di Mario Iesari
Con l’incontro organizzato da Cronache Maceratesi nella sala riunioni di Confcommercio (leggi l’articolo), la discussione sul cosa fare del centro storico di Macerata ha avuto l’ultimo episodio di un racconto che non si fermerà certamente qui.
Se per un attimo ci spogliassimo della consueta abitudine maceratese di vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto, c’è da dire che questo appuntamento ha dimostrato che la nostra città ormai, al di la della discussione su auto sì, auto no e sui trenta parcheggi da dislocare tutti in piazza della Libertà o altrove, sta incominciando a riflettere sul suo futuro e sta compiendo anche qualche piccolo passo in quella direzione.
Qualcuno ovviamente potrebbe dire che i buoi sono ormai usciti dalla stalla e altri invece che è meglio tardi che mai. Io mi iscrivo, anche caratterialmente a questo secondo gruppo, ma è certo che la semplice constatazione non basta.
Che ci si stia muovendo sembra evidente, sia nel metodo che nel merito: la costituzione di un tavolo di coordinamento stabile con le associazioni di riferimento, il rafforzamento della politica culturale che privilegia soprattutto il centro, un’azione finalmente concreta per rendere più fruibili gli attuali parcheggi, il tentativo di recuperare alcuni contenitori fondamentali (ex Upim e altri ancora), la modifica degli oneri di urbanizzazione per rendere più convenienti le ristrutturazioni, la stessa pedonalizzazione di corso Matteotti. Sono scelte che vanno nella giusta direzione? Secondo me sì. Sono e saranno sufficienti per invertire il trend economico e sociale che penalizza il centro (che non può essere negato) e soprattutto per contribuire a costruire una nuova città competitiva con le sfide, strettamente correlate fra loro, della crisi economica e ambientale?
Secondo me no. O almeno non abbastanza. Ci vuole di più e soprattutto ci vuole una forte dichiarazione di intenti che renda esplicita e condivisa quale è “l’idea di città “ che vogliamo realizzare per i prossimi anni e decenni. Questo processo di identificazione è fondamentale perché permetterebbe a tutte le forze vive della città , e fra queste indubbiamente vanno considerati i commercianti , di comprenderne le motivazioni , di partecipare alla costruzione del nuovo “senso” cittadino e di agire insieme per raggiungere obiettivi condivisi e collettivi.
Nell’incontro di ieri sera in effetti non ho visto persone o gruppi, al di la di qualche forzatura, chiuse in maniera definitiva nel loro particolare. Ho visto cittadini ed amministratori che facevano fatica soprattutto a conciliare le esigenze pressanti dell’oggi con le necessità di una prospettiva di medio lungo periodo che ricostruisce il nuovo ruolo della città . E questa mediazione fra l’oggi ed il domani può esserci, non lo scopriamo certo noi in questo momento, solo con una forte e condivisa visione della strada che si vuole intraprendere e con una capacità di mediazione che permetta di conciliare questo percorso, senza perderlo di vista, con le difficoltà del presente .
Si tratta quindi di avere , condividere ed implementare una visione di Macerata futura in grado di affrontare le sfida che le sono di fronte. In questo contesto il Centro Storico avrà il suo spazio ed il suo ruolo attivo. Quale sarà la Macerata futura evidentemente questo può e deve essere il frutto della elaborazione e del pensiero di molti. Per quanto mi riguarda credo che debba essere una città che guarda all’Europa e non solo alle “disfide di quartiere” , una città che ha realmente compreso l’esigenza di uscire dal modello di sviluppo ( spesa pubblica poco produttiva , edilizia “aggressiva” , difesa della rendita e dalla competizione di mercato) su cui ha prosperato e che ha ormai perso tutta la sua forza propulsiva .
