapio nel cortile comunale per finire con lo scellerato intervento edilizio sopra l'antichissima Fonte del Mercato ecc.). A questo punto, vista l'incapacità di distinguere un'intervento su un capannone prefabbricato in periferia da quello su un soffitto affrescato in un edificio del centro storico, bisogna preoccuparsi seriamente di salvaguardare l'affresco di Tulli (forse l'ultimo ancora esistente) nell'abbandonata scuola media dei Sibillini in via del Convitto.
La villa, che verrà demolita dall'industriale calzaturiero Santoni per realizzare un nuovo condominio residenziale con notevole aumento volumetrico, è storicamente nota come "Bel Poggio" o "villa Baroni"; più volte ristrutturata sino al 1952 ha oggi certamente perso le principali caratteristiche architettoniche originarie dei novecento ma altrettanto certamente, ha ancora conservato il suo valore ambientale e paesaggistico. Tuttavia, mentre le immagini del progetto sopra pubblicate ci mostrano persone sedute su una alienante panchina a "fissare" il silente muraglione del Convitto, le parole del Sindaco ci invitano ad immaginare scorci panoramici di strabiliante bellezza di cui, però, non abbiamo traccia. Scorci che in effetti dovrebbero costituire l'argomento e il tema principale del progetto approvato (nonostante le criticità evidenziate dall'apposita commissione) e che, come avviene nelle più civili città europee, andavano mostrati e condivisi preliminarmente con cittadini. Tutto ciò, in particolare, anche in vista del fatto che quel sito è una naturale estensione della parte più antica del centro storico, sorta intorno alla Porta di S. Domenico detta anche Porta Montana.
Purtroppo la fototeca, che fino a tre mesi fa era consultabile e scaricabile online, ora non lo è più, in una straordinaria controtendenza rispetto all'indirizzo generale che stanno seguendo le biblioteche e gli archivi maggiori in tutta Europa.
Dunque alcuni cittadini hanno segnalato ai Vigili Urbani che la fonte pubblica, recentemente restaurata a carico del privato e resa visibile a tutti, è rimasta all'interno di una rete di protezione privata; infatti, chiunque può capire che non si tratta di una recinzione definitiva ma di un dispositivo protettivo previsto dalle norme per la sicurezza nei cantieri (la retrostante casa è ancora in corso di completamento). Tuttavia questa cosa impedirebbe la fruizione pubblica e quindi i Vigili che, appunto, hanno il compito di vigilare, hanno o stanno vigilando e vedremo fra 15 giorni l'esito. Ma intanto, di quale fruizione stiamo parlando? Dovrebbe essere noto anche alla pur giovane Assessora che ad impedire l'avvicinamento in sicurezza alla fonte (non si sa poi per fare cosa visto che l'acqua non scorre più da anni e non era potabile già da decenni), non è la rete ma la grande tubazione fognaria che gli corre a vista sul davanti, lasciata li sin dai tempi dell'incompiuta strada nord e del connesso scandalo Longarini. In sostanza siamo di fronte ad un frustolo di terreno pubblico abbandonato e pericoloso posto tra la strada e la fonte che oggi, ripulita, si può già ammirare in tutto il suo testo storico-artistico-documentale, ma si possono ammirare anche i rifiuti che giacciono sul suddetto frustolo di terra. Non voglio fare paragoni fin troppo facili con la situazione della fonte di Pozzo del Mercato di cui si è discusso molto nei mesi scorsi, ma vale la pena ricordare che la vigilanza sulle fonti e sui frustoli di terreno pubblico abbandonati va fatta ovunque. Un esempio eclatante è l'ottocentesca fonte scodella, opera pubblica storicamente pregevole oggi abbandonata e occupata privatamente da un micro insediamento "urbano-rurale" costruito recentemente (a secco secondo le prime ordinanze di Errani) da ignote famiglie certamente non locali.
Non mi è capitato spesso, soprattutto nell'ultimo decennio, di complimentarmi per il recupero di un'architettura contemporanea ben riuscito, doveroso e consapevole. Si sa che il meglio è spesso nemico del bene e a Macerata, di questi tempi, fare bene una cosa è già un fatto straordinario, quindi, non indugerò sull'esistenza di ampi margini di miglioramento rispetto alla valorizzazione complessiva dei caratteri originari del "purismo" razionalista che contraddistingue l'opera ridolfiana per la sede maceratese della ex G.I.L.. Tuttavia, agli inizi del 3° millennio, dovrebbe essere chiaro a tutti che non si tratta di una "architettura di regime fuori dagli schemi ... e che viene restituita alla città in chiave razionalista e funzionale". Al contrario, si tratta di un esempio molto significativo che spiega bene come in architettura (ma non solo), non tutte le cose semplici sono belle ma le cose belle sono sempre semplici. Diversamente dai luoghi comuni sempre duri a morire, centrale in quegli anni era il tema del "bello", ma non come un fatto in se, isolato, ma come uno dei dati costitutivi della semiologia architettonica dell'epoca, dove gli architetti e le relative scuole avevano ancora una notevole confidenza anche con il "De Architettura" di Vitruvio: scopo dell'opera è.. "firmitatis, utilitatis, venustatis" (solidità, utilità e bellezza). Tutte queste cose sono via via scomparse a partire dal dopoguerra e ora, giustamente, si cerca di recuperarle. Ora resta il dilemma se le nuove destinazioni d'uso dell'APM, nonostante l'alto grado di flessibilità di quegli spazi orignari, reggeranno l'impatto con le mutate esigenze di funzionalità sia urbana che aziendale.
Siamo in attesa di risposte circa la richiesta avanzata per la riscoperta e rigenerazione volontaria di un ulteriore fontanile in contrada Morica (come sta avvenendo per fonte Moscardina), oltre a quello di fonte San Giuliano dove un paio di volontari hanno già fatto alcune ispezioni.
Speriamo che i cupolini dei campanili rimasti in piedi nel nostro cratere non diventino tutti intonacati color "giallo condominio", come quello della Collegiata di S. Giovanni a Macerata.
L'ASPETTO POSITIVO DELLA "FAMIGERATA RUSPA"; dopo il suo intervento alcuni amici volontari hanno proseguito il lavoro manualmente, spazzolando e ripristinando la funzionalità della cannella. Purtroppo il fontanile (di proprietà comunale) ha bisogno di urgenti lavori di restauro, anche perchè le perdite d'acqua dal botticino creano dei ristagni che presto favoriranno l'invasione di nuova vegetazione infestante.
Il primo incarico per la redazione del piano del traffico fu affidato alla SINTAGMA di Perugia dalla giunta del Sindaco Maulo (1994-1999), il secondo incarico di consulenza per la verifica della migliorabilità del traffico e della sosta urbana fu affidato alla medesima SINTAGMA dalla Giunta Carancini (2010-2015) che non aveva ipotizzato l'acquisto del ParkSi; ora sembra arrivato a maturazione il terzo incarico per un nuovo piano della mobilità (ovviamente affidato alla medesima società che, altrettanto ovviamente, mette al centro l'innovazione dell'auto elettrica e del metodo partecipativo). Ora i cassetti dell'Amministrazione sono pieni di buoni piani ma le problematiche irrisolte della viabilità e della sosta, strettamente connesse allo sclerotizzato assetto urbanistico, sono rimaste sempre le stesse.
Sembra che in Procura non sia stata inviata la PRATICA EDILIZIA in oggetto ma bensì la sola interpellanza del consigliere Marchiori; se così fosse sarebbe come chiedere all'autorità giudiziaria se l'attività politica e di controllo democratico di un consigliere comunale sia stata corretta. Allo stesso tempo si configurerebbe anche un tentativo di intimidazione nei confronti del consigliere (ma non solo) e di imposizione del silenzio sull'intera questione. Sempre se tutto ciò fosse confermato, come sembra, i primi a dover insorgere contro questa procedura, magari con un OdG, dovrebbero essere i consiglieri del PD che nel DNA politico hanno, o dovrebbero avere, il principio democratico che fece dire a Pertini "mi batto contro l'avversario politico ma sono pronto a dare la vita perchè anche lui abbia il diritto di esprimere il proprio pensiero".
Il giornale LA VOCE di Novara scriveva nel dic. 2017 "Il Pd scrive al Prefetto: «In Consiglio comunale democrazia a rischio»".
Un apposito quesito in ordine all'applicazione della vigente normativa in materia di auto-convocazione del consiglio comunale ha chiarito: OBBLIGO DEL PREFETTO A DIFFIDARE ED EVENTUALMENTE CONVOCARE SEDUTA APERTA DEL CONSIGLIO COMUNALE (territorio e autonomie locali 3 genn. 2018). Si potrebbero citare decine di sentenze e massime che prevedono anche l'intervento del Prefetto in caso di arbitrarie limitazioni alla libertà democratica.
Ritengo che questa decisione sia un ulteriore effetto della sfiducia di fatto nelle autorità politiche e amministrative di Macerata, iniziata con la Presidenza del Ministro Minniti alla fatidica riunione del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza pubblica. Credo anche che la nomina del nuovo Questore inizi a produrre quella modernizzazione organizzativa e infrastrutturale che nei decenni trascorsi non si era notata; che la Questura avesse bisogno di una nuova, autonoma ed efficiente sede, diversa da quella del cinquecentesco "ex Palazzo Legatizio" (che può andare bene solo per la Prefettura), era una cosa evidente a chiunque abbia avuto modo di visitare quegli spazi. La questione della nuova sede (già ipotizzata nel primitivo Piano Regolatore di Piccinato (1971), fu formalmente riproposta nella cosiddetta "variante tematica" per le attrezzature collettive, redatta dall'arch. Canzian nel 1994-98, insieme al trasferimento della caserma dei Vigili del Fuoco e altre funzioni statali.. L'area delle Casermette era una delle ipotesi e, a quel tempo, erano disponibili anche consistenti finanziamenti che si preferì perdere per lasciare le cose come stavano. La firma dell'odierno protocollo d'intesa, dunque, sancisce innanzi tutto la sfiducia nella politica urbanistica comunale, che in quell'area ha letteralmente inventato una incongrua destinazione scolastica attraverso l'arma impropria dell'emergenza sismica. In sostanza oggi, lo Stato, come da Costituzione, interviene per esercitare un potere sostitutivo, su materie comunali, previsto proprio in caso di inadempienza del Comune (meglio avrebbe potuto fare in passato anche la Provincia). Dunque la scelta delle scuole e del centro commerciale alle casermette resta una scelta sbagliata fatta dalla maggioranza, senza un confronto serio e approfondito con la cittadinanza, mentre l'insediamento della nuova sede per la Questura ha alle spalle un notevole approfondimento tecnico-urbanistico e un iter di approvazione trasparente, più volte reiterato, almeno sin dal Piano Regolatore del 1971.
Evidentemente nella stretta finale la Commissione, dove c'era anche una insigne marchigiana, ha forse frainteso o non trovato più corrispondente il titolo del progetto turistico-culturale "Macerata Estroversa" (anche troppo), presentato dal Comune nell'ambito di un'altrettanto "misterioso" e ampio progetto denominato "Distretto Culturale Evoluto".
Bravissima, grande acutezza tecnico-giuridica e saggezza storico-culturale. Inutile aggiungere che in Italia gli Enti rivelatisi veramente inutili, costosi e persino dannosi alla stabilità democratica sono state le regioni.
Neanche cinquanta anni fa si demoliva in questo modo, almeno prima smontare le grondaie, i discendenti, il manto di copertura e quanto altro materiale recuperabile, poi procedere con tecniche adeguate che in sicurezza consentono di finire il lavoro al massima in 24 ore.
Nei bilanci del GUS non ci dovrebbero essere capitoli coperti da privacy; finchè in questa e altre "ONLUS" non ci sarà totale trasparenza (compresa quella sui loro legami con la politica e pezzi della burocrazia) si alimenterà solo odio, razzismo, rancore e rabbia che prima o poi dovrà trovare uno sfogo poco gradevole.
Nel fare le congratulazioni a tutti gli eletti e inviare i migliori auguri di buon lavoro, vorrei anche augurare che non si dimenticasse mai la funzione principale di un Ordine: "tutelare i cittadini garantendo la qualità delle prestazioni erogate e la congruità degli onorari applicati dai Professionisti iscritti". E' per questa fondamentale ragione che la legge eleva l'Ordine al rango "Ente di Diritto Pubblico" ponendolo sotto la vigilanza del Ministero di Grazia e Giustizia.
La somma di due debolezze non fa una forza ma una debolezza al quadrato. La prossima mossa sarà l'Ateneo unico delle Marche ad Ancona; per il resto ci penserà la strategia della desertificazione post sismica in corso di attuazione.
Non bisogna dimenticare che le dimensioni e la geometria di quella piazza non sono mai state concepite per ospitare vasche o fontanili monumentali; quella di Perugini a metà degli anni '50 fu un onesto ma mediocre tentativo che fallì presto, sia per l'imbarazzante "fuori scala" che per il "brutalismo" della vasca. Nell'immediato si cercò di mitigare l'impatto negativo circondando quello che fu subito definito "l'abbeveratoio" con aiuole e vasi fioriti, poi la vasca fu riempita di terra formando una grande aiuola che divenne un'ottima base per stupendi presepi. Certamente ai tempi di Perugini c'era ancora chi si ricordava il precedente episodio della grande "vasca-laghetto", realizzata quasi al centro della piazza nel 1889 in occasione della inaugurazione del 1° "acquedotto comunale di Serrapetrona". In quella occasione si creò il doppio evento storico di una colonna d'acqua alta 26 metri al centro della Piazza e l'illuminazione elettrica della stessa con quattro lampioni su pali legno. Finita rapidamente la novità del moderno le esigenze del mercato del mercoledì e delle varie fiere tornarono ad avere la supremazia su ogni esigenza di decoro e bellezza urbana.
"Questo voto trasforma l'emergenza in pianificazione"...Questa è una frase che merita di essere scolpita a lettere capitali ed esposta nel palazzo comunale e in tutte le scuole. Un perfetto epitaffio per la morte di quella cultura democratica che ha sempre considerato la "pianificazione e programmazione" un metodo fondamentale per ogni buona pratica di governo. Questa delibera in realtà risolve, in prima istanza, il "pressante" problema della valorizzazione immobiliare del compendio delle "casermette" attraverso la permuta senza vincoli, concessa alla società venditrice, degli immobili di via dei Sibillini e di via Giuliozzi. Dunque, una vittoria di un gruppo d'interesse sugli interessi più generali che dovrebbero essere tutelati proprio dalla trasparenza della "pianificazione". Soltanto in seconda battuta si tenta di cogliere l'occasione risarcitoria del terremoto cercando di far coincidere surrettiziamente la narrazione di una modernizzazione della rete scolastica con l'emergenza. Eliminare le dotazioni di base per la residenza in centro storico e sue adiacenze, come sono le scuole dell'obbligo, non sembra un buon viatico per iniziare a sognare la fuoriuscita dal presunto "nanismo".
Non è stato riportato l'unico saluto degno di nota, quello del Vescovo di Macerata che in in un minuto, svelando il segreto della durata di 2000 anni della chiesa, ha evidenziato il vero rischio in cui è incappata la ricostruzione sino a questo momento: la catena di comando troppo lunga, intrecciata e complessa che deresponsabilizza. Per il resto è stato straordinario ascoltare il funzionario regionale del Ministero dei Beni Culturali (addetto alla protezione e salvaguardia del patrimonio culturale) affermare che nella nostra parte del "cratere" ci sono troppe opere d'arte e che, forse, bisognerà rinunciare a qualcosa e pensare a "produrre nuovo patrimonio culturale" (smart land) in un territorio ormai impoverito e semi desertificato. Oppure il funzionario della Protezione Civile (addetto all'emergenza -carcasse di animali, sfollati, crolli, straripamenti, frane, censimento danni, zone rosse ecc.), evocare nuovi scenari urbanistico-territoriali e socio-economici per il prossimo secolo.
Quando il Sindaco dice che quel coacervo di funzioni, tutte ad alta intensità d'uso e tutte coagulate dentro il recinto delle casermette all'interno di un tessuto urbano già fortemente congestionato, sarà il più grande intervento della storia del Comune di Macerata dimostra: 1) che non conosce la storia della città che amministra; 2) che è totalmente privo di cultura, visione strategica e sensibilità urbanistico-architettonica, 3) che ignora gli elementi basilari di un buon governo del territorio in vista del miglioramento della qualità di vita urbana, 4)che non sa promuovere un confronto pubblico serio sulle idee pur rispettando le necessità dettate dallo stato di emergenza. Dunque, è questa la vera speculazione dannosa che deve essere evitata e non quella retorica sulle varianti urbanistiche.
