Uno scenario inimmaginabile quello che emerge dalle indagini sul dissesto Banca Marche, con gli inquirenti che stanno facendo luce su quello che appare sempre di più come un vero e proprio sistema diffuso in tutta la regione, un sistema che, oltre a distruggere la banca e i patrimoni dei piccoli azionisti e delle Fondazioni, ha messo in ginocchio l’economia regionale e innumerevoli famiglie e imprese marchigiane. Uno scenario così ramificato e pervasivo da stonare con l’apparente calma che in superficie si vive in regione, un secondo livello di favori, estorsioni e di centri di potere che forse va anche al di là del dissesto dell’istituto per configurarsi come un sottofondo che inquina, nel silenzio generale, l’intera vita sociale ed economica delle Marche. Il quadro lascia anche comprendere le difficoltà affrontate dalla nuova dirigenza di Banca Marche e dai commissari i quali che stanno ormai conducendo l’istituto verso la soluzione della crisi.
Tornando alle indagini, molti elementi emersi si debbono anche alle collaborazioni fornite agli inquirenti dai clienti dell’istituto. Sarebbero circa settanta coloro già chiamati dagli investigatori, con almeno una quindicina che avrebbero confermato di aver dovuto pagare per ottenere mutui e finanziamenti e altri che non avrebbero dato risposte troppo convincenti. Forse verranno riascoltati. Sotto la lente le movimentazioni dei contanti dei clienti, somme che potrebbero rappresentare le prove di episodi anche estorsivi commessi nei loro confronti da uomini della banca. Dunque, nel quadro di indagine, presunte estorsioni compiute ai danni di imprenditori spesso in difficoltà a cui, dietro pagamento di somme di denaro, sarebbero stati concessi finanziamenti ben più alti delle loro necessità, un surplus di liquidità con cui – oltre a pagare la mazzetta per funzionari, dirigenti o amministratori infedeli – i clienti avrebbero acquistato prodotti finanziari, anche particolarmente rischiosi, come in alcuni casi sembra gli venisse richiesto. La conseguenza finale, quella che questi imprenditori già in difficoltà sono in seguito saltati, non riuscendo più a restituire cifre superiori ai loro reali bisogni. Una beffa nella beffa che ha mandato in crisi famiglie, lavoratori e aziende. Se diverse denunce hanno interessato il commercialista pesarese e sindaco di Banca Marche, Franco D’Angelo, per le presunte richieste ai clienti dell’istituto del cinque per cento di quanto loro erogato, al di là di questo singolo caso per cui non può che valere la presunzione di innocenza, ogni territorio avrebbe avuto i suoi referenti e mediatori, con il sistema gestito da una vera e propria elite che avrebbe potuto contare su connivenze anche fino al livello delle filiali.
Davanti anche ai danni sociali provocati da questi innumerevoli comportamenti, Luca Terrinoni – ispettore della Vigilanza di Banca d’Italia e consulente della Procura di Ancona – ha più volte invitato i clienti chiamati a non avere paura nel denunciare fatti e circostanze. Su questo punto, Terrinoni ha voluto ribadire la sua esortazione, spronando i marchigiani a ritrovare il proprio orgoglio su questa brutta vicenda. «Noi trattiamo questi clienti della banca come soggetti estorti, soggetti che, spesso in stato di necessità, sono stati contattati da chi ha promesso loro, dietro compenso e per il ruolo che avevano, di toglierli dai guai. Dietro queste vicende si celano drammi personali e familiari e chi collabora con la giustizia – ha insistito Terrinoni – non deve avere paura. Molti stanno già collaborando e invito la società a ritrovare il proprio orgoglio e denunciare quanto accaduto.»
Oltre a questi finanziamenti, di importi inferiori al milione di euro e concessi dietro presunte mazzette, la Procura avrebbe ormai chiaro il quadro complessivo, così come le vicende che avrebbero condotto agli episodi di falso in bilancio e ai supposti reati istituzionali, tra cui quelli legati alle comunicazioni alla Consob e alla Vigilanza. L’attenzione degli investigatori si starebbero così concentrando adesso sulle operazioni di finanziamento più importanti e si immagina che possano venire ascoltati nelle prossime settimane almeno un centinaio tra clienti e imprenditori, molti di fuori regione.
