di Marco Ricci
A fronte del silenzio da parte dei commissari Feliziani, Terrinoni e Inzitari sul piano di rilancio e salvataggio di Banca Marche che vede come attore principale il Credito Fondiario (Fonspa), il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Alfio Bassotti, ha preso carta e penna chiedendo un incontro ai tre commissari incaricati dalla Banca d’Italia di guidare l’istituto. Nella lettera, dai toni non proprio teneri e inviata la scorsa settimana, Bassotti, pur ricordando il dovere di riservatezza a cui sono tenuti Feliziani, Terrinoni e Inzitari, ha lamentato lo slittamento dei tempi dell’operazione di rilancio di Banca Marche dall’inizio di settembre ad oggi, un periodo durante il quale le Fondazioni sono sarebbero state messe al corrente di alcun particolare. Bassotti, inoltre, avrebbe espresso la propria frustrazione davanti alle informazioni diffuse dalla stampa e che sarebbero maggiori di quelle note alle stesse fondazione azioniste di Banca Marche. Jesi, lo ricordiamo, possiede circa l’undici per cento delle azioni dell’istituto di credito, la metà di quanto in possesso delle consorelle di Pesaro e Macerata. Anche la Fondazione di Fano, in una quota molto minore, rientra tra gli azionisti più importanti.
Tornando alla lettera di Alfio Bassotti, il presidente ha anche lamentato ai commissari la sospensione prudenziale del pagamento delle cedole relative al prestito obbligazionario subordinato Upper Tier 2 sottoscritto insieme a Pesaro a metà del 2013. Il prestito, sollecitato da Banca Marche alle tre principali fondazioni e non sottoscritto da Macerata, ha visto dieci milioni di euro di obbligazioni sottoscritte da Pesaro e quindici milioni da Jesi,obbligazioni con un rendimento del 12.5% annuo. Tra le condizioni del prestito, il possibile congelamento del pagamento delle cedole fino al primo bilancio attivo dell’istituto di credito, un congelamento che si sarebbe quindi avverata nonostante la banca – almeno secondo quanto avrebbe scritto Bassotti – avesse fornito assicurazioni contrarie. Il prestito, va ricordato, fu aperto e sottoscritto per mantenere il Total Capital Ratio di Banca Marche sopra l’otto per cento prima della messa in gestione provvisoria dell’istituto da parte di Banca d’Italia.
Nel frattempo prosegue l’operazione del Credito Fondiario, come ci è stato confermato da fonti vicine al dossier. Le parti, che si sono incontrate spesso negli ultime periodi e anche recentemente, starebbero continuando a lavorare, con la firma di un accordo vincolante che necessiterebbe ancora di qualche tempo per vedere la luce. Non hanno invece trovato riscontro, anzi sono state smentite, le voci diffuse da ambienti vicini a Banca Marche per un possibile ingresso nel capitale azionario da parte di Cariparma. E’ stato lo stesso ufficio stampa della banca emiliana a ricordare le dichiarazioni di inizio novembre pronunciate da Jean.-Paul Chifflet, ad di Credit Agricole, a margine della presentazione dei dati trimestrali. In tale occasione Chifflet ha dichiarato come il gruppo a cui appartiene anche Cariparma, non sia intenzionato ad acquisizioni in Italia, negandone l’eventualità.
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Incredibile!!, Si sono svegliate le fondazioni!!Si sono accorte di non esistere piu'( sembra che i commissari abbiano detto: Bassotti chi? Fondazione di Jesi??)Devo correggere il sempre bravo e documentato Marco Ricci quando parla di quote azionarie detenute dalle fondazioni,jesi AVEVA L’11%,Macerata e Pesaro AVEVANO il 22%, ora con un po’ di ritardo,a conferma delle indubbie capacita’ del loro Presidenti,cominciano con tempestivita’ e determinazione a prendere coscienza di non avere e non contare piu’ niente.Esattamente come gli azionisti privati,con una sola differenza,i soldi bruciati dalle fondazioni sono della collettivita’,quelli degli azionisti sono i loro).Detto cio’,dopo avere urlato per un attimo alla luna od al vento,speriamo che per spirito di emulazione non si sveglino anche l’associazione azionisti privati e magari i sindacato.Lasciateli riposare in pace,qualche giornalista li intervisti,lasciamogli dire le cose piu’ scontate ed insulse,ma non svegliateli,per carita’!!
Riguardo all’eventuale ingresso,smentito,di Credite Agriccole e Cariparma ricordo ai lettori e agli illuminati Presidenti delle sempre illuminate fondazioni un articolo del sole 24 ore di marzo 2008: Credite Agricole,offerta per il 51,9% di banca marche a 1,7 miliardi di euro. Significa che in 6 anni di gestione folle,sconsiderata,truffaldina,clientelare,con la complicita’ e l’assenso di fondazioni e sindacati silenti ed inermi,si sono bruciati( al valore di oggi) TRE MILIARDI DI VALORE della ns banca del territorio.Ed i presidenti delle fondazioni,uno in particolare ma gli altri non sono da meno,che fanno danno le dimissioni,si nascondono,si vergognano? Macche’,rilasciano interviste,fanno lezioni di economia,fanno le comparsate alle feste come i tronisti di uomini e donne.Non dico gli azionisti privati,ma i cittadini,quelli a cui sono stati sottratti miliardi di euro che cosa aspettano a svegliarsi ed a ribellarsi a questa situazione?Tutto ha un limite e qui il limite e’ da un pezzo che e’ stato superato,se ne sta accorgendo anche Bassotti…..forse…
Dimenticavo….lo stesso Credite Agricole,si quello che offriva 1,7 miliardi di euro per il 51,9% di bmarche,oggi smentisce sdegnato di non essere interessato alla ns banca del territorio e della autonomia.Non la vogliono neanche per regalo,oggi,si la stessa banca per cui almeno tre grandi gruppi bancari nel 2007/8 avrebbero fatto carte false per comprarla,contendendosela a suon di milioni di euro.Tutto cio’ non ha comportato ne’ comporta la minima vergogna,l’esigenza di ammettere le proprie colpe,chiedere scusa,scomparire con dimissioni scontate ma che non arrivano da nessuno degli artefici di questo capolavoro dell’orrore
Lancio una provocazione…..
Non so nemmeno se giuridicamente possibile.
Visti i danni fatti e le pessime dimostrazioni di competenze nella gestione di un istituto bancario potrebbero sciogliersi e mettere a disposizione dei risparmiatori privati le loro azioni a titolo di risarcimento.
Chiaramente escludendo dal diritto il privato che per un periodo fu nel consiglio di amministrazione della banca.
L’iniziativa consentirebbe di risarcire parzialmente i risparmiatori per la mancata vendita della banca nel 2007: di creare una pubblic company che magari nel suo statuto potrebbe avere il vincolo di distribuire una parte degli utili per iniziative di interesse pubblico.
In un solo colpo si toglierebbero di torno i 3 presidenti delle Fondazioni i loro consiglieri e i loro interessi.
L’ho scritto all’inizio è una provocazione o forse un sogno….