GIU’ LA SARACINESCA
In centro la Macerata che chiude

INCHIESTA SUL COMMERCIO - Fuggi fuggi dei commercianti dentro le mura; i nuovi arrivati resistono in media un anno prima di traslocare. Decine i locali sfitti in un raggio di 100 metri. I prezzi proibitivi degli affitti e il calo degli incassi le motivazioni principali per abbassare le serrande

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Corso della Repubblica è l’emblema della crisi del centro storico: solo in questa via ci sono 7 attività che hanno chiuso

 

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La vetrina di Follie, che ha chiuso dopo circa 30 anni di permanenza tra le mura cittadine

di Filippo Ciccarelli

“Macerata, che nome! Che slargata de còre a numinalla!” scriveva molti anni fa il grande poeta maceratese Mario Affede, che con questa dichiarazione d’amore apriva uno dei suoi componimenti più famosi, Macerata de li vrugnulù. Se oggi Ademaro fosse vivo, e se camminasse per il centralissimo corso della Repubblica, probabilmente esclamerebbe “Macerata, che magone!”. E non gli si potrebbe dar torto; il salotto buono della città, il tanto discusso centro storico, è ridotto male. I negozi sono chiusi, i locali sfitti e vuoti, sulle vetrine campeggiano i cartelli vendesi/affittasi insieme a fogli di carta che coprono la desolazione all’interno. In un raggio di 100 metri in linea d’aria sono decine le attività che hanno cambiato aria. Imboccando corso della Repubblica da piazza Vittorio Veneto saltano subito all’occhio le tre vetrine di Reginelli, che dal 31 agosto ha cessato l’attività. Guardando dall’altra parte le cose non migliorano: hanno chiuso Alex (già da un anno), Noir e Follie; questo negozio era aperto da oltre 30 anni ed ha mantenuto la propria presenza negli altri punti vendita di Piediripa, Tolentino, Civitanova e San Benedetto, ma non ha resistito nel centro storico di

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Due delle quattro vetrine di Reginelli, che ha chiuso dopo un anno di attività

Macerata. Vicino alla Libreria Mondadori c’era una profumeria, di cui si sono perse le tracce. E poco più avanti “Il Fiorile” annuncia una “prossima riapertura”, ma in piazza Mazzini. Non hanno trovato un nuovo proprietario i locali dell’ex Agnetti, che rimangono tristemente vuoti.
Le cause? Oltre a quelle note, ce ne sono un paio che non dipendono dalla politica scelta da questa o quella giunta; gli incassi diminuiscono perché la gente non compra più come un tempo – visto il momento di crisi, ma vista anche la concorrenza di centri commerciali e di altre realtà vicine che offrono un’ampia scelta a prezzi contenuti. Cala il fatturato, dunque, ma le spese aumentano, per via degli affitti proibitivi; in corso Matteotti un negozio può pagare anche 4.500 euro al mese di affitto, in corso della Repubblica in media si spendono 1.000 euro per un locale di 60 metri quadri. Sui prezzi decisi dai privati il Comune non può fare molto – ne è prova la situazione dell’Upim, i cui locali sono sfitti da anni, ad eccezione del piano terra su corso Matteotti che spesso è sede di mostre ed esposizioni – ma è necessario che qualcuno si interroghi sul significato di “riqualificare” una scatola che sta diventando sempre più vuota, cercando soluzioni che siano meno estemporanee di

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La Puccia ha chiuso i battenti e si è trasferita in Svizzera

iniziative pur piacevoli e di successo come le notti dell’Opera che animano la città.
Se Ademaro decidesse poi di tornare sui suoi passi passando per via Gramsci trasecolerebbe di nuovo. “Again out”, infatti, è prossimo alla chiusura (le serrande si abbasseranno sabato 29 settembre, dopo 4 anni di attività), mentre le tre vetrine della ex Banca di Roma, che dominano una parte di piazza Cesare Battisti, sono ancora in cerca di un affittuario. Di fronte allo storico caffè Venanzetti resiste l’altrettanto storico negozio Vanità; ma da agosto dello scorso anno al posto del confinante Liolà campeggia il cartello vendesi. Basta voltare la testa dall’altra parte per scoprire che dal centro storico è fuggito anche il negozio di intimo Emozioni, trasferito in corso Cavour, mentre i titolari de “La Puccia” si sono trasferiti in Svizzera. Ha chiuso anche un altro negozio di alimentari, I sapori della Valle, e da via Gramsci ad ottobre se ne andranno via anche il Rotary e l’Università della terza età. Non bastano le dita di due mani per contare i negozi che chiuderanno o che hanno già cessato l’attività, in due minuti di passeggio: sono 13, alcuni dei quali hanno chiuso i

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Again out di via Gramsci chiuderà il 29 settembre

battenti già da diversi anni. A destare ancora più preoccupazione il fatto che molte attività di nuova apertura resistano un anno o poco più; Reginelli in corso della Repubblica è un esempio, ma anche alcuni nuovi “residenti” di corso Matteotti potrebbero lasciare il centro. Uno di questi è Silvian Heach, che ha aperto al pubblico nel mese di ottobre 2011, ma non troverebbe soddisfazione nel fatturato raccolto in città.Anche Again, dopo l’imminente chiusura del suo outlet in via Gramsci, potrebbe seguire lo stesso destino. L’emorragia dei commercianti del centro storico di Macerata, gravati da affitti sempre più proibitivi e dal calo del giro d’affari, sembra essere inarrestabile: di questo passo, per contarli, servirà il pallottoliere.

(Foto Cronache Maceratesi – Vietata la riproduzione)

 

 

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Alex di corso della Repubblica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’ex Banca di Roma in via Gramsci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Again di Corso Matteotti

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Negozi chiusi in corso della Repubblica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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