«Una vicenda, quella della delocalizzazione dell’azienda agricola La Collina, così come raccontata dal suo proprietario, Roberto Micheli, che mi lascia stupito, incredulo e, soprattutto, mi indigna. Spiace che vi sia chi avalla queste affermazioni senza approfondirne la veridicità. Allora la vicenda assume sfumature dai contorni incerti che possono prestarsi a strumentalizzazioni, e questo non lo posso permettere». A parlare è il sindaco di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci, che interviene sulla questione relativa alla delocalizzazione di un’azienda agricola in cui si allevano suini, ferma ai pali di partenza dopo quattro anni, il cui proprietario Roberto Micheli ha lanciato un appello al commissario straordinario Giovanni Legnini. Entrando nel merito, Gentilucci afferma la totale buona fede dell’amministrazione comunale, in merito alla pratica amministrativa ancora in corso e su cui pende un ricorso al Tar, relativo ad una variante urbanistica sull’azienda in questione, di cui si attende il deposito della sentenza. «Come amministrazione, ed io personalmente come sindaco, abbiamo cercato di aiutare e sostenere tutti i nostri cittadini per quel che riguarda le attività commerciali e produttive al fine di farle ripartire prima possibile. Considerando che abbiamo avuto il 96% delle attività commerciali distrutte dal sisma e che sono state autorizzate 33 delocalizzazioni di relative aziende individuando una soluzione anche grazie a questa amministrazione, è curioso che ve ne sia soltanto una non in grado di risolvere la situazione».
Il primo cittadino di Pieve Torina ribadisce le prescrizioni sanitarie a cui è soggetta un’attività come l’allevamento di suini: «Voglio ricordare che l’attività di allevamento di suini ricade tra quelle classificate come insalubri di prima classe. Nessuno deve sentirsi brutto, sporco e cattivo e pensare che tutti ce l’abbiano con lui, perché, per questa amministrazione e per il sottoscritto, tutti i cittadini sono uguali e cerchiamo di aiutare soprattutto quelli più fragili. Il fatto è che il sisma non può diventare un alibi per volere quel che è vietato dalla norma: io ho chiesto e chiedo ogni giorno dignità e rispetto alle istituzioni per i diritti dei miei cittadini, ma esigo altresì che i miei cittadini si comportino in modo cristallino nei confronti della legge». Gentilucci sgombra il campo da qualsiasi dubbio sull’operato degli uffici comunali: «La statistica, e non una opinione, dice che il cento per cento dei cittadini di Pieve Torina che hanno presentato al Comune domanda di delocalizzazione l’hanno avuta accolta. Ma nessun ufficio potrà mai avallare situazioni che possano compromettere o trasgredire prescrizioni igienico sanitarie indicate dalle autorità amministrative preposte alla tutela della salute pubblica. Pertanto, posso tranquillamente affermare che a Pieve Torina, vi è un sindaco e un’amministrazione a cui interessa la ricostruzione e nuovi posti di lavoro, un sindaco e una amministrazione a cui interessa che le cose, però, siano fatte bene, nel rispetto della legge. E i fatti lo dimostrano. Però c’è sempre qualcuno che, evidentemente male abituato a considerare che tutto sia dovuto, pretende e non chiede, alza la voce e non ascolta. Non è così che siamo abituati a fare a Pieve Torina, non è così che si risolvono i problemi di una comunità».
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