Il polo natatorio
che nessuno vuole più

Il gruppo renziano del Pd maceratese si chiede cosa fare delle piscine. Sulla carta, il progetto partirà: nei fatti non c'è una pietra posata nonostante i soldi spesi

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Da sinistra, Nicola Perfetti, Bruno Mandrelli, Marco Gasparrini e Stefano Di Pietro

polo_natatorio (3)di Filippo Ciccarelli

(Foto di Lucrezia Benfatto)

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L’avvocato Graziano Pambianchi e Nicola Perfetti

E’ stato un momento di coscienza forte, quasi una pubblica seduta di terapia, l’incontro pubblico convocato dai responsabili di “Macerata Adesso!”, la formazione renziana del Pd locale. In quasi due ore di incontro si è parlato di piscine di Fontescodella, progetto che “sembra faccia rivivere la vicenda del Palasport, nato già inadeguato come palestra polivalente rispetto alle esigenze della città”, per usare le parole di Nicola Perfetti. Il progetto è stato ideato e si è sviluppato a partire dal 2003, in un continuo di amministrazioni guidate dal centrosinistra che, nel 2013, si stende sul lettino e comincia ad analizzarlo (e ad analizzarsi). Non è un mistero che anche nella maggioranza, siano ormai molti ad essere convinti che il polo natatorio non nascerà. E i renziani, che fanno parte della maggioranza alla guida della città, chiedono adesso di ripensare l’idea delle piscine, sottolineando uno per uno tutti i punti più controversi di una vicenda annosa per la città.
Uno spirito che ci si aspetterebbe dall’opposizione, peraltro rappresentata dal consigliere del Pdl Riccardo Sacchi, invitato all’incontro. “Non intendo scansare le mie responsabilità: l’ordine del giorno con cui è nato formalmente il progetto del polo natatorio, nel 2003, l’ho presentato io – afferma il consigliere Bruno Mandrelli – e quando sono tornato in Consiglio, dal 2010, ho votato a favore di tutte le delibere che riguardassero le piscine. L’ho fatto anche forzando la mano politicamente, per giungere a un fine concreto: la realizzazione dell’impianto natatorio. Chiamo tutti quanti e anche me per primo ad una presa di responsabilità. Ma pongo anche una questione politica. Se uno storico del 2113 dovesse parlare di questo periodo, cosa direbbe? Che in 10 anni e nonostante un mutuo da 4 milioni di euro il Comune di Macerata non è riuscito a fare nemmeno una piscina. Non mi soddisfa pensare che l’iter amministrativo sia stato portato a termine, se poi queste piscine non si faranno. Ci sono state modifiche in corso d’opera, sorprese geologiche, bandi controversi. Il risultato è che il brodo si è allungato e di queste piscine non c’è ancora l’ombra: come se ne esce?“.
polo_natatorio (5)Mandrelli spara quello che è il leit-motiv della discussione. Anche l’avvocato Graziano Pambianchi prenota la sua fetta di responsabilità: “Non ero in consiglio comunale, ma mi sento comunque coinvolto per i 10 anni della giunta Meschini – afferma – ci sono molte cose strane nella storia del polo natatorio. A partire dalla sorpresa geologica: ma le verifiche adeguate non andavano fatte in modo accurato prima di fare il bando? E la validazione della Pcq, non potevano farla gli apparati del Comune? E’ costata circa 50 mila euro; soldi buttati, oltre ai 16 mila più iva del parere legale più costoso della storia repubblicana”. L’avvocato Pambianchi insiste su un punto; se il progetto è diverso rispetto a quello votato dal Consiglio comunale nell’autunno 2012, come certificato anche dalla Pcq che parla della variante “del sindaco” approvata nell’aprile 2013 e che rappresenterebbe una variante sostanziale al progetto, perché non si è pensato di bloccare l’iter, ripensando a un nuovo contratto? “Non si sa nemmeno quanto costeranno queste piscine alla fine, se 11.4 o 12.9 milioni di euro. E poi, perché l’Università non onora i suoi impegni, versando i 94 mila euro di quota all’anno per la realizzazione dell’opera?” si chiede il renziano Pambianchi.
polo_natatorioL’avvocato Giuseppe Bommarito – che più volte ha evidenziato dalle pagine di CM le tante incongruenze del progetto, che dall’incontro odierno sembrano essere ormai condivise pure da una buona parte del Pd – pone due questioni. La prima relativa alla sostenibilità economica dell’opera: “Anche ammettendo che le banche, con la crisi che c’è, riescano a finanziare la Fontescodella spa, che l’impresa capofila riesca a risolvere i suoi problemi finanziari, ricordo lo studio della Bocconi che stimò un bacino d’affluenza minimo. La piscina, anche se fatta, non potrebbe andare avanti. E poi che senso ha una vasca esterna, che si potrebbe usare al massimo due mesi all’anno?”. Fatta questa riflessione, Bommarito sposta l’attenzione sul futuro: “Il problema è capire come uscirne. Il Comune aveva il coltello dalla parte del manico, poteva chiedere la risoluzione del contratto e i danni per i ritardi continui e le inadempienze contrattuali, ma l’Amministrazione Carancini ha deciso di legarsi mani e piedi a un progetto che non sarebbe mai capito. E non si capisce la motivazione economica né politica di questa scelta. Questa stasi blocca altre iniziative con cui si sarebbe potuta già fare una piscina. La Filarmonica potrebbe ampliare il suo impianto, per esempio”.
Riccardo Sacchi, coordinatore comunale del Pdl e consigliere comunale ipotizza la necessità di ricorrere all’assurdo kafkiano perché i posteri possano comprendere quello che i maceratesi vivono oggi. “Finora sono stati spesi circa 850 mila euro per un’opera che non si farà. Anche io, nel 2007 e 2008, ho votato a favore del polo natatorio perché, come Mandrelli, volevo che la nostra città capoluogo avesse un’infrastruttura degna. Ma oggi è il tempo delle scelte. Se siamo praticamente tutti d’accodo nel dire che le piscine non si faranno, perché non risolviamo il contratto? Perché non si pensa ad un’alternativa, magari rivedendo il progetto in piccolo?”. Una domanda che il nostro giornale ha posto più volte. E’ importante che, oggi, se lo chieda anche la politica. Ma la politica dovrebbe anche riuscire a dare risposte concrete.

 

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