Polo natatorio, Pambianchi:
“Un azzardo l’ingresso di nuove imprese”

MACERATA - Il legale interviene dopo che il presidente della Fontescodella spa ha parlato di tempi incerti sulla realizzazione, in seguito al fallimento della Sielpa, e della ricerca di nuove imprese che possano prenderne il posto nell'Ati

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L'avvocato Graziano Pambianchi

L’avvocato Graziano Pambianchi

Piscine a Fontescodella, interveine l’avvocato Graziano Pambianchi dopo che il presidente della società che deve occuparsi della realizzazione del nuovo polo natatorio di Macerata, l’ingegnere Fabio Paci, ha detto che, causa fallimento della Sielpa, i tempi di realizzazione potrebbero allungarsi rispetto al previsto. “La verità (sulle piscine, ndr), con grande ed apprezzabile schiettezza, certamente unita a comprensibile amarezza, ce l’ha detta l’ingegner Paci, presidente della Fontescodella spa. Il progetto approvato nel 2007 prevedeva una spesa di sette milioni di euro. Cinque anni or sono ci fu la gara d’appalto, in una realtà economica completamente diversa. Oggi, con i prezzi lievitati enormemente, l’investimento richiesto è un ‘azzardo’”. Paci, nel fare il punto della situazione, non aveva nascosto le difficoltà dell’associazione temporanea di imprese che presiede, dopo il fallimento della ditta capofila, la Sielpa, aggiungendo che si cerca di riorganizzarsi e di trovare una azienda che possa prendere il posto della Sielpa. Il cui fallimento ha provocato quello che Pambianchi dice essere un “vero e proprio terremoto nell’economia provinciale e non solo”. A questo punto, secondo il legale, “nessuno, nemmeno il sindaco che ha legato la sua rielezione alla realizzazione delle piscine, può volere che un gruppo di imprenditori assumano un rischio, addirittura un azzardo. Non bastano le numerosissime imprese fallite o in concordato? Vogliamo che altre decine o centinaia di lavoratori perdano il loro lavoro? E’ necessario che chi può (e per senso di responsabilità ‘deve’) farlo, dica ‘basta’, senza indugiare oltre, perché non serve a niente”. Il legale, che esclude anche solo l’ipotesi di un investimento di denaro pubblico nell’impresa, lancia infine un’ultima stoccata sul tempo sin qui perduto: “chi non ha colpa scagli la prima pietra”.

Redazione CM

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