Le piscine navigano in cattive acque, ecco cosa può affondare il progetto

MACERATA - Le difficoltà economiche dell'impresa capofila e la contrazione del credito bancario incombono sul Polo natatorio di Fontescodella

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I lavoratori della ditta Calamante riuniti in assemblea

I lavoratori della ditta Calamante riuniti in assemblea

di Filippo Ciccarelli

Le vasche futuribili della piscina fanno agitare le acque nella maggioranza, alle prese con quella che sempre più assomiglia alla tela di Penelope, continuamente fatta e disfatta ma che a compimento non arriva mai. Le piscine, a parole, sono ormai pronte per i tuffi. Ci sono stati accordi, progetti, varianti causate dalle cosiddette “sorprese” geologiche, certificazioni, addirittura un cronoprogramma. Nei fatti però l’acqua ancora non si vede. E più passa il tempo, più la tensione cresce. Il copione è conosciuto e simile ad altre questioni politiche che interessano la città. Da una parte il sindaco, dall’altra il resto di coloro che dovrebbero essere i suoi compagni  di maggioranza e di partito. E le verifiche aperte e chiuse non hanno spostato di un millimetro la condizione di incertezza sul polo natatorio del quale si vagheggia da anni.

Forse l’aggravarsi della situazione economica complessiva soprattutto nel settore dell’edilizia potrebbe assestare un duro colpo alla fattibilità del progetto piscine.

Piscine a Macerata (foto-ritocco di Filippo Davoli)

Piscine a Macerata (foto-ritocco di Filippo Davoli)

Con il decreto 72406 dello scorso 4 aprile, il Ministero del Lavoro ha concesso infatti alla ditta Calamante srl di Appignano un periodo di cassa integrazione straordinaria dal novembre 2012 al  novembre 2013. Intervento motivato dalla crisi aziendale che aveva investito l’azienda. Oggi dunque proprio la solidità dell’impresa è fondamentale per capire se l’iter del polo natatorio potrà procedere o se sarà soggetto ad ulteriori ritardi. La ditta Calamante-Sielpa è infatti capofila dell’Ati, l’associazione temporanea di imprese che dovrebbe realizzare l’impianto. Questo significa che, come società mandataria, essa rappresenta giuridicamente l’intero raggruppamento di aziende. Inoltre è l’unica delle imprese ad avere una SOA di livello tale da poter partecipare all’appalto del Comune, ovvero quella certificazione necessaria per partecipare alle gare di importo superiore ai 150 mila euro. Per spiegare, esistono otto diversi livelli di SOA: il primo permette di partecipare ad appalti non superiori ai 258.000 euro, a cui va aggiunto un margine superiore del 20%. Per questi motivi è comprensibile come sorga più di un interrogativo in seno alla maggioranza che amministra Macerata: il timore è che se venisse meno la società capofila in possesso oltretutto della certificazione SOA, questo porterebbe ad un ulteriore salto nel buio per le agognate piscine. In questo contesto rimane pressante la difficoltà di accesso al credito per le aziende- fondamentale per realizzare una grande opera come questa – visto il momento critico generalizzato delle banche e degli istituti di credito.
La questione dunque si fa ingarbugliata. E il timore che serpeggia tra gli addetti ai lavori è che – se venisse meno la società in possesso di questa certificazione –  per le piscine si prospetterebbe un vero e proprio salto nel buio. A complicare la situazione si aggiunge inoltre l’incertezza legata alla validazione soltanto parziale del progetto presentato da parte della PCQ srl. La società incaricata dal Comune di verificare il progetto ha dichiarato la necessità di ulteriori modifiche progettuali dell’impianto. Insomma, per vedere realizzate le piscine a Macerata, dovrà passarne di acqua sotto i ponti…

 

 



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