di Gianluca Ginella e Federica Serfilippi (Foto di Giusy Marinelli)
Processo d’appello per l’omicidio di Pamela Mastropietro al via questa mattina (con ritardo per il rogo al porto di Ancona). Se Innocent Oseghale continua a professarsi innocente («vuole pagare per quello che ha fatto, per aver fatto a pezzi il corpo, ma dice non l’ha uccisa», sostiene la difesa), la famiglia della 18enne continua ad essere certa («l’ha ammazzata lui»).
Circa tre ore di udienza di fronte alla Corte d’appello di Ancona (presieduta da Giovanni Trerè) che si sono consumate sotto gli occhi della madre della ragazza romana uccisa a Macerata il 30 gennaio del 2018, Alessandra Verni, rivolti per quasi tutto il tempo verso l’imputato. Oseghale, 31 anni, nigeriano, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise di Macerata (29 maggio 2018). In appello (oggi l’udienza si è svolta al tribunale di Ancona e non in Corte d’appello, per questioni di spazi) la difesa (avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi) punta a scardinare le certezze dell’accusa, a partire dalle perizie medico legali. La questione è: se Pamela sia stata uccisa con due coltellate, come sostiene l’accusa, o se sia morta di overdose, che è il parere della difesa. Su questo punto i difensori hanno presentato una propria perizia. Hanno inoltre chiesto di escludere alcuni documenti dal fascicolo d’accusa. Su questo punto i giudici hanno accolto la richiesta di eliminare quello dell’archiviazione per falsa testimonianza, nel corso del processo che si è svolto a Macerata, di Vincenzo Marino (che aveva rivelato che Oseghale gli avrebbe confessato di aver ucciso la ragazza).
L’udienza è stata poi rinviata al 14 ottobre. Quel giorno il nigeriano ha annunciato che vorrebbe leggere alcune dichiarazioni. «Il nostro assistito si professa innocente – ha detto Gramenzi -,piange. Dice che vuole pagare per quello che ha fatto, cioè aver fatto a pezzi il corpo. Di questo è pentito, ma dice di non averla uccisa». «Siamo convinti ci siano lacune, in particolare per quanto riguarda gli accertamenti medico legali – ha ribadito l’avvocato Matraxia -. Chiediamo l’assoluzione. Nel corso dell’arringa chiederemo una nuova perizia medico legale e tossicologica». «Per noi è mettere sale sulla ferita, ma siamo qui. La famiglia affronta questa udienza con grande dolore e grande dignità – dice l’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela, che assiste i genitori e la nonna della 18enne uccisa, parti civili al processo -. I genitori di Pamela sanno che l’appello è un passaggio doveroso a cui l’imputato non si deve sottrarre, è giusto abbia un secondo grado di giudizio che permetterà, spero, di confermare quello che per noi è una certezza: la sua colpevolezza.
Abbiamo sentito di dichiarazioni che vorrà fare: saranno le benvenute se confermerà la presenza di altre persone in quella casa. Una nuova perizia? Non è necessaria». A sostenere l’accusa sono il procuratore generale Sergio Sottani e il pm Ernesto Napolillo. Le prossime udienze sono fissate per il 14 ottobre, il 16 ottobre e, se non si dovesse finire in quella, il 28 ottobre.
Per Oseghale, quasi in contemporanea con l’udienza di Ancona, si è svolto anche un processo davanti al gup Claudio Bonifazi del tribunale di Macerata. L’accusa, per lui e altri 11 nigeriani, era di spaccio di eroina a Macerata: sette i rinvii a giudizio (tra cui Oseghale) e altri cinque imputati in stand by perché irreperibili (per loro se ne riparla nel settembre del prossimo anno). Tra i 12 nigeriani imputati, due di questi finirono nell’indagine sul delitto della 18enne (uccisa il 30 gennaio 2018), Lucky Awelima, 29, e Desmond Lucky, 25 anni (entrambi sono stati rinviati a giudizio oggi).
Il procedimento prende in esame oltre un anno di cessioni di eroina avvenute a Macerata. Un giro di spaccio di cui uno dei principali artefici, stando al capo di imputazione, sarebbe il 21enne Happiness Uwagbale, per cui oggi il legale ha chiesto la scarcerazione in vista della scadenza dei termini cautelari. Per lui si parla di centinaia di presunte cessioni di eroina anche in concorso con altri indagati. A Oseghale vengono contestate 4 cessioni di eroina (nel gennaio del 2018) e la cessione di altri 10 grammi, sempre di eroina, tra l’aprile 2017 e il gennaio 2018. Ad Awelima viene contestato di aver ceduto «non meno di 70 dosi» di eroina ad un cliente (in questo caso in accordo con Uwagbale). A Desmond Lucky vengono contestate: 10 cessioni di dosi di eroina tra aprile 2017 e febbraio 2018 e «non meno di 53 dosi» tra settembre 2017 e febbraio 2018. A giudizio (con processo che si aprirà il 12 ottobre del prossimo anno) sono andati, oltre a Oseghale, Desmond Lucky, Lucky Awelima e Uwagbale, il 22enne Ik Ikechuku, Cletus Umunede, 28, Faith Osagie, 26, Chinedu Okara, 30. Sono difesi tra gli altri dagli avvocati Simone Matraxia, Vanni Vecchioli, Massimiliano Cingolani, Francesca Palma, Gianfranco Borgani. Per altri 5 nigeriani, tutti irreperibili, l’udienza è stata rinviata al 29 settembre 2021: si tratta di Chizom Ezihe, 28 anni, Isaac Hillary Etumudon, 35, John Earnest 26, Cletus Umunede, 28, Godwin Akhigbe, 24.
Soltanto per averla fatta a pezzi deve pagare con il carcere a vita e pane e cipolla, uno che commette una simile atrocità non può essere reintrodotto in una società civile, indipendentemente dal fatto che l'abbia uccisa o no.
Colpevole
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Non l’ha uccisa, ma l’ha fatta a pezzi! Perché?
Se non l’ha uccisa, perché affaticarsi per quel raccapricciante lavoro?
…incommentabile…troppo ribrezzo!! gv
Perché lo fanno parlare?
Se non l’ha uccisa lui dica chi è stato.
Se è ricorso lui in appello che senso ha dire che non vi si deve sottrarre?
Che spettacolo indecente sentir dichiarare l’innocenza di tale bestia
È vero, ci sono “bravi” ragazzi italiani che uccidono purtroppo anche con tanta facilità, ma almeno non fanno a pezzi il corpo con tanta maestria.
ammesso sia vero che non abbia provocato la morte di Pamela non puo non sapere chi ne sia il responsabile, finche non si fanno nomi la colpa è a maggior ragione condivisa