“Vivo, morto o X”. Sulla ruota, sempre variabile dei destini del centro storico, martedì sera è uscito, neppure tanto a sorpresa visto che il meteo l’aveva previsto, la ‘(ni)x’. Già la neve: perché sempre a proposito del centro maceratese, si potrebbe anche dire: ‘nihil novi sub… nive’. Da circa un quarantennio: quasi mezzo secolo di solitudine.
Già, nulla di nuovo sul martoriato fronte del cucuzzolo dove un giorno lontano gli abitanti del podium Sancti Juliani si unirono con quelli del colle di Santa Croce e in un giorno ancora più lontano i piceni eressero un tempio a Cerere la cui statua venne trovata a 12 metri di profondità quando fu il momento di realizzare le fondazioni dell’attuale palazzo degli Studi. Da allora il punto più alto di Macerata non ha più conosciuto concordia mutando lentamente il proprio Dna. Se infatti -è stato osservato al convegno organizzato da Cronachemaceratesi nell’auditorium Confcommercio- oltre trent’anni fa la popolazione residente sembrava interessata ad una lenta ma sicura emorragia, adesso no pur nell’impoverimento dell’intero contesto socio-economico e nel decadimento abitativo. In effetti anche il capoluogo -con popolazione, intorno a 2.500 unità, e che cresce annualmente- sta conoscendo il ‘fenomeno Corridonia’. Centro storico sempre più dei ‘nuovi maceratesi’. Albania, Romania, Nord Africa, Filippine, India e Cina le provenienze. Gli indicatori? Scuole con classi ormai a maggioranza extracomunitaria, la Montessori che chiude, la Chiesa in difesa ormai nel solo ‘ridotto’ del Duomo, essendo imminente anche la chiusura della ‘storica’ parrocchia di San Giorgio.
Addio ‘vecchia’ Macerata? Sì, certo, quale sarà quella nuova? Nessun indizio è emerso nel pur partecipato, e al solito ‘passionale’ ‘vertice’ notturno alla Confcommercio con le varie ‘anime’ (negozianti e residenti) sorde alle ragioni altrui. Le colpe? Ancestrali. Se il centro maceratese è un ancora un pirandelliano ‘personaggio in cerca d’autore’ bisogna scavare nel passato. Quando, alla fine degli anni 70, la maggioranza di centrosinistra decise d’imporre la pedonalizzazione lo fece perfettamente consapevole che era un passo azzardato non avendo potuto pensare alle necessarie strutture di supporto (leggi: parcheggi). Ma decise così per un dichiarato intento quasi ‘provocatorio’ considerato che quella riforma andava intanto imposta per poi procedere a ciò che si sarebbe dovuto fare per prima cosa: i sopracitati parcheggi. Si comprese tuttavia che il problema del centro storico era un problema di aree lontane dal cucuzzolo: un tesoretto di edificabilità da gestire oculatamente. Eppure, la soluzione era a portata di mano: un parcheggio underground a valle di viale Leopardi, pur vincolata: scrivevo fideisticamente sul ‘Messaggero’ sulla scorta della ‘rivoluzione’ bolzanese con il parcheggio di piazza Walther che aveva risolto dalla sera alla mattina il problema della pedonalizzazione del capoluogo sudtirolese. Mentre si bloccavano catonianamente (“Da noi queste cose non passano, siamo a Macerata!” mi telefonò all’incirca così, evito particolari, il sindaco un giorno prima di ferragosto) innocui tentativi di privati che volevano allargare dependances nell’area vincolata delle mura da bora, al posto della risoluzione tombale al problema centro storico, dicevamo, venne nel 1985, al suo posto la situazione tampone del parcheggio Armaroli. Era già notissimo che non sarebbero serviti a nulla quelle poche decine di posti auto nell’ex mercato del pesce e delle erbe (sfrattato al piano superiore). Posti auto che per di più venivano bloccati occupati stanzialmente dagli impiegati degli uffici pubblici. Si sapeva, ma si fece lo stesso. Ad Adriano Ciaffi e a Graziano Pambianchi, alla cerimonia dell’inaugurazione, ribadii quella mia personale convinzione. Al solito, inutilmente.
