L’area dove sorgeranno le piscine alle ex Casermette
di Luca Patrassi
Con ironia forse involontaria qualche giorno fa, a ridosso della festa dei lavoratori, l’assessore Andrea Marchiori ha annunciato l’approvazione del progetto esecutivo e la prossima apertura del progetto per la realizzazione delle piscine nell’area delle ex Casermette. «Facciamo parlare i fatti» ha tuonato l’amministratore comunale, in carica da un paio di anni, grazie alle elezioni vinte nel 2020 da Sandro Parcaroli alla guida di una coalizione di centrodestra.
L’assessore Andrea Marchiori e il sindaco Sandro Parcaroli
Sarà un caso, ma oggi quasi nessuno a Macerata vuol parlare di piscine, i maceratesi, paradossalmente, non ci crederanno nemmeno quando saranno state effettivamente realizzate. Il primo atto formale per la realizzazione delle piscine è del 2002, convenzione tra Comune e Unimc. Sono passati venti anni, tre sindaci, diversi rettori, tagli del nastro farlocchi sempre alla vigilia di campagne elettorali. Venti anni senza dare una piscina decente a un capoluogo di provincia, ma facendo in compenso pagare ai maceratesi i danni derivati dall’assenza del servizio e dagli errori accumulati in questo enorme periodo. Venti anni passati a far finta di occuparsi di un progetto. Progetti faraonici nei primi anni Duemila con business plan degni di una città da mezzo milione di abitanti, piscina olimpionica per gli agonisti ed altre due per appassionati e bambini, tribune, palestre, ristoranti, attività commerciali. Milioni di euro che ballano, due, poi quattro, otto. Nel 2002, anno di “partenza” delle piscine, il sindaco era Giorgio Meschini e la maggioranza di centrosinistra, il capogruppo del partito di maggioranza sarebbe poi diventato quel Romano Carancini che tanta parte ha avuto nella storia del polo natatorio avendo fatto il sindaco dal 2010 al 2020 firmando atti, dando incarichi professionali e tagliando nastri alla vigilia di elezioni, celebre ed insuperata la consegna del cantiere della piscina nel 2015 a Fontescodella.
L’allora sindaco Romano Carancini nell’ultimo consiglio del 2019 sul nuovo progetto delle piscine
L’unica cosa reale era il nastro, neanche l’ombra di una ruspa. L’opposizione due anni fa è diventata maggioranza e, dopo aver espresso contrarietà alla localizzazione nell’area delle ex Casermette, si è trovata giocoforza a mandare avanti la delibera assunta nel 2019 per evitare il rischio di un’azione per danni. Tra poche settimane – ha assicurato Marchiori – apertura del cantiere ed avvio dei lavori che dovrebbero dare alla città le piscine annunciate nel 2002, ovviamente ridimensionate. Il tempo di realizzazione dell’opera è fissato in 350 giorni lavorativi. La vicenda delle piscine maceratesi non ha avuto riflessi giudiziari, meriterebbe però un approfondimento accademico-amministrativo, un caso di scuola da far studiare a tutti per cercare di far capire anche all’estero come funziona la burocrazia in Italia, la palude inestricabile di atti, di consulenze legali, di affidamenti, di scadenze non rispettate, di proroghe, di tagli del nastro fasulli, di querele temerarie e di scarsa attenzione al pubblico.
Il progetto presentato dall’amministrazione nel 2013
La cronistoria. Nel luglio del 2002, l’allora sindaco Giorgio Meschini, ritenendo la piscina un “impianto sportivo essenziale per un capoluogo di provincia”, stipula una convenzione con Unimc, allora guidata dal rettore Alberto Febbrajo. I problemi sorgono sulle caratteristiche tecniche e sulla gestione, Unimc pensa che la convenzione sia troppo a favore del Comune mentre quest’ultimo ritiene insufficiente una sola piscina. Nel 2004 nuovo accordo di programma, il progetto è di tre vasche, due coperte (tra di loro ricongiungibili, in modo da divenire una piscina olimpica) e una scoperta, i servizi di supporto, un piazzale riservato a parcheggio e verde circostante, per un costo di quattro milioni di euro, da finanziare con un mutuo da parte di Comune e Unimc. Per più di due anni non si muove nulla, gli Enti pagano solo le rate del mutuo, poi, quando il polo natatorio doveva già essere finito, la giunta Meschini amplia ancora quel piano e lo porta a quasi otto milioni pensando che i rimanenti quattro passano essere a carico di un privato cui affidare la costruzione dell’opera e la sua gestione, comprensiva di attività commerciali. A giugno 2007 il Comune approva il bando per individuare questo soggetto privato interessato all’affare. Partecipano solo due soggetti e nel luglio 2008 la commissione giudicatrice stabilisce che la gara è vinta da un raggruppamento temporaneo di imprese maceratesi che nel frattempo costituisce la “Fontescodella Piscine spa”. Il tempo massimo di realizzazione previsto dalle parti è il 13 giugno 2011. Il concessionario allunga i tempi per predisporre la progettazione esecutiva sino ad arrivare al marzo 2010.
