Claudio Schiavoni
Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche, definisce il lockdown fino al 3 maggio «una follia. L’azienda è ad oggi il luogo più sicuro dove stare». Cgil, Cisl e Uil regionali replicano a stretto giro: «Allibiti e sconcertati dalle dichiarazioni del presidente di Confindustria che sembra piegare tutto alle esigenze produttive, senza voler considerare l’amara realtà che è ancora sotto gli occhi di tutti».
Schiavoni spiega che gli industriali si sarebbero aspettati «una riapertura graduale delle nostre aziende, e per questo abbiamo lottato con tutte le nostre forze, ma evidentemente chi ci governa non ha capito un concetto essenziale: l’azienda è ad oggi il luogo più sicuro dove stare. In questi giorni ho avuto modo di parlare con decine di colleghi imprenditori in tutta la regione e vi posso assicurare che tutti noi abbiamo messo in atto dei protocolli rigidissimi: utilizzo di dispositivi di protezioni individuali, distanziamento, turni di lavoro, ingressi alternati, sanificazione. Se queste misure garantiscono il contenimento del contagio nelle aziende che hanno un codice Ateco che rientra nella lista delle attività che possono continuare, qualcuno ci deve spiegare perché per le altre aziende questo non debba essere sufficiente. Questa non è una lista di codici Ateco: è una Schindler’s list, che decreta chi deve vivere e chi morire. Lo ripeto: i nostri collaboratori non sono a rischio, il rischio di contrarre il virus è molto più basso nelle aziende che in tanti altri luoghi». Schiavoni aggiunge: «D’altronde, da un Governo che fin dall’inizio ci ha propinato il miraggio di una decrescita felice che cosa potevamo aspettarci? Se continuiamo così tutte le misure messe in atto, a partire dai 400 miliardi in prestito che secondo loro dovrebbero risolvere tutti i nostri problemi, non serviranno assolutamente a nulla: le aziende chiuderanno o nella migliore delle ipotesi perderanno enormi quote di mercato e posti di lavoro a favore dei concorrenti esteri che hanno Governi più lungimiranti, che non hanno fermato il motore produttivo come sta succedendo nel nostro Paese. Ci sono settori, come quello della Moda, legato alla stagionalità dei prodotti, che perderanno un anno di lavoro: tutto il Made in Italy che si afferma di voler tutelare subirà un contraccolpo durissimo. Forse è giunto il momento che anche l’opinione pubblica si renda conto che se fermiamo le aziende fermiamo il Paese. Senza lavoro non c’è reddito e senza reddito non ci sono entrate per il pubblico: senza entrate ci saranno dei tagli ai servizi e tra i servizi ci sono anche gli ospedali pubblici e i ticket per i farmaci», conclude Schiavoni.
Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti
La replica arriva da Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti, rispettivamente segretari generali di Cgil, Cisl, Uil Marche. «Il decreto del Governo va per larga parte nella direzione che auspicavamo, a tutela del bene primario della salute delle persone e dell’esigenza di superare quanto prima questa gravissima e drammatica emergenza sanitaria. Oggi la salute di lavoratori e cittadini deve continuare ad avere assoluta priorità sulle esigenze meramente economiche e l’obiettivo di tutti deve essere quello di contrastare la diffusione del virus e le occasioni di contatto tra le persone che favoriscono la diffusione stessa e chiediamo anche al sistema delle imprese coerenza e responsabilità per il bene di tutti. Per questo rimaniamo allibiti e sconcertati dalle dichiarazioni del presidente di Confindustria che sembra piegare tutto alle esigenze produttive, senza voler considerare l’amara realtà che è ancora sotto gli occhi di tutti. Ci aspettano giornate importati per intervenire nelle varie realtà produttive per permettere il pieno rispetto di tutte le misure necessarie a garantire la salute dei lavoratori e lavoratrici. Ci auguriamo che gli importanti percorsi che ci aspettano per rilanciare quanto prima il Paese passino attraverso il massimo senso di responsabilità e coinvolgimento di tutti, a partire dai luoghi di lavoro», concludono i sindacati.