Ed inutilmente, qualche anno prima, i commercianti erano insorti ‘mandando’ in consiglio comunale due persone perbene come il generale Cassio e il dottor Graziosi. Alla fine anche quei due gentiluomini si arresero e un incidente stradale sottrasse alla comunità la vita stessa, quella di Mario Cassio, di un maceratese che amava la sua terra e alla quale avrebbe ancora dato tanto in termini di impegno ed onestà intellettuale.
Intanto, per tutti questi lunghissimi anni, il centro ha continuato a conoscere una graduale agonia. Dilaniato dal machiavellico ‘particulare’ (delle varie categorie, costrette per necessità a fare ogni sera i conti con i registratori di cassa), dall’attendismo amministrativo (che alla fine realizzà parcheggi ‘inutili’ ed improduttivi, e che negli anni 90 affidò addirittura a ricercatori bolognesi un nuovo piano di viabilità che sperimentato, dopo 3 giorni fu velocemente abbandonato), dall’emigrazione interna ed esterna che ha portato ad una popolazione che sa tutto di lontani Paesi ma niente di San Giuliano. Dilaniato, il centro, anche dall’ultimo fenomeno della movida, anche se anch’esso in fase calante, considerata la crisi. Non è naturalmente il ‘movimento’ dei giovani a provocare problemi ma lo ‘sballo’ in ore antelucane che si protrae fino all’alba. Il sindaco lo ha riconosciuto: “Si vedono ragazzi che perfino orinano sulle pubbliche vie ed ingiuriano anche coloro che dalle finestre si azzardano a rampognarli”.
“Ed ecco che arriviamo al nocciuolo della questione” dice Romeo Renis, consigliere di maggioranza e per anni segretario del Siulp. “Il problema del centro storico è strettamente connesso a quello della sicurezza. Senza questa nulla è possibile e tutti sono danneggiati: locali pubblici, residenti e giovani che invece vogliono trascorrere una serata senza ‘sballi’ ed inutili provocazioni”. Per Renis, presente al convegno di ‘Cronachemaceratesi’, gli altri punti ‘cardinali’ sono: sostenibilità, innovazione, cultura ed integrazione. Praticamente i ‘nodi’ stessa della società contemporanea. Perché a forza di non risolverli i problemi del centro, questi sono diventati di natura epocale. A forza di sfogliare l’eterna, quarantennale margherita “pedonalizzazione o apertura”, tutto il resto è stato dimenticato o mal risolto. Dice Renis: “Volevo inoltre ringraziare Cronachemaceratesi per l’organizzazione di un dibattito difficile. Lo faccio sostituendo in questo il sindaco da cui mi attendevo il ‘grazie’ per la vostra redazione”.
Apertura o chiusura, dunque? Chi scrive suggerisce un intervallo notturno, di quiete: dalle 2 (quando i locali sono ormai tutti chiusi) alle 7. Da serrare così gli antichi cancelli di ghisa a tutti i ‘cavalli di Troia’ che prima dell’alba scaricano all’interno delle antiche mura gruppi di inquieti guerrieri della notte che con la movida non hanno niente a che vedere, molto invece con i vandalismi, le aggressioni di ogni tipo e l’illegalità: spaccio e furti. Le telecamere potrebbero aiutare molto le autorità di pubblica sicurezza, signor sindaco e signor prefetto. E i residenti ringrazierebbero senza che per questo i commercianti ne abbiano un vulnus economico.
Apertura o chiusura, dunque? Nessuno si è sentito un ayatollah, l’altra sera alla Confcommercio, né Deborah Pantana che ha esibito 4.499 firme (“più la mia e fa 4.500”) né Stefania Monteverde sospettata di ‘radicalismi pedonali’. “Io per la chiusura totale? Macché!” ha smentito l’assessore della giunta Carancini. Il quale da parte sua ha negato ai ‘commercianti’ la proprietà assoluta del centro -che, come abbiamo visto, in effetti appartiene ormai più ai nuovi maceratesi che si adattano a vivere non negli appartamenti borghesi che restano sfitti ma in stamberghe che i proprietari si guardano bene dal riadattare.