Che la ricostruzione di opere pubbliche come le scuole (con consulenti di fiducia del Commissario e la vernicetta dell'Università), da appaltare a cura della stazione unica degli appalti (invitalia), fosse strategicamente nelle priorità della ricostruzione (a secco, cioè prefabbricata) era chiaro e implicito sin dal decreto di nomina del Commissario straordinario. E' strano che sino ad oggi quasi tutte le Università interpellate si sono dichiarate totalmente o parzialmente indisponibili e nessun progetto risulta attualmente cantierabile. Questo di Loro Piceno è veramente, almeno per ora, un curioso e virtuoso "unicum".
Caro Ugo, non è così assurdo quel colloquio ipotizzato; ci sono registrazioni non tra i burocrati in pianta stabile ma tra quelli -dirigenti- nominati ad hoc. Il concetto ricorrente è stato no alle casette, le casette sono il male assoluto, no alla ricostruzione di frazioni tipo Vallinfante, nocelleto o altre di Ussita ecc.; è meglio istituire un trasporto pubblico che sposti giornalmente una ventina di famiglie tra le zone montane e le nuove lottizzazioni residenziali rimaste invendute nelle periferie del basso Chienti e Potenza. Le opere d'arte tutte ad Osimo e Ancona che hanno già predisposto i grandi cataloghi per le mostre primaverili. La competizione territoriale ai danni del maceratese non la ferma nemmeno il terremoto. Altra parola d'ordine è "compriamo gli appartamenti invenduti" (ovviamente dalle banche perché quelle imprese che li hanno prodotti sono ormai fallite).
E' veramente inquietante che a 40 anni dall'inaugurazione del parigino "Beaubourg", inserito come "macchina della cultura" nel cuore urbano di una metropoli, si sia oggi pensato a Macerata di inserire un "volume spazzatura" in un sito agricolo lungo il tratto più paesaggistico della vallata del Chienti, nel bel mezzo della campagna maceratese. Invece di ri-naturalizzare il luogo produttivo dismesso dell'ex SAM (sorto, forse abusivamente, lungo la fascia fluviale nei convulsi decenni della "grande trasformazione), si è addirittura formulato una sorta di "manifesto concettuale" che avrebbe la pretesa di sostenere la qualità architettonica, urbanistica e storico-ambientale dell'intervento. Ora, che le banche locali non abbiano mai avuto dimestichezza con l'idea del "Bello" è risaputo, ma è la prima volta che un'istituzione punta in modo intenzionale a monumentalizzare l'orrido, così efficacemente espresso in questa immagine grafica.
L'ordinanza n.14 non contiene un cronoprogramma per la realizzazione di ogni singola scuola, ma stabilisce che il centro nazionale unico di progettazione istituito a Roma da Errani con tecnici di sua fiducia, dovrà prevedere nelle scelte progettuali unicamente il sistema costruttivo detto a"secco", cioè prefabbricato (legno, acciaio e cls prefabbricato). Nello stabilire ciò è stata di fatto cancellata la possibilità di partecipare alla gara d'appalto al 99% dell'imprenditoria edile marchigiana (basata sul sistema costruttivo "umido"). Non centrano i criteri di sismicità che devono essere sempre rispettati (abbiamo visto come si sono mal comportati la maggior parte dei capannoni prefabbricati con il terremoto dell'Emilia). No c'è dubbio che in questo modo saranno favorite le imprese del nord (emiliane in particolare). Certo, tutto legittimo e sicuramente trasparente, tuttavia le uniche due gare d'appalto finora effettuate, quella da 1,8 milioni per la rimozione delle macerie e quello delle casette in legno da 1000€/mq, sappiamo a chi sono state aggiudicate nonostante le white list.
Si è trattato innanzi tutto di un successo personale dell'Ing. Spuri, che con coraggio e il cuore in mano ha fatto comprendere alla platea dei circa 1400 tecnici marchigiani (incazzati ma anche spaventati da un decennio di crisi edilizia), la gravità e le necessità del momento. Spuri non si è nascosto dietro un dito e ha fatto capire molto chiaramente che non condivide molte cose del modello centralista che è stato imposto sino ad oggi, promettendo che le numerose perplessità sollevate saranno portate alla discussione con Errani e il suo gruppo di comando. Dalle 15 ordinanze emesse sino ad oggi (che tutte insieme formano il giardino ideologico sul quale basare la ricostruzione), comincia ad emergere la strategia economica della ricostruzione che, partendo dal presupposto della fragilità strutturale delle nostre imprese e delle nostre strutture professionali, punta a sostenere l'economia del sistema Emilia.
Noi over 60, residenti a S.Lucia -via Rosetani (praticamente il 70% della popolazione residente nel quartiere), siamo stati scrupolosamente informati per telefono della chiusura delle scuole, ma nessuno ci ha informati del fatto che saremmo rimasti per 19 ore senza corrente elettrica, dunque anche senza riscaldamento (dalla mezzanotte di martedì alla 20 del mercoledì). Nessuno poteva prevederlo, naturalmente, ma già nel corso della nottata o la mattina successiva poteva esserci una informativa.
Forse oggi i norcini sono fratelli o cugini dei vissani, ma in un'antico canto dei pastori di Visso (XVI sec.) contro gli abitanti di Norcia, questi vengono considerati "discendenti da Ebrei e Zingari"
Certamente è stata fatta molta strada in salita dal 2005 quando, da ultima in classifica, si voleva far rientrare a Macerata i "cervelli" dalla Mongolia.
Un'ampia documentazione progettuale si trova anche all'Archivio di Stato di Terni. L'opera nasce prima come ingresso monumentale al "campo di Marte" poi diventa l"altare" ai caduti. Prima delle luci artificiali l'opera necessita di restauri e pulizia dei marmi che per loro natura e forma sono in grado di amplificare il gioco dei chiari e degli scuri. In ogni caso il monumento più che rappresentare il capolavoro del Bazzani (almeno una ventina di opere simili in Italia), rappresenta il successo e la volontà del Podestà Benignetti che lo ha voluto a tutti i costi. Interessante ed istruttiva, invece, è la vicenda del ricorso fatto dallo scultore maceratese Giuseppe De Angelis come sindacato regionale degli scultori, contro la commessa delle cinque statue affidate ad uno scultore di altra regione. Cosa gravissima che all'armò persino il Prefetto (che non voleva mettersi contro la potente corporazione) e che Benignetti superò brillantemente con un parere legale; "...non si tratta di creazione intellettuale o opera dell'ingegno artistico ma della riproduzione seriale di modelli codificati tratti dalla statuaria romana...".
Perchè Macerata, città capoluogo, sta a guardare silenziosa questa migrazione delle opere d'arte? Qui c'è l'enorme complesso dismesso dell'ex Banca d'Italia, costituito dalla fusione di tre palazzi nobiliari nel cuore del centro storico. Un complesso perfettamente ristrutturato in epoca recente e ben conservato, dotato di tutti gli impianti di sicurezza perfettamente funzionanti; sarebbe un naturale polo museale e un sicuro deposito temporaneo per le opere d'arte provenienti dai comuni vicini e più colpiti dal sisma (a cui vanno restituite appena possibile). Non è pensabile che il Ministero proprietario dell'immobile, d'intesa con il MIBAC possa rifiutarsi di fronte ad una ad una simile richiesta.
Non sono riusciti a portare il busto di Mazzini in piazza Mazzini, nonostante un voto unanime del Consiglio Comunale -compreso quello dell'attuale Sindaco- figurarsi spostare Asclepio che è molto più pesante. D'altra parte Asclepio/Esculapio è finito nel nostro cortile comunale (già sede dell'antica Università) in ricordo della Facoltà di Medicina e Chirurgia attiva nel nostro Ateneo sino ai primi anni del secolo scorso. Il peso della cultura storica non è sostenibile per l'attuale classe politica; il rifacimento posticcio dell'orologio ne è la dimostrazione plastica.
Ivano, hai perfettamente ragione e una memoria di ferro; il primo nome non lo conoscevo ma gli altri, tutti giovanissimi, hanno fatto la storia della seconda ricostruzione della città. Sulla Corte dei Conti, come sai, tutti possono stare tranquilli, è come se non esistesse.
Caro Giuseppe, solo poche considerazioni:
a- è noto che nel Foro di Ancona operano i migliori legali che assumono l'incarico dalle pubbliche amministrazioni (stazioni appaltanti) per dare ragione alle ditte appaltatrici o concessionarie al fine di arrivare agli "accordi bonari" o transazioni;
b- è noto che a pagare e subire i danni sono sempre e solo i cittadini contribuenti;
c- è noto che le "riserve" (in caso di appalto dei lavori) o le "osservazioni" (in caso di concessioni) scritte dalle Imprese per la richiesta dei presunti danni arrecati da inadempienze o mancanze da parte dell'Ente appaltante devono essere sciolte (cioè risolte) entro un tempo determinato da quando è stato rilevato il presunto danno, superato il quale si intende che l'Impresa è consenziente;
d) politicamente l'attuale Amministrazione Comunale, per essere coerente con la propria tradizione, è costretta a portare sino alle estreme conseguenze le farraginose, costose e "inquietanti" scelte fatte sulla mobilità urbana a partire dalla famigerata "sbandata paralizzante" della strada nord;
e) tutti i costosi e travestiti "azzardi sperimentali" che da decenni vengono compiuti sulla pelle viva dei cittadini, residenti e utenti del centro storico -in totale disprezzo dei più elementari principi di democrazia urbana e buon governo- sono resi possibili dalla scomparsa delle opposizioni civili in seno alla comunità e dal sopravvento della "mediocrazia".
Intanto che, giustamente ma inutilmente, il Comune chiede di leggere le carte della commissione regionale, il Consiglio Comunale (se esiste) dovrebbe chiedere di leggere le carte della Giunta Comunale sui criteri di scelta (con relativi curricula) degli esperti incarichi di redigere il progetto; si sa che comunque i consulenti saranno pagati come previsto dalla stessa norma regionale. Quella dell'alleanza Pesaro-Fano è una classica furbata, l'eccezione democratica; si sa che quei fondi erano destinati solo alle città capoluogo.
Un museo maceratese a Padre Matteo Ricci dovrebbe essere unito a quello dell'orientalista maceratese Giuseppe Tucci (le cui collezioni presenti all' IsIAO di Roma si stanno disperdendo). Un museo che in prospettiva dovrebbe essere capace di contenere anche una delle più grandi collezioni private italiane di arte orientale di proprietà del Dott. Fernando Cappelletti, altro maceratese residente a Roma. La sede più adatta per un museo di questo tipo potrebbe essere quella dell'ex Banca d'Italia.
Il giudizio su Macerata, espresso oggi con grande chiarezza e lucidità dallo scrittore e poeta Prof. Piersanti, non lascia dubbi sull'immobilismo dinamico della città.
E' vero! "Un passo che farebbe crescere il prestigio dell'intera città". Un passo doveroso e nemmeno tanto difficile da fare, eppure l'"eco-museo" di Ficana e l'"eco-bar" di Fontescodella sono stati ritenuti prioritari. Speriamo che una volta ultimato il nuovo campo di calcio dietro la chiesa di Villa Potenza, si possa tornare ad occuparci del parco archeologico di Helvia Ricina.
Caro Vittorio, la stessa sorte toccata al progetto originario di Collevario e di altre zone anche non residenziali.
Poi, con i nuovi orientamenti politico-culturali affermatisi con il grido di "GOVERNABILITA'", anche lo strumento delle osservazioni dei cittadini è destinato a scomparire.
Diversi fossi denominati dell'"Acqua salata" (o Salsa), nascono da fonti poste sui versanti collinari alla destra del Fiume Potenza. Nel territorio di Macerata ce ne sono almeno due: uno nasce sotto il Colle di Ornano (detto dei Cretonacci nell'ultimo tratto), mentre l'altro sgorga sotto quello di Montanello-M. del Monte. Tutti questi luoghi naturali affacciati sul Potenza, più o meno allineati alla quota di Rambona, presentano analoghi caratteri paesaggistici uniti ad un certo magnetismo simbolico. La presenza dell'acqua salata, considerata terapeutica per molte malattie dagli antichi greci sin dal VII sec. a.c., poteva essere una ragione sufficiente a trasformare quel luogo in un tempio e meta di pellegrinaggi.
Proprio oggi stavo esaminando in biblioteca le diverse foto scattate da Balelli ai folti gruppi di turisti che negli anni 30 visitavano il sito archeologico di Recina, perfettamente tenuto in condizioni di totale fruibilità. Purtroppo anche i nostri amministratori preferiscono ancora le inaugurazioni alle manutenzioni.
Quali sono stati i risultati dello studio sulla presenza di reperti archeologici richiesti nel marzo scorso dalla Soprintentendenza Regionale? Chissà, forse riusciamo a salvare l'area storicamente più significativa di Fontescodella e, finalmente, capire che per le piscine è meglio un terreno con strati ghiaiosi, urbanisticamente servita in modo funzionale.
@ Guido
Una prima risposta potrebbe essere che i belgi hanno sempre avuto una grande passione per il nostro territorio e il nostro vino...(in una cantina verso Loro Piceno non è difficile trovarne).
La seconda risposta potrebbe essere che quando arrivò alla fine degli anni novanta il nuovo Soprintendente regionale, il fiorentino De Marinis (morto nel 2012), si interruppe il monopolio della ricerca archeologica nelle Marche detenuto dalle Università di Urbino e Macerata (che sono sempre state gelosissime). L'esplorazione venne concessa praticamente a tutte le Università sia italiane che straniere.
Detto in italiano; saremmo passati dalla "città intelligente" del primo mandato (la nuova storia) alla "città ragionevole" e pensata del secondo mandato. Dunque, la CO2 del traffico di oggi intorno alle mura, che negli anni 70 chiamavamo "collare di piombo" e che pensavamo scomparso grazie alla costruzione dei "parcheggi a corona" (Garibaldi, Paladini, ParkSi, Centro Direzionale, Silo via Armaroli), degli ascensori e della "galleria delle fonti", è preoccupantemente ritornata. La colpa sarebbe degli "uomini di ieri che hanno costruito la città di oggi". Tuttavia, gli uomini di oggi ci rassicurano che presto la CO2 sarà trasformata in energia verde grazie alla futura nuova gestione del ParkSi e alla imminente rivoluzione urbanistico-tecnologica. Intanto osserviamo che la città di ieri (vedi delibere di varianti urbanistiche dal 2010 in poi) si sta costruendo nei cantieri di oggi. Certo Macerata non avrà avuto in passato il "chip Bluetooth" per trasmettere in tempo reale tutti i dati sui parametri ambientali, ma di sicuro sapeva costruire ottime reti fognarie e idriche. Tutta una sapienza costruttiva completamente scomparsa nei recenti rifacimenti dei sotto-servizi di via Armaroli e altre strade del centro storico, dove delle moderne tecnologie non si è vista neppure l'ombra. Naturalmente il ripristino dell'orologio cinquecentesco è un'ottima cosa ma sicuramente è totalmente privo di "senseable", ma anche della fuori moda "smart", per lo sciagurato uso della plastica. In ogni caso sia l'orologio che i cancelli non sono mai stati simboli identitari della città.
Sembra che insieme a Banca delle Marche sia sparita anche la testimonianza storica della Cassa di Risparmio di Macerata. In un recente convegno alla Camera di Commercio è stato affermato che nel registro delle Imprese storiche maceratesi, sotto l'elenco delle Aziende di servizi finanziari attive sin dal 1846 o 1848 (non ricordo esattamente), la vecchia Cassa di Risparmio (la più patrimonializzata delle Marche) non risulta più. La ragione sarebbe che al momento della fusione con la Cassa di Risparmio di Pesaro, l'iscrizione sarebbe stata trasferita sui registri pesaresi perché quella Cassa (che faceva meno raccolta della nostra) si era registrata appena un anno prima e, dunque, era più storica.
Parafrasando Veneziani direi che esistono anche a Macerata due tipi di "nativi", i macerAtesi e i macerAlieni. I primi amano la città come "terra dei padri" e amano tutto ciò che di bello la città ha prodotto nella sua storia ultra millenaria, vogliono custodirla, difenderla e svilupparla senza perdere nulla dei suoi caratteri identitari; la loro "idea di città" futura trae energia e slancio nella valorizzazzione delle risorse del passato. Dall'altra parte ci sono i MacerAlieni che amano Macerata allo stesso modo con cui amano qualsiasi altra città d'Italia e del mondo e ritengono che tutte possano essere disegnate e governate più o meno allo stesso modo, prescindendo dalla loro identità e storia. Per quest'ultimi (che spesso parlano di smart city ma che hanno l'unica parte smart del corpo nel dito indice per il "touch-sceen"), la città deve essere rimodellata e piegata in funzione della più conveniente gestione dei suoi parcheggi. Poichè sino ad oggi lo strumento della persuasione ad usare il parkSi non è stato sufficiente ( come, invece, lo è stato per le altre strutture), è evidente che l'Amministrazione si accinge ad usare l'arma della coercizione, a tutti i costi e ad ogni costo.