Probabile che questo signore non conosce le realtà marchigiane per affermare che il posto sicuro e l'azienda . faccia i controlli veri non quelli accomodanti .
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Ma non vi sono bastati i risultati catastrofici del “Yes Se Work” auspicato dagli imprenditori lombardi.Non vi bastano le immagini dei camion militari carichi di bare,lo strazio dei contagiati nelle terapie intensive,gli appelli dei sanitari stravolti.Un imprenditore deve fare quadrare i conti,ma se dentro c’è un uomo un padre un figlio non può fare finta di niente e chiudere gli occhi.Il virus non è all’angolo e può fare ancora molto male e nessuno è immune.
corrige Yes we work, purtroppo il tablet non è come il computer.
Chi è allibito evidentemente ha lo stipendio fisso anche stando a casa. Ma se hanno detto che si adottano tutte le misure per stare in sicurezza cosa aspettiamo che fallisce l’Italia? Se non si lavora in sicurezza è un altro discorso.
Il Ministro Speranza, dopo aver ricevuto l’ anteprima dell’ l’articolo, ha deciso di adottare negli ospedali covid il sistema ” Confidustria Marche” del dottor, forse professor Schiavoni. Colpito dalla sicurezza con cui il direttore ha spiegato che aziende come fonderie, lavorazione e trasformazione di idrocarburi, concerie, produzione e tinteggiatura di filati ecc., hanno dimostrato in un studio pluriennale di essere i luoghi dove meno si possono riscontrare incidenti, avvelenamenti, qualche intossicazione, incendi e raramente esplosioni, ha già riunito un gruppo di esperti a cui senza nemmeno aver chiesto un parere ha fatto firmare il nuovo protocollo che verrà usato nei covid che c’è da dire e questo non si può negare qualche rischio, insomma lo cullano. Forse, ha aggiunto Speranza (cognome evidentemente non scelto a caso)con questo metodo si potrà saltare la fase 2, poi la fase 3 di cui magari ancora non si è parlato e vista la situazione non ce ne sarà bisogno. I sindacati, anche loro entusiasti dell’idea, chiedono solo un piccolo consulto tra il presidente, chi lo ha votato, Speranza e i Professori Guardo Dentrocapoccia e il tedesco Kamizdeforzen, pantaloni e scarpe comprese. Dice il filosofo Acacciari,siciliano anche lui anticipatamente chiamato a dare un parere, abituato a sentirne di tutti i colori, non nega che questa volta è rimasto curiosamente stupito. L’unico problema che si è creato, ora che il massimo pensabile è stato raggiunto è sul che cosa fare della sua esistenza destinata oramai ad una inutile ricerca dell’introvabile.
Non mi risulta che a Taranto i “sindacati” siano andati a difendere il quartiere Tamburi decimato da morti per cancro,o anche quando negli anni ottanta in centro cittadino a Macerata si permise di far funzionare un inceneritore dal quale la diossina usciva a fiotti (relazione Università Trieste) Ancora una volta, se ce ne fosse bisogno questi personaggi parlano dal loro scranno di privilegi ad un popolo di beoni.
Noto che da diverse voci, nel campo della imprenditoria, da diverse settimane si sta facendo campagna elettorale contro il governo (con una mano) e nel contempo (con l’altra mano) si cerca in tutti i modi di predere soldi dallo Stato.
In Italia prima della chiusura c’erano milioni di Italiani disoccupati,molte grandi vertenze in corso(Alitalia Ilva…..)altre in cassa integrazione,gente che usufruiva del reddito di cittadinanza quindi stipendio sicuro ce n’era per pochi a meno che non si voglia far sempre polemica tra pubblico (di cui io non ne faccio parte)e privato.Quindi direi un sistema se non fallito sicuramente viziato per cui aspettare qualche altra settimana non comporterebbe chissà quali altri danni irreparabili che invece una nuova ricaduta pandemica produrrebbe alla salute e alle famiglie con la perdita dei propri cari.Si potrà fare qualsiasi cosa in sicurezza solo quando si avrà un vaccino il resto sono solo egoismi privati ed in questo caso di categoria.