Gli assessori Silvano Iommi e Marco Caldarelli
di Luca Patrassi (foto di Fabio Falcioni)
«Sarò breve» aveva, più o meno, assicurato l’assessore all’Urbanistica Silvano Iommi questa mattina, nell’auditorium della biblioteca comunale Mozzi Borgetti, nel presentare – assieme all’assessore al Personale Marco Caldarelli – i contenuti dei due maxiprogetti finora approvati dal Governo nell’ambito dei fondi del Pnrr, un piano per la qualità dell’abitare e un altro di rigenerazione urbana. In verità, quella che negli annunci doveva essere un’esposizione di un quarto d’ora, è andata avanti per un’ora ed un quarto. Si partiva dal 1200 e dunque era difficile condensare tutto, anche se Iommi aveva illuso la platea presentandosi con un corredo di slide e di immagini per rendere più agile il racconto. Gli amministratori comunali Iommi e Caldarelli, lo si è capito, ci tenevano molto ad esporre i contenuti del loro agire, a fronte dell’emergere di alcune polemiche in città.
Iommi è partito dal Pinqua – il Piano innovativo nazionale della qualità dell’abitare – miscelando, da fine tecnico e da politico navigato, idee, progetti e ambientazioni politiche. «I progetti del Pinqua sono conseguenti a un bando dell’ottobre 2020. Il governo era quello gialloverde di Conte, noi ci eravamo appena insediati alla guida del Comune. In Comune non c’era disponibile alcun progetto, abbiamo fatto un lavoro immenso di ricerca, di approfondimento, peraltro con un Ufficio Tecnico ridosso all’osso per diversi pensionamenti importanti. Eravamo anche in piena pandemia.
Però ci siamo messi al lavoro per cogliere un’occasione storica, di progetti Pinqua ne abbiamo presentati tre da 15 milioni di euro, frutto di una visione complessiva della città, di una riqualificazione coordinata. Non bisogna prendere un singolo progetto all’interno del piano perchè se ne avrebbe una visione distorta. Abbiamo presentato tre progetti, siamo stati tra i pochi Comuni in Italia a riuscire a farlo: un progetto ci è stato finanziato subito e gli altri due sono stati reputati idonei e saranno finanziati quando il bando – come detto all’inizio – sarà rifinanziato».
La sorpresa, anche se Iommi non lo ha detto esplicitamente ma il concetto era desumibile dai concetti espressi questa mattina, è stata nel vedere approvato per primo il piano detto Fontescodella-Torregiana. Fontescodella, prima di quelli per la sistemazione di via Trento e della Pace che pure presentano criticità maggiori nel contesto cittadino. L’idea di fondo del Pinqua era però quella dell’innovazione e il “racconto” progettuale fatto per Fontescodella ha evidentemente convinto e molto la commissione giudicatrice.
«Non c’era – ha detto Iommi riferendosi a Fontescodella – un’area da rigenerare, la zona da un secolo è in cerca di una destinazione finale ed è stata oggetto di interventi occasionali, come la Galleria delle Fonti o il palasport realizzato a Fontescodella, solo per la presenza di un’area di proprietà pubblica. Si è cercato di dare un ordine e di rendere fruibile il tutto con la dotazione di infrastrutture, di attrezzature sociali e sportive, di abitazioni popolari. Le opere di edilizia popolare sono previste in un a parte dell’area ex Cus, 20 alloggi per un intervento di 3.4 milioni di euro. Non ci sarà un aggravio sulla zona visto che non ci saranno più le presenze legate agli impianti sportivi, in più è prevista la realizzazione di una strada con sbocco sulla rotatoria del palasport. Di rilievo la realizzazione del percorso ciclopedonale, saranno anche realizzate due passerelle per collegare la pista».
La “falsa” narrazione social dei diversi milioni che si spenderebbero per sistemare la facciata di una ex chiesa, la Torregiana. «Si tratta del recupero di una memoria storica, risale al 1200 la traccia di un luogo di culto, si ha memoria in quel luogo di un miracolo eucaristico, il corporale è custodito in Cattedrale. La chiesa è diventata nei secoli un deposito, un fienile, è rimasta solo la facciata. Recuperiamo la facciata per incastonarla in una nuova struttura trasparente di vetro e di acciaio che sarà sede del museo storico della città».
