Processo Oseghale:
giudici in camera di consiglio

OMICIDIO PAMELA - Finito il dibattimento in Corte d'assise di Macerata: le repliche di accusa, parti civili e difesa sono durate diverse ore. Attesa in serata la sentenza per il nigeriano imputato dell'assassinio della 18enne romana

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Alessandra Verni, mamma di Pamela, all’entrata in tribunale

 

Processo Oseghale, giudici in camera di consiglio. Le repliche di accusa, parti civili e difesa sono durate diverse ore questa mattina e si sono protratte fino alle 14,45. In serata attesa la sentenza della Corte d’assise di Macerata per il nigeriamo imputato dell’omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro. 

processo-oseghale-6-650x433Prima ha preso la parola l’accusa che in particolare ha replicato alla difesa che sostiene non vi sia stata nessuna violenza sessuale su Pamela né che la ragazza sia stata uccisa il 30 gennaio del 2018. Il pm Stefania Ciccioli ha detto che la violenza sessuale c’è stata ed è provata anche dal fatto che Oseghale abbia lavato le parti intime della ragazza. Una operazione quella di far sparire le tracce che prova anche, ha detto il pm Stefania Ciccioli, che le due coltellate all’emitorace destro di Pamela sono state inferte in vita. Parola poi alle parti civili. L’avvocato Andrea Marchiori, che assiste il proprietario della casa in via Spalato 124 dove Pamela è stata uccisa, ha citato il fatto che il 30 gennaio era in corso una operazione di polizia municipale contro i bivacchi e che dunque quel giorno Oseghale non poteva aver avuto un rapporto sessuale con Pamela ai Giardini Diaz di Macerata. Gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi hanno invece ribadito che non ci fu violenza sessuale e la ragazza non è stata uccisa. Tanti gli amici di Pamela che stanno assistendo al processo. L’avvocato Gramenzi è tornato ancora sul pentito Vincenzo Marino che accusa Oseghale sottolineandone la non attendibilità. «Tre compagni di cella lo smentiscono – ha sottolineato – e poi si presenta al processo dicendo che non parla se non viene riammesso al programma di collaborazione. Ma come si fa a credere a uno che si presenta dicendo queste cose?».

 

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Il procuratore Giovanni Giorgio

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