Che, tuttavia, qualcosa di vero …ci sia in fondo alle accuse di voler blindare l’ormai ex salotto buono della città, Stefania Monteverde lo ha …freudianamente rivelato quando uscendo dopo il dibattito, in piena nevicata è esplosa in un liberatorio: “Domani firmiamo subito l’ordinanza di chiusura”. No del centro, certo, ma delle scuole.
Poi via per la città innevata, fino in piazza con l’abete natalizio imbiancato e la ‘Maga Cacao’ ancora piena di studenti a sorbirsi una tazza di cioccolata calda che scalda corpo ed anima e non subisce mai crisi in inverno. Poi di nuovo via, con il fuoristrada di Guido Picchio che in fondo a via XX Settembre ha rischiato quasi di sfondare la porta della Fondazione Carima, per via di quella neve, altro problema (ricorrente ad ogni inverno a causa della scarsezza cronica di interventi efficaci) nel corpo piagato di quello che era tanti, tanti anni fa ormai, lo scintillante biglietto da visita di ‘Macerata granne’.
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Basta piangersi addosso.
Suggestivo l articolo.
La politica prenda decisioni. Ma presto!
Ricordo la battaglia di Maurizio Verdenelli per un parcheggio a valle di Viale Leopardi. Già nel 1964 scrivevo sul Carlino di questa necessità, che precedentemente era stata fatta dall’Ingegnere Arrà.
Ma, gli interessi dei partiti della Prima Repubblica che governavano Macerata guardavano alle nuove idee di decentramento lontano dal centro storico. Il risultato è stato che, senza più banche, scuole, uffici comunali e provinciali, e con i centri commerciali lontani, il centro storico è morto. Si riprenderà?
RIVOTATE SEMPRE GLI STESSI!
Complimenti per l’articolo, comprende anche alcuni nomi dei responsabili di questa situazione, come ben inquadra il problema degli appartamenti fatiscenti. E’ scandaloso che all’interno delle mura ci siano centinaia di appartamenti il cui ultimo intervento manutentivo risale al dopoguerra. Macerata è una città che va ricostruita sia sotto il profilo edilizio sia sotto il profilo commerciale. Senza attrattiva residenziale, commerciale e sociale, l’apertura o la chiusura del centro sono esercizi dialettici privi di significato.
«E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia.»
(Giacomo Leopardi)
Complimenti. Ma in questo articolo come in molti altri ed in molte inchieste manca sempre un’analisi:
Quella sui Maceratesi!
Tutto ciò e’ accaduto ed accade perché hanno sempre sinistramente avallato votato confermato premiato supinamente tutto ciò
Sarà la quarta/quinta volta che nominate magacacao nei vostri articoli, c’è qualche parente in redazione? Io non ho nulla contro, sono un amante del cioccolato, solo che €4,50 per un pezzo di torta al cioccolato ,mangiata al volo sul bancone per mia fretta, mi sembrano alquanto eccessivi!!! Che si dessero una ridimensionata
Manco da Macerata da tanti anni, manco da tanto tempo dalla mia bella Macerata e, quando ritorno, e’ come rivivere e rinnovare una devozione mai sopita. Ogni via, ogni angolo, mi ricorda il tempo degli studi, il tempo degli amori, il tempo della giovinezza, il tempo di una vita che certamente era bella, quando di sera ci si ritrovava ai giardini pubblici in tanti per una tornata di ” uno monta la luna ” o di “trentatre'”
Mi ricorda il tempo della passione politica e, seppur non avendo mai preso parte attiva,gli incontri con quanti allora erano i protagonisti della competizione politica nel gestire la citta’.
Non ho mai dimenticato una frase detta da un amministratore di allora ( io parlo degli anni 60 )il quale sodisfatto per aver ottenuto succcesso, parlando degli avversari politici, disse nel nostro dialetto ” l’imo frecati ” ; per la verita’ disse una frase diversa che per decenza non riferisco.
E questa frase era…ricorrente.
Oggi concludo dicendo, che chi e’ stata fregata e’ stata solamente Macerata.
Ci hanno portato via la squadra di volley che ricordava che nella costellazione delle citta’ italiane c’e’ anche Macerata.