Luca Negri scriveva nel 2012 su "IL GIORNALE": "...I soggiorni italiani del poeta mistico Tagore e di Gandhi, rispettivamente nel 1926 e nel 1931, furono eventi di enorme portata mediatica, ne parlarono tutti i giornali.......E non dimentichiamo che il Duce lo mandò anche in Giappone, a preparare l'anti-Comintern, nel 1937....".
L'ex dipendente dell'Ufficio Tecnico Comunale geom. Ceresani, ancora ricorda e riferisce che una delegazione del Comune di Macerata (forse guidata dall'Assessore Agnetti), in occasione di una commemorazione di Tucci si recò a casa della famiglia per consegnare alla moglie una medaglia ricordo fatta coniare appositamente. La signora avvertita della presenza della delegazione maceratese ordinò che venisse subito allontanata. Solo grazie ai buoni uffici di un'amica della moglie, che aveva accompagnato la delegazione e, dopo molte insistenze, i maceratesi furono ricevuti. Era profondamente offesa per il modo in cui la città natale di Tucci lo aveva completamente obliterato, nonostante che sino alla fine ogni anno d'estate trascorresse qui (Hotel Grand'Italia) quindici giorni di vacanza.
E' davvero uno spazio magico; nei pressi (palazzo degli studi) fu rinvenuta a 12 metri di profondità la statuetta acefala della dea romana Cerere. Un luogo che merita un approfondimento della ricerca soprattutto archeologica.
Speriamo che il pozzo venga conservato. Abbattere la "foresteria" è un errore anche se si tratta di un volume successivo (può essere ceduta al Comune sia per i nuovi bagni pubblici (custoditi) al P.T., sia per altri usi). E' sufficiente eliminare il solo cancello.
Ormai che tutto è avvenuto e i risultati sono gli occhi di tutti (raddoppio dei costi, lavori approssimativi corretti in corso d'opera mentre altri sono ancora in corso, scomparsa dei parcheggi, intasamento volumetrico dell'area a favore di singoli interessi privati, insoddisfazione generale degli utenti, addetti e cittadini, immagine intenzionalmente anti-urbana dell'intero sito sportivo), perchè non ammettere che si è trattata di un'affrettata e disinvolta operazione elettoralistica? Oggi, infatti, questa passione per la "maceratese" e per lo sport, sbandierata a piene mani dall'Amministrazione in campagna elettorale sembra scomparsa, almeno stando alle cronache più recenti che parlano di esaurimento di risorse finanziare da investire ancora sullo stadio. Lo "spezzatino" fai da te (non è un caso che sia stato così rigidamente normato e inserito nel codice appalti come eccezione nei casi di estrema necessità nel perseguimento dell'interesse pubblico), è comunemente considerato foriero di corruzione e, in ogni caso, non ha prodotto mai buone opere.
Gianni, come sempre hai sintetizzato intelligentemente e brillantemente la sostanza di questa mia frammentata ricognizione storica della città, seguendo un percorso apparentemente insolito ma, credo, più coinvolgente. Ne abbiamo parlato molte volte, se Macerata vuole tornare ad essere competitiva e attrattiva in un mercato globale che offre le stesse cose, deve riscoprire e valorizzare la sua autenticità. In questa prospettiva la pianificazione e la gestione del territorio devono cessare di essere strumenti "burocratici" e "viziosi" per tornare al loro valore metodologico e progettuale, favorendo l'argomentazione, la consapevolezza e la condivisione generale. Ad es., le cosiddette grotte della città come i fontanili e i tratturi di campagna, probabilmente costituiscono una dimensione identitaria e un valore storico-costruttivo maggiore di palazzo Bonaccorsi o di altri palazzi. Non aver ancora compreso tutto ciò è in parte la causa e in parte l'effetto di quel decadimento politico-culturale che ha portato oggi (ad es.), ad accettare l'uso della plastica nel rifacimento del monumentale orologio di Piazza o ai tentativi di cristallizzare singoli monumenti o manufatti decontestualizzandoli.
Caro Luigi, la ricerca sul campo è anche figlia di quella convinzione di cui parli. Leggendo i vari storici della realtà locale mi sono convinto che la parte più "urbana" non sia l'odierna città ma il territorio circostante, troppo semplicisticamente definito "agricolo". La mia idea è che ci fosse più agricoltura, pastorizia e sacralità, sul crinale collinare dell'attuale città piuttosto che sulle sue pendici e valli circostanti dove, invece, erano distribuiti decine di centri demici (o villaggi fortificati), che insieme formavano le varie parti della città.
@ Guido
Prima o poi dovrò proprio farlo. Un po' di quella freudiana "rimozione" non posso negarla. A presto, Silvano
Proprio dalle modalità con cui è stata da tempo avviata e alimentata la discussione, sia politica che tecnico-economica, mi sto convincendo anch'io che oggi si stia parlando di aria fritta (essendosi quasi concluso l'affaire con SABA). Forse non è estranea a questa vicenda dell'acquisto del ParkSi, l'incredibile e recente J'Accuse su i "meravigliosi anni novanta" dello Sferisterio, lanciato a freddo e reso pubblico dal Sindaco (anche se indirizzato evidentemente alla sua maggioranza). Nel merito si possono dire tante cose, ma resta per me ancora un "mistero" il fatto che un parcheggio di 80 posti auto (Silos) ha fatto negli anni utili straordinari, mentre un parcheggio di 400 posti, nato per servire il centro storico, ha sempre e solo accumulato perdite.
@Giuseppe,
Di quella particolare galleria non saprei dire, ma è certo che o all'interno della demolita chiesa dei cappuccini o nei paraggi arrivava una galleria. Altrettanto certo è che tutto il reticolo di percorsi ipogei che attraversa via Don Minzoni, fuoriusciva in diversi punti sotto le "mura da bora" in direzione delle numerose fonti e del poggio di S. Stefano. Per Libero Paci (la cui fondamentale ricerca storica è una fonte inesauribile), la piazzetta di S. Stefano doveva essere il luogo di incontro notturno per i rivoluzionari Carbonari che il 23 giugno 1817 si erano dati appuntamento. Contemporaneamente, altri si erano radunati nei locali di via D. Minzoni (attuale Università). Come si sa le cose andarono male e quelli di via Don Minzoni riuscirono a dileguarsi nella campagna (nonostante che a quell'ora di notte tutti i portoni di accesso alla città erano chiusi e ben sorvegliati).
La cosa peggiore della sconfitta a Macerata è stata l'umiliazione, l'inganno e il ridicolo a cui siamo stati tutti esposti. Cose che distruggono dalle fondamenta la credibilità dei protagonisti e ogni ipotesi di rinascita politica.
Sulla prima interrogazione......:
-...non è bene comune eludere la legge sulle gare d'appalto spezzettando in 15/16 micro affidamenti di lavori e forniture ad altrettante Ditte scelte fiduciariamente (per l'esecuzione di stralci non funzionali);
-....non è bene comune il mancato accertamento e verifica della appartenenza di alcune delle Imprese scelte fiduciariamente ad uno stesso Consorzio Stabile;
-.......non è bene comune la lievitazione dell'importo finale dei lavori, cresciuto di oltre il 40% rispetto al preventivo del progetto originario;
-....non è bene comune la sommaria elaborazione di un progetto pubblico soggetto alla legge sismica, depositandolo il 27 agosto e collaudandolo -temporaneamente- il 12 settembre;
-......non è bene comune procedere di fatto (con sola Delib. di Giunta), ad una variante urbanistica sostanziale, per realizzare su un'area destinata a parcheggi pubblici un nuovo volume sportivo -Volley- con annessa superficie commerciale, senza seguire i percorsi di trasparenza e garanzia dei diritti di tutti i cittadini, come tutelati dalla legge urbanistica vigente;
-....non è bene comune passare sotto silenzio quello che nemmeno l'ISTAT tace più, cioè che questo modo di operare dei comuni italiani contribuisce allo spreco di risorse pubbliche stimato in oltre 4 miliardi;
-..... non è bene comune, infine, la nomina a Macerata di un nuovo dirigente -mobility manager-, soprattutto se condizionata all'eventuale acquisto del Park SI.
L'iniziativa è assolutamente da sostenere, ne avevo fatto un fondamentale suggerimento (offerto inutilmente) al programma elettorale del centro-destra. La questione della liquidazione di parte del romano museo ISIAO è al centro di vari interessi pubblici e privati (antiquari e amministratori intelligenti e attivi di altri comuni si contendono da anni i pezzi migliori delle collezioni). Forse non è ancora troppo tardi per Macerata (città natale di Tucci), rimediando così anche agli errori del passato non avendo proficuamente riconosciuto un proprio illustre figlio quando era ancora in vità.
@ Santucci.
La fonte detta anche Torregiana (torre di Giano?) dal nome dell'attuale stradina che la costeggia, in realtà è la FONTE DI S. MARIA MADDALENA oggi ridotta a un rudere. Si tratta di un luogo molto antico dove insisteva una chiesa e un convento (di suore?) i cui resti sono rimasti incorporati in una casa colonica diruta. Fonte scodella è più a sud e a valle di Villa Costa e di via Roma, vicino alla casa colonica Ascenzi. Nei pressi dei ruderi di "Torresana", furono trovati reperti di epoca romana oggi scomparsi.
Devo precisare che il video è stato realizzato (su mio incarico da Assessore all'Urbanistica nel 1999) dal gruppo di tecnici affidatari del lavoro, composto dallo "Studio Poliformia" (geom. Bettucci M., Paolucci L., Machella C. e Balestrini M.), dall'Ing. Palpacelli e arch. Valeriani.
Ho appena saputo che sino ad una quindicina d'anni fa, al centro degli archetti, c'erano dei mascheroni (leonini), rimossi e rubati da ignoti con scalpello e martello. Sembra, invece, che le vasche interrate siano ancora integre e che, nelle vicinanze, c'era il cimitero dei monaci. Sembra anche che la campana della Chiesa (realizzata in antico con i contributi dei parrocchiani), sia stata portata via da inviati della curia, insieme ad una statua della Madonna, con disappunto dei parrocchiani che sino al 1986 partecipavano alle celebrazioni domenicali.
C'è da augurarsi che la visita sia propedeutica al supplemento di indagine politico-amministrativa sull'inquietante metodo seguito nella gestione dei novencento mila euri previsti (erano 450 mila all'inizio) dal "sistema spezzatino". Sistema che apparentemente sembra favorire una moltitudine d'Imprese evitando le lungaggini burocratiche e ottenendo risparmi di tempo e denaro. In realtà potrebbe favorire un "cartello di Imprese" facenti parte di un unico "Consorzio Stabile" anche se beneficiarie singolarmente di affidamento dei lavori con Determine mirate.
Ieri il ribaltamento del TIR sulla rotatoria del cimitero che scarica la terra sopra ad una BMW, oggi il trenino contro un'altra BMW; è aperta la lotta contro le macchine tedesche?
Ora non è più Michele ma l'amico Sandro a firmare l'articolo, ma la sostanza non cambia. Certo avrei potuto maggiormente sottolineare la straordinaria stravaganza dei "requisiti richiesti per la cattedra di scultura" all'Accademia di Macerata.
Caro Michele, vedo che con la citazione di Bonito Oliva sei arrivato già abbastanza avanti nella tua riflessione. Sei quasi arrivato all'incrocio con il "relativismo culturale", ma pare che ancora non l'hai completamente attraversato visto che hai dimenticato la presenza di Fuksas a Macerata nel 2013, arrivato dietro invito del Comune a spiegare la bellezza dell'architettura contemporanea. In ogni caso, proseguendo il tuo percorso, è probabile che al prossimo incrocio ci incontriamo. Per ora restiamo in fiduciosa attesa dell'annunciata prossima opera d'arte: l'acquisto del Park Si rinominato Parcheggio Centro Storico.
A ricordare con chiarezza quella presenza, in quell'ex deposito comunale, sono ancora in diversi tra gli ultra settantenni della città. D'altra parte quel "deposito" è stato per molto tempo una sorta di "triangolo delle Bermuda".
@ Caro Gianfranco....Da buon cuoco sai che lo "spezzatino" è un piatto difficilissimo e lungo da preparare anche se molti credono il contrario. Ad oggi 5 sett. ancora non sappiamo se riusciranno a "finire in tempo", io me lo auguro. Tuttavia, devo prendere atto che i sopralluoghi effettuati il 2 sett. non sono stati risolutivi e la copiosa documentazione fotografica a corredo della visita, offerta da questo giornale, non è affatto rassicurante. Non avendo totale contezza del progetto mi limito solo ad osservare la strana presenza di betoniere che pompano calcestruzzo a ridosso o dentro un precario manufatto di remota costruzione, sulla cui fragile copertura appare già montato da tempo il nuovo box prefabbricato per la regia e video-sorveglianza. Per quanto riguarda la scomparsa dei parcheggi e l'assegnazione della relativa area ad un privato per la realizzazione di una nuova struttura sportivo-commerciale ne parliamo un'altra volta.
Il 3 agosto del 1447 si delibera e il 17 agosto la "ciucarella" è pronta. La "somma urgenza" (che giustificava sia la partecipazione corale al lavoro, sia la richiesta di maggiori oneri), era chiara, trasparente e condivisa da tutti -sconfiggere la peste che aveva già fatto decine di morti -.
568 anni più tardi...... 18 giugno; il "Priore Carancini" (senza riunire il "consiglio generale") avvia con "somma urgenza" la procedura per l'adeguamento dello stadio promettendo che entro il 27 agosto il "luogo del culto sportivo" sarà pronto per l'avvio delle "celebrazioni sportive domenicali". Non si è avverato ancora nulla. Allora fa bene l'amico Mario Monachesi a ricordare la straordinaria attività, lungimiranza e sincero amore per la città del romagnolo Vescovo dall'Aste. Egli non solo favorì la costruzione della "ciucarella", ma ritrovò lo scomparso braccio di San Giuliano e, soprattutto, pretese ed ottenne dallo Stato centrale che Macerata divenisse la CAPITALE DELLA MARCA.
Non sarà certo un caso se le prime 4 DETERMINE DIRIGENZIALI (sulle circa 15 fatte per eludere una gara d'appalto da oltre 500 mila €), sono state fatte d'ufficio prima che venisse formata la nuova Giunta e, per alcune, addirittura prima delle votazioni di Ballottaggio del 18 giugno scorso. Dunque, anche prima della approvazione definitiva di un progetto esecutivo condiviso e approvato preventivamente da tutti gli organi ed Enti preposti al controllo. Da quanto scritto nell'articolo sembrerebbe che tale progetto definitivo e complessivo verrà consegnato alle autorità martedì prossimo. Staremo a vedere, ma per il momento ancora non si capiscono quali siano stati i vantaggi (di tempo e di denaro) conseguiti con le discutibili procedure amministrative messe in atto sulla base della presunta urgenza ed emergenza.
Da sei a tre bagni sarebbe una variante in diminuzuione e, quindi, non suppletiva. Da come appare nell'articolo non sarebbe una variante sostanziale e (se non ricorrono altre questioni a noi ignote) si sarebbe potuta autorizzare con un semplice ordine di servizio del Direttore dei Lavori sentito il RUP. Tutto questo il Sindaco avrebbe dovuto saperlo (già prima dello scenografico sopralluogo) visto che il proprio attuale Dirigente è stato il medesimo tecnico che ha seguito, a suo tempo, sia la progettazione sia la procedura d'appalto su incarico della stessa ASUR.
Ieri pomeriggio in diversi abbiamo assistito ad una brutta scena: una sorta di noto "profugo in casa" originario e residente a Macerata, con documenti regolari ma privo dei 45 € al giorno, aiutato a volte da alcuni amici, ha osato sedersi su una delle decine di sedie (a quell'ora quasi vuote) che dilagano sempre più disordinatamente sulla piazza. All'improvviso viene bruscamente invitato ad allontanarsi perchè le sue consumazioni sono troppo modeste ma, soprattutto, la sua presenza non è gradita.