Attenzione all’ambiente e recupero di altre memorie storiche: «Sono previsti 300mila euro per la sistemazione della fonte di Santa Maria Maddalena, 150mila euro per rendere parzialmente accessibile il passaggio sotterraneo che collegava la fonte all’ex convento domenicano, ora sede del Convitto. Poi ci sarà una serra-laboratorio per la coltivazione di piante autoctone, due campi per il padel, una palestra e il campo scuola per lo sci, sarà di circa 100 metri , materiale riciclato e microforato ad invariata idraulica, rimovibile e senza bisogno di manutenzione per 15 anni. Mi permetto di sottolineare che lo sci è il terzo sport più praticato in Italia e conta decine e decine di tesserati anche a Macerata».
Poi siccome Iommi è Iommi non si trattiene e ironizza un pochettino: «Il comitato del No alla pista ci ha mandato una raccolta di firme, circa mille. Ho visto che almeno il 50% non sono di maceratesi, ho visto che il mondo ci guarda, ci sono firme dall’Australia e dall’Africa, bene. Peraltro la pista da sci è l’unico impianto che non consuma suolo». Per tornare sulla terra, Iommi aggiunge: «Andiamo a sistemare una zona che ora è un serpaio, non altro». Salta invece, sostituito da un intervento sull’impiantistica sportiva, l’intervento sulla ex fabbrica Cappelletti, non è stato possibile acquistare l’intero immobile.
Detto del Pinqua, Iommi ha parlato del progetto di rigenerazione urbana ed anche in questo caso si parte da una fonte: «per il restauro di Fonte Agliana a nord di viale Leopardi ci sono 600mila euro, 800mila per la riqualificazione di largo Beligatti con l’apertura degli archi dell’ex convento di San Lorenzo e il posizionamento di luci architetturali sulle mura. Per il restauro delle chiesa di San Rocco in vicolo Costa ci sono 1.5 milioni, 1.1 milioni per l’impermeabilizzazione dello Sferisterio». Iommi spiega come la situazione stia peggiorando, le infiltrazioni toccano anche i palchi, in particolare si è registrato il cedimento del soffitto di palchi del primo ordine, poi 600mila euro per largo Li Madou con il posizionamento di una statua in bronzo dedicata al gesuita maceratese, il pozzo della cultura in piazza San Giovanni, la sistemazione per 600mila euro di Pozzo Mercato nell’area di corso Cairoli, l’eliminazione delle barriere architettoniche e la realizzazione di un ascensore per il sottopasso di piazza Garibaldi, i 4 milioni per lo stadio Helvia Recina («il progetto prevede l’abbattimento della gradinata» rileva l’assessore) e infine la riapertura del vicolo ex Pietrarelli che collegava corso della Repubblica e via Gramsci. Il messaggio finale di Iommi: «C’è una visione complessiva della città, un taglio ambientale, testimonianze identitarie senza dimenticare l’esigenza di essere attrattivi per i turisti sperando poi che la domenica bar e ristoranti non siano chiusi».
Più conciliante l’approccio dell’assessore Marco Caldarelli: «La filosofia che lega questi progetti è molto chiara, l’amministrazione comunale ha una idea e una visione equilibrate, funzionali del recupero della città. Dal percorso delle fonti a quello ciclopedonale passando per gli impianti sportivi, è chiaro che si tratta di progetti causali, non casuali. Grazie a queste idee il Comune ha presentato tre progetti, ha avuto i finanziamenti di un Ministero dai gusti complicati. Grazie allo straordinario lavoro fatto dagli Uffici, grazie alla giunta: abbiamo 120 milioni di finanziamenti su un piano di recupero complessivo, archeologico, sociale, ambientale, sportivo, abitativo e siano per questo molto soddisfatti. Un successo per la città, abbiamo tracciato il percorso dei prossimi venti anni».
Xche i soldi non li tirate fuori dalle vostre tasche x fare questi lavori? Non avete da fare voi ma noi cittadini che non veniamo li sotto al comune a protestare. Siete scollegati dai problemi della città. Ci sono tante cose da sistemare e migliorare prima di fare questo scempio.....
Se per la pista da sci.. itinerante, vi hanno scritto da Melbourne e Africa, siete riusciti a far ridere il mondo, non male
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