di Matteo Zallocco
L’antico orologio della torre civica tornerà a splendere. “Ora è ufficiale”, dice l’assessore comunale Giovanni Di Geronimo che questa mattina ha convocato una conferenza stampa sottolineando che “era doveroso informare i cittadini anche se siamo in piena campagna elettorale. Fra qualche giorno verrà realizzato il progetto, la fase burocratica è finita. Le elezioni non c’entrano niente perchè su questo tema siamo tutti d’accordo: Comune, Provincia, Regione e Fondazione. C’è una volontà trasversale e possiamo tutti gioire per aver portato a termine questa operazione di cui si parla da oltre 20 anni. C’erano delle difficoltà burocratiche che con un po’ di pazienza e testardaggine si potevano superare e ci siamo riusciti”.
Per i tempi di realizzazione si parla di un anno mentre per quanto riguarda i finanziamenti la Regione ha investito 200.000 euro, la Fondazione e il Comune 100.000 euro e la Provincia sta stabilendo la somma. “Ora il Comitato Scientifico può mettersi al lavoro – spiega Di Geronimo – . Il presidente del Comitato è il Professor Paolo Galluzzi di Firenze, che insieme all’architetto Gorla ha restaurato l’orologio sulla torre di Venezia”.
I pupi originali dell’orologio saranno esposti a Palazzo Buonaccorsi, mentre sulla torre ci sarà una copia fedele. “Bisognerà trovare la giusta collocazione per la lapide, che è altrettanto importante – aggiunge l’assessore – visto che l’orologio tornerà proprio in quello spazio. Oltre all’orologio del Cinquecento all’ultimo piano ce ne è anche uno dell’Ottocento in perfetta conservazione. Bisognerà ripristinare i meccanismi e farla diventare la Torre degli orologi e di conseguenza una vera attrazione turistica. Il popolo degli orologi in Europa è formato da migliaglia di visitatori e per Macerata sarà una grande occasione inserendo la torre in un percorso con gli altri musei”.
Ci misero un anno i fratelli Ranieri nel 1569 per realizzare l’orologio, ora non resta che sperare che basterà un anno per vederlo risorgere.
(Nelle foto: Le figure originali in legno, con finiture in metallo raffiguranti al Vergine con il bambino, i re magi e l’angelo, custodite nella Pinacoteca civica; e il momento della firma del verbale l’anno scorso a Firenze, con l’assessore Di Geronimo, a destra, e il professor Paolo Carini della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche).
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LA STORIA
di Filippo Mignini – (Tratto dalla prefazione del libro Le statue dell’orologio della Torre civica di Macerata 1568-1570 della Collana I Quaderni della Pinacoteca 2).
Il 14 agosto 1568 i Magnifici Priori della città di Macerata decretavano che la torre del Palazzo comunale venisse dotata di orologio a pubblico decoro e comune utilità. Sembrando troppo indecente la mancanza di una macchina del tempo, alcuni giorni dopo ne affidarono la costruzione ai fratelli Giulio, Lorenzo Maria e Ippolito Ranieri da Reggio Emilia, avendo come modello l’orologio dei Mori in Venezia, costruito dagli avi Gian Paolo e Gian Carlo Ranieri nel 1493.
Anche quello di Macerata era un orologio meccanico, azionato da pesi e dotato di quadrante astronomico, sul fondo di rame azzurro erano disposti in cerchio i segni dello zodiaco, i mesi e i giorni dell’anno, i gradi del crescere e calare del sole e della luna, le ore del giorno in metallo dorato. L’orologio non era soltanto il complesso e preciso ingranaggio di ruote e di leve che scandiva ai solerti cittadini il trascorrere del tempo sulla terra, era anche lo specchio del cielo e dei suoi movimenti, principi e regole di quelli terreni ed umani. Posto al centro della città, in una piazza che non conosceva ancora l’ampiezza e le dimensioni dell’attuale, l’orologio era strumento di educazione morale e spirituale.
