di Maurizio Verdenelli
L’immagine è bellissima. Naturalmente inedita. Riservatissima. Impossibile chiedere al sindaco di poterne fare una fotocopia, magari a colori. Tuttavia il disegno del ‘nuovo’ orologio io l’ho visto. E lo conservo negli occhi. E’ una grande macchia d’azzurro che inonderà dall’alto piazza della Libertà. Che avrà dal 18 aprile riflessi addirittura ‘veneziani’ come nelle intenzioni dei fratelli Giulio, Lorenzo Maria ed Ippolito Ranieri da Reggio. Appartenenti ad una famiglia famosa per aver introdotto per prima in Italia automi semimoventi a decorazione degli orologi pubblici. Lavorando appunto a Venezia a in piazza San Marco, Ferrara, Reggio e Macerata. Tutte città collegate dalle loro ‘meraviglie’ tecnologiche e dai rintocchi sincronici degli orologi ‘di piazza’.
Nel disegno, dettagliatissimo, c’è in alto: la Madonna con Bambino ‘fissa’ dietro ad un cielo azzurro stellato alla Gentile da Fabriano: il padre del Gotico internazionale lo ‘inventò’ letteralmente come il prato fiorito così come Piero ha il copyright del colore del sogno come appare nel ciclo de La Vera Croce ad Arezzo. Alla ‘Mater’, cui è stata dedicata la stessa città nel dopoguerra, s’inchineranno i re Magi che usciranno dalla ‘gran macchina’ di Alberto Goria. Una ‘macchina’ attesa a Macerata la prossima settimana, annuncia il sindaco. Non più genuflessi, Gaspare, Baldassarre, Melchiorre (solo loro, semimoventi, non più la Madonna) come nell’iconografia dei fratelli di Reggio nel 1570. Da parte dei misteriosi Re Magi scienziati ed ‘astrologi’ orientali ci sarà ‘soltanto’ un inchino nel ‘carosello’ in movimento ai rintocchi dell’orologio. Che saranno ‘orchestrati’ da un picchio, altro autonoma nella scenografia dorata che farà batterà il becco sulla sfera metallica colorata anch’essa, non più di pietra come nel ‘500. Il quadrante, splendido ed enorme, sarà sottostante. Anche questo a perfetta imitazione di quello cinquecentesco. Un campo azzurro intenso con le figure zodiacali classiche e numeri romani delle ore del giorno e l’indicazione dei gradi del crescere e del declinare del sole.
La torre non sarà più come prima, severa, sabauda, a celebrare fasti risorgimentali. Tutto sarà contornato da elementi architettonici rinascimentali (lesene, capitelli, base, linee ornamentali non portanti) ad inquadrare, circoscrivere ed abbellire la gran ‘macchina’ dell’orologio. E le lesene sono curatissime anche negli effetti chiaroscurali come ha osservato l’arch. Silvano Jommi presente all’incontro, del tutto casuale, tra il cronista e il sindaco. Inutilmente, anch’egli, a chiedere all’avv. Carancini di poter avere l’immagine foss’anche solo sul suo pc. Niente da fare, il top secret è peraltro giustificatissimo dalla ‘sorpresa’ che si vorrà fare alla cittadinanza che si spera vorrà tornare come nel 500 e 600 a passeggiare in piazza a godersi 4 volte al giorno lo spettacolo dell’orologio ‘animato’.
Venerdì prossimo l’ultimo sopralluogo da parte dei tecnici dell’Opera Laboratori Fiorentini intorno alla sede, ricavata nel ‘corpo’ della torre, perfettamente dal tecnico progettista ‘Fafi’ Monachesi, maceratese, protagonista inoltre del ritrovamento dell’antico affresco che ci ha restituito stelle e l’azzurro del cielo cinquecentesco.
“Mi sarebbe piaciuto inaugurare l’Orologio il 5 aprile, il giorno di Pasqua” dice l’avv. Romano Carancini. Una data che era anche una coincidenza suggestiva: il 3 aprile 1570 vennero esposti alla ‘valutazione’ pubblica su un basamento della Torre tutti gli automi prodotti dai fratelli Ranieri ai quali la municipalità versò l’intero importo pattuito (70 scudi d’oro, più 20 di caparra a Mastro Giulio) insieme a duemila libbre di ferro per la realizzazione dell’opera. Piacquero molto, i Re Magi, la Madonna col Bambino, l’Angelo, e all’inizio dell’anno 1571 l’orologio entrò in funzione. Esattamente 444 anni fa: se non è cabala zodiacale questa….
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Il sindaco Carancini e la sua amministrazione passeranno alla Storia per aver ridato alla città di Macerata quest’opera d’arte che attirerà turismo, insieme a palazzo Bonaccorsi e a palazzo Ricci. Ogni critica vada a farsi benedire!
Un sogno che finalmente si avvera. Una delicata meraviglia che esula – deve necessariamente esulare – dalle camarille della politica, perché rende giustizia alla storia e all’arte di questa nostra città.
Allestirei un pronto soccorso in loco, all’esplodere di tanta bellezza sono prevedibili numerosissimi casi di sindrome di Stendhal.
Bravo Filippo.. in due righe hai colto nel segno. Correva l’anno 2006 quando ho iniziato ad occuparmi dell’orologio. Un progetto che è stato snobbato dalla mia stessa giunta. Forse è la prima volta che la mia testardaggine ha smesso di essere un difetto ed ha permesso anche nei momenti più difficili ( passaggio da una amministrazione all’altra ) di mantenere sempre vivo il rapporto con l’Istituto e Museo Galileo di Firenze e renderlo condivisibile e fattibile dall’attuale Amministrazione a cui ovviamente va il merito di averci creduto ( lungi da me fare spot elettorali ) . Sarebbe troppo complesso rendere noti tutti i passaggi, tutte le difficoltà, tutti gli screzi e tutti gli ostacoli di varia natura non tutti casuali che hanno caratterizzato questi lunghi otto anni. Mi limito quindi a rinnovarti i complimenti.
Ci vediamo il 17 e il 18 Aprile.