QUADRO ECONOMICO DELL'APPALTO PER IL RIMODELLAMENTO DELLE GRADINATE RISERVATE AGLI SPETTATORI LOCALI:
IMPORTO TOTALE LAVORI €.84.878,17
SOMME A DISPOSIZIONE DELL’ Amministrazione:
IVA 10% sui lavori in appalto €.8.487,82
-ADEGUAMENTO SISTEMA LAMPADE D'EMERGENZA 14.000,00 (ma non era compreso nell'appalto degli impianti?)
Fornitura e posa in opera pavimentazione antisdrucciolo 7.000,00;
ADEGUAMENTO IMPIANTO TELEFONICO adsl 5.000,00 (ma non era già compreso nell'altro appalto?);
Ulteriori lavori di adeguamento area di massima sicurezza/parcheggi 24.000,00 (ma non stava nell'altro...?);
Inc. Progettazione ex art.92 – D.Lgs. 163/2006 1.697,56;
Lavori in economia, imprevisti e arrotondamenti 4.936,45;
TOTALE SOMME A DISPOSIZIONE DELL’AMMINISTRAZIONE 65.121,83
IMPORTO TOTALE PROGETTO 150.000,00.
L'appalto riguarda -in sostanza- il rifacimento delle gradinate (da gettare sopra quelle esistenti) in modo da realizzare dei gradoni adatti alla seduta -oggi obbligatori- perchè quelli precedenti erano concepiti solo per stare in piedi (oggi è vietato).
Dalla lettera di invito all'unica gara d'appalto fatta per il rifacimento delle gradinate relative alla curva leggiamo:
TERMINE DI RICEZIONE OFFERTE: ORE 12,00 DEL 25/08/2015 .......il giorno 26/08/2015 alle ore 16.00 .......si procederà ad esperire procedura negoziata, previa gara informale,.............l'appalto dell’intervento in oggetto ............(importo 84.878,00 €).......Il tempo utile per l'esecuzione di tutti i lavori è fissato in giorni 60 (sessanta) naturali e consecutivi dalla data del verbale di consegna dei lavori. (Almeno sino al 30 ottobre, salvo gli scontati imprevisti e proroghe, le nuove gradinate in c.a. non potranno essere ultimate).
L'elenco degli appalti e forniture già assegnati senza gara (metodo spezzatino) sino ad oggi sono:
CM SRL - CINGOLI- TUNNEL PVC € 9.000,00
OFFICINE FALZETTI - ESANATOGLIA- BOX € 9.930,00
EDIL SERVICE SRL - MONTECASSIANO- RIMOZIONE AMIANTO € 1.650,00
STUDIO TECNICO NATALI PAROLISI - MC PROGETTO PREVENZIONE INCENDI € 14.995,00
EMMEGI SRL - GIOIA DEL COLLE (BA)- CANCELLI € 38.000,00
EMMEGI SRL - GIOIA DEL COLLE (BA)- RECINZIONE € 37.588,54
PROGECO MUCCIA FONDAZIONI E PALI € 39.957,90
ANTINCENDIO TOLENTINO IMPIANTO ANTINCENDIO € 21.286,00
BETAFONCE - TERAMO CANCELLI € 39.956,00
BETAFONCE - TERAMO SEPARATORI MOBILI € 39.872,80
SCS PETRIOLO SCALA SICUREZZA GRADINATE € 22.500,00
GIEMME ASFALTO € 17.133,42
TECHNOGROUP INTERNATIONAL VIDEOSORVEGLIANZA € 39.977,90
MARIANI SRL IMPIANTO ILLUMINAZIONE € 39.993,18
MACCARI GIANCARLO SPOGLIATOI € 17.755,92
SCAVI E CONDOTTE MONTAGGIO RECINZIONI € 39.669,00
TOTALE € 429.265,66
Soltanto nel Giugno scorso leggevamo su queste pagine: ....."Macerata è settima nella classifica delle migliori dieci province italiane sia per ricchezza che per occupazione derivanti dal sistema produttivo culturale. E’ quanto risulta dallo studio “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’assessorato alla
cultura della Regione Marche e di FriulAdria presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Franceschini. Nelle Marche, che sono la prima regione italiana per incidenza dell’occupazione dovuta a cultura e creatività e sono la seconda regione del Paese per valore aggiunto del medesimo comparto, Macerata è dietro solo a Pesaro e Urbino, nella graduatoria di Fondazione Symbola e Uniocamere della
ricchezza prodotta in Italia dalla cultura. Secondo lo studio, unico in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale, la provincia di Macerata produce il 7,4% della propria ricchezza complessiva grazie alle industrie culturali e creative. E grazie al sistema produttivo culturale questo territorio impiega l’8,3% di tutti gli occupati del sistema economico locale."
EVIDENTEMENTE FRANCESCHINI CI HA RIPENSATO SE IL SUO RAPPORTO DICE CHE MACERATA E' SCIVOLATA IN BASSO NELLA GRADUATORIA FATTA DAL SUO GABINETTO.
Ecco un buon motivo per fare una commissione d'inchiesta Consiliare, promossa dalla prima commissione che, in questa consigliatura, dovrebbe resuscitare. Magari potrebbe sostituendo quella sempre annunciata ma mai fatta sull'urbanistica.
Da un commento già fatto altrove, lo ripeto qui.
...................Altri studi ugualmente attendibili, soprattutto quelli provenienti dagli uffici di Cantone, ma anche dalle autorità di vigilanza sui lavori pubblici, dimostrano che nei Comuni non si praticano buone politiche per il risparmio, l’economicità e l’efficienza. Proprio a Macerata nei soli mesi di giugno/luglio, naturalmente sempre sotto la spinta della italica “urgenza ed emergenza”, sono stati affidati per lavori, forniture e servizi funzionali alla messa a norma dello stadio, circa 430mila € a 16 Ditte -probabilmente amiche- senza alcuna gara d’appalto. In questo modo si è di fatto rinunciato non solo alla trasparenza, legalità ed efficienza, ma anche alla economicità. Il risparmio che si sarebbe potuto ottenere con il ribasso d’asta è facilmente stimabile in almeno 50 mila €. Esattamente la metà della somma tagliata dal Ministero allo Sferisterio.
@Iesari
Altri studi ugualmente attendibili, soprattutto quelli provenienti dagli uffici di Cantone, ma anche dalle autorità di vigilanza sui lavori pubblici, dimostrano che nei Comuni non si praticano buone politiche per il risparmio, l'economicità e l'efficienza. Proprio a Macerata nei soli mesi di giugno/luglio, naturalmente sempre sotto la spinta della italica "urgenza ed emergenza", sono stati affidati per lavori, forniture e servizi funzionali alla messa a norma dello stadio, circa 430mila € a 16 Ditte -probabilmente amiche- senza alcuna gara d'appalto. In questo modo si è di fatto rinunciato non solo alla trasparenza, legalità ed efficienza, ma anche alla economicità. Il risparmio che si sarebbe potuto ottenere con il ribasso d'asta è facilmente stimabile in almeno 50 mila €. Esattamente la metà della somma tagliata dal Ministero allo Sferisterio.
Sembra di capire che per evitare gare pubbliche di appalto si divideranno i 700 mila euro complessivi del progetto, in uno "spezzatino" di circa 17 appalti da 40mila euro ciascuno per restare sotto soglia e scegliere le ditte più gradite. Messa così la cosa non sembra credibile, tuttavia ad oggi sarebbero stati assegnati tre appalti sotto soglia e il quarto -sopra soglia- partirà a settembre. Anche così mi sembra complicata perchè arriviamo a circa 300mila euro di lavori aggiudicati. Ne resterebbero da aggiudicare altri 400 mila circa, presumo ad almeno altre 4 Imprese diverse dalle prime (altrimenti il giochetto diventerebbe veramente pericoloso ai sensi del codice degli appalti).
Naturalmente a guidare le truppe a piedi c'è sempre il "grande condottiero" "la celeste guida" "il migliore" "il grande timoniere" "Gilgamesch". Visti i vari servizi fotografici forse siamo ad un passo dal culto della personalità?
Winston Churchill diceva: gli italiani vanno allo stadio come se andassero in guerra e vanno in guerra come se andassero allo stadio. A vedere le regole sugli stadi italiani sembra che sia proprio vero, allora è vero anche che quasi tutte le guerre, alla fine, sono state vinte con la fanteria che avanza e occupa il terreno sempre a piedi.
Vede gent.ma Santucci, sull'aumentata attenzione dell'opposizione, per esperienza, aspetterei ancora qualche prova e dimostrazione concreta. Viceversa sarei pronto a scommettere sulla maggiore attenzione (ma soprattutto mobilitazione) dell'opinione pubblica nell'ipotesi del centro immigrati. Nella ventilata ipotesi della "cittadella giudiziaria" (per la quale sembra che la Cassa Depositi e Prestiti metterebbe a disposizione circa 95 milioni di euro), non crede che per prima cosa andrebbe verificata e dimostrata la sottodotazione di spazi e servizi una volta implementata l'attuale struttura con l'adiacente plesso scolastico? In questo caso, con meno del 10% della spesa stimata, la Cassa potrebbe finanziare una nuova e moderna struttura scolastica di cui ci sarebbe più bisogno. In ogni caso, visto che di queste cose se ne parla da anni fuori dai luoghi deputati e in modo poco trasparente, non crede che sia arrivato il momento di conoscere le idee e le proposte dell'Amministrazione comunale? Certo sarebbero altrettanto gradite -anche se non obbligatorie- le proposte dell'opposizione.
E ora può riprendere con maggiore brio il "ballo del mattone" sul destino delle casermette. Alcuni hanno fatto girare la voce di un "New Hotel Haus" maceratese, in grado di far girare tutti e subito i soldi destinati alle le varie coop e associazioni che si occupano di immigrazione. Ma i più accorti sono già in marcia per organizzare la più grande abbuffata della storia urbanistica contemporanea in città. Quali sono le idee del Sindaco e della sua maggioranza in proposito?
I tanti esempi di questo genere hanno convinto molti e molte (mediocritas) a ritenere che anche loro possono ambire a posti di comando o di vertice sociale. Non a caso l' Italia è diventata quello che è.
La "prestigiosa ditta fiorentina sta applicando un protettivo dai raggi Uv solo sulle parti marmoree del quadrante"? Ma chi ha scritto questo articolo (o comunicato)?
Ormai anche i bambini sanno che è tutta resina rinforzata (non c'è neanche un pezzettino lapideo) da trattare periodicamente per impedirne l'alterazione non solo cromatica.
Giustamente Marchiori ha sollevato la sola e vera questione -che non era la compatibilità o meno della Tardella- ma l'ipotesi di reato per "elusione della gara di appalto" relativamente i lavori di messa a norma dello stadio. La stizzita reazione del Sindaco, poco uso ai ringraziamenti, dovrebbe consigliare ai consiglieri di opposizione di rivolgersi all'Autorità di sorveglianza per i LL.PP.. Uscire dall'aula per non votare non aiuta a recuperare la fiducia dei cittadini.
Per la terza commissione è andata come previsto già questa mattina alle 12,20. Il soccorso azzurro è arrivato anche questa volta con la massima puntualità.
Riccardo; 1- proprio perché numericamente ininfluente il voto di FI ha un maggiore significato simbolico; 2- come giustamente ricordato da Tamara e dichiarato in commissione dalla Menghi, il M5S è diventato il secondo partito proprio perché ha conquistato nell'opinione pubblica, anche maceratese, una maggiore credibilità circa la possibilità di svolgere una vera e forte opposizione; 3- gli otto anni di dignitosa ed equidistante presidenza della I commissione (una sorta di "magistratura" interna) non hanno contribuito a superare (nei limiti consentiti) l'esigenza espressa con forza in Consiglio Comunale da FI circa l'istituzione di una commissione d'inchiesta sull'urbanistica; 4- allo stesso modo, i su ricordati otto anni di tua onestissima Presidenza, non hanno impedito a FI di proporre in piena campagna elettorale la nomina di una Assessore Magistrato all'urbanistica e ai lavori pubblici.
Gli unici che a tutti i costi ed a qualsiasi costo, non potevano volere la presidenza Messi era solo il PD che, tuttavia, per legge, non poteva avere lui stesso. Allora che senso ha avuto aggiungere inutilmente il voto di FI a quello del PD per votare Mosca?
Esatto Bommarito. L'ex presidente della STU, da stasera presidente della commissione urbanistica, agevolerà l'ultimo atto della "DEQUALIFICAZIONE URBANA" di via Trento.
In effetti ieri notte alcune parti, già trattate con una prima mano di protettivo anti raggi solari Uv, riflettevano la luce dei fari. Si può immaginare che dopo la seconda mano le superfici plastiche brilleranno come specchi, annullando l'effetto "pietra invecchiata".
@Domizi, il vecchio mantovano Gorla -ex fabbro- è (come noi cittadini) solo uno scudo umano -anche se consenziente- di questa Opera fiorentina che in questi giorni di canicola sta facendo i trattamenti protettivi delle vetro-resine.
@Domizi, i Lombardi no! Di solito sono sempre stati corretti con noi maceratesi perché sapevano che non li potevamo fregare. Anche se lo Sforza, duca di Milano ma nato nei pressi di Firenze, ci ha provato e per un breve periodo ci è anche riuscito. Un po' come Renzi.
Che Macerata fosse stata gabbata sin dall'inizio da Firenze (ma spesso anche da Roma) è ormai una cosa evidente a tutti (gli oltre ottocentomila euro spesi parlano da soli). Lo straordinario è che questo avveniva anche nel passato quando i nostri vecchi mercanti (del XIII e XIV sec.), avevano imparato a loro spese che ogni volta che dovevano concludere affari con i toscani (senesi, piasani e fiorentini), dovevano farsi accompagnare da esperti notai. Di tutto ciò si ha testimonianza nelle lagnanze scritte dagli stessi toscani.
Oggi, mi pare, che l' UE sia l'unica al mondo -tra le grandi unioni di stati- ad essere marxista, non c'è bisogno di sognarla basta stare ad occhi ben aperti.
Caro Arrigo, io ho trovato i due volumi -Conferenze di Storia Antica e di Storia Medievale- nella biblioteca comunale Mozzi-Borgetti, edizioni del 1885-86 stampate a Torino.
Colgo l'occasione per precisare che le didascalie relative alle immagini devono essere rettificatenel seguente modo:
-la prima "Carta del territorio comunale redatta dal Foglietti con alcune indicazioni sulle colonie romane tratte dal libro dei Gromatici";
-la seconda immagine è una mia rielaborazione (in corso di definizione), con l'evidenziazione dei caratteri orografici e morfologici più significativi del territorio in rapporto alla dislocazione dei toponimi dei luoghi.
Quelle che ancora oggi si chiamano "gabbette" o "gabbe" sono antiche strade che partivano dall'attuale centro per collegare i diversi villaggi o "castra" (oggi scomparsi) che, numerosi, circondavano l'attuale collina del centro storico. Il termine Gabba, derivato dal longobardo Gavia, designa, appunto, una strada che normalmente conduce ad un "trivio" o "trebbio". Questi tracciati, interamente percorribili sino all'immediato dopoguerra, oggi sono stati in gran parte privatizzati (più o meno sbarrati abusivamente) o addirittura cancellati dalle lavorazioni agricole. E' proprio lungo questi antichi tracciati che si trovano ancora le poche fonti (in parte monumentalizzate) e i molti reperti di quelle scomparse. Da queste fonti normalmente originavano i numerosissimi fossi che a loro volta davano vita ad intere zone umide e boscose presenti in tutto il territorio comunale sino a lambire le mura cittadine. In sostanza un patrimonio incredibile di tipo storico-botanico-vegetazionale e paesaggistico, non solo sconosciuto ai più ma totalmente trascurato dalle politiche comunali. Basti pensare che alcune di queste cosiddette "gabbette" si infilavano direttamente nei sotterranei del centro storico, svolgendo non solo la funzione di vie di fuga militari, ma anche di vie per l'approvvigionamento alimentare. Molti ricordano, ad es., quella che da sotto il Duomo arrivava al fosso "lu tené" e alla fonte che poi sarà chiamata "pozzo del mercato".
Se la prima Commissione Consiliare (preposta al controllo di trasparenza di qualsiasi atto) sarà presieduta dal più bravo, rigoroso e competente dei Grillini eletti, non si porrà alcun problema di incompatibilità.
@Gianni..........già, "pensiero e iniziativa politica", due cose sconosciute all'attuale centrodestra locale. In ogni caso, dopo la festa con karaoke di giovedì scorso, è risultato ancora più evidente che se Deborah si fosse candidata a X FACTOR avrebbe vinto.