Fabio Paci, allora presidente della Fontescodella spa
Fontescodella Piscine nel novembre del 2009 avanza una richiesta di revisione del contratto e del suo piano economico-finanziario, 2,6 milioni in più, a causa di maggiori costi di costruzione non previsti per la presenza in zona di una falda d’acqua, per sopravvenute modifiche legislative e per la presenza di zona di altri impianti natatori. Nei primi mesi del 2011 Carancini chiede un parere legale sulle ulteriori pretese della Fontescodella Piscine e subito dopo, senza consultarsi con nessuno, nemmeno con i suoi, cerca di inserire nel bilancio preventivo la somma di 1.5 milioni di euro aggiuntivi per il polo natatorio. Il tentativo non riesce, oltre al centrodestra che minaccia denunce, emergono contrarietà tra gli stessi gruppi consiliari della maggioranza di centrosinistra. Nel maggio 2011 il sindaco Carancini sottoscrive con la società concessionaria un accordo con il quale il Comune riconosce che il maggiore onere ammonta a 2.2 milioni di euro e tuttavia, a livello transattivo, si impegna a corrispondere alla Fontescodella Piscine la somma aggiuntiva di 1.5 milioni per via della “sorpresa” geologica.
Uno dei paletti apparsi nell’area nel 2015 dove sarebbero dovuto sorgere le piscine di Fontescodella
Ma i soldi non ci sono nel bilancio e l’ateneo non vuol saperne. Ad agosto 2011 il sindaco dice che si potevano ridurre per un pari importo i lavori da effettuare, ridimensionando la metratura delle piscine e l’intero manufatto, mantenendo però inalterato il compenso per la società concessionaria. Sembra tutto risolto ma arriva la crisi economica che produce una ulteriore serie di ritardi, di ultimatum scaduti senza che il Comune si decidesse a risolvere il contratto. Nel 2014 interviene l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), che denuncia come illegittimo il mancato svolgimento di una nuova gara pubblica dopo la modifica del progetto originario. Nel maggio 2015, poco prima delle ultime elezioni comunali, con tanto di nastro adesivo bianco e rosso l’area prevista per l’opera venne formalmente delimitata e consegnata alla società concessionaria, che avrebbe dovuto completare i lavori entro 19 mesi, cioè entro il 2016. Non si muove nulla. Unimc annuncia il recesso dalla convenzione chiedendo il rimborso delle rate di mutuo.
Gli amministratori di oggi, consiglieri di opposizione nel 2019 quando chiesero di fermare l’iter per la realizzazione delle piscine alle ex Casermette
A settembre 2016 Carancini annuncia un incarico legale, poi arriva nel marzo 2019 la transazione con la Fontescodella Piscine per 700 mila euro circa, una transazione fonte di tante polemiche e non sottoposta preventivamente al Consiglio nonostante un’esplicita richiesta in tal senso della commissione Affari Istituzionali. A maggio del 2019 l’amministrazione a guida Carancini approva in giunta la delibera per le piscine, cambio di scena e localizzazione alle ex Casermette. Viene bandita la gara ad offerta migliorativa, con progettazione esecutiva, viene scelto il progetto di una azienda marchigiana. La maggioranza di centrosinistra approva, il centrodestra contesta la localizzazione e la tempistica. Le elezioni del 2020 segnano la fine di venti anni di governo di centrosinistra a Macerata e qualche giorno fa l’approvazione del nuovo progetto esecutivo, il cantiere sarà consegnato tra poche settimane alla Torelli Dottori spa, termine fissato per le opere 350 giorni lavorativi. Progetto approvato dal centrodestra che lo ha ereditato.
