(Foto di Lucrezia Benfatto)
E’ stato un momento di coscienza forte, quasi una pubblica seduta di terapia, l’incontro pubblico convocato dai responsabili di “Macerata Adesso!”, la formazione renziana del Pd locale. In quasi due ore di incontro si è parlato di piscine di Fontescodella, progetto che “sembra faccia rivivere la vicenda del Palasport, nato già inadeguato come palestra polivalente rispetto alle esigenze della città”, per usare le parole di Nicola Perfetti. Il progetto è stato ideato e si è sviluppato a partire dal 2003, in un continuo di amministrazioni guidate dal centrosinistra che, nel 2013, si stende sul lettino e comincia ad analizzarlo (e ad analizzarsi). Non è un mistero che anche nella maggioranza, siano ormai molti ad essere convinti che il polo natatorio non nascerà. E i renziani, che fanno parte della maggioranza alla guida della città, chiedono adesso di ripensare l’idea delle piscine, sottolineando uno per uno tutti i punti più controversi di una vicenda annosa per la città.
Uno spirito che ci si aspetterebbe dall’opposizione, peraltro rappresentata dal consigliere del Pdl Riccardo Sacchi, invitato all’incontro. “Non intendo scansare le mie responsabilità: l’ordine del giorno con cui è nato formalmente il progetto del polo natatorio, nel 2003, l’ho presentato io – afferma il consigliere Bruno Mandrelli – e quando sono tornato in Consiglio, dal 2010, ho votato a favore di tutte le delibere che riguardassero le piscine. L’ho fatto anche forzando la mano politicamente, per giungere a un fine concreto: la realizzazione dell’impianto natatorio. Chiamo tutti quanti e anche me per primo ad una presa di responsabilità. Ma pongo anche una questione politica. Se uno storico del 2113 dovesse parlare di questo periodo, cosa direbbe? Che in 10 anni e nonostante un mutuo da 4 milioni di euro il Comune di Macerata non è riuscito a fare nemmeno una piscina. Non mi soddisfa pensare che l’iter amministrativo sia stato portato a termine, se poi queste piscine non si faranno. Ci sono state modifiche in corso d’opera, sorprese geologiche, bandi controversi. Il risultato è che il brodo si è allungato e di queste piscine non c’è ancora l’ombra: come se ne esce?“.
Mandrelli spara quello che è il leit-motiv della discussione. Anche l’avvocato Graziano Pambianchi prenota la sua fetta di responsabilità: “Non ero in consiglio comunale, ma mi sento comunque coinvolto per i 10 anni della giunta Meschini – afferma – ci sono molte cose strane nella storia del polo natatorio. A partire dalla sorpresa geologica: ma le verifiche adeguate non andavano fatte in modo accurato prima di fare il bando? E la validazione della Pcq, non potevano farla gli apparati del Comune? E’ costata circa 50 mila euro; soldi buttati, oltre ai 16 mila più iva del parere legale più costoso della storia repubblicana”. L’avvocato Pambianchi insiste su un punto; se il progetto è diverso rispetto a quello votato dal Consiglio comunale nell’autunno 2012, come certificato anche dalla Pcq che parla della variante “del sindaco” approvata nell’aprile 2013 e che rappresenterebbe una variante sostanziale al progetto, perché non si è pensato di bloccare l’iter, ripensando a un nuovo contratto? “Non si sa nemmeno quanto costeranno queste piscine alla fine, se 11.4 o 12.9 milioni di euro. E poi, perché l’Università non onora i suoi impegni, versando i 94 mila euro di quota all’anno per la realizzazione dell’opera?” si chiede il renziano Pambianchi.
L’avvocato Giuseppe Bommarito – che più volte ha evidenziato dalle pagine di CM le tante incongruenze del progetto, che dall’incontro odierno sembrano essere ormai condivise pure da una buona parte del Pd – pone due questioni. La prima relativa alla sostenibilità economica dell’opera: “Anche ammettendo che le banche, con la crisi che c’è, riescano a finanziare la Fontescodella spa, che l’impresa capofila riesca a risolvere i suoi problemi finanziari, ricordo lo studio della Bocconi che stimò un bacino d’affluenza minimo. La piscina, anche se fatta, non potrebbe andare avanti. E poi che senso ha una vasca esterna, che si potrebbe usare al massimo due mesi all’anno?”. Fatta questa riflessione, Bommarito sposta l’attenzione sul futuro: “Il problema è capire come uscirne. Il Comune aveva il coltello dalla parte del manico, poteva chiedere la risoluzione del contratto e i danni per i ritardi continui e le inadempienze contrattuali, ma l’Amministrazione Carancini ha deciso di legarsi mani e piedi a un progetto che non sarebbe mai capito. E non si capisce la motivazione economica né politica di questa scelta. Questa stasi blocca altre iniziative con cui si sarebbe potuta già fare una piscina. La Filarmonica potrebbe ampliare il suo impianto, per esempio”.
Riccardo Sacchi, coordinatore comunale del Pdl e consigliere comunale ipotizza la necessità di ricorrere all’assurdo kafkiano perché i posteri possano comprendere quello che i maceratesi vivono oggi. “Finora sono stati spesi circa 850 mila euro per un’opera che non si farà. Anche io, nel 2007 e 2008, ho votato a favore del polo natatorio perché, come Mandrelli, volevo che la nostra città capoluogo avesse un’infrastruttura degna. Ma oggi è il tempo delle scelte. Se siamo praticamente tutti d’accodo nel dire che le piscine non si faranno, perché non risolviamo il contratto? Perché non si pensa ad un’alternativa, magari rivedendo il progetto in piccolo?”. Una domanda che il nostro giornale ha posto più volte. E’ importante che, oggi, se lo chieda anche la politica. Ma la politica dovrebbe anche riuscire a dare risposte concrete.