Si ipotizza anche che i sistemi adottati per far girare il denaro e appropriarsi di tangenti o di soldi dell’istituto fossero i più disparati, dalle false compravendite che avrebbero permesso di intascare le caparre, alle finte intermediazioni, fino ai più semplici versamenti su conti di prestanome. In questo contesto, agli istituti di credito nazionali è pervenuta la richiesta di controllare tutti i possibili conti correnti e le movimentazioni di molti degli indagati, delle loro società e in alcuni casi anche dei familiari. In Banca Marche ci sarebbero stati dei veri professionisti dei conti correnti plurimi, con decine di rapporti in diversi istituti e svariate movimentazioni di denaro, legate magari alla stessa singola operazione, presumibilmente per farne perdere le tracce. Tutto questo, insieme alla mole di episodi sospetti, lascia comprendere la necessità dei tempi lunghi necessari alle indagini, anche se le richieste di rinvio a giudizio non dovrebbero ormai essere lontane.
Gli inquirenti avrebbe inoltre posto la propria attenzione oltre che sugli aumenti di capitale anche sulla cessione del 2011 degli immobili strumentali della banca attraverso il Fondo Conero. Dai conti emergerebbe come il patrimonio incamerato negli ultimi anni da Banca Marche abbia di fatto consentito di continuare a erogare fino all’ultimo cospicui finanziamenti ai soliti amici o agli amici degli amici i quali, in barba alla banca del territorio, quasi tutti esterni alla regione. Questi finanziamenti, il cui valore complessivo è dell’ordine di svariate centinaia di milioni di euro, sarebbero in buona parte la causa del dissesto dell’istituto. Il filone dei clienti esterni alle Marche potrebbe essere amplissimo e riservare molte sorprese, un ulteriore livello che, oltre a condurre lontano, potrebbe andare ad intrecciarsi con le indagini della Procura di Roma sul crac della Tercas, l’istituto allora guidato da Antonio Di Matteo. La banca teramana, tra l’altro, finanziò la società riconducibile a familiari di Massimo Bianconi che acquisì dall’immobiliarista Vittorio Casale l’ormai famosa palazzina di via Archimede a Roma. Casale, buon cliente di Banca Tercas e Banca Marche, è stato rinviato a giudizio, insieme a Di Matteo ed altri, dal Tribunale di Roma ed è attualmente indagato dalla procura dorica. Diversi, in ogni caso, sarebbero stati i grandi clienti in comune tra i due istituti di credito.
L’impressione è dunque che gli inquirenti abbiano sempre più chiaro quanto accaduto in Banca Marche, un qualcosa da più parti viene definito spesso con aggettivi che vanno dal vergognoso all’inimmaginabile. Non resta dunque che attendere gli sviluppi dell’inchiesta e verificare se l’appello all’orgoglio da parte di Luca Terrinoni verrà recepito dai marchigiani, le prime vittime, insieme ai dipendenti dell’istituto e ai giovani precari oggi senza lavoro, di questo disastro civile ed economico consumato nel silenzio della politica e delle istituzioni locali.
Il gruppo Banca Marche ha accumulato perdite superiori al miliardo di euro in poco più di due anni. Sulle cause che hanno condotto al dissesto, oltre alla Procura di Ancona sono impegnati i militari della Guardia di Finanza del capoluogo dorico. Le indagini hanno potuto contare, oltre che sui commissari e sulla nuova dirigenza di Banca Marche, anche sulla collaborazione della Vigilanza di Banca d’Italia. Al momento si conoscono i nomi di trentasette indagati, tra cui l’ex dg Massimo Bianconi, quattro ex vicedirettori e tre ex presidenti, ex sindaci e l’intero Cda in carica fino al 2012, imprenditori, consulenti e dirigenti della banca e di Medioleasing. I reati ipotizzati vanno a vario titolo dall’associazione per delinquere, al falso in bilancio, alle false comunicazioni sociali, all’ostacolo all’attività di vigilanza, all’appropriazione indebita, in concorso o meno, e alla corruzione tra privati.
