Da Placido Munafò, presidente dell’associazione “Il glomere” riceviamo:
Da diverso tempo sento discutere del presunto (solo presunto a dire il vero) “restauro” dell’orologio della Torre Civica di Macerata. Ricordo che ebbi modo di intervenire sul giornale del Comune di Macerata come assessore su tale proposta che, se non ricordo male, fu avanzata all’epoca (1998) dall’assessore Iommi. Intervenni successivamente in Consiglio comunale quando il sindaco Meschini dette la delega all’assessore Delle Fave proprio per il restauro di detto orologio. I miei interventi, come quello attuale, sono stati, e sono, incentrati nel porre in evidenza l’inutilità pratica, ma soprattutto culturale di tale operazione, che sotto questo aspetto si connota come è un errore madornale! Infatti, da un lato, i reperti materiali originali dell’orologio sono pochi e non consentono di ricostruire il vecchio orologio, dall’altro lato, i documenti sulla reale fattura di detto orologio sono talmente scarsi che non consentono di risalire a come era stato realizzato. Conseguentemente non si può che operare per analogia prendendo come modelli di riferimento orologi analoghi coevi. Stante queste premesse, qualora si decidesse di “ripristinare”, e non di restaurare, una copia del vecchio orologio della Torre Civica di Macerata si metterebbe in opera un falso, volendo forzatamente richiamare una “presenza”, l’orologio, che non appartiene da più di un secolo nemmeno alla memoria collettiva a cui invece appartiene la lapide a Vittorio Emanuele II che fu collocata a suo tempo al suo posto.
In tal senso ritengo molto più interessante, culturalmente parlando, l’intervento che misi in atto proprio su tale lapide, meglio noto come “lapide dinamica” consistente nel coprire la scritta statica con un telo su cui venivano proiettate in continuo immagini storiche della Città e momenti di vita quotidiana in tempo reale. Ma ritornando all’orologio, l’inserimento di una falsa copia di orologio nella Torre Civica non da conseguentemente un valore aggiunto al monumento, anzi lo danneggia nella sua attuale originalità. Concettualmente parlando tale operazione pecca anche della presunzione di ritenere che detta operazione sintetizzi un percorso di conoscenza conclusivo su tale manufatto (l’orologio perlappunto). Quindi un’operazione sbagliata e dannosa. Se proprio si volesse intervenire richiamando il vecchio orologio della Piazza, bisognerebbe avere il coraggio e la capacità di reinterpretare il passato e porre in opera un orologio, che ispirandosi al passato, esprima nella forma, nei materiali e nella tecnica costruttiva il momento attuale. Allora si che si potrebbe dare un valore aggiunto alla Torre Civica. Esisterebbe un motivo legittimato, culturalmente parlando, per visitare la Piazza e la Torre. In caso contrario, non vedo quale interesse ci possa essere nell’andare a vedere un falso che altro non può rappresentare se un una rievocazione folcloristica del passato. Aggiungo, per concludere, che sarebbe casomai molto più corretto e interessante (per non dire proficuo) incentivare uno studio volto a realizzare copie di possibili orologi che potevano essere stati collocati nella Torre Civica, da collocare nella biblioteca comunale o a Palazzo Buonaccorsi, come motivo di studio e di ricerca di una analisi del passato non conclusa, ma aperta alle nuove conoscenze che via, via si possono acquisire.
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Un giusto rilievo che condivido totalmente. La lapide che dovrebbe essere spostata ricorda l’Italia unita di cui parliamo, scriviamo e ne facciamo oggetto di celebrazioni nazionali, ma forse è preferibile il teatrino per meglio rappresentare l’attuale condizione italiana. Il tutto al prezzo di 500 mila euro come è stato recentemente scritto in un articolo celebrativo di codesta folcloristica maggioranza politica proprio in questo giornale.
Mi sembra che, dopo la II Guerra Mondiale, molte città d’Europa (in cui si sono ricostruiti interi quartieri, centri storici e dimore monumentali) quando sono state ricostruite si siano riempiti di falsi.