....Forse il dipinto della "Battaglia di S. Romano" del 1454, dello stesso autore, si sarebbe prestato meglio al discorso. Tuttavia il Meschini in battaglia con l'armatura integrale non dovrebbe essere "Giorgio" (il santo che combattè il drago), ma Giuliano (il santo patrono della città) che pur non avendo mai fatto miracoli, combatté tenacemente e vittoriosamente contro "Cerbero" (custode bicefalo) per conquistare i due vasti territori -elettorali- di "Cerbaria" (Cervare e Cervanello), e consegnarli alla vergine castellana padrona del castrum maceratae sullo sfondo. Il premio per tale gloriosa impresa sembra dover essere conferito entro il corrente mese.......
Caro G. Bommarito, condivido il tuo augurio (anche perché alle scorse politiche li ho votati), ma sentire parlare ancora di "Moblity manager" e studio dei "flussi di traffico" a Macerata, tanto più se connessi in qualche modo all'ipotesi di votare il Parksi, mi ha risollevato il ricorrente dubbio che Macerata abbia una antropologia, non solo culturale, diversa da quella di Civitanova. Ridente cittadina dell'Adriatico (la prima ad avere avuto uno statuto comunale), e dove tutto è stato sempre più chiaro.
La nomina di un funzionario che faccia il “Mobility manager” vuol dire nominare anche un nuovo dirigente presso l'Ufficio Tecnico?
Sembra di capire che una volta individuata questa figura (immagino interna alla struttura burocratica esistente), che presenti una relazione positiva, sarebbe sufficiente a farvi votare del PARKSI.
Il primo studio dei flussi di traffico, con l'elaborazione di appositi modelli, fu fatto tra il '95 e il '98 dalla società di Perugia SINTAGMA (costo astronomico- forse alla stessa società sono stati affidati in seguito anche alcuni aggiornamenti) e le conclusioni furono che a Macerata non servivano nuove strade. In ogni caso, poi, si realizzarono la stazione per le auto-corriere in P.zza Pizzarello, il parcheggio Paladini, il parcheggio Garibaldi, e fu confermando il terminal degli autobus a Rampa Zara.
Ora, dando per scontato che voterete il PARKSI -una volta conosciute le già note carte e carteggio tra Comune e SABA spa-, la seconda domanda è che cosa immaginate per le opere viarie rimaste incompiute della famigerata strada nord?
Narciso, questa te la devo dire al di là del simpatico cartoon. Io, come è noto, ho sostenuto la Pantana nonostante i molti conflitti del passato e le diverse opinioni sul presente. Tuttavia, in una riunione svoltasi nel periodo del ballottaggio potei esprimere una sorta di dichiarazione anticipata di voto futuro: se Deborah perde nel 2020 avremo un confronto tra Sacchi e Ricotta e il mio voto sarà per Ricotta.
Può darsi che nell'analisi di Carlo Cambi ci sia qua e la qualche forzatura, ma credo che nella sostanza abbia ragione. Per dimostrare che Forza Italia di Macerata (ma prima ancora delle Marche) sia ancora un "PARTITO" si devono dimettere, senza se e senza ma, tutti i gruppi dirigenti. Le sconfitte accumulate, anche in controtendenza nazionale, dovrebbero da sole essere sufficienti a spiegarne le ragioni.
L'analisi di Matteo Zallocco coglie alcuni aspetti di una realtà politica che è più complessa, articolata e fortemente intrecciata con la struttura storico-sociale-familistica di Macerata. Non voglio qui sviluppare e aggiungere un'ulteriore ed inutile analisi, ma semplicemente ribadire quanto già detto alla Pantana al momento della mia adesione (da non candidato) al suo progetto politico: "ci sto perché stai seguendo -malamente- un percorso molto simile a quello seguito da Ottavio-Augusto (il grande baro) all'indomani delle idi di marzo nel 44 a.c.. Tuttavia Macerata ha dimostrato (confermando la sua antica astuzia di origine Pelasgico-Sabino-Picena), di saper barare ancora meglio.
Non è accettabile che V.le Leopardi sia ancora oggi l'unica strada di scorrimento a nord della città, mentre da circa un quarto di secolo giacciono incompiute nella sottostante vallata miliardi di opere viarie.
Che tutta la circonvalazione intorno alle mura (e non solo v.le Leopartdi) sia ancora oggi una strada a scorrimento veloce e, dunque, un anello di piombo intorno al centro storico, basta e avanza per dimostrare il completo fallimento di questa e delle precedenti amministrazioni. Che ancora oggi nulla si sia fatto e nulla si dica, dal Sindaco uscente, circa il recupero funzionale delle opere viarie incompiute della strada nord, è un'altra prova di incapacità. Che oggi si decida di ribaltare le "costose" scelte effettuate dalla stessa sinistra nel 1994 (giunta Maulo), con l'eliminazione degli autobus dai giardini Diaz potenziando la fruizione di quello storico polmone di verde, è un'ulteriore prova di sbandamento programmatico e finto dinamismo amministrativo. Per il resto concordo con quanto detto da Bommarito.
Le cooperative sono sempre state tante a Macerata e la "Terra di Mezzo" non l'hanno inventata i romani, ma i Maceratesi. Si tratta di una terra che i nostri antenati chiamavano "terra de mese o de meso". Una sorta di "Meso-potamia" che solo pochi potevano frequentare; era fertilissima e si potevano raccogliere 10 "cullei" di vino per ogni "iugero" per non parlare dei grandi raccolti di grano del tipo "alica". Con quel grano gli antichi Piceni di casa nostra facevano il miglior pane di tutto l'Impero. Chi conquistava quello spazio vinceva sempre le elezioni e si garantiva un potere assoluto sulla città, ma il segreto era fare le cooperative giuste.
E' come il Fosso Narducci di Sforzacosta dove sono stati scaricati liquami organici, solo che qui scorre sotto il Fosso Valteia e sotto le varie sorgenti confluenti nella conca di Fonte Scodella. Gli antichi maceratesi chiamavano tutta quella zona "moje" (zona acquitrinosa). Esiste ancora una via delle Moje che da C.so Cairoli conduceva da quelle parti, ma tutto ciò oggi si chiama "IMPREVISTO IMPREVEDIBILE DI TIPO IDROGEOLOGICO". E' in questo modo che la galleria è costata il doppio del previsto e la stessa cosa stava per accadere con il famigerato polo natatorio di fonte scodella.
Gentile Sig. Valentini,
Sul "DINAMISMO DELL'IMMOBILISMO" a Macerata rinvio ai vari saggi scritti da importanti storici della nosta Università. Sul fatto che questo sia un attributo ereditato e interpretato nel modo peggiore dall'attuale classe dirigente del centro-sinistra è una constatazione, la cui dimostrazione sta proprio nella rinuncia al metodo della programmazione economica-territoriale. Un metodo, inventato dalla democrazia per gestire con trasparenza, efficacia ed efficienza la spesa pubblica che, invece, è stato sostituito dalla spesa occasionale e spontanea per immediati ritorni di consenso politico e clientelare. Che l'attuale stadio degli anni '60 non fosse più a norma era arcinoto almeno dalla fine degli anni '80, cosi come è noto a qualsiasi buon amministratore che viviamo da oltre un ventennio dentro un vorticoso processo di trasformazione normativa e regolamentare che coinvolge qualsiasi settore e disciplina. Processo che si è ulteriormente accelerato con l'ingresso nella UE. A Macerata quasi tutte le strutture pubbliche non sono rigorosamente a norma, comprese le infrastrutture viarie. Per quanto riguarda quello che Lei chiama accelerazione dei lavori attraverso piccoli appalti, la legge lo chiama "elusione della gara di appalto" cioè un reato, che resta tale anche se molte amministrazioni vi ricorrono spesso. Il fatto che altri Comuni siano nelle medesime condizioni nostre non mi consola affatto.
L'illustrazione pubblica del solo progetto grafico di ieri sera è stata la dimostrazione plastica di come la Giunta Comunale, sotto la pressione degli eventi e in assenza di una seria volontà politica capace di programmare e risolvere per tempo anche le questioni più anose, ricorra all'antico metodo -tutto maceratese- chiamato "DINAMISMO DELL'IMMOBILISMO". Un metodo che la sinistra locale ha adottato da tempo rendendolo più sofisticato rispetto al più famoso metodo -storicamente falso- in uso nella Marina Reale Borbonica del "FACITE AMMUINA". L'avv. Nascimbeni e la Pantana, infatti, hanno perfettamente chiarito che, da un lato le soluzioni urgenti all'emergenza creatasi per la società della maceratese, non stavano nei disegni di progetto, dall'altro lato che la considerevole mole dei lavori necessari per la messa a norma entro le scadenze previste, richiedevano che questi fossero almeno già appaltati. Invece siamo ai disegni preliminari che dovranno essere esaminati dalle varie e incerte conferenze di servizio, prima di essere approvati, poi dovranno essere trovate e stanziate le risorse economiche necessarie, poi fare le gare di appalto, poi assegnare i lavori, poi collaudarli ecc....
"...chiedo ai maceratesi di portare il loro contributo costituzionale. .Un contributo che sia testimonianza contro un certo modo di intendere la politica divisiva che ho visto in questi ultimi giorni...." . Chiedo scusa, ma in questi ultimi cinque anni di governo cittadino mi è sembrato di vedere un'altra realtà, molto più grave, dove la DIVISIVITA' COSTANTE E ININTERROTTA E' STATO IL TEMA CENTRALE DELLA "NUOVA STORIA" annunciata da Carancini nel 2010. Oggi, dopo le primarie del PD e nove candidati sindaci, l'effetto più visibile del mal governo è proprio quello di aver aggiunto ai vari primati cittadini, anche quello della città più frantuma d'italia sia socialmente, sia politicamente.
I più sinceri complimenti ad Alberto Tombesi. Lucidità, intelligenza politica, coerenza e onestà intellettuale. Attributi rari in città di questi tempi.
Complimenti Tamara, come sempre hai sezionato criticamente il cuore della questione.
Anche io, a suo tempo, immaginai una destinazione espositiva o qualcosa del genere. Destinazioni d'uso suggerite sia dalla qualità storica del sito (l'ampia ansa semicircolare delle mura sud a ridosso dell'antica "Porta di S. Domenico" ora del Convitto), sia dalla qualità architettonica espressa dal progettista marchigiano Ugo Cantalamessa nel 1911. Egli, infatti, interpretò magistralmente la "contemporaneità" del linguaggio stilistico della "secessione viennese", coniugandolo con la domanda di modernità delle funzioni (industriale, commerciale ecc. connesse alla nascente rete dei trasporti pubblici su gomma), posta chiaramente dal committente Cav. Vincenzo Perogio . Allo stesso tempo, però, l'opera del Cantalamessa aprì la strada (non facile nella conservatrice Macerata) alla modernizzazione dell'architettura residenziale di inizio secolo nelle nuove zone di espansione (il liberty maceratese).
Ora, questa straordinaria struttura a pianta poligonale, nata per essere si polifunzionale ma anche sufficientemente rigida e selettiva, avrebbe meritato una maggiore attenzione da parte dell'Amministrazione Comunale (che in origine era proprietaria dell'area), affinché avesse una destinazione meno generalista e più appropriata rispetto alla sua attrattività storico-culturale.
Se non sbaglio da Sindaco non ha fatto nulla per impedire che la Val Marecchia si staccasse dalle Marche per annettersi all'Emilia Romagna. Ora, forse, favorirà il trasferimento dell'intero Pesarese all'Emilia e l'aggregazione della restante parte delle Marche con l'Abruzzo. Qualcuno dice anche che addirittura favorì quel demenziale referendum.
Ho ascoltato l'intervento di Cerescioli, candidato alla presidenza; alla fine mi ha fatto venire in mente l'ultima affermazione di De Rita sull'attualità "..chi ha la statura non ha il consenso e chi ha il consenso non ha la statura". La stesso senso di sconforto che ho provato uscendo dalla sala prima della fine, l'ho riscontro nelle espressioni di molti volti noti presenti in sala.
Su 9 candidati Sindaco 6 sembrano d'accordo sul cosiddetto parcheggio di Rampa Zara. A tutti questi bisognerebbe aggiungere anche quelli del PD che sostenevano Mandrelli alle primarie. Dunque, una maggioranza schiacciante è oggi orientata verso una soluzione, indicata nella pianificazione comunale sin dai primi anni settanta, ma mai realizzata. Ma siamo sicuri che tutti costoro hanno in mente la medesima soluzione progettuale?, La stessa percezione del valore dell'area?, la stessa concezione del rapporto e del collegamento con il centro storico?
Da quanto posso cogliere dal resoconto sul convegno di cui sopra, conoscendo anche molti dei relatori, penso che nello specifico della soluzione da adottare non ci sia una completa condivisione. Intendiamoci, la cosa è del tutto normale perché è così da sempre, basta ricordare la famosa mostra di progetti (allestita al San Paolo nel '88/89 dalla Giunta Menghi) che vide un fiorire di soluzioni molto diverse e persino contrastanti tra loro.
Tuttavia, mentre l'analisi di Luigi Ricci trae forza dall'essere nel contempo residente e memoria storica di quella zona, per cui la soluzione del parcheggio deve risolvere sia il caos della sosta e congestione lungo la stretta via di S. Stefano, sia la salvaguardia dei valori storico-ambientali e monumentali della zona.
Dall'altro lato, la soluzione progettuale ipotizzata dall'arch. Lisi ha come problematica centrale la ricerca di una soluzione tecnica per servire e valorizzare i grandi contenitori (oggi dismessi) distribuiti lungo la strada-crinale di C.so Matteotti. Naturalmente il progetto dovrà mediare tutte queste esigenze, nella consapevolezza che stiamo parlando di una zona che oggi percepiamo come esterna al centro storico, ma che gli atti "PRIVILEGIA ET PACTA INTER EPISCOPUM AZONEM ET HOMINES SANCTI IULIANI", stipulati dal 1108 al 1116, descrivono come parte integrande dell'unificando "castrum" di Macerata.
Risiedevo in via Berardi dove ho ancora la casa di famiglia. Una strada che dagli anni settanta ha costituito l'unica via d'uscita carrabile dalla struttura-parcheggio -SILO di via Armaroli-. Le fognature e i sottoservizi, a causa del sempre maggiore traffico, sono state danneggiate più volte tanto che le infiltrazioni d'acqua in diversi scantinati hanno provocato alcuni anni fa, diffuse e profonde lesioni nella parte delle corrispondenti mura nord. Lo stato di progressivo degrado della strada è stato più volte segnalato alla Amministrazione e agli uffici comunali competenti che, pur avendo predisposto un progetto di risanamento generale della strada, hanno visto spostare il relativo finanziamento da un bilancio annuale all'altro per almeno 4 anni. Tuttavia, oggi, a fronte dell'ennesima sollecitazione del sottoscritto fatta anche a nome di altri proprietari e residenti, l'Ufficio Tecnico ha tenuto ad informare ufficiosamente che subito dopo le ferie estive inizieranno i lavori. Speriamo sia la volta buona.
Per una proposta di recupero di quella zona, concepita alcuni fa e richiamata nell'intervento della Pantana, vedi l'articolo pubblicato in coda a "quelli che hanno a cuore Macerata...".
Giustamente le cosiddette Frazioni (Villa Potenza, Sforzacosta e Piediripa), prima di essere "periferizzate" negli anni settanta (cioè messe fuori dal perimetro), costituivano le tre grandi "porte territoriali" di accesso all'Ager della antica città collinare. Tre accessi posti in altrettanti punti strategici all'incrocio di importati rotte commerciali e di transito dei pellegrini lungo i fondo valle, divenuti già in epoca storica centri mercantili, artigianali e di sosta con locande e osterie. (Non a caso nelle vicinanze di Piediripa sorgeva Pausula e quasi a ridosso dell'attuale Villa Potenza sorgeva Recina -poi Helvia Ricina-). Dunque luoghi dalla forte identità storica, trasformati in tristi dormitori e desolanti ammassi di volumi sottodotati di infrastrutture e servizi, con assenza di una qualsiasi immagine urbana. La giusta riproposizione dello svincolo di Piediripa (impropriamente detto di S. Claudio), deve trovare la necessaria risoluzione e attuazione, contestualmente alla perimetrazione e messa in luce della zona archeologica esistente tra S. Claudio e Trodica di Morrovalle.
Purtroppo ero assente alla lezione. Dal titolo dell'articolo sembrava che l'amico Verdenelli volesse pubblicizzare la lista civica "FRAZIONI E CENTRO", invece era proprio il titolo della conferenza di Purini "CENTRO E PERIFERIA".