Oggi bisogna realizzarne un altro, che in parte sta già prendendo forma. Un modello di sviluppo che faccia leva su innovazione ( trasversale , tecnologica e sociale , cultura (intesa come economia della conoscenza), sostenibilità (che non è solo attenzione all’ambiente ma anche opportunità di business e qualità della vita) ed inclusione sociale . E questo non lo dico io ma è la linea guida dello sviluppo che la Comunità Europea intende perseguire. Lo chiede in particolare la sfida della competizione internazionale che non è solo quella delle merci o dei servizi , ma anche quella per acquisire i fondi finanziari per i necessari investimenti e soprattutto le preferenze dei giovani qualificati e creativi (quelli che hanno più voglia e capacità di innovare) che oggi vogliono e possono scegliere dove andare a vivere e a lavorare (chi di noi non ne conosce almeno uno che lo ha fatto già ?). E’ proprio su questi giovani , sulle loro ambizioni , sui loro desideri che oggi dobbiamo misurare l’attrattività della nostra città e di conseguenza del nostro Centro Storico.
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Ma quali sfide… aggiustate le strade e fate parcheggiare facilmente la gente che viene, e non fate aprire supermercati ogni 100 mt assumo il personale poi lo licenziano dopo pochi giorni o mesi, e fanno chiudere le attività della città, ma perché non le tutelate? … e fate eventi per far ritornare la gente in centro… basta poco…
Condivido con il sig.Iesari , basta a guardare sempre il bicchiere mezzo vuoto.
Lodevole il tentativo di pensare discutere e proporre soluzioni anche in incontri pubblici.
La verità non ce l ha in tasca nessuno ma resta il fatto che un’amministrazione della città esiste e ha l onere di prendere decisioni,magari scontentando anche qualcuno. Questo per ora non è stato fatta ma spero si farà.
Iesari, mi scusi ma ” v’astregne” , dopo avere scritto tanto, che bisogna fare domattina secondo lei per il Centro Storico ?
Per i miei gusti , manca un elemento essenziale in tutto il suo contenuto, ossia IL COME: COME??? Sa, a parlare siamo buoni tutti, ma a dire cosa fare in concreto si contano sulle dita. Nel finale poi parla di giovani…e dunque? Che cosa farebbe lei, e il prima possibile?
Si rende conto che nonostante il suo personale ottimismo, siamo oltre il limite di sopravvivenza per le attività commerciali, nel mentre si discorre di pedonalizzazione sì/no, chiusure al traffico sì/no , parcheggi e orari di parcheggio?
La mia idea di centro Storico, mi perdoni, è del tutto diversa dalla sua. Prima di tutto dissento fin dal titolo; Macerata che per il suo sviluppo, la sua ripresa, guardi all’Europa, mi fa tenerezza, per non dire rabbia. Io, se permette, guardo quanto misura il termometro a casa mia, no quello che segna a Bruxelles. Tanto più che l’Europa , questa Europa, è una grossa zavorra da portare per l’Italia, figuriamoci …per Macerata! Dove lo vede il benefit? Che in altre città si va a piedi per i centri storici? Ah sì? Ci dica anche da quando però, è iniziata una seria politica in questo senso! Iniziarla ORA, potrebbe essere la botta finale alle attività esistenti: ci ha riflettuto? Gleine importa qualcosa a lei personalmente? Il suo reddito viene da una di quelle attività, o può fregarsene tranquillamente, che non lo tocca, se si riesce a sbarcare il lunario, tra affitti, tasse, dipendenti spese varie?
La mia idea di Centro Storico dunque non è affine alla sua, manco per niente, nè a tante altre che cercano conciliazioni, mediazioni varie, ma siccome io ai tavoli non credo e nemmeno agli stati generali della cultura e via discorrendo, perchè convinta che sono l’ennesima perdita di tempo nel trovare la cura a un malato terminale, intervengo tanto per intervenire, dato che il discorso così imbrigliato non mi appassiona. Tanto, c’è da fare, e al più presto, ma non nella vostra direzione. Questo è quanto penso io, chiaramente.
Il centro sotrico sarà vivo , tornerà vitale, solo quando scusi l’ espressione, un vecchio tornerà a scatarrare per terra, un bambino a sbucciarsi le ginocchia sui sanpietrini , quando cioè la vita quella vera, non culturalmente idealizzata, tornerà a riprenderne possesso.
Buon lavoro a tutti.
Si e’ pure detto che il saldo dei residenti e’ attivo…solo che a fronte dello spopolamento delle famiglie maceratesi si sono insediati gruppi di extracomunitari che ricevono tanto dal Comune equo solidale e danno poco niente.
