di Carmen Russo
Come una soffitta smessa ovvero una stanza non utilizzata dove polvere e oggetti rotti e in disuso vengono accatastati, è un potenziale inespresso di una casa, che potrebbe però essere luogo di molte e versatili idee, così gli spazi giacenti e lasciati al degrado sono uno spreco per l’organizzazione e la vita di una città.
Proprio in questi tempi nei quali si parla della morte, non solo economica, del centro storico di Macerata, l’attenzione non poteva non focalizzarsi su quella realtà entrata ormai a far parte della normalità che vede sempre più spesso e sempre più ambienti – sia aperti che chiusi- abbandonati a loro stessi.
Per questo motivo è stato organizzato, oggi, dal Coordinamento delle associazioni per il Centro Storico, un incontro pubblico nel Cortile di via Illuminati, uno dei migliori esempi di incuria di uno spazio potenzialmente utile e comodo.
L’architetto Guido Strinati racconta la storia di questo cortile, sconosciuta ai più. Esso è passato da essere orto, in discesa, coltivato per il sostentamento dalle Clarisse di Santa Chiara, all’essere livellato e usato come spazio dell’ora d’aria dei detenuti quando la struttura alle sue spalle -e successivamente anche quella costruita di fronte- era adibita a carcere, per poi passare da proprietà del Comune a proprietà dell’Università di Macerata che avrebbe dovuto modernizzarla, ristrutturarla e renderla fruibile almeno dagli studenti. L’essere stato connesso al carcere -prima papalino e poi cittadino- ha fatto sì, inoltre, che nel perimetro del cortile venissero erette alte mura per permettere l’isolamento. Quelle mura, però, abbattute solo per metà in altezza da un lato e per un pezzo in lunghezza per permettere l’inizio dei lavori di ristrutturazione, sono ancora lì. E i suddetti lavori, che sarebbero dovuti terminare nel lontano 2002 -come riporta il cartello visibile da Via Illuminati- non sono evidentemente stati ultimati. A causa di ciò, negli ultimi anni, sono costretti ad una sorta di schermatura i residenti sui vicoli, bui e umidi, che circondano la struttura. “Molti luoghi donati all’Università hanno perso la loro originaria bellezza a causa di una maldestra modernizzazione atta solo alla fruibilità” – sostiene sempre Strinati.
Ma non solo questi i posti che sono soggetti ad un uso inferiore alle proprie possibilità economiche, turistiche, culturali e di svago: “per citarne altri il Bar dello Sport ai piedi delle scalette e la Rotonda dei Giardini, di privati l’Ex Upim, il Cinema Corso e a breve l’ex Oviesse” dice Stefano Casulli, del coordinamento associazioni del Centro Storico. Casulli poi prosegue: “Noi chiediamo che i locali pubblici vengano restituiti alla fruibilità della cittadinanza attraverso bandi per associazioni, studenti, giovani e disoccupati che sappiano valorizzarli e che il Comune apra un tavolo con i proprietari dei principali locali privati per l’organizzazione di attività per medi periodi e non solo per iniziative estemporanee”.
Per affrontare questo e anche altri temi che attanagliano la popolazione, residente e non, del centro storico è stata indetta dal Coordinamento delle associazioni per il centro storico un’assemblea cittadina per lunedì 4 marzo alle ore 21 al Cineteatro Italia. Tutti sono invitati a partecipare.
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Il piano di recupero del centro storico prevedeva l’abbattimento dei muri e la realizzazione di un giardino pubblico.
Chi ha autorizzato la costruzione del grande bunker che di fatto non permetterà mai la realizzazione del giardino??
Perchè è stato approvato un progetto palesemente in violazione con il piano di recuoero del centro storico??
… c’è da ricordarsi che prima dell’Università c’era un carcere e in quel posto c’era il cortile in cui i carcerati andavamo a prendere l’ora d’aria ed abbattere e portare via il gran muraglione costa sicuramente un sacco di soldi che il Comune come al solito non ha e l’Università giustamente non ha intenzione di cacciare neanche un Euro.
… c’è da ricordarsi che prima dell’Università c’era un carcere e in quel posto c’era il cortile in cui i carcerati andavamo a prendere l’ora d’aria ed abbattere e portare via il gran muraglione costa sicuramente un sacco di soldi che il Comune come al solito non ha e l’Università giustamente non ha intenzione di cacciare neanche un Euro.
Appunto!!! Ma la legge non è uguale per tutti???
I proprietari delle case in centro storico che hanno voluto ristrutturare la loro casa hanno duvuto rispettare le prescrizioni del piano di recupero, l’università invece no!!
Perchè???