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Cari amici Renziani,
non facciamo piscine a Macerata ma un bel palazzone. O uno svincolo a Vallemerde. Oppure qualche opera non rivolta ai cittadini.
Mi scuso con gli organizzatori per non aver potuto ottemperare all’invito a partecipare, come auspicavo. Credo – nella (città?) delle incompiute – che la mossa politica sia prendere la cittadinanza per annichilimento e sfinimento. Tutti i paesi dei dintorni riescono a costruire strade, parcheggi, piscine, nonché a valorizzare i propri talenti interni, e qui invece nada de nada.
Finiremo col rassegnarci alla bagnarola di Viale Don Bosco (anzi: finirete! Io me fotto di Macerata e frequento le ottime piscine dei paesi vicini). Ma certo è uno scempio, un orrido che desta riso e pietà insieme.
Riconvertendo anche questo polo natatorio alla produzione culturale esso potrebbe essere aggregato al trainante Festival Off. Il Micheli potrebbe estrarre dal suo filone creativo un bel Da Verdi a Kafka (passando per Valleverde, Fontescodella ecc.). Adattando per il teatro lirico di ricerca quella che, tra le opere di kafka, è senz’altro la più assonante con la situazione, cioè Il Castello, il cast potrebbe essere fornito, a turno, dalle varie istituzioni locali, via via che le repliche vanno avanti.
Vogliamo scommettere che, dopo 10 anni di inutile attesa, se cancelliamo le piscine (e teniamo fermo il resto del progetto) il polo commerciale lo fanno in soli 3-4 mesi??
Quello che è stato condiviso da tutti i presenti, in maniera direi trasversale, è che il polo natatorio a Fontescodella non si farà. Le domande rimaste senza risposta sono due: 1) perché il Sindaco Carancini si è incaponito in questa storiaccia, strapiena di elementi di opacità (uso volutamente un eufemismo); 2) come potrà il Comune uscire, a questo punto, dall’abbraccio mortale con la Fontescodella Piscine s.p.a..
Teniamo tutti presente che, sino a quando continuerà il gioco delle parti oggi in essere, non potranno partire altre iniziative che, in una diversa dislocazione e senza fasulli sogni olimpionici, potrebbero velocemente dotare Macerata di due o tre decenti piscine, come ormai hanno molti Comuni limitrofi.
Teniamo tutti anche presente che al Sindaco Carancini una diversa soluzione a portata di mano, economica e veloce, è stata offerta su un piatto d’argento un paio di anni fa (come gli interessati potranno confermare), ma il Sindaco l’ha lasciata cadere, preferendo continuare l’asfissiante minuetto con la Fontescodella Piscine s.p.a..
Ancora una volta, ma senza speranza, torniamo a sollecitare il Sindaco affinchè, con franchezza e sincerità, dica alla città come veramente stanno le cose e come pensa di uscire dalla situazione catastrofica in cui ha messo se stesso e l’intera cittadinanza.
Macerata” città della pace”,dove niente si muove,va riconvertita in” città della pece”.
Da ciò che si vede dalle foto, il gruppo rottamatore si è assorbito i vecchi da rottamare. Renzi sta diventanto un bel fosso di scolo. Il gioco è presto svelato. Il PD giochicchia a fare la DC, inventando “correnti personali” tanto per accalappiare i voti di diversa provenienza. Ma i tempi sono cambiati. L’epoca degli allocchi magari si è spostata su Grillo e Berlusconi. Che brutta fine per un partito che proveniene dal PCI di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer.
Mi pare che il vaso sia colmo, non se ne può più di questa vicenda che occupa il dibattito della politica maceratese da circa dieci anni, il progetto posto a base della gara è stato approvato esattamente sei anni fa è prevedeva un impegno di spesa di 7,6 milioni di euro, ancora due anni per la stipula del contratto, giugno 2009, tutto quello che è successo dopo merita di essere annoverato nei manuali di procedura come esempio di quanto non si dovrebbe fare, anzi, che sarebbe vietato fare nella realizzazione di un’opera pubblica attraverso lo strumento della finanza di progetto.
Veniamo al dibattito attuale, la cosa più giusta e corretta, che tutti invece condannano perché si poteva fare all’interno della struttura tecnica del comune risparmiando – dicono – 50 mila euro, è stato l’affidamento ad un soggetto esterno della verifica dell’ennesimo progetto di variante presentato dalla soc.. concessionaria.
La cosa era partita bene, peccato che il lavoro della soc. incaricata della verifica è diventato un po’ opaco proprio su quello che era l’aspetto essenziale della questione e cioè la verifica di compatibilità del progetto di variante con i livelli di progettazione precedenti, accettando addirittura, nei casi riscontrati di scarsa compatibilità di apportare varianti in corso di verifica, come la cosiddetta “Variante del Sindaco” dell’aprile 2013, per concludere con una frase che qui da noi avremmo definito “sibillina”: ““questa variante non presenta, comunque, le caratteristiche delle varianti cosidette “non essenziali””
Ora ci dovrà essere la seconda fase della verifica è cioè quella della Validazione vera e propria, cioè l’atto formale con il quale il famoso RUP, Responsabile del Procedimento, dovrà riportare gli esisti del rapporto conclusivo sulle verifiche effettuate dalla soc, esterna, condividendone i risultati e cioè ritenere che la variante essenziale possa essere approvata dall’Amministrazione comunale e predisposto il necessario atto aggiuntivo di modifica del contratto sulla base delle nuove condizioni di realizzazione dell’opera.
Questo sarà il momento cruciale di tutta la vicenda, stiamo a vedere cosa succederà, forse potremo scrivere un altro capitolo di quel manuale di cui parlavo prima o forse prevarrà la responsabilità?