Il saldo degli esercizi commerciali e’ in pareggio…chiudono quelli storici fondati dalle famiglie maceratesi ed aprono quelli improvvisati. Qui però il discorso e’ meno politico: alcuni commercianti hanno creduto che la crisi era una ventata passeggera ed hanno continuato a mantenere un polveroso velo di triste sobrietà nelle loro vetrine, con prezzi non più sostenibili; per contro i proprietari dei locali affittano all’avventuriero di turno pur di mantenere canoni alti (harakiri?!?).
I maceratesi pensano che pagare un parcheggio per poi arrampicarsi per raggiungere un luogo desolato non sia più un ambito passatempo; dopo tutto non ci sono uffici pubblici, banche ecc. per cui un caffè costoso e scomodo non attira.
30 posti auto ad €1,50 per mezz’ora in Piazza della Libertà e’ la soluzione? Magari!
Ma allora 15 posti gratuiti in Piazza Strambi, 40 in Piazza Mazzini, con disco da 45 minuti dal lunedì al venerdì ed un ordinato parcheggio scouter in Piazza Vittorio Veneto, sarebbe una panacea. E’ una proposta choc? No, e’ quello che c’era qualche anno fa!
Moroni , la ringrazio per il suo contributo che spero mi permetta di chiarire meglio ciò che intendevo. Una premessa . I commenti di Cronache Maceratesi sono un confronto di idee. da qui discende che tutti gli interventi hanno di per se il pregio e il difetto di essere “chiacchiere” , visto anche che nessuno di noi (o quasi) ha la possibilità o il rischio di doversi cimentare per renderle reali. Ma che siano comunque un segno di vitalità cittadina rimane visto anche il loro successo. Inoltre trattandosi di confronto di idee le persone che ci sono dietro contano poco o nulla tanto è vero che molti , non noi due, si confronto usando nome di fantasia e non per questo le loro idee non sono considerate. Lasciamo quindi perdere i tentativi di sminuire il pensiero altrui cercando di indovinare chi ci sta dietro , anche perché , tentando di indovinare si corre il rischio di prendere delle belle cantonate.
Il succo del mio commento era dunque. Macerata ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo visto che il precedente ha praticamente terminato di dare il suo contributo positivo , lasciandoci ora solo i guasti provocati. La crisi del Centro Storico è figlia diretta di questa situazione e quindi potrà trovare una soluzione definitiva solo quando sarà avviato un nuovo percorso di sviluppo dell’intera città. Questa nuova strada , a mio parere, deve guardare necessariamente ad un contesto internazionale quantomeno europeo . Perché non dovrebbe essere cosi ? Devono farlo le nostre aziende , devono e lo fanno i nostri figli , specie quelli più preparati e determinati che confrontano le chance che hanno nel nostro territorio con quelle che pensano di trovare in Olanda , Germania e magari anche Polonia . Poi scoprono che in quei territori non solo ci sono opportunità di lavoro ma magari si vive anche meglio. Inoltre guardare dove va l’europa ci permette anche di giocarci le opportunità possibili per raccogliere i finanziamenti diretti o indiretti destinati a finanziare appunto il modello di sviluppo che la Comunità intende perseguire . Le cose stanno cosi, credo, ci piaccia o no. Senza l’energia dei giovani e senza soldi per finanziare progetti non andiamo da nessuna parte. Quindi dobbiamo realizzare un progetto di città coerente con questi riferimenti . Le esigenze e le richieste dei giovani e gli indirizzi di sviluppo europei . Significa allora pensare in termini di innovazione tecnologica e sociale , cultura, sostenibilità . E’ possibile andare ancora più in dettaglio certo ma ci saranno i modi ed i tempi e soprattutto i contributi di molti , spero anche i suoi. Ora sarei soddisfatto se intanto su questo punto di partenza fossimo d’accordo; sarebbe un piccolo ma importante passo avanti.
Iesari, cerco di seguire il suo tracciato per replicare punto su punto.