Ed anche in epoche successive ci sono stati pesanti interventi su molte costruzioni storiche.
Ad esempio buona parte del tetto del Castello di Windsor (con stucchi, rilievi, stemmi, pitture, ecc. ecc.) , bruciato in un incendio una quindicina di anni fa, è stato completamente rifatto…
Eppure non mi sembra che i turisti, che ogni giorno arrivano a frotte, si siano mai lamentati.
Del resto anche il palco dello Sferisterio non è quella dell’Adia degli anni ’20 del secolo corso, ma non mi sembra che i puristi dell’Opera si siano mai lamentati, così come le sedie (quelle rosse della Frau) non sono certo quelle che si usavano 30 anni fa e sicuramente non si usavano 100 anni fa…
E di sicuro le lettere del Teatro Lauro Rossi non sono certo quelle originarie (sempre che ci fossero mai state).
Altro discorso invece, completamente scollegato da quanto detto sopra, è eventualmente scegliere se investire tutti quegli euro (500.000 non sono pochi) in un momento di crisi economica così pesante quando invece potrebbero eventualmente essere destinati per altro…
Ritengo il rilievo del presidente dell’associazione il Glomere non condivisibile. Ripristinare l’antico orologio significa ricostituire e riconsegnare alla città un simbolo che per secoli ne ha caratterizzato l’immagine. Sul punto è giustissimo quello che espone il sig. Cerasi circa gli interventi di ricostruzione ex novo nella forma originale di monumenti danneggiati per vari motivi (ricordiamo per tutti il teatro La Fenice di Venezia). In Giappone si ricostruisce ex novo ogni venti anni seguendo il progetto originario il più antico e importante dei templi shintoisti in legno legato alla stessa figura sacra dell’imperatore. Nessuno si scandalizza per questo, né viene meno l’interesse culturale, artistico, turistico e cultuale del sito. Ricollocare l’orologio in sito significa restituire alla torre civica l’integrità del progetto originario coì come era stato pensato dai nostri concittadini dell’epoca. Quanto alla lapide a Vittorio Emanuele II direi che basterebbe sottolineare come sia veramente brutta e come stoni con il resto della torre per giustificare una sua rimozione. Tanto più che la nostra città di Vittorio Emanuele II non può avere alcun buon ricordo visto che per sua volontà venne spogliata dal ruolo di capoluogo della regione, della Facoltà di Medicina che aveva tradizione plurisecolare, della Corte di Appello ecc. ecc. Una città ha “anima” solo se non dimentica la sua storia che è fatta anche da presenze urbanistiche.
Rcostruzione come reintretazione attualizzata del passato (che è la mia proposta) è un conto, rifare, non ricostruire una copia, è un’altra cosa ed ha un altro significato. Il prof. Marconi con la carta del Resuro del 1987 afferma l’eccezionalità del restauro in architetura accettando conseguentemente il rifacimento dlela “materia” peduta con tecniche costruttive dellepoca, ma molti conestano tale posizione (si veda ad esempio il Documento ICOMOS del 1991) ritendo tale operazione sbagliata. Personalmente ritengo più giusto, per non dire più intereesante come intervento in caso di presenza di lacune, come è il caso dell’orologio che fu aspotratato circa un secolo fa, reiterpretare il passato con un intervento attualizzato e non certo inserendovi una copia che poi tale non è mancando documentazione certa su come era fatto e quindi “scimmiottando” un’ipotesi di orologio originale che nessun valore aggiungerebbe alla torre civica. Nella mia ipotesi vi è la ricerca di una valore aggiunto, per rinterdeci si veda ad esempio l’intervento di Carlo Scarpa a Castel Vechcio a Verono, dove si visita il catestello proprio per l’intervento di carlo Scarpa. La copia ha scopi didattici e di ricerca, ecco perché nel mio intervento parlavo di propmuovere la realizzazione di copie dell’orologio da colocare nella biblioteca comunale, o al Buonaccorsi e non certamente sulla tore civica.