Spiega l’assessore Andrea Marchiori perché il centrodestra ha subìto quella scelta per le ex Casermette, perché non si è scelto di annullare il procedimento: «In Consiglio comunale non era stato votato nulla, era una delibera di giunta, del resto l’area era già destinata ad attrezzature sportive, i finanziamenti c’erano e non occorreva una variante al Prg. Però, dopo dieci anni di fallimenti e di transazioni, non puoi imporre una scelta a chi viene dopo. Non potevamo annullare nulla, si trattava di una gara con progetto esecutivo a cura di chi partecipava e la gara era già stata affidata. Non si può fare una gara pubblica e poi annullarla, sei passibile di ricorsi». Piscine, 2022-2022: per ora sono venti anni di storia di straordinaria burocrazia.
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Il titolo dell’articolo, in modo convincente ed esaustivo, riassume inesorabilmente la vicenda Piscine che da anni vede continuamente accendersi e spegnersi le speranze dei tanti praticanti e dei tanti atleti che amano gli sport acquatici.
Con tutta evidenza, come chiosa nel titolo Luca Patrassi, stiamo parlando di un Piano B e cioè di un impianto idoneo allo svolgimento di gare di nuoto in vasca piccola a 8 corsie e nulla di più oltre che di una mini vasca dedicata alle attività riabilitative e di avvicinamento all’acqua per i bambini.
Semmai si dovessero organizzare della gare è già evidente che la tribuna da 190 spettatori a malapena potrà ospitare gli atleti e qualche familiare.
Se ad esempio si fosse valutato di farla già appena più grande (ne esistono da 33×20 con un diaframma mobile che serve a dividerla all’occorrenza in due), sulla stessa vasca e alla stessa ora si sarebbero potuti allenare sia i nuotatori che, separatamente, quelli che fanno Acquagym o quelli che fanno altre attività oppure, a vasca intera, chi pratica la pallanuoto.
Per carità, nessuno di noi sognava l’impianto faraonico a cui si accenna nel testo dell’articolo e nemmeno di organizzare i Campionati del mondo di nuoto qui a Macerata (strutture ricettive permettendo) ma la conclusione a cui tende questa vicenda ricorda molto da vicino quella del palazzetto dello sport di Fonte Scodella che, appena ultimato, ci si accorse che non era adeguato alle gare internazionali di pallavolo oltre che mancante di una tribuna.
(Non entro nel merito della controversa questione Pista da Sci a Fonte Scodella…. abbiate pietà).
Concordo in tutto con Menchi e mi permetto di concludere il suo pensiero….se invece di una inutile pista da sci, perchè non usare i soldi per fare una piscina che sia utile anche per manifestazioni, non dico mondiali, ma almeno nazionali. Certamente non quella esagerata del c.d. piano A (che ad inutilità fa il paio con la pista da sci) ma almeno una con le misure indicate da Menchi.
Da una piscina a una pisciona. Come dire che Macerata è una città dedita all’orinaria amministrazione.
Concordo con i commenti, in particolare con quello valutativo del nostro Filippo Davòli, e non Dàvoli.
Molti anni fa, quando mi tenevo a galla, d’estate andavo alla Filarmonica, nuotavo e andavo a mangiare a casa. Io credo che Macerata abbia diritto ad una piscina, almeno per quelli che rimangono d’estate in città. Con piacere vedo che il centrodestra si muove in positivo, salvo quando lo contesto per iniziative che non comprendo.
Finalmente avremo un collegamento con la superstrada Civitanova – Foligno, fermo a Campogiano dall’era Meschini. Con quell’arteria Macerata avrà un vantaggio innegabile. C’è da pensare in grande sul come attirare turisti e chiunque voglia avere qualcosa che Porto Civitanova non potrà mai dare: la Storia. Passando, ovviamente, dalla Cappella Palatina di Carlo Magno, ossia l’abbazia di San Claudio, di cui l’amministrazione di Sinistra (di Corridonia e di Macerata) non ha mai saputo che farsene. Spaventata forse che dai 50mila annui si possa arrivare ai 500mila annui con la vera Aquisgrana.