La chiesa di Avenale riapre
a quattro anni dal sisma
«Bella storia di dialogo tra Stato e Chiesa»

CINGOLI - Il santuario dedicato a Sant'Elena Imperatrice era stato danneggiato nei terremoti del 2016. La prima messa nell'edificio ristrutturato è stata celebrata dal vescovo Nazzareno Marconi: «Nei prossimi mesi vivremo altre belle riaperture»
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La chiesa di Avenale

 

Post sisma, riaperta la chiesa di Sant’Elena Imperatrice ad Avenale di Cingoli. L’inaugurazione si è svolta ieri pomeriggio, dopo la fine dei lavori seguiti ai gravi danni riportati nei terremoti del 2016 che ne avevano causato l’inagibilità. Le opere, appaltate con gara, iniziate il 2 settembre 2019, si sono concluse il 5 agosto. Erano state interrotte per 40 giorni in seguito all’emergenza coronavirus. L’intervento realizzato, fa sapere il vescovo Nazzareno Marconi, che ha celebrato la prima messa nella rinnovata struttura, «apparentemente minimo anche per somme impiegate, è stato in grado di consentire la messa in sicurezza dell’edificio sacro e di promuoverne stabilmente la riabilitazione e il riutilizzo». Il sisma aveva attivato il «meccanismo di ribaltamento della facciata principale e dell’abside», indebolito le murature portanti, le cornici in pietra sul timpano in facciata e quelle delle finestrature, la camorcanna e le cornici interne della navata, oltre a danneggiare gli intonaci cementizi presenti sulle facciate laterali, con alcune parti distaccate.

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Il vescovo Marconi

«Il restauro e la riapertura della chiesa di Avenale – ha aggiunto il vescovo Marconi – è importante non solo per questo piccolo borgo, ma perché permette di mostrare in pratica come l’applicazione di un principio della dottrina sociale della Chiesa abbia permesso il realizzarsi di una storia di buona politica. La Chiesa nella sua bimillenaria esperienza umana ha imparato dalla vita alcuni principi della buona politica, uno di questi è il principio di sussidiarietà: lo Stato non sempre deve fare tutto, quando può trovare tra le Istituzioni e le libere aggregazioni dei cittadini delle preziose collaborazioni a cui è bene sappia delegare. L’ordinanza 23 in base alla quale si è operato il recupero di questa bella chiesa, è nata e cresciuta grazie al dialogo tra i vari Commissari del terremoto, le Diocesi e la Cei. Delegare alle Diocesi la realizzazione di alcuni restauri è stata la decisione saggia di: valorizzare le competenze degli uffici diocesani, le conoscenze storiche delle loro chiese, la loro lunga collaborazione con professionisti del territorio e imprese che conoscono bene le tecniche di recupero di queste opere realizzate dai loro antenati. Poi, sempre questo confronto, ha permesso di individuare delle chiese come questa che necessitavano di opere di messa in sicurezza per evitare più gravi danni, ma dove, con la stessa spesa della messa in sicurezza, si potevano realizzare opere definitive tali da permettere il riuso del bene. Questa è perciò una bella storia di dialogo e fiducia tra Stato e Chiesa, che ha permesso un risultato celere, economico, efficace. In diocesi abbiamo altre tre chiese che fanno parte di questa bella storia, ognuna più o meno complessa, come accade sempre quando si lavora, ma tutte ormai ben indirizzate all’arrivo: Sforzacosta, San Michele di Treia e Moscosi. Nei prossimi mesi – conclude il vescovo – vivremo anche queste belle riaperture. Il dialogo di cui parlavo è andato avanti su tutto il piano di ricostruzione che ora, con le ordinanze di questi giorni, si apre a buone prospettive che anche l’esperienza di Avenale ha reso possibili. Grazie a tutti».

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