Ci porteranno via anche lo Sferisterio?
La mia bella ed amata Macerata e’ come una ammalata cronica, riuscira’ a salvarsi?
A Macerata abbiamo erroneamente progettato lo sviluppo edilizio/urbno cittadino, in completa solitudine.
Senza nemmeno mettere il naso fuori dalla porta di casa, senza minimamente rendersi conto di quello che stava avvenendo (in tutto il Mondo) con la delocalizzazione dei centri commerciali/artigianali/industriali in periferia…
… Negli ultimi 30/40 anni nelle città in pianura gli insediamenti (commerciali/industriali/produttivi) sono finiti in periferia (avete presente l’apertura dei mega centri commerciali in ogni singola città di tutta la Regione??????????)…
Se si stava sviluppando la periferia, in città di pianura, non ci voleva certo una laurea in astrofisica quantistica sperimentale per capire che tanto più, una città in collina, avrebbe sicuramente sviluppato il commercio verso la valle (più strade, più passaggio, più clienti).
Quindi trasferendo lo sviluppo “a valle” il nucleo storico (non soltanto riferito al Centro, ma anche ai 2 Corsi principali) avrebbe sofferto di questa delocalizzazione/trasferimento di clienti.
Ma siccome, per tanti anni, il Centro era il piccolo sole nella cui orbita gravitavano i cittadini delle città intorno (Treia, Montecassiano, Appignano, Morrovalle… perfino Tolentino e San Severino) nessuno ha provato ad immaginare cosa sarebbe successo se si fossero aperti centri commerciali e/o industiali in queste città…
Prima Macerata “viveva” con i cittadini dell’hinterland maceratese… Ora non è più così
Continuare ad elemosinare per 30 posti in Piazza della Libertà, oppure chiedere l’oramai inutile parcheggio a Rampa Zara (di parcheggi, ad uso del centro, già ce ne sono 3, basta sfruttarli meglio!!!) non serve assolutussimamente ad un hacca…
Sono soltanto pagliativi, soluzioni che rimandano l’agonia verso una morte certa….
Inutile accanimento terapeutico.
Bisogna riportare le persone in centro…. E deve essere una chiara strategia complessiva.
Innanzitutto il centro va ripopolato (coppie giovani con figli!!!) quindi si devono trovare i “meccanismi” (affitti agevolati, sconti, ecc.) favorire il ritorno dei cittadini in Centro.
Dopodichè bisogna favorire il piccolo commercio, possibilmente di qualità (ed anche qui c’è da investire per avere meno tasse ed affitti più bassi)
Poi c’è il lato “culturale” che deve coinvolgere la popolazione tutta x tutto l’anno: dalla recita di poesia in Piazza, fino alla sfilata di moda, al concerto di musica Rock, al concerto sinfonico, alla mostra di pittura, al circo epr i bambini, ecc. ecc. ecc. ecc..
Deve esserci una sinergia diversa, una progettualità diversa…
Bisogna cooperare tutti e non vedere egoisticmente il solo proprio piccolo orticello, in quanto quelli che anni fa erano rigogliosi orti oramai sono giardini solo pieni di rampicanti e erbacce…
I cavalli non scommettono sugli uomini e neanche io.
Se la politica è vecchia di 40 anni e questi sono i frutti .. Siamo messi molto bene, ci dovremmo aspettare di peggio dai figli o dagli amici degli amici hanno rovinato una città ma forse ( senza il forse) di più hanno ucciso la cultura e le culture locali e le realtà che un tempo erano preziose per la città per fare spazzi ai grandi faccendieri che si perdono pure milioni di € e nessuno sa dove sono andati .. Ma non fate ridere ai polli. Tra un po’ non ci saranno neppure quelli a macerata.. Portiamo anche il comune sotto a Civitanova potrebbe essere cosi “ Civitanova a mare e Civimacera alta”
Ieri, incontrato casualmente al ‘Grottino’ (negozio di frutta e verdura in via Garibaldi) tra acquisti di castagne, pere, melograni ed uva, uno dei 96 partecipanti -relatori, moderatori e cronisti esclusi- al convegno di Cronache Maceratesi, martedì sera, mi ha fatto riflettere con la definizione che dava degli amministratori maceratesi in riferimento alle politiche attuate per la salvezza del centro storico: “turisti”. “Osservano il problema con l’ottica di un turista che viene in città, magari, per il week end e vuole assistere ad eventi e divertirsi. Ma noi, qui, vogliamo e dobbiamo viverci tutta la settimana, anche al di fuori di Natale, Pasqua, la stagione lirica e San Giuliano!” mi ha detto.
