La mamma di Pamela, Alessandra Verni, con il fratello Marco Valerio, avvocato della famiglia
«Seguiamo con vivo e costante interesse le cronache locali, non ultimo l’arresto del pusher di appena 13 anni effettuato nei giorni scorsi. Siamo molto d’accordo con le parole del questore Pignataro, a cui idealmente ci uniamo. Ma ci domandiamo se, in questo doveroso ed encomiabile sforzo di prevenzione e contrasto alla criminalità, sia accettabile apprendere che sia caduto in prescrizione un processo importante che vedeva imputati numerosi nigeriani (ma non solo) per spaccio internazionale di sostanze stupefacenti (e per altri gravi reati), a causa, a quanto sembra, della mancanza della perizia che si sarebbe dovuta svolgere sull’ingente quantitativo di sostanza sequestrata e che, invece, non sarebbe stata disposta». Sono le parole della famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi a gennaio dello scorso anno a Macerata. Omicidio per cui è stato condannato in primo all’ergastolo il nigeriano Innocent Oseghale. Lo zio della giovane, l’avvocato Marco Verni, la madre Alessandra Verni e gli altri familiari lanciano un appello affinché non sia sottovalutata la presenza della mafia nigeriana. Innanzitutto la famiglia di Pamela fa i complimenti al questore e alle forze dell’ordine per la lotta quotidiana contro lo spaccio, che ha portato l’altro giorno alla denuncia di un 13enne accusato di vendere marijuana ai compagni di scuola (leggi l’articolo). Nello stesso tempo però si chiedono come sia potuto cadere in prescrizione, a ottobre dell’anno, un processo che vedeva come imputati per traffico internazionale di droga 21 persone, tra cui 15 nigeriani. Droga, cocaina in particolare, che partiva da Madrid e dopo un passaggio a Torino arrivava nella nostra provincia. Vista la mancanza di una perizia sulla droga, le imputazioni sono state riqualificate a fatti di lieve entità e quindi sono andate in prescrizione (leggi l’articolo).
Pamela Mastropietro
«Qualcosa non è andato – sottolinea la famiglia di Pamela – Chi ha sbagliato? E, soprattutto, costui è stato chiamato a rispondere di questa che, così le cose, non può non definirsi grave negligenza? Nonostante alcuni continuino a non indagare in tale direzione, noi riteniamo che non sia affatto da escludere la presenza di vere e proprie organizzazioni criminali nigeriane, anche di tipo mafioso. Troppi gli indizi che, secondo noi, non sono stati “messi a sistema”, cosa che si sarebbe potuta e dovuta fare se determinate carte fossero state trasmesse agli uffici competenti-, compreso questo processo che, evidentemente,avrebbe potuto fornire importanti dati ove andato a buon fine. Lungi dal voler per forza vedere cose che non esistono, è altrettanto vero che, di contro, non si possano esse escludere a priori, e noi insisteremo fin quando potremo, affinché venga fatta piena luce su tutto. Per Pamela, per i tanti maceratesi che ci chiedono di andare avanti e, al dunque, per tutti gli italiani per bene, di qualsiasi colore abbiano la pelle. Perché, quello che si scorda, è che, tra le vittime principali di questi criminali, ci sono le stesse nigeriane, oltre che i nostri figli a cui questi vendono droga. E non solo».
Siamo pieni
Cominciassimo a sradicare la nostra di mafia... ma si sa, il governo l’ha sempre appoggiata e difesa, quindi...
Dino Alfino anche perché, la mafia nigeriana, senza il benestare di quella "nostrana", qui non ci sarebbe...
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La famiglia di Pamela chiede e a ragione una indagine a 360°. Se si vogliono avere tutte le risposte non bisogna tralasciare nulla. Questo non è un fatto isolato ma ha attorno tutta una sua storia dove ogni pagina ancora rimasta bianca va redatta.
Questo nuovo questore sta’ facendo il massimo ma non e’ facile sdradicare quest’organizzazione, bisogna usare l’esercito.
Oseghale? Tutto da solo?
Approfitto per dire che, da quello che abbiamo potuto leggere anche su questo sito, non trovo plausibile che Oseghale possa aver spezzettato scientificamente il corpo (era specializzato in chirurgia?), acquistato la grande quantità di candeggina, lavato il corpo, i locali e gli abiti, essersi procurato le valige, trovato lì per lì uno disposto a portarlo a Pollenza, scaricare, in sua presenza le valige dove sono state ritrovate, senza che l’accompagnatore si meravigliasse della cosa? Poi farsi riportare a casa tranquillo? Perché l’autista ritornato per controllare il contenuto delle valigie (non erano chiuse? Qualcuno doveva portarle più lontano? ) ha aspettato il giorno successivo per segnalare il fatto alle autorità, perché, a suo dire, doveva andare a Roma? Cosa doveva fare di così importante da far passare in secondo piano il denunciare quell’orrore alle autorità? Sono libero d’affermare che la cosa non è credibile anche solo da un punto di vista logico e non ci credo?
…la mafia nigeriana, in Italia, c’è e ci sarebbe anche se non ci fosse la nostra, la quale, dato che c’è da tempo ed è, o è stata, una delle più attive e pericolose al mondo per tanti anni (ma sempre in ottima compagnia), ovviamente controlla la mafia nigeriana, ma, ultimamente, per quel che può, dato che, tra non molto, accadrà il contrario, credo proprio, e cioè che la mafia nigeriana controllerà la nostra di mafia e quindi pensate un po’ a come controllerà noi!! Accogliamo, accogliamo, che più siamo, di mafie, e meglio stiamo, si si, tutte risorse in più!! gv
La gatta frettolosa fa i figli ciechi.