«E’ andata secondo copione, chi ha commentato sui risarcimenti chiesti dalla famiglia farebbe meglio a documentarsi». Così l’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro, al termine dell’udienza di Corte d’assise che si è svolta oggi a Macerata. La penultima del processo in vista della sentenza attesa per il 29 maggio.
La difesa ha comunque ribadito oggi la richiesta di fare una perizia sulle lesioni ritenute quelle con cui la ragazza è stata uccisa e che i giudici valuteranno la prossima udienza. Difesa che oggi ha parlato per circa sei ore, si sono alternati i due legali dell’imputato Innocent Oseghale, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi (che ha tratto poi le conclusioni con la richiesta di assoluzione per le accuse di omicidio volontario e violenza sessuale). «I difensori dell’imputato tendono a escludere la violenza sessuale e la morte con le coltellate, attribuendole all’overdose. Ma credo che al processo sia stato chiarito che la causa della morte sono state le coltellate. Credo la corte avrà la maturità di decidere, visto che forse è stata messa in dubbio dalla difesa la capacità di decidere al di là della pressione mediatica o politica». Il legale sui risarcimenti chiesti dalla parte civile «è una richiesta formale, rientra tra i requisiti necessari alla costituzione di parte civile. Penso che chi abbia avuto a lamentarsi di questo dovrebbe prima documentarsi.
Così come si dovrebbe documentare sulla patologia che aveva Pamela, ho letto qualche commento in cui si diceva “Capiamo perché Pamela fosse tossica”, magari saremo noi a portare a processo una per una queste persone e chiederemo a loro un risarcimento. Studiate e documentatevi su cos’è la patologia a doppia diagnosi di cui soffriva Pamela, che è una patologia ben diversa dalla tossicodipendenza nuda e cruda». La difesa al termine dell’udienza di oggi ha inoltre chiesto che venga estromessa una parte civile: il proprietario della casa in cui è stata uccisa Pamela Mastropietro, tutelato dal legale Andrea Marchiori. Il motivo è che il contratto di affitto non era intestato a Oseghale ma alla compagna. La scorsa udienza l’avvocato Marchiori aveva sottolineato che la costituzione nasceva dal fatto che è Oseghale, utilizzando la casa, ad avere creato un danno al proprietario.
(Gian. Gin.)
Processo Oseghale, la difesa: «Il puzzle dell’accusa non regge e il supertestimone è inattendibile»
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