Una udienza della Cassazione a sezioni unite potrebbe avere ripercussioni anche sull’omicidio di Pamela Mastropietro e le indagini che riguardano Innocent Oseghale, il nigeriano 31enne condannato all’ergastolo dalla corte d’assise di Macerata. La questione è tecnica e riguarda le notifiche che devono essere fatte all’indagato detenuto. Quello che la Cassazione dovrà decidere è se le notifiche devono essere fatte solo in carcere all’indagato anche se ha eletto domicilio allo studio di un suo legale, o se al contrario, se l’indagato detenuto ha eletto domicilio allo studio di un avvocato vadano inviate. A Oseghale le notifiche erano state fatte, per quel che riguarda i primi atti, proprio al domicilio del legale d’ufficio che aveva all’epoca, perché era stato lo stesso Oseghale a indicare di inviarli lì. Il problema è che nel caso la Cassazione dovesse decidere che le notifiche vanno inviate in carcere, nel caso di Oseghale, comporterebbe la nullità degli atti: in questo caso si tratta dell’autopsia. Pamela era stata uccisa il 30 gennaio del 2018, secondo la sentenza il motivo sarebbe legato ad una violenza sessuale cui il nigeriano avrebbe costretto la ragazza per poi ucciderla quando la 18enne aveva cercato di uscire di casa. Questa anche la tesi sostenuta dall’accusa. Sulla sentenza pende appello, l’udienza non è ancora stata fissata. Domani, a due anni dall’omicidio della 18enne, il Comune sistemerà una installazione floreale permanente nel giardinetto che si trova di fronte alla palazzina dove viveva Oseghale e dove la 18enne fu uccisa.
(Gian. Gin.)
Un’installazione per Pamela davanti alla palazzina del delitto
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Ma se le notifiche vanno consegnate in carcere agli imputati, perché questo non è stato fatto con tutte? Non ci sono già articoli di procedura penale che indicano il comportamento giuridico? Possibili siano state fatte simili ingenuità? Leggendo l’articolo viene il dubbio che si tratti di una norma al vaglio della Cassazione in cui Oseghale non c’entra niente ma è a carattere nazionale. Se così non fosse, l’autopsia non conta più niente? Cadrebbe l’omicidio volontario e rimarrebbe in piedi la
morte per overdose? Più chiarezza please!
Sperando di fornire un contributo utile.
La situazione è la seguente:
1) Principio generale è quello secondo cui tutti gli atti del procedimento penale, dal momento della c.d. discovery (avviso di garanzia o atto assimilabile) devono essere portati a conoscenza dell’indagato/imputato mediate notifica.
2) Secondo il dato letterale dell’art. 156 cpp le notificazioni all’imputato detenuto devono essere effettuate presso lo stesso in carcere o nel diverso luogo di detenzione, mentre ai sensi (parliamo sempre di tenore letterale) degli artt. 157 e seguenti cpp, l’imputato libero può (tra le varie opzioni) scegliere di eleggere domicilio per le notifiche presso il proprio difensore.
3) La situazione sembrerebbe chiara, no? Bene, quando tutto sembra chiaro e definito arriva la Cassazione che interpreta le norme sopra richiamate in due modi del tutto opposti: secondo un primo orientamento varrebbe il dato letterale dell’art. 156 cpp, per cui la notifica fatta al difensore e non all’imputato detenuto in carcere sarebbe nulla e, quindi, come mai eseguita (col logico corollario della nullità che affliggerebbe tutti gli atti successivi); secondo un altro orientamento della medesima Cassazione, invece, il principio espresso dall’art. 156 cpp sarebbe derogabile e, dunque, se l’imputato detenuto decidesse di eleggere domicilio presso il proprio avvocato, presso quest’ultimo sarebbero proficuamente e validamente effettuabili le notifiche.
4) Siccome il contrasto permane e le varie sezioni della Cassazione emettono sentenze che esprimono principi di diritto completamente contrastanti, la sezione terza della suprema corte ha rimesso l’intera questione al vaglio delle Sezioni Unite della Cassazione che, in casi come questo è chiamata a comporre il contrasto interpretativo, sostanzialmente dicendo quale delle due interpretazioni è corretta e valida.
Le Sezioni Unite sul punto si riuniranno il 28 febbraio.
Signor Nicola ,Lei è stato chiaro. Però che un processo su di un crimine così efferato possa essere inficiato da poco chiare decisioni della Cassazione non è assolutamente giustificabile.