Se fossimo nei tempi medievali la lapide inneggiante ad un Re che avrebbe fatto l’Italia in modo diverso da come ce l’ha presentata la Storia del regime sabaudo sarebbbe stata tolta da tempo. Casa Savoia chiuse col popolo italiano quando il Re fuggì insieme ai suoi generali, lasciando il popolo in balìa dei Tedeschi. Di quale esempio è oggi quella lapide mastodontica ed eccessivamente celebrativa di un Re che si limitò ad occupare terre non più difendibili con le armi pontificie e terminare con le cannonate sulla povera popolazione di Gaeta?
Rimettere – fosse pure un falso – quella facciata come la videro per secoli i maceratesi dell’epoca, significherebbe ridare verità ed armonia ad una torre, levandole un peso eccessivo e anacronistico con la nostra epoca allo sfascio.
Perchè non considerare pure l’attrattiva turistica che questi pupi in movimento con lo scandire delle ore potrebbero portare alla Città?
L’argomento è interessante e stimolante . Le considerazioni di Munafò non sono certo banali ma non mi trovano del tutto d’accordo . Se l’orologio era parte integrante nei secoli scorsi della torre civica perché ripristinarne la presenza e quindi “completare” la torre sarebbe un falso ? Lui dice perché non sappiamo esattamente come fosse questo orologio e quindi andremmo per analogia o semplicemente copiando . E’ vero, ma anche a questo processo si può dare un valore culturale se fatto con serietà e profondità. Lo “spirito del tempo” potrebbe essere comunque recuperato . E la stessa fase di studio per arrivare alla realizzazione dell’orologio potrebbe diventare a sua volta oggetto di visita ed attrazione culturale (una mostra fotografica e di oggetti che presenti la serietà del processo che è stato seguito per arrivare all’opera finale) . Insomma secondo me sulla storia si può intervenire senza per forza essere banali o meramente “commerciali”. Comunque grazie per la riflessione che fa sempre bene , specie di questi tempi.
Caro Munafò non è la prima volta che i nostri pareri divergono sulla fattibilità e sulla validità dell’operazione. Mi permetto di ricordarti che la delega era affidata a me e non a Delle Fave e che tale operazione era stata promossa dalla lista civica Città Viva e fortemente voluta dai miei amici di lista Mosca e Principi. Non a caso furono raccolte oltre 2.200 firme di cittadini alcuni dei quali rappresentarono subito entusiasmo e sorpresa. Sono ormai 5 anni che continuo ad occuparmi di questa opportunità e ti garantisco che oltre alle lungaggini di tipo burocratico non ci sono stati pareri negativi sopratutto da chi rappresenta nel mondo l’immagine e la professionalità dei nostri esperti di restauro e conservazione di opere e beni culturali. Mi riferisco in questo caso ai pareri della Dott.ssa Acidini responsabile del polo museale fiorentino e del Prof. Galluzzi direttore del museo Galileo di Firenze (sottolineo enti pubblici ). Non solo pareri ma la condivisione di un serio progetto che prevede di collocare una copia dell’antico orologio nella torre utilizzando in parte i vecchi meccanismi e utilizzare i pezzi originali ( circa il 30% ) come mostra permanente a Palazzo Bonaccorsi supportata da tecnologia 3D interattiva per la ricostruzione storica e le fasi di ricostruzione. Nonostante le tue legittime osservazioni posso ricordarti che se applicassimo in Italia la tua teoria che le copie non destano interesse o che rappresenterebbero solo una rievocazione folcloristica dovremmo disertare piazza della Signoria, piazza del Campidoglio e tante altre piazze. Oppure informare i 10.000 visitatori che in Europa vanno alla scoperta di orologi antichi che quasi sempre si trovano in presenza di un “falso”. Ora