Che a Purini, come a qualsiasi altro intellettuale o semplice cultore della materia, non piacesse l'immaggine del "nuovissimo antichizzato" che traspare dall'orologio, credo che lo possiamo dare per scontato. Quello che invece non sembra affatto scontato è l'acuta e rara intuizione in uno storico dell'architettura moderna, che vede nel rapporto tra spazio e architettura della città storica, tracce ed elementi di origine Etrusca. Sembrerebbe assurdo, tutti sanno dell'origine Picena della città, alcuni sono arrivati ad accettare l'origine Greca. Che io sappia solo Raffaele Foglietti nel suo lavoro edito nel 1895, aveva ipotizzato prima di Purini una origine Etrusca della città.
Se non ricordo male, già lo statuto comunale del 1342, al capitolo 70, stabiliva che era "vietato cavalcare l’asino per la città....". Tra l'altro, nell'anno precedente (1341) vi fu a Macerata una violenta sollevazione popolare che pose bruscamente fine alla lunga "Signoria" della potente famiglia dei MULUCCI, che come stemma aveva proprio un mulo rampante (stemma ancora visibile presso la Mozzi Borgetti).
Poi credo verso la metà del '400 ci fu la prima isola pedonale: vietato transitare con carri trainati da bestiame dentro le mura.
Poi ancora nello statuto del 1431 capitolo 116: "vietato far pascolare liberamente maiali in città, ad eccezione di due da tenersi per S. Antonio di Piazza e S. Antonio al Mercato".
Allora eravamo veramente una città moderna e civile!
Per diventare com'è oggi, il centro storico ci ha messo 907 anni, se li contiamo solo a partire dalla lettura del "testo", ma se facciamo parlare anche il "contesto" potremmo arrivare a circa 2000 anni. Di sicuro, dunque, sappiamo che siamo di fronte ad una sorta di delicato e complesso "ecosistema" costituito da un mix di natura e cultura, tanto potente da consentire una continuità di vita attraverso i secoli. Una potenza che a sua volta è frutto di una perfetta combinazione tra rigidità dell'involucro (o vaso urbano) e flessibilità rispetto ai mutamenti dei costumi di vita che si svolgono all'interno. Che Macerata potesse diventare prima "città" (1320) e poi "città capitale" sino alla metà dell'800, non era affatto scontato. Molti ed enormi agglomerati urbani (anche di origine più antica), non sono mai divenuti "città". Questo significa che quelle realtà urbane che hanno fondato la loro ragione d'essere principalmente sulle "funzioni e bisogni animali" e, dunque, rimaste prive o con scarso "magnetismo simbolico", sono scomparse o divenute dei "non luoghi". Quello che ormai da troppo tempo, ma soprattutto negli ultimi decenni, la politica non riesce a comprendere è esattamente questo. La suggestione fornita da Bommarito con l'immagine di un centro storico da consumarsi in piedi sul bancone di un bar o sdraiati con i sensi ottundi sulle scalinate delle chiese, oppure l'eccessiva frammentazione immobiliare richiamata da Verdenelli, sono chiari indizi di una visione politica relativista, miope e alla fine anche dannosa.
Che il contrasto tra l'antico vero della muratura cinquecentesca della torre e lo stridente effetto della nuova replica (quasi smaltata) dell'orologio, sia percepibile anche da un profano è evidente. Ma invecchiare la resina-plastica, come si può osservare dal tentativo già effettuato, non è facile. Certo si potevano evitare gli sportellini apribili in legno biondo (da pianerottolo condominiale), magari usando essenze più scure e autoctone, così come era evitabile quell'intonachino tra il rosa confetto e l'albicocca. Credo che anche Ferretti abbia percepito un'immagine troppo posticcia.
Non l'ho saputo in tempo altrimenti sarei venuto. Non voto M5S ma trovo l'iniziativa di grande interesse e attualità. Finalmente non si parla più di "Territorio" di "Ambiente" ecc., tutti termini consumati che non hanno avuto alcun successo di critica e di pubblico. Giustamente il tema centrale è oggi quello del Paesaggio perchè ingloba ed evoca naturalmente, nell'immaginario collettivo, il concetto de bellezza.
Se non fossimo stati invitati ad interrompere l’incontro in ricordo di Libero Paci a causa del concerto delle campane in Piazza, probabilmente si sarebbe ribadito che la replica dell’orologio del 1571 non sarebbe piaciuta a Libero. Su questo aspetto la professoressa Troscè, che è oggi la maggiore conoscitrice della storia locale, si è dichiarata dubbiosa, precisando che il vero antico orologio era quello sulla torre del primitivo Palazzo Comunale (oggi parte della Prefettura). D'altra parte Libero si dichiarava scettico persino sull'originalità del ritrovamento del braccio di San Giuliano. Tuttavia, quello che è emerso sul piano simbolico comunicativo (sono queste le giornate dei racconti) è il forte contrasto culturale e umano tra questo incontro e quello tenuto da noti luminari e accademici proprio nel dirimpettaio auditorium dell'Università.
E’ noto che gli “accademici” ritengono il campo della storia locale un terreno pericoloso e mal frequentato. Un luogo da evitare assolutamente perché si possono fare brutti incontri con personaggi che, magari come Mariella o Libero, hanno letto davvero i documenti originali e soprattutto sono rimasti immuni dal “feticismo documentale”. Di questi pericolosi individui si temono le spontanee verità.
Se l'incontro in ricordo di Libero Paci non si fosse interrotto, a causa del concerto delle campane in Piazza, non solo si sarebbe ribadito che la replica dell'orologio non sarebbe piaciuta a Libero, come efficacemente dichiarato dalla Professoressa Trosce, che forse è oggi la maggiore conoscitrice della storia locale. Quello che sarebbe potuto emergere dal mancato dibattito è il forte contrasto culturale e umano con il convegno del giorno prima tenuto da noti luminari e accademici proprio nel dirimpettaio auditorium.
E' noto che gli "accademici" ritengono il campo della storia locale un terreno pericoloso e mal frequentato. Un luogo da evitare assolutamente perché si possono fare brutti incontri con personaggi che magari hanno letto davvero i documenti originali e soprattutto sono immuni dal "feticismo documentale". Magari gli vengono spontanee alcune verità come quella detta dalla Trosce sull'orologio veramente originario e più antico (metà trecento circa) collocato sul vecchio Palazzo Comunale (oggi parte della Prefettura).
Capita spesso che molti, soprattutto tra gli intellettuali ed eruditi invitati da fuori, parlano della nostra città senza conoscerla veramente affermando cose curiose. Due esempi, uno recente e l'atro meno. L'altro ieri in occasione del convegno sulla replica dell'orologio un rappresentante dei Beni Architettonici ha definito enfaticamente Macerata città d'arte. Ora tutti sanno che Macerata è sempre stata una città della cultura ed è più famosa per la sua Università e per il teatro d'Opera. Certo il concetto di cultura è ampio e contiene anche quello di cultura artistica, ma se parliamo di "città d'arte" anche solo nelle Marche sono altre quelle che ci vengono in mente. Il secondo esempio riguarda la conferenza tenuta al Teatro Lauro Rossi dal famoso architetto Fuksas su invito di Micheli, che parlando impropriamente della nostra città la disse appartenente ad un territorio dalla tradizione "latifondista", mentre tutti sanno che la nostra maggiore tradizione è di tipo mezzadrile. Questo per dire che il lodevolissimo tentativo di Andrea di rileggere con serietà, sintesi ed efficacia il passato, alla ricerca del momento di rottura con quella tradizione (definita con arguzia "QUANDO MACERATA NON AVEVA PAURA DELLA CULTURA"), rappresenta un fondamentale contributo per alimentare un confronto serio sul presente e sul futuro di questa città.
Ho ascoltato le relazioni di presentazione del nuovo orologio astronomico (la cui vicenda storica già conoscevo grazie anche ad una pubblicazione del dic. 2005 con presentazione del Prof. Mignini), con la volontà di comprendere meglio le ragioni che hanno portato alla scelta di replicare la modellistica dell’originario apparato scenografico in pietra, con l’uso di resine sintetiche trattate “simil marmo” con l’aggiunta di patina invecchiante.
Nessuno degli illustri relatori ha affrontato la questione che, anzi, è stata abilmente elusa. Si è molto parlato di filosofia, simbologia iconografica e musicale, meccanica sapienzale, storia, scienza e relatività dei sistemi di misurazione del tempo ecc..
In definitiva resta insoddisfatta la domanda del perché era stato chiesto un preventivo ad artigiani locali per fare l’opera in pietra e poi averci rinunciato per farla in plastica.
In secondo luogo mi è sembrato veramente strano che tra i vari relatori, ad eccezione dell’ottimo e umanissimo Maestro Gorla responsabile esperto della macchina metallica, non fossero intervenuti i rappresentanti di “OPERA LABORATORI FIORENTINI s.r.l.” che, magari in veste di General Contractor, avrebbero potuto riferire circa le scelte dei materiali usati in alternativa a quelli lapidei e in rame sbalzato.
@ Peppe Bommarito.
Sono andato di proposito ad ascoltare le relazioni di presentazione del nuovo orologio astronomico, proprio per essere più informato circa l'adeguatezza di replicare la modellistica dell'originario apparato scenografico fisso in pietra, con l'uso di resine sintetiche trattate "simil marmo" (con l'aggiunta di patina invecchiante).
Nessuno degli illustri relatori ha affrontato la questione che, anzi, è stata abilmente elusa. Si è molto parlato di filosofia, simbologia iconografica e musicale, meccanica sapienzale, storia, scienza e relatività dei sistemi di misurazione del tempo ecc..
In definitiva resta insoddisfatta la domanda del perché era stato chiesto un preventivo ad artigiani locali per fare l'opera in pietra e poi averci rinunciato per farla in plastica.
In secondo luogo mi è sembrato veramente strano che tra i vari relatori, ad eccezione dell'ottimo e umanissimo Maestro Gorla responsabile esperto della macchina metallica, non fossero intervenuti i rappresentanti di "OPERA LABORATORI FIORENTINI s.r.l." che, magari in veste di General Contractor, soli avrebbero potuto riferire circa le scelte dei materiali usati in alternativa a quelli lapidei.
[email protected]
La soprintendenza regionale, dopo l'autorizzazione a ripristinare la replica in sintetico dell'orologio cinquecentesco sulla torre di Macerata, sarebbe il colmo se rifiutasse a degli studiosi le autorizzazioni a fare scavi archeologici.
@ Massimo Giorgi
Il video musicale "LA CAMPANA DEL VILLAGGIO", che ci hai proposto di osservare su https://www.youtube.com/watch?v=1jYABSVA6eE
è straordinariamente appropriato per Macerata.
Sulla "Torre dello Swatch" o dei tempi, come capolavoro del patrimonio "immateriale" dell'Umanità da inserire nella lista dell'UNESCO, ho ancora qualche dubbio.
[email protected]
Non è la prima volta, purtroppo, che domande e quesiti posti all'Amministrazione sono rimaste senza risposta. Per esperienza so anche che persino diverse mozioni votate in Consiglio Comunale sono state ignorate.
Tuttavia, leggo a stralci dal volantone-manifesto arrivato nelle case: "......OPERA LABORATORI FIORENTINI HA REALIZZATO LE COPIE DELLE SCULTURE LIGNEE........LE COPIE, REALIZZATE CON UN PROCEDIMENTO BREVETTATO........NEL RISPETTO DEI MOVIMENTI DESCRITTI NEI DOCUMENTI STORICI....... L'ARCHITETTURA DELL'EDICOLA E' STATA RICOSTRUITA USANDO MATERIALI (MARMO, MALTE, PIETRE, METALLI, ECC.) LAVORATI SECONDO MODERNE TECNOLOGIE AMPIAMENTE UTILIZZATE NEI PROCESSI DI RESTAURO, IN MODO DA GARANTIRE LA PERFETTA CONSERVAZIONE DEL MANUFATTO NEL LUNGO PERIODO......".
Sembrerebbe che "l'edicola" sia cosa diversa dal "quadrante" (che abbiamo già visto essere almeno nelle parti fisse in resina). Su questo occorre una risposta.
Inoltre, perché il preventivo predisposto da uno dei migliori artigiani locali nella lavorazione del marmo e della pietra, pur richiesto è stato ignorato? Quel preventivo stimava per l'insieme delle opere da marmista un'importo di circa 75 mila €. Chiedere come si arriva ai circa 750 o 800 mila € sembra del tutto legittimo.
Mentre la perfetta conservazione nel tempo della pietra d'Istria o del travertino è stata collauda da oltre 2 millenni, i nuovi brevetti e tecnologie hanno appena un paio di decenni e l'unica cosa che sappiamo veramente è che non saranno facilmente smaltibili e degradabili.
@Luigi.
Purtroppo questa volta hanno pensato più alle elezioni che alle future generazioni.
@ Giorgio.
E' vero che non amo particolarmente intervenire spesso nei dibattiti ma questa volta non potevo tacere. Dopo gli elementi d'arredo urbano con le panchine tipo stazione ferroviaria lungo il Corso, le sedute tipo sassi dissuasori in via Matteotti, il semplicistico annuncio dello spostamento della statua di Garibaldi d'avanti ai cancelli (quando l'unico spostamento votato, condiviso e argomentato era quello di Mazzini in P.zza Mazzini); la scoperta dei profilati in plastica finto marmo stile neo-classico, montati ad ornamento del ripristinato antico orologio della torre, era francamente troppo.
Il massimo dell'assurdo è che per fare un'orologio di plastica il Comune ha coinvolto niente meno che il famoso "Opificio delle pietre dure di Firenze".
Finalmente il dubbio è ufficialmente sciolto. La replica dell'intero apparato visivo dell'antico orologio del Ranieri è interamente in plastica. Certamente si tratta di resine speciali e rinforzate che riescono ad imitare il marmo, le dorature, le laccature e gli sbalzi del rame. La cosa non costituisce reato e nemmeno peccato, tuttavia, bastava dirlo pubblicamente così come era già stato detto per i Pupi, non più in legno, e per il meccanismo interno non più in ferro.
Personalmente credevo (e avrei preferito) che almeno le parti fisse della decorazione venissero realizzate in pietra e che almeno la corona circolare con i segni dello zodiaco venisse rifatta in rame secondo le indicazioni documentarie. Ma ormai è così e non ci sarà da stupirsi se qualche maceratese parlerà di "TORRE DELLO SWATCH" anzichè di "TORRE DEI TEMPI". Allo stesso modo non ci sarà da stupirsi se il solito maceratese continuerà ad interrogarsi sull'enorme spesa sostenuta e l'abnorme pubblicità (elettorale) connessa.
Ancora nessuno scioglie il terribile dubbio che sorge spontaneamente guardando i pezzi dell'anello orario accatastati sull'impalcatura e il disinvolto modo in cui l'operaio ne sta sollevando uno. In sostanza, stiamo montando sulla torre un restailing cinquecentesco di uno "SWATCH" interamente in plastica, oppure il ripristino dell'orologio identico all'originale?
Sappiamo che le parti meccaniche, una volta in ghisa, sono tutte in acciaio e azionate elettronicamente attraverso un soft particolare. Quello che non sappiamo ancora, anche se lo possiamo dedurre dalle immagini, son i polimeri e le varie resine usate per stampare le parti decorative (una volta in rame, pietra e legno). La cosa non sarebbe indifferente perchè i colori, ma anche le geometrie, potrebbero alterarsi col tempo per effetto degli agenti atmosferici. Un rischio che, qualora esistesse, dovrebbe essere assicurato.
Complimenti e auguri ai due talenti maceratesi del "videomapping" formatisi all'Accademia di Macerata.
Tuttavia, se la città vuole davvero tornare ad essere una "città creativa", cioè capace di riposizionarsi in modo competitivo sul mercato globale dell'offerta turistico-culturale, fa certamente bene a partecipare all'apposito bando dell'UNESCO pur sapendo che ciò non basta. Quello che serve è la capacità di valorizzare e saper trattenere i suoi talenti, attrezzandosi anche per riuscire ad attrarne degli altri da fuori. In sostanza un vera e propria rivoluzione culturale che porti all'abbandono dell'attuale "mediocritas" che nei decenni ha perso la sua antica "aurea".
Capita spesso che cose giuste, fatte o dette in momenti sbagliati, finiscono fatalmente per essere percepite come cose sbagliate.
In ogni caso, nell'articolo si parla di restauro del Maestro Gorla e questo è sbagliato. Purtroppo non c'è stato il restauro dell'antico meccanismo i cui componenti erano in ghisa, così come non c'è stato alcun restauro per tutto il resto. Gorla, diversamente da quanto affermato circa 20 anni fa, cioè che il meccanismo in ghisa originario era ancora in buone condizioni per oltre l'80% dei suoi componenti e che, quindi, poteva essere restaurato, ha di fatto ricostruito ex novo l'intera macchina in acciaio.
