Park Sì o park no? Decisamente no

IL COMMENTO - Un'operazione incomprensibile decantata dal sindaco Carancini come un affare eccezionale. I conti non tornano e i documenti parlano chiaro: la struttura è di proprietà comunale e la concessione potrà essere fatta cessare, prima della scadenza e con un preavviso di almeno un anno, solo per motivi gravi di pubblico interesse. Quali sarebbero?

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L'avvocato Giuseppe Bommarito

L’avvocato Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito

E’ difficile dare torto alle opposizioni quando, cercando tra di loro una pur difficile sinergia, lanciano critiche di notevole portata contro l’assurda operazione dell’acquisto del Park Sì, voluta a tutti i costi dal sindaco Carancini, che la propose con singolare determinazione già durante la recente campagna elettorale.
Come è infatti noto, Romano Carancini, reduce dalla trionfale e tempestiva costruzione del bunker dinanzi allo Stadio Helvia Recina, portato avanti in tempi rapidissimi a mo’ di “spezzatino”, e quindi nel più totale disprezzo della normativa sugli appalti pubblici, con possibili profili di rilevanza pure penale (ma intanto pudicamente e prudentemente riservato sullo stallo totale del nuovo polo natatorio di Fontescodella, dove le ruspe come sempre latitano), punta caparbiamente da tempo a questa acquisizione, forse per rafforzare il piglio decisionista che sta caratterizzando l’avvio del suo secondo mandato.

L'ingresso del ParkSì ai giardini Diaz

L’ingresso del ParkSì ai giardini Diaz

Un acquisto a suo dire fondamentale, sul quale sembra che esista già un mezzo impegno dell’Apm (che, per elementari motivi di trasparenza, sarebbe bene rendere pubblico, anche per capire sino a che punto l’Amministrazione si è già esposta nella trattativa con la Saba Italia s.p.a.), da inserire in un più generale piano di rivoluzione dei parcheggi nel centro storico con grossi vantaggi per la collettività (la struttura, se in futuro fosse gestita dall’Apm, rimarrebbe aperta 24 ore tutti i giorni ed il costo della sosta sarebbe di 2-3 euro al giorno, molto più contenuto delle cifre attuali) ed ormai prossimo ad arrivare in Consiglio Comunale, ove si preannunzia – come è giusto – una grossa battaglia.
“A Macerata serve – così parlò Carancini circa un mese fa di questa operazione (leggi l’articolo), definita appunto di importanza addirittura strategica – un parcheggio baricentrico a servizio del centro storico… Non compriamo una struttura di proprietà del Comune, ma un parcheggio realizzato da una società privata che all’epoca ha investito miliardi di lire, con una parte minima di contributo pubblico. Praticamente è come se comprassimo un immobile del valore attuale di 3 milioni e 250.000 euro ad un costo decisamente inferiore, all’incirca 1,7 milioni…”.
Insomma, un affare eccezionale per il Comune, secondo le parole e la musica del Carancini-pensiero, anche se, consultando gli atti di tale sconcertante vicenda, i conti non tornano affatto e le inesattezze appaiono evidenti, al punto che l’affarone, paragonabile ad una vincita stramilionaria al superenalotto, si direbbe che stia per farlo proprio e solo la società concessionaria spagnola (i cui dirigenti, a mio avviso, se la vicenda dovesse andare in porto così come sino ad oggi si sta delineando, subito dopo dovrebbero tutti andare di corsa al santuario iberico di Santiago di Compostela per una solenne novena di ringraziamento).
In primo luogo difatti va detto che non è per nulla vero che il Park Sì, come stranamente ha sostenuto il sindaco, non sia già di proprietà comunale e che al Comune in fase di realizzazione esso sia costato solo qualche spicciolo. Gli atti al riguardo, a partire dall’originaria concessione del 1988 arrivando all’accordo transattivo del 1995 (quello che formalizzò la rinunzia all’impianto di risalita meccanizzato con scale mobili, sostituito dal percorso pedonale con ascensori poi realizzato), parlano chiaro ed evidenziano la sicura proprietà della struttura in capo al Comune di Macerata, formalizzano la durata della concessione alla Italinpa s.p.a. (oggi Saba Italia s.p.a.) sino al febbraio 2038, e quantificano al di là di ogni dubbio l’ingente costo dell’opera, pari a quasi otto miliardi delle vecchie lire, quattro milioni circa di euro. E di tale importo, la parte maggioritaria (e non quella minima, pertanto), cioè oltre il cinquanta per cento, pari a quattro miliardi, venne pagata proprio ed indiscutibilmente dal Comune.