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Un antico proverbio marchigiano recita così: “Se trona, da qualche parte piòe” (traduzione, se senti tuonare, vuol dire che sta per piovere). Ora, sono anni che si è sicuri che sono stati commessi degli illeciti, che ci sono indagati per reati gravissimi e che un gruppo di persone è riuscito a distruggere una Signora Banca e a dare un colpo mortale all’economia di un’intera Regione (questi sono i tuoni), ma nessuno è ancora andato in galera o ci ha rimesso qualcosa (questa è la pioggia che non arriva). PERCHE’? C’è qualcuno che può dire PERCHE’?
Comincio a pensare che l’unico che sarebbe potuto finire in galera, se fosse stato correntista, sarebbe stato Corona…………
Ah! Nel frattempo, leggo su questo stesso giornale on line, che 3 uomini sarebbero finiti sotto processo perché nel 2011 avrebbero investito un cinghiale e se lo sarebbero caricato in macchina (nella quale avevano anche una mazza da baseball e un coltello, per carità). Ecco, questi poveracci rischiano la loro libertà per avere ucciso e caricato un animale selvatico di proprietà della Regione ed avere creato un danno alla Regione stessa.
Invece, ai maiali che hanno depredato la cassaforte della Regione?
Alla faccia della banca del territorio….chiederei al bravo Marco Ricci da oggi in poi quando cita gli indagati e le loro presunte malefatte di indicare per ognuno la fondazione od il politico di cui sono espressione.In poche parole vorremmo sapere per ognuno di questi signori… chi ce lo ha messo in certi ruoli,chi lo ha coperto,,chi gli ha consentito di distruggere una banca.E’ mai possibile che quattro raccomandati incapaci siano riusciti a combinare un disastro simile senza che nessuno si accorgesse di niente?Sono quattro incapaci o quattro geni?E la Consob?E la Banca d’Italia?E le societa’ di revisione?Cesarini e Grassano avevano capito tutto in due ore,tutte queste altisonanti istituzioni,oggi cosi’ attive e preoccupate,che facevano,dormivano o coprivano qualcuno?Ed i sindacati dove erano mentre succedeva questo bordello?Ed i politici che facevano?Oggi sembrano essere diventati tutti dei banchieri,propinano piani industriali,soluzioni,prima dormivano sotto il pero?La realta’ che nessuno vuole dire e’ che per creare un buco di queste dimensioni occorre la complicita’ di tutti i sopranominati.Tutti sapevano o immaginavano,ma in nome di qualche incarico,o di un po’ di voti o di qualche assunzione/promozione hanno tutti fatto finta di niente.Ora qualcuno,sarebbe meglio tutti,devono pagare e nessuno pensi di presentare il conto solo ai poveri tartassati azionisti.Di porcate in questa amata banca ne sono gia’ state fatte troppe,adesso basta!E se non pagheranno per quelle passate magari lo faranno per le nuove che hanno in mente,tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino…
p.s.Alla luce di tutto cio’ che sta emergendo le parole di Gazzani: ci dicevano che tutto andava bene assumono un significato inquietante e sinistro…
Se fosse tutto vero quanto leggo (SE NON STO SOGNANDO) e nessuno dei personaggi responsabili di tutto il marciume avvenuto, viene sbattuto *IN GALERA* allora è la fine.
Pensate quanti poveri cristi, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, agricoltori, famiglie, hanno fallito e si sono giocati i loro beni o hanno dovuto chiudere l’attività per non aver offerto mazzette e si sono visti rifiutare un mutuo, uno scoperto, un finanziamento che magari moltissimi sarebbero anche riusciti a -restituire. RIPETO, SE E’ TUTTO VERO E NESSUNO ANDRA’ IN GALERA, STOP. FINE . SI VERGOGNI CHI ANCORA PARLA DI GIUSTIZIA.
