Piscine sempre al primo posto… nei sogni di Carancini

Polo natatorio di Fontescodella: in arrivo, se qualcosa partirà, l'ennesima incompiuta maceratese. Il resto intanto può attendere

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bommaritodi Giuseppe Bommarito

“Con l’idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve fare con gli amici: n’aveva poche, ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche ce n’erano per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero meno care”. A questa frase, con la quale Manzoni ci descrive nei Promessi Sposi la nobildonna milanese che ad un certo punto del romanzo ospita Lucia appena uscita dalla drammatica esperienza del rapimento e della successiva conversione dell’Innominato, ho pensato leggendo nei giorni scorsi l’elenco delle priorità con la quale il Sindaco Carancini ha chiuso la cosiddetta “verifica” di metà mandato, nonché l’ulteriore recentissima notizia del concordato preventivo richiesto da una delle principali ditte (la Sielpa s.r.l.) facenti parte della Fontescodella Piscine s.p.a., la società aggiudicataria della realizzazione del nuovo polo natatorio.

“Sì, ma che c’entra il grande e immortale Alessandro Manzoni con le nostre quotidiane vicende politico-amministrative intrise di mediocre maceratesità?”, diranno giustamente i lettori, ai quali pertanto provo a spiegare i collegamenti che in questa occasione mi sono venuti in mente in maniera più o meno consapevole.

E per farlo parto appunto dal pomposo documento conclusivo della verifica di cui sopra, quello in cui Romano Carancini ed i partiti della sua rissosa coalizione se la sono suonata e se la sono cantata in piena autonomia (mitico, in questo senso, il giudizio positivo sui risultati dell’azione del governo cittadino nel triennio 2010/ 2013 che essi generosamente si sono attribuiti da soli, incuranti delle risate che tale autocertificazione ha suscitato in tutta la città, ma comunque “fedeli allo spirito e al programma alla base delle elezioni del 2010”). Si tratta della seconda verifica in effetti, perché un’analoga fase di riscontro politico-istituzionale, altrettanto assurda e sconclusionata, c’era già stata oltre un anno e mezzo fa, ed anche allora era partita, si era dipanata e si era conclusa dopo lunga e penosa malattia senza che i cittadini ne avessero capito nulla, se non che i partiti della maggioranza di centrosinistra erano – come sono anche oggi – in disaccordo su tutto.

Ebbene, in questo documento, al primo posto dei quattordici obiettivi programmatici da raggiungere assolutamente entro il 2015 (chissà come, visto che sia il tempo che i soldi scarseggiano assai, e tralasciando qui ogni riferimento alla perenne litigiosità della coalizione che sta governando Macerata), il buon Romano Carancini ha messo gli impianti natatori. Seguono nell’elenco altre urgenze forse ben più significative per la città di Macerata (ad esempio, il collegamento veloce con la superstrada con la Pieve-Mattei, la raccolta differenziata, la questione Smea, il parcheggio di Rampa Zara, l’approdo a Villa Potenza della strada che sbuca dalla galleria delle acque perenni, ecc.), anch’esse purtroppo appartenenti con ogni probabilità solo al mondo dei sogni, ma nella testa e nel cuore del nostro Sindaco la priorità delle priorità era e resta solo una: il polo natatorio di Fontescodella.

Ecco, all’idea di queste benedette piscine Romano è rimasto abbarbicato caparbiamente e in maniera quasi monotematica sin da quando si è insediato sullo scranno più importante della città di Macerata, ci sì è affezionato da allora e non c’è stato verso di schiodarlo nemmeno con le cannonate. Ma quella delle piscine può essere definita come un’idea “storta”, al pari di quelle poche idee tenacemente in testa a donna Prassede?

La risposta è  no. A Macerata indubbiamente servono piscine degne di questo nome, il nuoto è uno sport importante e tra i più salutari e, ciò nonostante, i tanti ragazzi e i tanti adulti che lo praticano sono tuttora costretti ad emigrare fuori città oppure a mulinare faticosamente le loro bracciate nella vecchia ed insufficiente bagnarola di via don Bosco.

La stortura sta però altrove, e risiede non solo nell’inspiegabile ed ingiustificabile “pole position” attualmente assegnata agli impianti natatori nell’elenco delle priorità di fine mandato, a fronte di problematiche ben più significative dal punto di vista sociale, economico, urbanistico, infrastrutturale e, perché no, forse anche sportivo (pensiamo per un attimo all’Helvia Recina e al palazzetto per il volley). La stortura vera sta nel disgraziato percorso intrapreso sin dall’inizio dalla maggioranza di centro-sinistra, allorchè era Sindaco Giorgio Meschini, per realizzare il polo natatorio a Fontescodella, percorso poi proseguito da Romano Carancini nel 2010 e portato avanti sino ai giorni nostri con ogni sorta di assurdità. Si sono infatti susseguite anche dal 2010 in poi decisioni francamente inspiegabili, che comunque agli osservatori esterni hanno dato la netta e inossidabile sensazione che si volessero favorire in maniera abbastanza palese quei privati che a suo tempo la giunta Meschini & Company volle a tutti i costi far entrare nell’affare delle nuove piscine dopo aver ingrandito il ragionevole disegno originario in maniera inutilmente megalomane (ricordiamoci che una delle specialità delle giunte Meschini sono stati gli accordi pubblico-privati, naturalmente tutti ben calibrati sul vantaggio quasi esclusivo dei privati).