Tutto bene, ma credo che la risposta non sia quella di prevedere un nuovo assessorato alla cultura. Quello che serve è un progetto ampio sul modo di fare formazione, produzione e consumo culturale, coniugando il tutto con una riqualificazione dell'offerta turistico-culturale.
Il progetto del cosiddetto parcheggio di Rampa Zara dovrebbe essere mirato essenzialmente a questo obbiettivo, oltre a quello di rispondere alla domanda di sosta lunga degli addetti e utenti del centro storico.
E' evidente che senza quella struttura logistico-viabilistica meccanicamente connessa al centro storico, sarà molto improbabile nel breve-medio periodo suscitare l'interesse per un recupero funzionale dell'ex monachette, dell'ex UPIM, dell'ex Banca d'Italia, e più in generale per l'intero centro storico.
@ Cerasi
Non credo che l'intenzione sottesa allo spostamento sia legata ad ipotesi di nuovi accessi al Park Si. Se proprio dovessi immaginare qualcosa di non detto, penserei più a qualche idea, che di solito esce dall'ufficio Ambiente del Comune, che potrebbe avere a che fare con la valorizzazione di quella specie di "sacrario-monumento" (credo in ricordo della guerra di Castelfidardo), posto sulla scarpata verde alle spalle della statua di Garibaldi.
In ogni caso, il gioco non varrebbe la candela.
@ Cerasi
Intanto trovo straordinario il fatto che l'annuncio dello spostamento di una statua, peraltro fatto in modo estemporaneo dal Sindaco nel corso di un incontro pubblico, abbia registrato oltre 9 mila letture su questo giornale.
In secondo luogo trovo le tue considerazioni e quelle di Tamara, del tutto condivisibili.
Non c'è dubbio che un progetto (come sosteneva Leon Battista Alberti) ha sempre un padre e una madre nelle figure rispettivamente del Committente e del Progettista. Di norma la definizione del "programma" sottostante il progetto è prerogativa del padre, mentre la sua traduzione formale è affidata all'intuitu personae della madre. Se tra i due non c'è amore e la madre si lascia fecondare solo per denaro i risultati sono normalmente pessimi.
Ma per tornare alla cosiddetta Piazza Garibaldi (che esiste solo come riferimento toponomastico) voglio aggiungere solo un'ulteriore considerazione.
Quello spazio è oggi un quadrivio per il transito veicolare perché così è stato creato attraverso successivi abbattimenti e arretramenti delle varie porte e dei suoi antichi fortilizi che un tempo occupavano quasi tutta l'area dell'incrocio.
Non tutti gli slarghi possono diventano piazze. Secondo una arguta definizione di Tafuri la Piazza è il luogo del "monito omologante". Possono esistere Piazze del mercato, Piazze d'armi o Piazze di rappresentanza, quella in questione dovrebbe chiamarsi semplicemente Largo Garibaldi.
@ Cerasi.
Conoscendo i soggetti certamente non si possono escludere le tue considerazioni e sospetti. In ogni caso il semplice spostamento della statua non si potrebbe fare perché oggi sotto il centro della piazza c'è il sottopasso pedonale. Salvo pensare di spendere decine di migliaia di € per i soli consolidamenti fondali; spesa che solo il Consiglio Comunale può decidere, ma a quel punto potrebbe esserci un forte dissenso popolare.
@ Iesari.
Se il sottostante obbiettivo "importante" è quello di ripristinare un continuum visivo e funzionale, secondo il modello concepito all'inizio del '600 dal Cardinale Legato Pio di Savoia -che realizzò il Porton Pio poi detto tre porte-, perché iniziare partendo dallo spostamento della statua che, invece, crea una stridente soluzione di continuità? Tamara, che ringrazio e saluto, ha perfettamente ragione quando ricorda che la demolizione delle tre porte, avvenuta nel 1927, era perfettamente funzionale ad un progetto di riqualificazione urbana mirata a valorizzare e rafforzare quell'antico e identitario cono prospettico. Lo scenografico e monumentale fondale del monumento ai caduti, trova ragione e riferimento in un decisivo precedente intervento -lo Sferisterio- che ha aperto l'accesso alla modernità di Macerata.
Tuttavia, facciamo in modo che queste scelte maturino nel vivo del dibattito pubblico e nel Consiglio Comunale, evitando che sia una asfittica Giunta a decider nel corso di una campagna elettorale.
@Iesari
Se esistessero strade e piazze degne di questo nome all'esterno delle mura, ne potremmo parlare. Nel futuro tutto può succedere, ma la questione principale che pongo oggi è che il Consiglio Comunale ha votato alla unanimità una mozione per il trasferimento della statua di Giuseppe Mazzini a Piazza Mazzini e non quella di Garibaldi. La giunta scorsa e quella attuale diretta da Carancini non ha attuato quella scelta consiliare.
Riportare oggi la statua di Garibaldi in mezzo non ad una piazza che non c'è più, ma ad un trafficatissimo incrocio veicolare è solo una sciocchezza che si commenta da sola. Vorrei invece ricordare che l'unico spostamento di statua sino ad oggi coscienziosamente deliberato alla unanimità dal Consiglio Comunale 2005/10 è quello di Mazzini da collocare in modo decoroso e appropriato in Piazza Mazzini.
L'antica porta era quella di S. Salvatore, danneggiata più volte nella sua lunga storia, l'ultima delle quali fu dovuta al cannoneggiamento dell'artiglieria napoleonica appostata sull'altura di S. Croce.
C'è poco da commentare. La richiesta di ricollocare l'antico orologio a "carrillon" emergeva periodicamente e spontaneamente tra la gente sin dai primi anni cinquanta. La prima volta che il Maestro Gorla venne invitato a Macerata per visitare la macchina in ghisa e fare un preventivo per il suo restauro era ancora in vita l'Ing. Calogero che dirigeva l'Ufficio Tecnico Comunale. All'epoca le statuette dei re magi e alcuni reperti erano già stati musealizzati, ma lo scomparso planetario e quadrante con lo sfondo smaltato in azzurro, si diceva che fosse in una villa locale di cui non si è mai saputo il nome. Nel 1999 l'Amministrazione Menghi fece una denuncia alle autorità per tentare di ceruperalo ma non si ottenne nulla. In quella occasione io stesso invitai Gorla a fare un nuovo preventivo per verificare la fattività dell'operazione avendo già avuto disponibilità da parte di Camera di Commercio, Fondazione Cassa di Risparmio e Regione Marche a dare il loro contributo finanziario per un'opera che allora costava circa 500 milioni di lire. Nel 2005, da consigliere comunale, riuscii a raccogliere in tre giorni circa 2000 a favore del ripristino dell'orologio e la successiva mozione fu votata all'unanimità. Nel contempo l'assessore Di Geronimo rilancia l'iniziativa e impiegherà cinque anni a mobilitare la burocrazia sino a farla esprimere favorevolmente. Tutto il resto è storia recente. Certo oggi il costo è quasi triplicato e i tempi non sono i migliori per far digerire alla massa una operazione del genere ma, credetemi, ne vale la pena, HO VISTO L'IMMAGINE FINALE IN ANTEPRIMA. Intendiamoci, il contesto architettonico, spaziale e cromatico odierno (quasi neo-classico) è profondamente diverso da quello della piazza quattrocentesca e cinquecentesca coeva alla iconografia dell'orologio originario. Oggi l'effetto sarà inevitabilmente di forte contrasto, ma pur sempre di grande attrattività di natura simbolica.
Se c'era un sito lungo v.le Leopardi dove mai si sarebbe dovuto costruire era proprio quello. E' vero che già c'era una costruzione -anni 50/60- abbandonata da anni (officina) ma era molto più piccola e andava semplicemente demolita. Si tratta di un luogo ad alto valore storico-simbolico perché costituisce la naturale estensione a nord del crinale sulla cui sommità passava l'antico tratturo che dal centro storico arriva a S. Stefano (luogo sacro di origine antichissima). Ma soprattutto un crinale che divideva (divide ancora) le due più importanti fonti della città -monumentalizzate in epoca medioevale- con i relativi ruscelli: ad ovest la più antica fonte "Alliana" con "rio solis" all'uscita di Porta Agliana; ad est "fonte Maggiore" con il suo probabile "rio di Tavoleto". L'antico tratturo sommitale (oggi "ammattonata), oltre a delimitare l'area di pertinenza dei due storici quartieri di S. Salvatore e S. Giuliano, distribuiva percorsi secondari nelle due direzioni. L'intera zona era denominata sino all'ottocento "la ripa" ed era uno dei luoghi dove scaricare terra di risulta e materiali inerti sino a quando non venne realizzato il viale Leopardi.
Agli inizi del 2000 l'Amministrazione Meschini, paralizzata nelle decisioni dalle pressioni contrastanti della sua maggioranza, divisa tra chi voleva il parcheggio a nord e chi lo impediva, fu facilmente sedotta da una proposta -ibrida-, una sorta di scorciatoia progettuale prevedente garage privati e un supermercato. Naturalmente, avendo evitato la complessità generale implicita nell'intervento in quella zona di grande fragilità e delicatezza, l'operazione non solo si è rivelata fallimentare, ma anche dannosa per i residenti e per la tutela dei valori storico-ambientali.
Caro Carlo, la realtà è purtroppo quella che hai descritto e, forse, per Macerata ancora più grave. L'intelligente riferimento a Maffeo Pantaleoni è particolarmente appropriato anche perchè il suo avo, Avv. Pantaleone Pantaleoni, è quello che risolse definitivamente nel 1824 l'aspra diatriba politico-economica che aveva paralizzato la realizzazione dello Sferisterio. Sappiamo quanto quel grande appalto consentì di fronteggiare la terribile crisi economica che allora colpì la città; conosciamo anche l'importanza strategica di quella scelta straordinaria presa dentro un disegno politico-programmatico di rilancio competitivo della città. Disegno comprendente anche la modernizzazione e realizzazione di nuove strade, insediamenti industriali e residenziali, riqualificazioni urbane di ampia portata ecc., che si riveleranno in seguito fondamentali per la scelta di Macerata come sede dell'expo regionale del 1905.
Si tratta solo di esempi su come si muovevano le elites storiche maceratesi.
Non oso fare paragoni con l'attualità, tuttavia basta ricordare come con due semplici atti politici (una interrogazione parlamentare per l'annullamento dell'appalto in concessione della strada intervalliva nord, e una determina regionale che cancellò l'intera armatura urbana prevista nel PRG), assunti tra il 1993 e il 1994 su impulso di politici locali, è stato possibile produrre la più grande paralisi e disorientamento progettuale nella storia cittadina. La città è stata colpita proprio su quelle dotazioni di base essenziali per fondare qualsiasi ipotesi di crescita economica, anche in vista di un diverso e più avanzato modello di sviluppo.
E' certamente meritoria la volontà dell'amico e giovane collega Schiavoni, di rianimare un dibattito che langue ormai da troppo tempo; almeno dalla stagione dei Piani di Recupero del Centro Storico degli anni '80.
Senza entrare nel merito di quella che fu in ogni caso una straordinaria stagione progettuale, è sufficiente ricordare che gran parte del suo fallimento è riconducibile alla inadeguatezza culturale e alla lentezza decisionale della classe politica maceratese. Che il "futuro del Centro Storico avesse un cuore antico" non era solo uno slogan degli anni settanta, ripetuto in centinai di convegni -più spesso utili ad invocare finanziamenti pubblici-, ma era soprattutto una "profezia" che forse solo oggi possiamo iniziare a coglierne tutte le implicazioni.
Come ha sopra ricordato Luigi Ricci, ad esempio, la moderna fruizione dell'antichissima "strada reale" o asse monumentale e commerciale di maggiore attrattività, che segna il crinale nord del centro storico -da Pazza Strambi a San Giorgio-, non può prescindere da un parcheggio dedicato e da una viabilità congrua per essere raggiunto.
Non capisco perchè ci si ostini a dire e scrivere RECINA anzichè RICINA quando si parla del teatro romano.
E' vero che nella vulgata popolare i maceratesi hanno sempre detto per secoli RECINA (radice greca), a dimostrazione che il primitivo nome pre-romano del sito fosse proprio quello. Ma con la colonizzazione romana il nome venne latinizzato in Ricina.
Complimenti all'arch. Sabbioni per il suo articolo.
Il mio commento si limita ad alcune sintetiche constatazioni:
1- l'Italia è l'unico paese europeo che ha in costituzione la tutela e la conservazione del paesaggio naturale e costruito, tanto da aver istituito anche un apposito dipartimento ministeriale per la tutela e il sostegno della qualità dell'architettura contemporanea. Allo stesso tempo, però, è anche l'unico paese europeo che ha smesso di fare architettura diffusa dal dopoguerra in poi. Non è certo un caso se il migliore architetto contemporaneo (Renzo Piano) sia divenuto il più famoso al mondo operando prevalentemente all'estero -vale ricordare che Piano, ancora relativamente giovane, risultò 40° al concorso per il progetto di un ospedale nel napoletano vinto dalla Fiat engineering, mentre poco dopo, a circa 35 anni, vinse il concorso per Beaubourg di Parigi-;
2- "l'architettura come disciplina sociale" deve scaturire da una domanda sociale diffusa. La società italiana ha smesso la domanda di architettura da oltre mezzo secolo perchè diseducata culturalmente ed eticamente da una cattiva prassi politico-amministrativa. Sostituendo, infatti, il secolare confronto delle idee progettuali con il confronto tra i portafogli e gruppi d'affari, oltre ai noti guasti nazionali si è anche prodotta una sostanziale perdita di capacità dell'architettura nel fornire risposte adeguate alle continue mutazioni della domanda sociale. In questo senso, non sembra un caso se gran parte del lavoro dei giovani architetti italiani viene sempre più relegato nel privato, sino a concentrarsi negli spazi dell'intimo della casa, arredi, bagni ecc..
Condivido la proposta del Prof. Adornato e le argomentazioni a suo sostegno, con particolare riferimento a quelle svolte da Mandrelli.
Una proposta troppo velleitaria? Può darsi.
Tuttavia quello che oggi consideriamo velleitarismo (inteso come azzardo competitivo), altro non sarebbe che la storia stessa della città dalla metà del quattrocento all'unità d'Italia.
La Macerata storica che conosciamo nasce proprio da una sequenza di intenzionali atti di "velleitarismo", che le classi dirigenti di allora consideravano semplicemente atti di buon governo.
Mi vengono in mente, ad es. le varie deliberazioni assunte dal 1443 al 1445, con le quali il Comune, pur partendo da una posizione di estrema debolezza, chiese e ottenne l'insediamento stabile e permanente della sede del Legato Pontificio. In sostanza la sede del governo della Marca e il conseguente ruolo di capitale.
Complimenti Filippo, analisi perfetta.
Tuttavia il nostro centro storico, come tutti i centri storici delle città di antica fondazione, sono destinati ad invecchiare sempre di più ma anche a non morire mai.
Noi non lo ricorderemo, ma il futuro sarà proprio il centro storico "città madre", con con cui la "città figlia" (le moderne periferie) non riuscirà mai a reggere il confronto.
Sono d'accordo con Gabor quando dice " E' ora di ridisegnare il territorio attraverso piani urbanistici...".
Il vero "spazio democratico aperto" non è il centro storico ma l'intera città, ed è possibile recuperarlo solo dentro il suo ridisegno urbanistico complessivo. La "malattia" del centro storico (non diversa da altre zone della città) non è curabile con un altra malattia. Non è possibile, infatti, agire con efficacia intervenendo solamente sulla mobiltà urbana -che incide sui tempi di vita-, senza pensare al disegno dell'intero spazio urbano -che influenza la mobilità stessa-.
Il centro storico è solo uno, ma la sua percezione e modalità d'uso non è uguale per tutti; cambia col mutare dei gruppi sociali ed economici che a qualsiasi titolo lo frequentano e lo usano. Se da un lato tale diversità produce domande che (specialmente per il centro storico) risultano spesso contraddittorie e di difficile gestione, dall'altro riproduce quella tensione fatta di intreccio tra interessi, idee e relazioni che, amplificata proprio dall'esistenza del "rigido vaso urbano", sono alla base di un centro storico vivo e attrattivo. Una sorta di "bio-diversità" certamente da regolare ma assolutamente da conservare.