Per capire cosa sta succedendo in banca marche ma sopratutto cosa succedera’ consiglio a tutti i lettori di cm di rivedere in streaming l’ultima puntata di Report sul MPS.Sentite come si sono comportate Consob e Banca d’Italia( omissioni,complicita’ ecc.) e quello che i dirigenti insieme alle fondazioni( si proprio loro..) hanno combinato.La copia esatta di bmarche,solo che Mps non e’ stata commissariata( e la Gabbanelli si chiede il perche’ facendo riferimento preciso alla nostra banchetta).Consiglio Report anche ai politici di turno ed ai sindacati,basta guardare cosa sta succedendo in Mps per risanarla e capire quanto siano inutili,tardive ed illusorie le finte battaglie che stanno portando avanti.Noi non addetti ai lavori non possiamo fare altro che vigilare,denunciare qualsiasi irregolarita’ o sopruso senza timori reverenziali per chiunque( non abbiamo nulla da perdere e sopratutto niente di cui vergognarsi,loro si) e finalmente metterli di fronte alle loro responsabilita’ e non consentire piu’ che tutto passi sopra le nostre teste e dentro le nostre tasche.Uomo avvisato…
QUALSIASI COSA SUCCEDA RAI UNO LA STORIA DEL FALLIMENTO DELLA BANCA DI SINDONA
giuliano nardino, le affermazioni che tutti i soggetti da te nominati erano consapevoli e complici comporta il fatto che hai le prove di quello che dici, altrimenti sarebbe più prudente aspettare la magistratura. Attenzione perchè i veri responsabili vogliono proprio il mucchio selvaggio che fai tu. Tutti colpevoli? beh allora nessuno pagherà, è cosi che funziona. Invece vanno colpiti i singoli responsabili, le singole situazioni altrimenti ognuno si tirerà fuori e nel mucchio rimarranno fregati solo i poveri cristi…. Secondo te se c’erano sindaci o funzionari che prendevano addirittura estorsioni, che diavolo poteva vedere la banca d’italia o la società di revisione o la consob? se l’associazione a delinquere confezionava pacchetti perfetti ti sfido a dimostrare in cosa sarebbe l’omissione della banca d’italia o degli altri organi esterni… Poi non è vero che i finanziamenti erano tutti fuori dalle marche… questa è una bufala, otre che non si capisce quale sarebbe il reato di dare finanziamenti fuori dalle marche (ai reati va dato un nome e un cognome)? di tutti i nomi dello scandalo ce ne sono 4 fuori regione, tutti gli altri grandi erano ben ancorati ai potentati locali. E chi rappresentava i potentati locali a livello istituzionale?? datti una risposta. Poi ripeto, aspettiamo di vedere cosa farà la magistratura che è l’unica che dirà la verita in mezzo a tutte queste chiacchiere, speriamo solo si sbrighi, finora solo per questo scandalo non è finito nessuno in galera. E intanto i nostri soldi li stanno regalando agli speculatori…..
Fede Cesarini,hai perfettamente ragione che parlare di ‘tutti colpevoli o tutti complici’e’ sbagliato riduttivo ed inutile.Io non ho prove e purtroppo sembra che ad oggi non le abbia neanche la procura,pero’ se leggi bene il mio commento incriminato io dico sapevano od immaginavano.Chiarisco il mio pensiero: banca marche da anni veniva gestita in modo diciamo..poco professionale,a mio parere andava venduta nel 2007 e quando parlo di complicita’ allargate mi riferisco a questo aspetto.Ne avrebbe guadagnato l’occupazione( al contrario di quello che pensa qualcuno di qualche fondazione),la clientela,gli azionisti e le fondazioni.A me interessa poco se i soggetti a cui bmarche ha dato credito sono marchigiani o meno e ritengo quello della territorialita’ uno slogan ormai sgangherato ed anacronistico,interessa molto di piu’ capire che fine fara’ bmarche,in che mani andra’ e scusandomi per l’egoismo il destino delle ns azioni.Ti do ragione anche sul fatto che qualcuno dovrebbe cominciare ad andare in galera,ma di quel tipo di fresco ancora non se ne parla,per ora c’e’ il fresco piu’ piacevole e mondano delle Dolomiti.
Detto cio’ guardati con calma la puntata di report su mps (credo di due domeniche fa) o leggiti come la unipol si e’ fagocitata sai fondiaria e trai le tue conclusioni( in questi due casi prove e complicita’ ci sono)