– Nessuno, vuole sminuire niente, nessuno, mette in discussione l’importanza del confronto di opinioni che viene esercitato attraverso i commenti su questo giornale ; tanto è vero , che anche io come lei frequento questi spazi ,anche se da qualche tempo più sporadicamente, e che ora siamo qui a fare esattamente questo da privati cittadini, ancora una volta attenti a quelle che sono le questioni di pubblico interesse che ci riguardano più da vicino, sia come residenti che non , in quanto stiamo parlando del centro di quello che per il momento è ancora il capoluogo di 57 Comuni del maceratese, con tutte le sue attività, siano esse culturali, commerciali o di servizi, e lo si fa certamente, come sottolinea, con la chiara consapevolezza che il nostro grado di incisività si ferma a livello contributo di partecipazione al dibattito. Semmai lamento la lentezza, l’indeterminazione decisionale in qualsivoglia chiara presa di posizione che caratterizza questa P.A. E ‘ trascorso un anno, stesso periodo, da quando leggevamo fu aperto l’ennesimo “tavolo” di trattativa fra associazioni commercianti, residenti e Comune, per spuntare un’ora in più o in meno di apertura al centro, con il solito risultato della pecora macchiata, metà bianca, metà nera, tanto per non dover scontentare nessuno. E questa è la politica, che si nutre di consensi, perciò ci va cauta. Eccoci quindi un anno dopo a parlare sempre della stessa medesima cosa.
– Proprio perchè non siamo nuovi al dibattito che coinvolge direttamente e indirettamente il nocciolo della città, il suo centro storico, che serva un nuovo modello di sviluppo a tutto campo, ci trova assolutamente d’accordo. Anche qui semmai ,divergo sulla prospettiva da cui ci si affaccia per intervenire , speratamente in modo veloce e risolutivo sulle tante questioni ancora aperte, sulle criticità che hanno paralizzato un sano sviluppo di questa città.
– Nel merito quindi mi chiede “Perchè non guardare ad un contesto internazionale quantomeno europeo?” Perché non dovrebbe essere cosi ?”
E io qui le rispondo, che intanto se ci si trova in questa condizione è perchè secondo me si è troppo guardato finora al modello internazionale ed europeo, che magari funzionerà bene in altri Paesi, ma che per le nostre specificità territoriali, produttive, è stato assai deleterio, facendoci perdere di vista le nostre peculiarità. Lo attesta il fatto che la crisi che stiamo vivendo, nasce da un contesto internazionale ed europeo: e su questo spero lei sia d’accordo con me, vedo poco margine di diversa lettura dei fatti, a parte le incapacità e tutto quanto sappiamo investe la politica nazionale dei nostri governi.
Un tempo era il mondo intero, l’Europa stessa che guardavano all’Italia come fonte di cultura, progresso, civiltà, sviluppo industriale. Senza alcuna suggestione, è qui nel maceratese, cosa sempre più documentata ( ho assistito recentemente a una conferenza di un profondo conoscitore di arte e architetture alto medievali, che mi ha allargato gli orizzonti storico-conoscitivi in tal senso sul nostro territorio) che attraverso i franchi, si è dipanato il sorgere della vecchia Europa,con l’esportazione di un modello nato qui, proprio qui.
Ora quindi per non farla troppo lunga e sottile, confermo la mia diversa prospettiva rispetto la sua. Forme e modi di attuazione riguardo le politiche locali, conseguono dai due diversi approcci sistemici. Io trovo che la nostra più bella caratteristica , sia proprio quella di essere provincia. Doverci cambiare per assumere un atteggiamento che non è nostro, che non ci appartiene culturalmente, rischia solo di farci diventare un’altra cosa da quello che siamo- cosa, non saprei- e di renderci in questo modo davvero dei provinciali, nella sua accezione negativa del termine, però.
– Circa l’ultimo argomento.
All’Europa, piacente o no apparteniamo, quindi indipendentemente da come si vorrà guardare al futuro da Macerata, le risorse che l’Europa impegna coi sui fondi, nulla vieta, anzi obbliga che ce se ne debba avvantaggiare. Sui giovani ho le mie idee, su quello che a loro servirebbe davvero, ma che esulano dalla sua impostazione, per cui non vado oltre. Anche perchè, comincio ad avere un certo ritegno, come adulto, come genitore, a parlare di nuove generazioni estromettendoli da ogni reale partecipazione al processo decisionale che li riguarda, quando, la nostra generazione e quelle successive, li hanno spogliati di tutto, per primo del loro diretto sguardo al futuro. E si continua a volerne essere noi gli artefici. Strana perversione, la nostra.