Il sindaco Romano Carancini

Il sindaco Romano Carancini

Va aggiunto che quanto all’epoca pagato dalla società concessionaria non doveva affatto essere restituito dal Comune, ma rientrava nella concessione, nel senso che sarebbe stato recuperato, con tutte le incognite del rischio di impresa, dalla Saba Italia s.p.a. proprio con i ricavati annuali della gestione del parcheggio multipiano.
Ma negli atti pubblici c’è scritto anche di più, e cioè che nella fase di gestione la concessione potrà essere fatta cessare, prima della scadenza e con un preavviso di almeno un anno, solo per motivi gravi di pubblico interesse (art. 24 della convenzione originaria), motivi ad oggi non esplicitati in alcun modo dal sindaco Carancini, se non con riferimenti del tutto generici alla potenziale migliore fruibilità della struttura.
Ebbene, se è indubbio che l’investimento della Saba Italia s.p.a. non ha poi portato alla società spagnola i frutti sperati, probabilmente per il costo eccessivo della sosta oraria praticato nel Park Sì (molto più alto di quello degli altri parcheggi cittadini), tanto che – a quanto se ne sa – la stessa società concessionaria non vede l’ora di sbarazzarsi di una struttura che ogni anno comporta perdite di gestione di 150.000/200.000 euro (destinate a reiterarsi, proseguendo il trend attuale, per gli altri ventitrè anni che ci separano dal 2038, con ulteriori perdite prevedibili di tre/cinque milioni di euro), non pare affatto ragionevole, e tanto meno di pubblico interesse, che il Comune di Macerata o, per esso, l’Apm, versi anche solo un euro per acquisirla, e tanto meno il milione e settecentomila euro (o i due milioni di euro pure ipotizzati in questi ultimi mesi) di cui parla il Sindaco Carancini. Al contrario, secondo logica, buon senso ed il comune andamento delle transazioni commerciali, dovrebbe essere proprio la società concessionaria a versare al Comune un congruo indennizzo per ottenere l’anticipata risoluzione del contratto di concessione, per essa così gravoso sia nell’attualità che in prospettiva.
Oltre tutto, il Comune dovrebbe acquisire un’opera che si trova in uno stato di manutenzione piuttosto precario, con ulteriori costi di sistemazione che a quel punto rimarrebbero a carico dell’ente pubblico (secondo lo stesso Carancini, l’Apm dovrebbe investire ulteriori 200.000 euro per la riqualificazione dell’impianto), sebbene nella concessione sia previsto che proprio la società concessionaria avrebbe dovuto curare la conservazione dell’impianto e che, per garantire il rispetto di tale impegno, avrebbe dovuto costituire un fondo di accantonamento per spese di manutenzione e/o rinnovazione impianti ed attrezzature. E, aggravando ancora il peso complessivo dell’operazione, dovrebbe ovviamente anche assorbire il personale dipendente della Saba Italia s.p.a. attualmente utilizzato presso il Park Sì.
Per non parlare, in tale veloce panoramica dei costi prevedibili che il Comune (o, meglio, l’Apm) potrebbe illogicamente addossarsi per acquisire ad un prezzo del tutto ingiustificato una struttura in pesante perdita, della spesa per modificare l’accesso al parcheggio, che con un’apposita rampa dovrebbe essere spostato da via Mugnoz all’area limitrofa ai giardini Diaz (ove, con un successivo intervento, si porterebbe anche il capolinea delle linee urbane degli autobus, con buona pace della tutela dell’ambiente, del verde e della serenità dei frequentatori dei giardini stessi, tra i quali, come si sa, decine e decine di bambini).

L'ingresso del ParkSì dai giardini Diaz

L’ingresso del ParkSì dai giardini Diaz

Un’operazione incomprensibile, senza né capo né coda, quindi, che per un certo periodo, in base a voci fatte circolare più o meno ad arte, si diceva necessitata da una serie di contestazioni della Saba Italia s.p.a. relative ad alcuni presunti inadempimenti contrattuali del Comune, mai rese note ma presumibilmente riguardanti la gestione della sosta nelle aree limitrofe al Park Sì. Ma lo stesso Carancini, nell’intervista sopra citata, ha definito tali contestazioni come “un tema debole” e non in grado di influenzare le scelte dell’amministrazione.
Insomma, un vero e proprio mistero quello dell’ostinazione caranciniana nell’acquisizione del Park Sì, che rimane tale, oltre che per le forze di minoranza, anche per una parte consistente dello stesso Pd e dei gruppi consiliari di maggioranza, i quali non sanno più dove sbattere la testa e temono pure il pesantissimo impatto economico di un operazione del tutto incomprensibile finalizzata a comprare ad un prezzo molto elevato qualcosa che è già di proprietà comunale e che, visto che la coperta è sempre troppo corta, condizionerà in maniera rilevante negli anni a venire tutte le scelte dell’amministrazione.
Certo, chi potrebbe negare che un migliore utilizzo della struttura sarebbe salutare per il centro storico e tutta la collettività, che un deciso abbassamento del costo orario della sosta consentirebbe una più ampia fruizione del parcheggio, che l’apertura nei giorni festivi sarebbe utile per le manifestazioni organizzate all’interno delle mura cittadine, che il secondo piano potrebbe essere almeno in parte destinato ai residenti (i quali oggi, nonostante i posti loro riservati, faticano a trovare un posto libero per parcheggiare i loro automezzi)? Si tratta indubbiamente di obiettivi condivisibili, giustamente ricordati dal Sindaco Carancini nei suoi interventi sul tema, ma essi non potrebbero essere perseguiti per altra via, magari, tanto per dirne una, concordando con la Saba Italia s.p.a. un dimezzamento dei 23 anni residui di concessione?
E – si badi bene – anche quest’ultima soluzione, che eviterebbe comunque al Comune di tirare fuori milioni di euro raggiungendo al contempo tutti i propri obiettivi di razionalizzazione del piano dei parcheggi, sarebbe in definitiva un regalo enorme per la società spagnola.

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