Vero, verissimo. Qualcosa in ogni caso sarà questa ‘visione turistica’ se, come dice un bel manifesto in questi giorni (senza altre indicazioni se non quella di andare sul sito: e se uno il pc non ce l’ha?!), “Macerata è la signora del natale”. E se in piazza da ieri sera è benissimo illuminato un grande abete. La giunta ha in effetti a cuore il centro storico, ma data l’ infausta malattia del ‘luogo’ , si limiterebbe dunque a curarne la ‘febbre’ ed attuare al massimo una clemente ‘terapia antidolore’. Senza possibilità di operare concretamente. Già, bambole, non c’è più una lira e quelle che ci sono non si possono toccare, come ci ripete da sempre il Presidente della Provincia. Allora? Divertiamoci con i clown, le castagne, il vin brulè, il cioccolato, la Notte dell’Opera. Ad un patto però: che paghino i commercianti. “Ne stanno per chiudere tre accanto a me” ha esclamato in assemblea Amedeo Patrassi. Ed allora, perchè il nostro amico, qualche commento sopra, si meraviglia se Cronache maceratesi cita il fiorire di un ‘negozio nuovo’ al posto di quello storico, chiuso da tempo, dell’indimenticabile ‘Signore del Commercio’ maceratese, il comm. Ernesto Guizzardi? Con il cacao almeno ci addolciremo la bocca per rimandare indietro l’idea di un centro storico che, pur mantenendo la stessa popolazione (anzi incrementandola) non è più lo scintillante biglietto da visita del capoluogo, ormai investito in pieno dalla crisi. Un fenomeno che vuolo significare il marxiano ‘lumpenproletariat’ da una parte e che dall’altro rimanda ad esempi analoghi in provincia. Che si chiamano Camerino e Corridonia, quest’ultimo un tempo lontano tra le cento piccole città d’Italia protagoniste del boom.
scusatemi ma tra tutti voi che date colpe o meriti ai vari politici di ieri o di oggi c’è qualcuno che ancora passeggia per le vie del centro perchè io non incontro mai nessuno.uscite da casa e troviamoci in centro ed il problema sara’ risolto.
E’ vero Verdenelli, i nostri politici hanno sempre quello sguardo da turisti, ma non da turisti per caso, perché il viaggio in Italia viene loro organizzato sempre dagli italiani.
Caro Verdenelli, nella ricostruzione storica c’è da aggiungere qualche variabile non indifferente: dal 1989 al 1991 è stato realizzato un parcheggio di 400 posti sotto i giardini Diaz e nel 1995-1998 è stato realizzato il sottopassaggio dal medesimo parcheggio con l’ascensore doppio per il centro storico; nel 1995 è stato realizzato l’ascensore da Viale Leopardi a via Armaroli a servizio del terminal degli autobus urbani ed in vista di un parcheggio (sempre annunciato) a raso a Fontemaggiore (gemello del Garibaldi) con ascensore fino a Viale Leopardi ed a servizio della zona nord-est del centro; nel 1996 è stato iniziato il parcheggio Garibaldi concluso nel 1998; nel 1997 è stato iniziato il parcheggio Sferisterio finito nel 2001; nel 2001 è stato realizzato l’ascensore del parcheggio >Garibaldi. Basterebbe concludere il programma dei ‘parcdheggi a corona’ con il parcheggio a raso a Fontemaggiore!
…naturalmente esistono molteplici altre variabili di istituzioni pubbliche e private come la Provincia, l’Università, le banche, le nuove forme di distribuzione nel commercio…,ma il Comune ha fatto molto della sua parte per la sua competenza in modo continuo anche nella diversità di amministrazioni.