Moroni , sul suo passaggio finale riguardo ai giovani non posso che essere d’accordo . Per quanto riguarda il confronto con un ambito globale , o almeno europeo, mi permetto di farle notare , se riesco ad essere più chiaro, che definire il campo di gioco non significa uniformarsi anzi ma accettare le competizione facendo leva proprio sulle proprie differenze e distintività, riconoscendo però dove sono forti gli avversari e quali sono le regole. Altrimenti si può giocare da soli ma si finisce di certo nel non migliorare più.
Mario, ho riflettuto bene prima di intervenire ancora, ma solo per non creare un siparietto di confronto esclusivo fra me e lei. Ritengo però farlo perchè in fondo credo che, sia la sua che la mia posizione riflettano quella di tanti altri su un dibattito a più ampio raggio sia per l’italia che Paesi come la Francia, la Grecia, il Portogallo, ossia dentro o fuori l’Europa nel prossimo futuro, oppure quale Europa , non certo questa, poco improntata alla politica ma per contro molto economica, che a noi italiani troppo ci penalizza.
Ciò detto, potremmo stare a scrivere pagine su pagine dalle nostre opposte vedute, che convergono solo su un punto: l’interesse a che Macerata torni ad essere un centro propulsore sotto tanti e tanti profili.
Ciò di positivo che traggo comunque dai suoi interventi , è poter capire se veramente una Macerata che guardi all’Europa sia il modello ideale di riferimento per un nuovo sviluppo , oppure lo si adotti sempicemente perchè in mancanza di uno proprio da imporre su tutti quelli precotti- preconfezionati.
Sarà che non amo le sfide, le competizioni, non sono nata per questo, faccio le cose solo perchè le sento, e a quel punto sì, per forza, devo scontrarmi con chi vorrebbe tarparti le ali; sarà che non seguo questo vento di internazionalismo europeo , imposto da precedenti governi senza nemmeno una preventiva consultazione popolare, sarà che le cose preferisco farle che dirle, quando possibile, sarà che mmentre tanti invitano di più a viaggiare, io preferisco leggere le pietre sul mio territorio per scoprire la via del mio futuro, sono decisamente per una sempre più progressiva re-italianizzazione e , nel caso specifico, re- maceratizzazione, auspicandomi naturalmente che si migliori pari passo quanto di difettoso c’è in ogni carattere locale.
Penso questo, perchè prima di tanti cambiamenti dovuti proprio allo scimmiottamento di quanto avveniva in città più grandi, all’estero, nelle capitali in genere ( vedi traslazione del commercio nelle periferie con la GDO, degli uffici amministrativi, vedi chiusure dei cinema in centro, vedi tanto altro di negativo accaduto e di cui portiamo il segno e che ora ci vede tutti impegnati in controtendenza) le cose andavano tanto meglio che oggi. I negozi del centro di Macerata, perlopiù erano esclusivi come adesso , ma con la differenza che il centro era continuamente trafficato di persone.
Parto da questo presupposto per guardare , non con nostalgia al passato, ma in avanti.
Grazie Iesari, di questo suo paziente botta-risposta. Non interverrò oltre, credo di essermi espressa anche io come lei,abbastanza chiaramente. La saluto.
Non c’è davvero niente di meglio d’un bel dibattito sul futuro d’un centro storico – ed a Macerata se ne sanno rimestare gli ingredienti con una particolare sapienza culinaria – per mettere addosso un po’ di voglia di centro commerciale.
Tamara hanno la testa di coccio, poi a sbucciarsi i ginocchi siamo tutti non o solo i bambini, con le strade che hanno fatto… ma e possibile che nessuno fa nulla la politica dove sta?…. a Civimacera e tutto ex, ex upin ex Oviesse ex antichi forni ex sferisterio ex macerata tra saremo solo ex .. Dopo gli ultimi.. AMMMMBHEEEEEEEEE beati gli ultimi che saranno i primi cosi ha detto qualcuno peccato lo hanno ammazzato per primo.