Se è vero che oggi l'elemento comune è l'uso della'auto privata, dunque la necessità di spazi idonei per la sosta collettiva e/o individuale, è altrettanto vero che, forse prima di questi, occorre risolvere il problema degli attracchi pedonali per la risalità agevolata.
D'altra parte questo problema "logistico" era già noto e in parte affrontato "in antico" quando, prima ancora di deliberare il divieto di accesso al centro ai veicoli a trazione animale, si realizzarono complessi e polifunzionali passaggi sotterranei e, per casi particolari, anche aerei.
Mi piace ricordare in questa occasione che nel 1999, con la Giunta Menchi (dunque in tempi non sospetti), su proposta del collega Assessore Prof. Munafò impegnammo l'Ufficio Tecnico Comunale nella progettazione di interventi riqualificatori di alcuni luoghi urbani significativi del centro storico che avevano perso la loro identità o che meritassero di essere valorizzati. L'impulso venne anche dalla volontà di far partecipare il Comune ad un apposito concorso internazionale di idee indetto da una prestigiosa istituzione.
Tra i luoghi individuati c'era anche l'attuale "largo donatori del sangue" lungo via Don Minzoni, già piazza delle erbe e pescheria prima dell'improprio intervento degli anni 40/50 che ha prodotto quell'antistorico e mai fruito giardinetto.
Nel novembre 2007 presentai una mozione in Consiglio Comunale, approvata all'unanimità, finalizzata sia a trasferire l'attuale busto di Mazzini nella P.zza omonima, sia a creare le premesse per il ripristino dell'antica piazza.
Con la successiva pubblicazione di una proposta progettuale, cercai di illustrare come il ripristino dell'originaria unitarietà costituita dalla connessione tra piazza coperta (ex foro annonario), piazza scoperta e loggiato (oggi chiuso dalle vetrate dell'Università), oltre a restituire il carattere di unicità storico-architettonica del luogo, avrebbe valorizzato anche i palazzi Bonaccorsi e Marefoschi.
In un contesto così ipotizzato, la collocazione a ridosso delle arcate dell'ex foro annonario del busto già esistente di P. Matteo Ricci, in occasione delle celebrazioni Ricciane, sarebbe stato del tutto naturale.
Alla domanda -Perchè il centro fiere non è stato fatto?- ogni intervistato ha dato risposte che, a mio avviso, sono abbastanza corrette (almeno formalmente) in quanto ciascuna contiene elementi di verità.
I consiglieri di maggioranza sottolineano il fatto che la gara pubblica per la vendita dell'area è andata deserta, mentre quelli di opposizione evidenziano la mancata volontà politica.
In ogni caso, una prima lezione che si potrebbe trarre da questa vicenda (ricostruita egregiamente da Bommarito) è come sia possibile, oggi più di ieri, usare la burocrazia e le procedure di trasparenza come "arma improria", utile per ostacolare iniziative -ancorchè programmate e positive per la città- non gradite da una parte della maggioranza o della Giunta.
In questo senso qualche cosa traspare nelle risposte del Sindaco a proposito di chi non voleva il centro commerciale nell'ambito della riconversione fieristica, nonostante fosse di tutta evidenza che senza quella previsione e senza l'impegno della Provincia nelle relative opere di infrastrutturazione, nessun privato sarebbe intervenuto accollandosi la realizzazione di un pala-sport.
In questo modo si comprende come il non scontato successo ottenuto con il preliminare "bando esplorativo" si sia tradotto nel fallimento di una gara andata deserta.
Intendiamoci; la storia cittadina contemporanea è tutta segnata da gare andate prima deserte e, in seconda battuta, assegnate all'unico partecipante.
Una seconda lezione -strettamente connessa alla prima- scaturisce dall'uso particolarmente "virtuoso" della strumentazione urbanistica, utile anche a creare realtà virtuali e suggestive, dentro le quali congelare ogni iniziativa indesiderata, ancorchè concreta e sostenibile.
Non sarà solo un caso se negli atti amministrativi, per parlare della riconversione del centro fiere di Villa Potenza si parla di "POLO FIERISTICO-ESPOSITIVO, LUDICO-ATTRATTIVO, TERZIARIO-EXTRA RESIDENZIALE, SPORTIVO-POLIVALENTE, ARCHEOLOGICO-FLUVIALE, PER IL TEMPO LIBERO E CON BASSO CONSUMO DI SUOLO".
La vicenda segnalata dalla Zucconi, tra le altre cose, rappresenta anche un altro piccolo tassello del vasto processo di declino della nostra città. Quando una città capoluogo non riesce ad essere puntualmente e costantemente servità neanche dalla distribuzione di tutti i quotidiani e prodotti di stampa che, invece, si possono trovare nelle edicole della costa, vuol dire che la città non è messa bene.
Mi sembra che l'analisi del Sig. Cherubini sia traducibile in una splendida evacuazione di principi e concetti mal digeriti. Il confronto con la cultura e civiltà urbana delle città del nord Europa è certamente utile, ma va interpretato alla luce della nostra realtà e tradizione, di matrice latina e mediterranea. E' evidente che il maggiore o minore uso dei mezzi di trasporto pubblico dipende dalla sua capacità di competere con i mezzi privati. La nostra città collinare, in parte murata e in parte dispersa, non è ancora in grado di offrire questa scelta che, tuttavia, resta fondamentale per migliorare la qualità della vita. L'utilità del "parcheggio Rampa Zara" non è misurabile esclusivamente in termini numerici, ma è funzionale ad una strategia di sostegno, valorizzazione e sviluppo del ruolo commerciale e culturale del centro storico. In questo senso credo che la cifra distintiva tra un parcheggio "normale" a ridosso del centro storico (forse inutile) ed uno a servizio del centro storico, sia affidata alla capacità di scelta progettuale.
Caro Placido, condivido totalmente la tua proposta per il recupero e salvaguardia dell'unica opera ridolfiana presente in città. Non si tratta solo di rifunzionalizzare un'opera architettonica di un riconosciuto maestro dell'architettura moderna. Credo anche che si tratti di valorizzare la testimonianza simbolica di una città, culturalmente sensibile almeno sino al periodo tra le due guerre, che ha sempre saputo coniugare l'utilità con la ricerca della qualità architettonica diffusa.
L'idea di avviare la sperimentazione in corso sulla viabilità di S. Lucia si è dimostrata fallimentare, come era facile prevedere e come personalmente sostenni, nel più completo isolamento, in sede di commissione consiliare. In quella occasione dissi che in assenza di interventi strutturali, nel breve periodo (rotatoria) e nel lungo periodo (passante dei Cappuccini) era sufficiente limitarsi all'installazione del semaforo a chiamata e lasciare inalterati i vecchi percorsi veicolari.
La maggioranza volle comunque attuare la sperimentazione suggerita dai propri uffici (comando dei VV. UU. e U.T.), senza tuttavia assumersi la responsabilità di guidarla e verificarla costantemente sul campo. Ora che lo stesso tipo di maggioranza ha detto di "iniziare una nuova storia", inizi col ripristinare lo stato ex ante che, nello specifico problema, non è mai stato contestato dai residenti.
Il centro storico è sempre stato il luogo più esposto ad ogno sorta di vandalismo periodico, spesso praticato da piccole squadre di giovani teppisti annoiati provenienti anche dai paesi vicini.
Certamente è un quartiere piccolo, non impossibile da controllare, tuttavia necessità di un supplemento di controlli notturni che, invece, sono totalmente scomparsi negli ultimi anni. E' più facile trovare una pattuglia delle forze dell'ordine alle due di notte d'avanti alla stazione che non in centro storico.
Dei Vigili Urbani neanche a parlarne, alle otto di sera scompaiono. Le telecamere in centro dovrebbero principalmente aiutare a svolgere una funzione di sicurezza per i cittadini e per il patrimonio pubblico, anzichè mirate a fare multe.
Caro Mauro, un ottimo affresco "impressionista" della città contemporanea che, tuttavia, non trascura gli aspetti più antropologici e ancestrali della sua formazione storica avvenuta per somma di borghi. Forse il segreto dei suoi caratteri estetici e del suo fascino è tutto qui. In ogni caso, non userei la definizione di "città piccola" ma pittosto quella di "città rimpicciolita". Si perchè Macerata, prima di diventare piccola è stata grande, anche dal punto di vista dimensionale. Ci sono voluti secoli di distruzione delle decine di "Vici" e "Pagus" diffusi nel lungo crinale collinare -da S.Croce alle Vergini- prima di rimpicciolirla e rinchiderla dentro l'attuale fortezza delle mura urbiche.
Altri secoli sono occorsi per modellarla intenzionalmente, sia nella forma sia nella funzione, in modo da trasformarla in quella che sino all'unità d'Italia era una "città-stato". La vicenda costruttiva dello Sferisterio segna in qualche modo l'ultimo episodio di quella lunga storia. Ma anche dopo lo stato unitario, Macerata a saputo svolgere un ruolo-guida continuando la ricerca civile dello sviluppo di una forma urbana e architettonica da darsi in vista della modernità. Si pensi alla stazione ferroviaria con il suo viale e annesso piano di sviluppo di tutta l'area adiacente l'ex distretto -oggi centro direzionale-; p.zza Pizzarello, il fondale scenico del monumento ai caduti ecc..
Probabilmente oggi, la questione del decoro urbano, della qualità architettonica e urbanistica, non sarà la questione centrale del conflitto culturale, politico ed economico in atto, ma sicuramente è una questione che si impone naturalmente come dato assente nel dibattito sulla città.
Caro Placido, ormai quasi tutte le città capoluogo hanno una loro struttura polifunzionale, realizzata in epoca contemporanea con un minimo di 4000 e sino a 7/8 mila posti al coperto. Molte città hanno anche più o meno antiche strutture architettoniche -tipo sferisterio- che costituiscono, in primo luogo, dei "musei di se stessi". Credo che solo all'interno di questo concetto sia possibile ricercare ulteriori margini di sviluppo funzionale.
"..Per non essere derisi dai contemporanei e criticati dai posteri.." . Fu con queste parole che il comitato promotore dei cento consorti per la "fabbrica" dello Sferisterio, "..da eseguirsi a guisa di anfiteatro anche per il gioco della palla al bracciale..", si decisero ad inviare per l'esame del progetto, la proposta dell'Ing. comunale Innocenzi, prima all'accademia di Bologna poi a quella di Roma. Ne scaturì l'idea di bandire un concorso nazionale che, dopo complesse vicende, si concluse con l'incarico al conterraneo -neo laureato- arch. Ireneo Aleandri, allievo di Camporese, Stern e Valdier. Intanto la politica di allora si era divisa tra i fautori di un "teatro al coperto" per circa 1500 posti -capeggiati dal conte Armaroli- e i sostenitori di una macrostruttura polifunzionale all'aperto per oltre 5000 posti, in grado di intrecciare il divertimento dei ricchi con quello dei poveri. A sostenere questa seconda soluzione, oltre alle gerarchie ecclesiastiche (card. Consalvi, vescovo Strambi ecc.), vi furono numerosi cittadini e gran parte del notabilato locale dell'epoca.
La motivazione di fondo era in realtà quella di frenare il declino della città, in un momento di particolare e profonda crisi economica e sociale della città.
Oggi a Macerata, è ancora possibile un'alternativa civile tra declino e utopia? Io credo di si ma non certo attraverso la copertura dello Sferisterio.
Non c'è dubbio! Se oggi c'è una qualche attenzione o semplice curisiotà in più su questo argomento lo si deve alla appasionata ricerca storica di Gabor Bonifazi. Le sue pubblicazioni sono la testimonianza più civile di una "storia popolare" della città niente affatto "minore".
Certo, le numerose fonti di Macerata non sono le fontane e nemmeno possono scientificamente definirsi sorgenti, tuttavia sono state la principale ragione dei primitivi insediamenti urbani sulla nostra collina.
La redazione ci invita tutti a rispondere su tre domande apparentemente molto semplici. Tuttavia, come dimostrano i commenti -compreso il mio- rivelano una complessità che, anche per ragioni tutte locali, diventano complicate. Sulle cose che non vanno ogni cittadino può fare un lunghissimo elenco, così come sulle cose che servono. Già questa semplice constatazione rimanda direttamente al tema del cosiddetto "immobilismo dinamico", che ha catterizzato la città per mezzo secolo e che gli storici locali associano alla tradizione "trasformista" di origine agraria. In ogni caso, una prima possibile risposta -per me poco convincente- è stata già data recentemente su queste pagine da un illustre giornalista che, in sostanza, ha cercato di dimostrare come a Macerata sia improprio parlare di declino perchè avere il BIL (benessere interno lordo) meglio del PIL. è già un motivo di soddisfazione.
Oggi la città è sottoposta alla pressione di domande che, pur legittime, richiedono uno sforzo particolarmente coraggioso per il superamento di evidenti contraddizioni accumulatesi nel tempo; si chiede dinamismo e sviluppo ma anche quiete e sicurezza; conservazione paesistico-ambientale ma anche competitività territoriale; attrattività funzionale, estetica e culturale del centro storico ma anche la sua museificazione; l'efficienza della macchina burocratica e dei servizi ma anche la sua funzione di ammortizzatore sociale e occupazionale.
Una cosa mi sembra certa, la scommessa sulla risoluzione di queste e altre problematiche della città non è stata nemmeno avviata sino ad oggi. scommesseForse la scommessa
Tra le due recenti interviste rilasciate rispettivamente da Capponi e Meschini, relativamente alle questioni della città, trovo quest'ultima decisamente più chiara -salvo macroscopici errori di datazione-. Intendiamoci, nel merito delle cose dette e/o fatte da Meschini non condivido nulla, ma ciò non cambia il valore semantico delle sue esternazioni.
Condivido, invece, le considerazioni di Filippo Davoli intelligentemente riassunte nella metafora "libri e anche scarpe", contrapposta a quella di Meschini "meglio libri che scarpe". E' straordinario che non si comprenda ancora la forza politico-programmatica e culturale contenuta nella congiunzione coordinante di "anche". Forse è tutta qui l'origine della confusione che sta caratterizzando l'attuale dibattito sulla città.
"Gli amici degli amici sono miei amici", e in una città di 42000 abitanti, di cui forse 3000 non parlano o parlano poco l'italiano, si fa subito ad essere tutti amici. In ogni caso la "minitematica" (concepita circa dieci anni fa) è oggi depotenziata del 50% dalla recente L.R. n. 20 (Piano Casa Berlusconi) che consente -Comune permettendo- ampie possibilità di rottamazione e ampliamento degli edifici.
C'è del vero nella battuta di Gabor, tuttavia la lunga storia della città è una storia fatta di trasformismi. La peculiarità è che si tratta di un tipo particolare di trasformismo che gli storici locali hanno definito "trasformismo dell'immobilismo" o "dinamismo dell'immobilismo". Se, per puro gioco intellettuale, volessimo nobilitare il concetto potremmo far risalire il fenomeno alla doppia natura umana. La tendenza alla stanzialità e al nomadismo. Spesso si rinuncia alla libertà di movimento in cambio della sicurezza, e si rinuncia alla sicurezza in cambio dell'avventura.
Che l'origine dei problemi viari di S. Lucia, come di altre zone, risalgono ha scelte fatte decenni fa è cosa evidente a tutti. Oggi il problema, in attesa di realizzare le soluzioni strutturali già individuate nel PRG (passante sotto i Cappuccini), è quello di gestire al meglio l'emergenza creatasi con l'apertura della galleria delle fonti.
Personalmente presentai nel giugno 2008 una apposita mozione, approvata all'unanimità dal Consiglio Comunale nel settembre/08, finalizzata alla predisposizione di un piano di interventi articolati per il recupero qualitativo del quartiere: sosta, attraversamenti pedonali protetti, semaforo a chiamata, inquinamento, igiene urbana ecc.. Dopo un lungo periodo di inerzia il Comune ha oggi deciso di avviare una sperimentazione limitandosi semplicemente a modificare il senso di marcia di alcune vie interne al quartiere. Un tentativo fallito sul nascere anche perchè di difficile comprensione. Gli accertati rischi di incidentalità all'incrocio tra l'arteria principale di via S. Francesco e via S. Chiara risultano ora duplicati all'incrocio con via S. Lucia. Una simile soluzione poteva funzionare -per il breve periodo- se si fosse realizzata una rotatoria all'incrocio dei Cappuccini, altrimenti, come ho già detto in commissione, sarebbe stato meglio limitarsi al solo semaforo a chiamata. Tra l'altro l'attuale sperimentazione, per garantire una maggiore sicurezza, avrebbe richiesto un tutoraggio continuo dei VV.UU che, invece, hanno abbandonato il campo dopo appena due giorni.
Silvano Iommi
Utente dal
7/11/2009
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