questa operazione per te “discutibile” non ha solo un valore culturale ma anche turistico e dal momento che da anni si cerca faticosamente di promuovere il nostro territorio sarebbe sufficiente la presenza dell 1% dei visitatori di orologi che si danno appuntamento non solo a Praga a Monaco a Venezia ma anche a Macerata. Aggiungo che stiamo parlando di un orologio del 1500 unico in Europa per le forme e per i meccanismi complessi che solo i fratelli Ranieri erano in grado di costruire. Penso che il progetto stia a buon punto, salvo sorprese, e che l’Amministrazione sta dimostrando convinzione e volontà nel realizzarlo. Ovviamente non sono un esperto in operazioni di restauro e come in altri casi per saperne di più mi sono sempre affidato al parere di persone e strutture che nel tempo si sono dimostrate affidabili e la cui competenza è riconosciuta a livello mondiale. Ciò non significa che bisogna acriticamente uniformarsi ma almeno non banalizzare l’operazione come evento folcloristico. Circa la spesa posso personalmente certificare che quei soldi promessi e messi in bilancio da Regione ,Fondazione, Camera di Commercio… sono stati stanziati unicamente per questa operazione e che sono stati miracolosamente fin qui conservati. Certo, verrebbe spontaneo dire 500.000 euro per un operazione simile ma cadremmo nella demagogia se non considerassimo la sicura ricaduta che avrebbe sul territorio. Un intervento molto articolato e ben costruito come quello di Munafò meriterebbe una lunga replica ma lo spazio non me lo consente. Mi auguro quindi di incontrare Munafò per offrirgli un caffè e continuare a discuterne oziosamente.
Non me ne vorranno gli amici Placido e Vittorio, ma sono pienamente in linea con Giovanni Di Geronimo. Del resto, c’è un filo esilissimo tra un’opzione e un’altra; ed è giocoforza che ad ognuna di esse conducano formazioni, gusti, studi etc.
Poi sono egualmente d’accordo con Giorgio Rapanelli sull’amore dubbio degli italiani per i Savoia (non si capisce perché dovrebbe sopravviverci questo strano patriottismo monarchico: per l’Unità d’Italia ottenuta coi soldi della Corona d’Inghilterra? Già che c’erano potevano assegnarci una Casa regnante un po’ meno opportunista o annatterci: adesso, tanto per dirne una, avremmo la Sterlina e non l’Euro…).
Ergo, se tornano nell’orologio i Re Magi (perché non sono Pupi qualunque: sono i Re Magi) molto bene. Se dovesse invece solamente andar via il lapidone orrendo a Vittorio Emanuele II, molto molto bene.
TUTTI INTERVENTI CONDIVISIBILI… …MA CHI SPIEGA A NOI CITTADINI PERCHÈ DA UNA PARTE SI SPENDONO 500.000 EURO PER SISTEMARE UN OROLOGIO E DALL’ALTRA SI TAGLIANO I SERVIZI DICENDO CHE NON CI SONO PIU RISORSE????
Giovanni con piacere prendo un caffpè con te oper discutere della cosa, lo stesso vale anche per l’amico Filippo che se vuole può anche organizzare un dibattito sula questa problematica. Chiarisco che io vedrei bene un eventuale intervento di rentrerpretazione con linguaggio attuale non condividendo la copia per i motivi che ho spiegato. Per quanto riguarda quanto scritto dal sign Bonifazi, posso sicuramente comprendelo, ma la sua obiezione, credo che debba farla ai politici che stanno governando la Città e/ o chi lo rappresneta in Consiglio o in Giunta.
A parte il fatto che trattasi di aria fritta (non da valore aggiunto, non è tutto originale, ed altre considerazioni di altissimo livello), purtroppo mi ricordo la LAPIDE DINAMICA come ricordo anche l’assessore della giunta Menghi ed il nulla prodotto.
ovviamente non rispondo chi si nasconde dietro falsi nomi corme orfeo negro, che non ha la capacità di argomentare nulla … chissà se usa occhiali sempre colorati? .