…Nei giorni in cui cominciava a costruirsi l’orologio della torre civica, Matteo Ricci, il figlio più illustre di questa città, lasciava Macerata per recarsi a studiare legge alla Sapienza di Roma. Aveva sedici anni e gli ultimi dieci li aveva trascorsi tra la casa, la spezieria paterna, la piazza e il collegio dei gesuiti in San Giovanni osservando i lavori di completamento della torre. Partiva con il sogno di quell’orologio che i celebri Ranieri avevano cominciato a costruire. Quante volte, costruendo ed elevando quegli orologi meccanici che gli aprirono le porte della Cina, da quello donato al vicerè del Guangdong nel 1583 fino all’ultimo regalato all’imperatore Wanli nel 1601, avrà pensato al primo orologio della sua vita, quello mai visto della città natale. L’orologio donato all’imperatore non entrava all’interno del palazzo per la lunghezza dei pesi; Xitai Ricci disegna una torretta di legno per ospitarlo, con sue scale, finestre e loggie, assai vaga e bella. Fu posta in un giardino privato dell’imperatore, forse nel Padiglione della Longevità, insieme ad altre cose preziose che vi sono raccolte e resta memoria di questa sopra, per i secoli che hanno da venire, a vista di tutti…”
Dall’orologio dei Ranieri in Macerata, all’orologio dell’imperatore della Cina. Budda Ricci, ancora oggi riconosciuto patrono degli orologiai di Cantòn, attende da Pechino il nuovo rintocco del suo primo orologio mai udito.
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Sessantottini maceratesi godete: finalmente la fantasia è andata al potere. Chissà perchè la stessa fantasia non viene utilizzata per riaprire la chiesa di san Filippo?
Il mio ex assessore si affanna a cercare qualche voto. Ci vorranno ancora anni,ma l’importante era annunciarlo in campagna elettorale. Come la piscina,l’apertura di biblioteche,palazzi..ecc ecc. Ora sarà merito del PD?? Incredibile..povera Macerata.
Mosca perchè dici “il mio assessore”? Di Geronimo era assessore della città di Macerata, non tuo assessore. Se ti rendevi conto che le cose non andavano avresti dovuto mollare subito. La gente avrebbe capito e non avresti fatto autogol.
Con simpatia
Gabor: perchè non chiedi al Vaticano, nonostante navighi nell’oro, perchè senza soldi pubblici non mette a posto nulla?
La confraternita delle Stimmate è dal 1866 proprietaria della chiesa di san Filippo! Ecco perché nessuno della Civitas interviene e altri fanno finta d’intervenire attraverso retoriche celebrazioni.
Visto che è un’edificio privato perchè dovrebbe intervenire il pubblico?
La motivazione, mi sembra di capire, è perchè architettonicamente rilevante?
Ma ci sono centinaia di edifici pubblici, in tutta Italia, architettonicamente interessanti che versano in condizioni pietose…. Prima allora ripristiniamo (con i soldi pubblici) il patrimonio pubblico….
….Che la Confraternita delle Stimmate chieda l’obolo al vaticano (che sicuramente qualcosa dello scandalo IOR deve ancora essere rimasto)
Si può essere gratuitamente anticlericali ma l’edificio di culto, essendo stato danneggiato veramente dal sisma per via della cupola ellittica, figura nell’elenco dei beni culturali da restaurare, anche se nella graduatoria è collocato dopo la Mozzi Borgetti e relativo danno sismico di piazza Vittorio Veneto.
Io non metto in discussione il danneggiamento a seguito del sisma (anche se il questo caso, prima di ristrutturare le chiese, sarebbe forse giusto di mettere mano e risolvere i problemi dei vari terremotati che, ancora oggi a distanza di decenni, ancora vivono in condizioni disagiate)
E non è questione nemeno di essere o non essere anticlericali.
Se l’edficio era di un “privato” sarebbe stato lo stesso: meglio prima intervenire e salvaguardare il patrimonio pubblico.
Gratuitamente anticlericale?
Se si pensa che parte dell’otto per mille va alla chiesa, se si considera che sugli immobili della chiesa (e non solo i pochi edifici di culto ma le tante unità immobiliari residenziali) non si paga l’ici, se si pensa che a macerata le lottizzazioni crescono sui terreni della diocesi (cityper, valleverde, salesiani, etc…), se si pensa che i restauri monumentali delle chiese post terremoto spesso sono stati affidati ad ingegneri…, beh allora sono anticlericale anche io. Ma non certo “a gratis”.
saluti