Tra le assurdità  basterà qui ricordare la mancata contestazione da parte del Comune di Macerata dei pesanti ritardi nell’avvio dei lavori posti in essere dalla società aggiudicataria (la Fontescodella Piscine s.p.a.); le risoluzioni contrattuali non effettuate e le penali non richieste; gli ampliamenti della parte commerciale del progetto, consentiti “medio tempore” e tali da stravolgere il progetto originario sulla cui base si era svolta la gara pubblica per l’aggiudicazione; la bufala geologica alla quale l’Amministrazione ha fatto penosamente finta di credere; il regalo di un milione e mezzo di euro graziosamente concesso alla Fontescodella Piscine s.p.a. sotto forma di ridimensionamento del progetto complessivo a parità di compenso; il mutuo pagato a vuoto da anni (tra l’altro, anticipando senza ritorno almeno dal 2010 la quota parte gravante sull’altro soggetto realizzatore, l’Università di Macerata); le notevoli spese ulteriori che il Comune di Macerata ha scelto di sostenere per costosi ed inutili pareri legali, nonché per l’attuale verifica finale e validazione del progetto, assegnata ad una società esterna di Ancona dopo il “gran rifiuto” dell’Ufficio Tecnico di provvedere direttamente.

Il tutto senza che ad oggi, ad oltre dieci anni dall’avvio del procedimento, sia stato nemmeno delimitato il cantiere con qualche striscia rossa di plastica. Per il momento insomma solo aria fritta, tanta aria fritta, costata però molto cara ai cittadini maceratesi: tra interessi pagati a vuoto, regali indebiti e costi aggiuntivi, circa due milioni di euro!!!

Nel frattempo la crisi economica, e quella del settore dell’edilizia in particolare, hanno fatto venire il mal di pancia a molte delle imprese raggruppate nella Fontescodella Piscine s.p.a., al punto che una delle più importanti, la Sielpa s.r.l., per evitare il fallimento ha dovuto chiedere al Tribunale di Macerata di essere ammessa alla procedura di concordato preventivo e probabilmente d’ora in avanti penserà più a far andare in porto tale procedimento che a far partire, per quanto di sua competenza, le ruspe destinate alle piscine di Fontescodella. Sempre nel frattempo le banche hanno sempre più ristretto i cordoni della borsa, per cui la società aggiudicataria avrà enormi difficoltà nell’accedere al credito bancario, indispensabile per i costi dell’opera progettata, la cui parte commerciale, peraltro, inizialmente ritenuta appetibile e fonte di buona redditività per chi avrebbe gestito gli impianti, oggi appare sempre più come economicamente insostenibile.

Insomma, non vorrei che, qualora la società anconetana riesca con grande sforzo di creatività tecnica e giuridica a validare il progetto nonostante le indubbie modifiche sostanziali apportate al progetto originario (che a norma di legge e di buon senso richiederebbero un nuovo banda di gara), la priorità delle priorità maceratesi si traduca nell’ennesima sceneggiata della posa della “prima pietra” e nella successiva ennesima incompiuta (d’altra parte, come Ascoli è la città delle cento torri così Macerata ormai da tempo si può a pieno titolo fregiare del titolo di città delle cento incompiute). A quel punto non la prima pietra, ma una gragnuola di pietre – ovviamente sto parlando in senso metaforico – arriverà in testa a Carancini e alla sua prode armata, anche perché, se i nostri ultimi due Sindaci non si fossero incaponiti sull’accordo con i privati per realizzare le fantasmagoriche strutture natatorie di Fontescodella, oggi Macerata disporrebbe da tempo di nuove e più funzionali piscine.

Questa è  infatti la triste ed innegabile verità. Sarebbe bastato risolvere qualche anno fa il contratto con la società aggiudicataria e puntare subito ad un’intesa con la Società Filarmonica di Macerata per risistemare la piscina già esistente nel centro estivo sito in via Valenti, la “lunga” per Villa Potenza, e per costruirne lì accanto un’altra, o anche altre due, con circa un terzo della spesa oggi preventivata e con una tempistica di un paio di anni, al massimo tre. Ma ciò avrebbe obbligato ad entrare nel campo delle cose buone e giuste, e ragionevoli, merce rara di questi tempi nel Palazzo di piazza della Libertà.

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