Non sono d’accordo con il dott. Munafò! Il fatto che si ricostruisca una copia non mi scandalizza e non sarebbe la prima volta! Ricordo i Cavalli in San Marco (Venezia), lo stesso Campanile o la statua di Marco Aurelio in Campidoglio…tutte repliche!
Sul costo occorre distinguere: se la somma porta vantaggi (turismo) alla città è ben spesa, altrimenti meglio dirottarla su altro! Ma a mio avviso si spendono molti soldi per cose inutili e questa POTREBBE essere molto utile! In Italia ci sono due città (quelle che almeno io conosco) che hanno un orologio del genere: una è Venezia, sotto i Mori, dove la gente al momento dei rintocchi si ferma (ma Venezia non fa testo ha altre e più importanti bellezze attrattivo/turistiche). Una è Catania! Ritengo che anche in Austria (sicuramente Graz) e in Germania (non ricordo) ci siano orologi simili che attirano molti turisti! Perchè non dare un valore aggiunto alla città..certamente cercando di “ricopiare” il più possibile il vecchio!
Credo che la questione sollevata in merito all’opportunità o meno di fare una copia del vecchio orologio sia di un certo interesse, ben venga quindi un confronto che mi auguro venga promosso in sede publbica.
Attenzione che la finanza sequestra i copy watch……
🙂
Sono molti anni che si parla di questo intervento e se non vado errato fu proprio il sig. di Geronimo, o chi per lui, a contattarmi per la cosa più di dieci anni fa, ma tutto morì lì. Diciamo che sono di mestiere, ho restaurato svariati meccanismi di orologi da torre, anche presunti cinquecenteschi (per dirne alcuni, quello del Duomo di Urbino, della Prefettura di Ancona, di Palazzo Anziani di Ancona, ecc). Conosco a memoria ciò che rimane dell’antico meccanismo maceratese (dico a memoria!), con le sue modifiche subite nell’ottocento,parte nei magazzini e parte in esposizione nella torre civica. Ho fatto dei sopralluoghi e ho materiale fotografico. Conosco anche i lavori del sig. Gorla a cui è stata affidata l’esecuzione del progetto. Non conosco ancora però il nuovo progetto approvato. In linea di massima non sono comunque contrario, certo è che bisogna vedere cosa si vuole realizzare (immagino da ex novo). Aspetto comunque di visionare il progetto, ci sono molti aspetti tecnici di cui finora non ho sentito parlare, non si tratta solo dei ‘pupi’ o delle movimentazioni astronomiche. Questi famosi turisti curiosi di orologi (e ne conosco parecchi) sono interessati anche e soprattutto alla macchina centrale e a molti aspetti tecnici. Mi riservo di visionare il progetto, che spero valorizzi al massimo quella congiuntura di eventi che tra l’altro vede protagonista quell’orologio e Padre Matteo Ricci.
Avendo acquisito le informazioni necessarie sulla macchina centrale, e sciolto ogni dubbio, posso dire oggi che il nuovo orologio planetario che si sta costruendo per la torre civica di Macerata è veramente unico nel suo genere, anche a livello meccanico. Confermo ancora che ne è valsa la pena.
Caro Placido,
l’orologio del Nuovo Municipio di Monaco di Baviera, che ho visto e sentito personalmente, pur essendo stato fatto realizzare da Ludwig di Baviera dopo il 1867 (il Neue Rathaus fu fatto tra il 1867 e il 1908), richiama migliaia di turisti: ho visto giapponesi aspettare ore intere per riprendere con telecamere e fotocamere digitali il movimento dei pupi e ascoltare il carillon di campane… i beni culturali sono il nostro petrolio, dobbiamo valorizzarli al massimo, quindi anche una ricostruzione più fedele possibile dell’orologio astronomico dei Fratelli Ranieri mi entusiasma come deve aver entusiasmato, all’epoca, Matteo Ricci… e comunque, come si diceva con la buonanima di Libero Paci, è sempre meglio di quella lapide che inneggia a Vittorio Emanuele II…