Processo per l’omicidio di Pamela,
a rischio gli accertamenti chiave
dopo una pronuncia della Cassazione

POTREBBERO essere annullati gli esami biologici e tossicologici (non l'autopsia) per via delle notifiche che non erano state fatte a Oseghale in carcere ma solo al suo legale. I giudici del processo d'appello dovranno decidere se dovranno essere ripetuti, come chiede la difesa

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Innocent Oseghale in tribunale durante un’udienza per l’omicidio di Pamela Mastropietro

 

di Gianluca Ginella

Omicidio di Pamela Mastropietro, gli accertamenti chiave del processo, quelli biologici e quelli tossicologici a firma del medico legale Mariano Cingolani e del tossicologo Rino Froldi, potrebbero dover essere ripetuti. Il motivo viene da Roma e da una pronuncia di ieri della Corte di Cassazione che, a sezioni unite, ha chiarito che le notifiche degli atti come gli accertamenti tecnici irripetibili vanno fatte solo in carcere nel caso che l’indagato sia detenuto. Una questione tecnica che era stata già sollevata dai difensori del nigeriano Innocent Oseghale, 31 anni, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Pamela, nel corso del processo che si è svolto davanti alla Corte d’assise di Macerata.

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Gli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia

La 18enne romana era stata uccisa il 30 gennaio 2018. Il giorno dopo Oseghale era stato arrestato grazie alle indagini svolte dai carabinieri e coordinate all’epoca dal pm Stefania Ciccioli. Successivamente a Oseghale era stato assegnano un avvocato d’ufficio e il nigeriano aveva eletto domicilio allo studio del legale per i vari atti da notificargli. Ed è all’indirizzo del legale che sono stati inviati gli avvisi degli accertamenti irripetibili: quelli biologici svolti da Cingolani e quelli tossicologici di Froldi. Questo perché la tesi che era prevalente della Corte di cassazione era che le notifiche all’indagato anche se detenuto potevano essere effettuate al difensore se il suo assistito aveva fatto questa scelta. E la procura aveva notificato proprio allo studio del legale d’ufficio gli avvisi per questi accertamenti mentre in seguito gli erano invece stati notificati in carcere tutti gli altri atti: dall’avviso di chiusura delle indagini, al rinvio a giudizio, alla fissazione del processo.

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Il procuratore Giovanni Giorgio

Oseghale ha poi cambiato avvocato, nominando i legali Simone Matraxia e Umberto Gramenzi. E proprio i due avvocati sia davanti al gup, sia durante il processo avevano eccepito la nullità degli accertamenti in questione proprio a causa delle notifiche effettuate al difensore di ufficio. Sia il gup che il Tribunale avevano respinto l’eccezione della difesa. Un rischio di nullità che invece non esisterebbe se, come era stato chiesto dal pm e dai difensori, il processo si fosse fatto con rito abbreviato, condizionato. Ora i legali hanno ripresentato l’istanza tra i motivi di appello. La Corte d’assise di appello di Ancona (l’udienza non è fissata) difficilmente  questo punto potrà prescindere dall’eccezione di nullità vista la pronuncia della Cassazione. Quindi i giudici dovranno valutare se ripetere gli accertamenti effettuati da Froldi e Cingolani. Sono invece regolari i primi accertamenti medico legali svolti da Antonio Tombolini (l’autopsia), disposti quando ancora Oseghale non era stato indagato.

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